sabato 31 dicembre 2022

Acciaierie d'Italia: o scontro prolungato su contenuti/piattaforma a difesa dei lavoratori o siamo alle "solite". Intanto l'Adl reprime i diritti delle Rsu

Sulla situazione all’ex Ilva e l’ultima fase ci siamo espressi con comunicati, volantini, prese di posizione, azione fuori e dentro i cancelli della fabbrica in questi ultimi due mesi, senza dimenticare l’importanza dello sciopero del 6 maggio scorso, un’occasione che per responsabilità dei dirigenti sindacali confederali, le Rsu, Usb compreso, poteva essere con lo sciopero riuscito e la contestazione della Morselli il vero inizio della battaglia che sicuramente avrebbe inciso sulla situazione e probabilmente un decreto come questo del governo Meloni/Urso non lo avremmo avuto.
Ora che c’è, da un lato non possiamo che unirci alle denunce che vengono dalle organizzazioni sindacali e da una parte attiva dei lavoratori – mentre francamente noi non diamo gran chè peso alle strilla di Sindaco e Regione che finora hanno inciso solo negativamente nello sviluppo di una lotta reale a Taranto in fabbrica e in città contro padroni e governi.
 
Ma ci sentiamo di dire: finalmente! Il nuovo decreto, più che tutti gli altri messi insieme, chiama ad uno scontro reale su cui sia gli operai innanzitutto devono dire la loro subito, si parla di assemblee, sciopero di 32 ore, iniziativa a Roma, sia noi ma soprattutto dopo. Perché è ben chiaro che per quante iniziative in un certo senso scontate verranno fatte dai sindacati confederali e Rsu, è certo che non si può pensare a passi indietro di padroni e governo (vedi anche l'ultima inaccettabile antisindacale presa di posizione della Morselli contro i diritti delle Rsu) senza una lotta prolungata che, come ci ostiniamo a dire da soli, deve cambiare passo, forme, contenuti e alla fine organizzazione e direzione.

Per questo vale la pena prendere sul serio il decreto e analizzarlo da un punto di vista di classe, così come mettere in luce che le critiche che vengono da sindacati, ecc. perfino quando sono giuste sono inadeguate a dare una base solida, una piattaforma solida e obiettivi conseguenti alla lotta dei lavoratori e speriamo delle masse popolari della città unite ad essi.
 
Intanto ribadiamo, decreto o non decreto, che gli operai dell’appalto messi fuori dalla lettera della Morselli devono rientrare subito dopo le feste a lavorare; che le assemblee devono essere generali e non monopolizzate da dirigenti sindacali e Rsu abituati da sempre a fare un giorno i “fuochisti” e 364 giorni i pompieri. Assemblee che devono puntare all’unità di lotta dei lavoratori, raggiunta col confronto/scontro anche aspro, perché altrimenti siamo alle solite. E questa situazione “alle solite” è quella che realmente ha contribuito al punto a cui si è arrivati.

AdI nega sala Consiglio di Fabbrica
L'azienda accusa alcune RSU di condotte violente durante i momenti di tensione dello scorso 23 dicembre
(Siamo al capovolgimento dei fatti. Sono stati i vigilanti che hanno spintonato i delegati, anche ferendone alcuni, con metodi che qualcuno ha definito da "buttafuori". E' l'azienda che viola norme sindacali (Statuto dei lavoratori) appropriandosi di una sala, che una volta legalmente concessa non può essere nella disponibilita' dell'azienda. 
Chiaramente si tratta di un pretesto, ma pericoloso segnale di una azione apertamente repressiva antisindacale che non potra' che peggiorare. NdR)  
Da Corriere di Taranto
Con una lettera indirizzata a Fiom, Uilm e Usb Acciaierie d’Italia spiega perché non concede l’utilizzo della sala del consiglio di fabbrica richiesta dai sindacati due giorni fa via pec:
“...al termine della riunione (del 23 dicembre) alcune RSU – allo stato in corso di identificazione – forzando le grate installate a protezione della stessa (nonché arrampicandosi sulle stesse), raggiungevano la Direzione AdI dello Stabilimento cercando deliberatamente di occuparla e non riuscendo nel proposito criminoso solo grazie alla difesa passiva attuata dal personale di Vigilanza“...
“Le gravissime condotte perpetrate, per le quali l’Azienda si riserva ogni più ampia richiesta di tutela e ristoro, violano ogni forma di vivere civile e di corretta relazione tra Azienda e OO.SS – prosegue la lettera dell’azienda -. Per tutto quanto occorso, la scrivente Società... ritiene che allo stato non sussistano le condizioni minime di sicurezza di persone e cose all’interno dello Stabilimento e, pertanto, di non poter concedere l’uso della Sala del Consiglio di Fabbrica..."

lunedì 26 dicembre 2022

Sui muri di Taranto


 

Acciaierie d'Italia - La strada perdente del sindacalismo confederale e l'unica necessaria alternativa

La stampa nazionale è tornata ad occuparsi della situazione Acciaierie d’Italia/Appalto a seguito dei fatti avvenuti alla fabbrica nella giornata del 23 dicembre. C’è stata la riunione del Consiglio di fabbrica delle Rsu di Acciaierie e appalto, in contemporanea con la riunione del Consiglio d’Amministrazione (rinviato per l’ennesima volta), per affrontare la situazione determinatasi nel periodo che va dal riuscito sciopero del 21 novembre ad oggi.

Lo sciopero del 21 aveva al centro innanzitutto il ritiro della lettera dell’AD Morselli che ha sospeso l’attivita’ di 145 ditte dell’appalto provocando a catena la mandata a casa dei lavoratori e la cassintegrazione per circa 2000 lavoratori. I lavoratori dell’appalto patiscono, inoltre, lo scaricamento su di loro da parte di padroni e padroncini delle ditte dei mancati pagamenti da parte di Acciaierie d’Italia - mancato pagamento o ritardi degli stipendi e tredicesima. A questo si aggiunge chiaramente la Cig unilaterale e permanente in Acciaieria per una platea di 2500 operai, il sopruso della trasformazione delle ferie, permessi in cassintegrazione e la permanente situazione di insicurezza, mancata manutenzione a rischio incidenti e infortuni.

Questo sciopero non ha avuto continuita’, questo è il primo problema, come invece avevano detto i sindacalisti ai lavoratori e come volevano i lavoratori.

Sono seguite le riunioni inutili con i parlamentari jonici, l’attesa di incontri risolutivi del CdA e del Tavolo romano, la fiducia, del tutto ingiustificata, nel Min. Urso e nel nuovo governo che, al di la’ di tutto, è ancor più di prima dalla parte dei padroni.

E’ naturale che cosi’ si è arrivati al 23 dicembre, con gli operai delle imprese tenuti sempre fuori per le decisioni di ArcelorMittal.

Di che cosa hanno quindi da lamentarsi i sindacati e le Rsu? E’ solo lo Slai cobas, che non è presente nelle Rsu, che ha sostenuto che la lotta doveva continuare in forme ancora più dure dello sciopero del 21 novembre per ottenere qui ed ora il ritiro della lettere, il rientro di tutti i lavoratori e una trattativa seria, a Taranto e non a Roma, con i lavoratori in lotta sugli altri temi della vicenda.

E’ chiaro che in queste condizioni si è arrivato al trattamento arrogante e violento dell’azienda con i suoi vigilanti “buttafuori”, con il ferimento anche del sindacalista dell’Usb, verso i 50 delegati riuniti il 23 dic. che volevano esprimere la loro protesta nei confronti di tutta la situazione.

Ma è bastato questo e il conseguente breve e piccolo blocco stradale perchè si vedesse come serve solo la lotta generale col blocco della fabbrica, delle strade e della citta’ come arma per cambiare la situazione a favore dei lavoratori e per dare effettiva visibilita’ alla loro lotta.

Su questo però pesa un equivoco di fondo. Tutta la mobilitazione viene indirizzata contro il mostro del capitale di turno, l’AD Morselli.

Questo da un lato è del tutto naturale. E’ dal precedente sciopero del 6 maggio che la Morselli sfida gli operai e prosegue con faccia tosta a tradurre le indicazioni di ArceloMittal in fatti contro i lavoratori. Ma si oscura l’altro fatto di fondo. Il rappresentante della cosiddetta “parte pubblica” che dovrebbe prendere in mano la fabbrica con il cambio dell’assetto societario e dell’amministratore delegato, il presidente Invitalia Bernabè, ha sempre dichiarato in tutte le maniere sui giornali, in televisione, che condivide le decisioni della Morselli, le ritiene giustificate e necessarie. E’ a questa posizione che si allinea il governo, rappresentato dal Min.Urso che, al di la’ delle chiacchiere, in perfetta continuita’ con Draghi, vuole dare soldi all’azienda per fronteggiare la crisi di liquidita’, non vuole ne è in grado di realizzare alcun cambiamento immediato nell’assetto societario, e ha detto un chiaro NO alla nazionalizzazione. E Urso parla a nome di tutto il governo Meloni.Di che parliamo allora? Basta con le ipocrisie e la demagogia.

La lotta degli operai è e deve essre sempre più contro padroni e governo, padroni privati come padroni di Stato.

Le attuali direzioni sindacali Rizzo/Usb compreso, a cui esprimiamo la massima solidarieta’ per l’aggressione subita, non sono su questa linea, e quindi non sono in grado di cambiare la situazione a favore dei lavoratori.Noi appoggiamo tutti i fermenti di lotta e tutte le proteste per rappresentare in esse gli interessi di classe dei lavoratori, all’insegna dell’autonomia operaia, dell’organizzazione, a difesa di lavoro, salario, condizioni di lavoro, salute e sicurezza, sulla base di una piattaforma operaia, che esiste, sottoscritta a suo tempo da centinaia e centinaia di lavoratori, che chiaramente fatica a farsi strada con gli attuali rapporti di forza.

Questa è la via necessaria su cui bisogna perseverare, combattere, far chiarezza, liberarsi da illusioni, e organizzarsi.


SLAI COBAS per il sindacato di classe taranto

Acciaierie d'Italia - info

Ex Ilva, arriva il decreto dal governo
Il Consiglio dei Ministri approverà un finanziamento per garantire liquidità ad Acciaierie d'Italia  
Gianmario Leone
pubblicato il 20 Dicembre 2022, 21:00 

Il prossimo Consiglio dei Ministri, la cui convocazione è attesa nelle prossime ore, potrebbe approvare un nuovo decreto sull’ex Ilva, ora Acciaierie d’Italia. Secondo fonti vicine al dossier ed informazioni in nostro possesso, l’esecutivo andrebbe ad approvare una sorta di finanziamento ponte, per consentire all’azienda di alleggerire la pesante situazione debitoria creatasi soprattutto nell’ultimo anno, in particolar modo a causa dell’aumento del costo del gas e dell’energia. Un intervento economico che andrebbe quanto meno a sanare, almeno in parte, i debiti nei confronti di Eni (che secondo le stime ammonterebbero all’incirca a 600 milioni di euro) e di Snam che ha sostituito l’azienda del cane a sei zampe nella fornitura di gas, dopo l’interruzione del rapporto avvenuto nei mesi scorsi. Del resto parliamo di due aizende, Eni e Snam, in cui è presente lo Stato: nella prima attraverso il ministero dell’Economia e Finanza (MEF) e Cassa Depositi e Prestiti, quest’ultima presente anche in parte nel controllo di Snam attraverso la società veicolo d’investimento CDP Reti.
Un finanziamento ponte che potrebbe servire anche a rimettere in attività i cantieri dell’indotto sospesi lo scorso novembre, proprio a causa della mancanza di liquidità da parte dell’azienda, che scelse la strada dell’interruzione dei lavori proprio perché proseguirli avrebbe solo aumentato i debiti nei confronti dei fornitori e delle stesse ditte dell’indotto che già vantano crediti per fatture non ancora saldate per oltre 100 milioni di euro (ricordando che dopo l’ultima intesa tra le parti ciò possa avvenire sino a 180 giorni).
Quello che al momento non è ancora chiaro, è quale strada sceglierà il governo per indirizzare le risorse del finanziamento ponte. Visto che in ballo c’è ancora nodo sul miliardo di euro stanziato dal governo Draghi nel decreto Aiuti Bis. Nel caso in cui si scelga di utilizzare quelle risorse, si confermerebbe tutto quello che abbiamo scritto sin dal principio: ovvero l’utilizzo delle stesse da parte di Invitalia per finanziamento soci previsto dalla stesso decreto. Il che andrebbe ad escludere l’ipotesi dell’aumento di capitale e quindi il passaggio della maggioranza delle quote ad Invitalia, visto che l’accordo sottoscritto lo scorso maggio prevede che questo passaggio avvenga a maggio del 2024.
Del resto, i problemi di liquidità della società Acciaierie d’Italia sono noti da mesi e mesi e non più rinviabili. E perché, come abbiamo scritto decine di volte su queste pagine, è lo Stato ad essere inadempiente negli accordi tra Invitalia ed ArcelorMittal Italia e non il contrario, come in molti continuano ad affermare e a voler far credere. Ecco perché è inutile aspettarsi chissà quali novità ogni qual volta torna a riunirsi l‘Assemblea di Acciaierie d’Italia, come avvenuto anche oggi che ha visto la decisione di tornare ad aggiornarsi al prossimo 23 dicembre. Una data molto vicina al Natale e al momento in cui il governo dovrà sciogliere la prognosi.
Inoltre, se tutto ciò dovesse verificarsi, questo significherebbe che lo Stato, tramite Invitalia, immetterà nelle casse della società parte di quelle risorse previste dall’accordo del dicembre 2020, di cui l’azienda ha visto sino ad ora poco o nulla. E verrebbe meno quell’idea di nazionalizzazione o di controllo della società da parte dello Stato invocata da più parti, con l’estromissione di ArcelorMittal Italia e dell’ad Lucia Morselli dalla sala di controllo delle operazioni. Un’operazione che abbiamo sempre definito essere un’utopia al momento.
Una conferma di quanto avverrà a breve è arrivata poi in serata anche dal ministro delle Imprese del Made in Italy Alfonso Urso, che ha decisamente cambiato atteggiamento e toni nei confronti della vertenza rispetto alla prima uscita sull’argomento. Commentando positivamente l’ok della Commissione Europea per la destinazione di 1,2 miliardi di euro attraverso Just Transition Fund all’Italia “per dotare Taranto di un polo di sviluppo che abbini la produzione siderurgica ad interventi finalizzati alla sostenibilità” e sull’approvazione del Meccanismo di aggiustamento del carbone alla frontiera (CBAM) che “consolidano un’architettura europea finalmente centrata sulla politica industriale”, Urso ha confermato che “nei prossimi giorni anche grazie a questi due elementi e ad un continuo e proficuo dialogo con gli azionisti di Acciaierie d’Italia, metteremo in campo quelle misure necessarie a garantire la ripresa del polo siderurgico di Taranto“. Staremo a vedere.
 

sabato 24 dicembre 2022

Calendario Slai cobas. Per un nuovo anno migliore per noi e peggiore per loro

 

Corteo ieri contro la minaccia di sgombero della "casa occupata". Volantino di proletari comunisti e Slai cobas: "No allo sgombero e in solidarieta' con Alfredo Cospito"


Un centinaio di compagni e solidali da Taranto e delegazioni da altre città hanno risposto all'appello a difesa delle Case Occupate di Via Garibaldi, contro le minacce di sgombero.
Per un'ora la manifestazione ha sostato in piazza, per poi partire in corteo verso la città vecchia.
In piazza si sono alternati a alcuni interventi che hanno espresso la denuncia dei piani di gentrificazione della città vecchia da parte del Comune, chiamando a difendere uno spazio che non vuole essere solo una occupazione abitativa ma anche un centro di organizzazione di lotte contro la repressione delle lotte sociali, contro la criminalizzazione dei compagni, al servizio del territorio e sui bisogni collettivi.

Molta accoglienza ha avuto il volantino diffuso dai compagni dello Slai Cobas SC, che riportiamo sotto, in cui insieme alla solidarieta' alla 'Casa occupata', vi era forte la denuncia della tortura cui sono sottoposti in carcere i prigionieri politici in regime di 41bis, in particolare Alfredo Cospito, in sciopero della fame dal20 ottobre.

In collegamento da Napoli c'è stato il saluto del Movimento Disoccupati 7 Novembre, che ha ribadito la solidarietà e l'unità nelle lotte proletarie e popolari.
Un saluto di uno studente del FGC ha chiamato i giovani ad alzare la testa e schierarsi con chi lotta per riprendersi i diritti negati ed essere parte attiva del movimento di opposizione sociale e politica.

Solidarieta' alla "Casa occupata"

Lo Slai cobas per il sindacato di classe Taranto esprime la massima solidarietà agli occupanti e partecipa a tutte le iniziative di resistenza a questa decisione del Comune – così come alla lotta a ogni provvedimento repressivo per l’attività svolta dagli occupanti nell’uso dello spazio e nel territorio.


Riportiamo un'intervista Da Corriere di Taranto sullo stato della vicenda
di GIULIA LUPOLI

Il 24 agosto 2013 è nato il collettivo autogestito “Casa occupata” di via Garibaldi 210 di Taranto. Antonio – abitante dello spazio in questione – ci ha raccontato che il collettivo, di cui fa parte, ha ricevuto una notifica in data 29 novembre 2022. Ad inviarla è stato l’ufficio “patrimonio e demanio – politiche abitative” del comune ionico per comunicare di lasciare, entro 10 giorni, l’edificio.

«La struttura che noi abbiamo occupato – prosegue Antonio – era abbandonata da oltre 10 anni nonostante fosse stata ristrutturata con fondi pubblici attraverso il programma “Urban 2”». Un comunicato del collettivo ha chiarito proprio questo punto. Nel volantino hanno sottolineato di aver sottratto la costruzione, oltre che all’abbandono, al degrado, alla criminalità organizzata e alla speculazione edilizia. Si legge testualmente: “Chi ha memoria saprà di certo che lo stabile di via Garibaldi 210 era stato ristrutturato per speculare sui fondi Urban 2, per farne un ostello, nell’epoca della sindaca Di Bello, per poi non venir mai messo in uso ma abbandonato all’incuria”.
L’ostello fu realizzato ed arredato ma, ha aggiunto Antonio «rimase completamente abbandonato sino a subire un deturpamento dal punto di vista della sottrazione di tutti i beni che erano all’interno. Ricordiamo che Taranto, se pur industriale, è una città con un tasso alto di disoccupazione e quindi la fame è tanta. Ciò comporta il diffondersi di pratiche illegali. In questo contesto era chiuso persino l’oratorio della chiesa San Giuseppe». La chiesa sorge a pochi metri rispetto allo spazio autogestito.

«L’occupazione abitativa, oltre a dare un tetto a chi ne aveva necessità – le parole dell’intervistato -, ha permesso di aprire gli spazi sottostanti la casa rianimando la vita sociale e culturale del territorio. Abbiamo messo in piedi progetti come la scuola, la squadra di calcio popolare per i ragazzini del quartiere, campus estivi e laboratori. Attività che l’arrivo della pandemia ha messo in crisi ma non ci ha fermati, ci siamo solo ridimensionati e ora abbiamo ripreso con il doposcuola».

Come avete coinvolto i cittadini e le cittadine nelle vostre iniziative?

«Abbiamo sempre indicato delle strade che passassero attraverso la partecipazione diretta degli abitanti quindi abbiamo proposto l’auto recupero degli strumenti per poter “legalizzare” quest’esperienza. Richiesta, ad oggi, inascoltata».

Siete qui dal 2013 quindi anche l’amministrazione Stefàno non accoglieva le vostre proposte?

«Con la giunta Stefàno non abbiamo mai avuto un contatto. Dal punto di vista pubblico e politico già rivendicavamo, praticamente, questo spazio».

Con la giunta Melucci invece c’è stato un dialogo?
«Con la prima sì! Parlammo con un assessore rispetto al trovare una strada che più o meno avevamo individuato. Con la caduta della giunta non se n’è fatto nulla. Noi però abbiamo sempre pensato che l’auto recupero poteva essere uno strumento più generalizzato sul territorio della città vecchia per riqualificarla. Invece, secondo noi, per la riqualificazione che sta avvenendo non sono state ascoltate le persone che vivono il territorio. Dal punto di vista urbanistico non si sta puntando al mantenimento della struttura originaria della città vecchia e alle sue tradizioni. Siamo una città di mare quindi bisognerebbe stimolare anche un processo legato al territorio che ruoti intorno a quest’elemento».

Avete avuto un dialogo con un assessore della precedente giunta e dato che l’attuale è sempre amministrata dal sindaco Rinaldo Melucci, non avete ripreso le fila di quel discorso lasciato in sospeso?
«Qui si sono presentati solo i vigili urbani per identificare, per l’ennesima volta, chi abita in questo luogo».

In quale altra occasione siete stati/e indentificate?

«Abbiamo subito un processo penale per occupazione. Assolti, con sentenza definitiva, il 4 novembre del 2021. Ci sembra strano che oggi ci ripropongono una denuncia per occupazione aggiungendo però l’accusa di “deturpamento e imbrattamento”, forse per mettere un po’ di pepe alla vicenda. Il 28 settembre 2022 la polizia è venuta qui per fare questa provocazione anche se dicono che è stato il Prefetto di Taranto a mandarli e che il comune non ne era a conoscenza».

Dopo questa identificazione, il collettivo non si è mobilitato per provare a ritornare sulla strada intrapresa con l’assessore della precedente giunta?
«Per due mesi abbiamo sollecitato ad incontrarci ma lo scorso novembre c’è arrivata questa carta, da parte dell’ufficio patrimoni e politiche abitative, a firma del Dirigente e Comandante dei Vigili Urbani: il signor Matichecchia. Avevamo 10 giorni per lasciare lo stabile ma sono già scaduti».

Oltre a notificarvi quest’atto, avete avuto delle risposte ai vostri solleciti?

«Noi pensiamo che questa sia la risposta che hanno voluto farci arrivare. Ovviamente ci fa ridere come la politica deleghi agli uffici tecnici la vita stessa di questo luogo e come concepisca la relazione tra un bene collettivo/pubblico e i suoi cittadini. Possiamo anche non essere d’accordo su come il comune intenda la riqualificazione ma siamo d’accordo su una cosa: nessuno vuole continuare a vivere in una condizione di degrado sociale, urbanistico e ambientale. I cittadini dovrebbero avere voce in capitolo, in particolar modo chi vive il territorio e agisce socialmente. Non è possibile che si pensa ad aggiustare dei palazzi e non si prevede la nascita di ambulatori popolari, l’apertura di luoghi e spazi d’aggregazione giovanile. Qui i giovani non fanno niente, quello che hanno sotto agli occhi è sostanzialmente lo spaccio di cocaina ed eroina. Bisogna riconoscere che la casa e la riapertura dell’oratorio, attraverso il progetto di calcio popolare, hanno dato un piccolo spiraglio ai giovani del territorio. Per noi la priorità è ripristinare un senso di comunità».

Le istituzioni vi hanno mai sollevato critiche prettamente tecniche legate quindi all’agibilità dell’abitazione?
«Chiaramente ci viene contestato il fatto che questa è un’occupazione abusiva e rispetto al codice penale è un’illegalità. Noi però siamo stati assolti da quest’accusa quindi non capiamo perché ci ritornano. Dopo di che noi pensiamo che la politica debba fare un salto in avanti. Se si parla di riqualificazione, bene, questo luogo appartiene al territorio. Le istituzioni ne devono garantire la sopravvivenza dandogli una forma di legalità e determineremo insieme le condizioni».

Sareste disponibili a collaborare?
«Siamo disponibili ad aprire un tavolo politico dove, insieme, si determinano gli strumenti, i modi e le forme per dare continuità a questo spazio che deve conservare il processo di autonomia che quest’esperienza ha. Ribadiamo un concetto: noi siamo disponibili alla trattativa politica ma nello stesso tempo, nel momento in cui questo luogo verrà attaccato attraverso l’uso della forza, lo difenderemo il giorno in cui ci verranno a cacciare, quello dopo e quello dopo ancora.
Sottolineiamo un concetto: noi siamo una punta del problema. Ci sembra paradossale che in una città in cui manca lavoro, ci sono problemi di devastazione ambientale, mancano strutture sanitarie idonee ad affrontare le nostre problematiche, il problema di Taranto diventa la casa occupata e tutto ciò che rappresenta. Forse i signori, attraverso problemi di ordine pubblico, vogliono nascondere tutti i magheggi che stanno facendo dal momento in cui sta avvenendo una speculazione edilizia impressionante. Basta farsi un giro per vedere le numerose gru già sistemate quindi i soldi in città sono arrivati e sono tanti. In questa trasformazione noi diciamo che un pezzo deve rimanere al popolo affinché si possa autodeterminare culturalmente non dando solo risposte verso l’alto. Se guardiamo il contesto nazionale, oltre alla guerra, c’è un attacco al reddito di cittadinanza, alle pensioni e a tutti i bisogni quotidiani della gente. Ci chiediamo se chi è nelle istituzioni si senta onnipotente credendo di fare i porci e comodi propri».

Il vostro è un appello alla popolazione?

«Sì ma non chiediamo di difendere noi ma la possibilità che i cittadini e le cittadine possano, liberamente, organizzarsi per rivendicare i loro diritti e i loro bisogni. Nel momento in cui non verranno ascoltati dalle istituzioni e la politica e la legge non daranno sostegno al popolo rispetto a queste richieste, l’unica strada sarà quella di ribellarsi come 70 anni fa si è fatto per liberare il paese dal fascismo».

In una nota inviata alla stampa si legge che la vostra non è e non sarà una lotta di resistenza allo sgombero. Il vostro è uno scontro diretto tra due modi diversi di concepite la società. È quella che chiamate lotta di classe tra gli oppressi e gli oppressori. Rimarcate il concetto che la lotta deve essere vista in questa maniera altrimenti la gente continuerà solo a sopravvivere.
Sono questi i motivi per cui avete indetto un corteo?

«Sì! Lunedì siamo stati in consiglio comunale. Anche se non si può parlare ci siamo presi un minuto per esprimere che siamo disposti ad una trattativa politica e ci hanno ascoltati. Vedremo cosa si muoverà nei palazzi ma noi non aspettiamo perché la vita di questo luogo non passa dalle istituzioni ma da noi e dalla solidarietà che la popolazione ci può dare. Per queste ragioni abbiamo lanciato una manifestazione il 23 dicembre, alle ore 18:00, in Piazza della Vittoria. La faremo nel pieno dello shopping natalizio proprio perché vogliamo rompere questa quiete e questa pace sociale come se tutto vada bene e niente stia accadendo. Possono toglierci la casa ma la gente non avrà il reddito di cittadinanza, il lavoro, la sanità gratuita. Non cambieranno quindi le condizioni di vita delle persone e scendiamo in piazza per collegare tutte queste problematiche»

mercoledì 21 dicembre 2022

Ex Pasquinelli: natale senza lavoro e senza reddito

La Coop. l'Arca ha assicurato, dopo la nota dello Slai cobas sottoriportata, che corrispondera' venerdi' prossimo stipendio e 13ma.


Alla Coop L'Arca

al presidente Kima Ambiente

epc al Sindaco di Taranto

al direttore generale Comune Taranto

TA. 20.12.22

Chiediamo alla Coop L'Arca di pagare subito, prima di natale, 1 stipendio mancante e la 13ma ai lavoratori ex Paquinelli.

Di tanto interessiamo, quale corresponabile, anche il Presidente dell'Amiu.

E' vergognoso che 21 lavoratori debbano affrontare, dopo tanti anni di lavoro per l'Amiu, per la citta', queste festivita' senza lavoro e senza neanche salario!

SLAI COBAS per il sindacato di classe

martedì 20 dicembre 2022

Brindisi, migrante morto nell'incendio al CPR, appiccato per protesta

Intanto il governo Meloni e il suo Ministro degli Interni preparano altri provvedimenti contro gli immigrati:

Le navi coi migranti potranno sbarcare (altrimenti violerebbe norme e accordi dell'Europa) ma le destinazioni dei porti saranno sempre più lontane, per dare maggiori sofferenze a uomini, donne, bambini che vengono da traversate in cui rischiano di morire. 

Nello stesso tempo sbarcano ma il governo parla di adottare la strategia di difesa dei confini italiani: quale sarebbe, quindi, la differenza?

"I Cpr? Spesso delle polveriere pronte ad esplodere". Si esprime così l'avvocato Cosimo Castrignanò, legale di diversi migranti del Centro di permanenza temporanea Restinco e Presidente del Cidu (Centro internazionale dei diritti umani). "La prima cosa che mi viene in mente - spiega - è che il sistema antincendio non ha funzionato come doveva, altrimenti non saremmo arrivati ad avere una persona morta e un'altra ferita. Non è la prima volta che gli ospiti incendiano i materassi. Alcune volte lo fanno per protesta, altre per atti di autolesionismo e siccome sono episodi che avvengono frequentemente un'adeguata prevenzione avrebbe potuto evitare questa tragedia". Nella serata di lunedì molti ospiti hanno contattato l'avvocato per raccontare quanto stava accadendo all'interno del centro. "Mi hanno chiamato in tanti spaventati e preoccupati. Molti di loro - dice -  avrebbero voluto fare qualcosa in più ma le condizioni erano impraticabili per via del fumo denso e acre. Più di qualcuno si è rammaricato per non aver salvato il compagno".

La tragedia ripropone l'emergenza Cpr a livello nazionale nonostante "la situazione di Brindisi si debba ritenere una delle migliori d'Italia. La struttura - fa sapere l'avvocato - è suddivisa in tre grandi lotti dove le persone vivono in una sorta di comunità: circa 15-20 persone per lotto di nazionalità diversa con una convivenza spesso complessa. In molti arrivano dal carcere dopo aver espiato la pena in attesa di essere rimpatriati. Chi torna in libertà si lamenta perché dice di vivere meglio dietro le sbarre piuttosto che in questi cpr e non vede l'ora di andare via e di essere espatriato. Ed è normale che certe situazioni esplodano quando si potrebbero adottare soluzioni diverse e alternative".

Nel centro di Restinco ci sono storie di vita paradossali che si mescolano l'una con l'altra. "C'è un cittadino di nazionalità montenegrina nato a Pontedera (in provincia di Pisa) da genitori che vivono in Italia. Ebbene - racconta l'avvocato Castrignanò - quest'uomo, padre di cinque bambini, si è trasferito a Roma e nonostante non sia mai stato in Montenegro è stato raggiunto da un decreto di espulsione dal Prefetto di Roma. E ora dovrebbe rientrare. Da circa un mese si trova nel Cpr di Brindisi e poiché i giudici ordinari si allineano molto spesso con l'ufficio immigrazione senza considerare le nostre doglianze ricorreremo alla Commissione Europea dei Diritti dell'Uomo affinché intervenga per regolarizzare la posizione di questo ospite".

Tessitura di Mottola: 4 soldi per liberarsi di operai, dopo 18 anni di sfruttamento. I sindacati confederali firman0. Lo Slai cobas dice NO

La posizione dello Slai cobas


lunedì 19 dicembre 2022

"Tarantocontroguerra": Chi non ci sta si faccia sentire e ci metta la faccia


Nel silenzio della città, si stanno costruendo le condizioni perchè la Base navale di Taranto sia protagonista di prima fila nella guerra nell'area Ucraina e nel Medio Oriente, nel Mediterraneo.

E' in atto una trasformazione di Taranto tappa tappa in città di guerra, con la complicità di tutte le forze politiche istituzionali di questa citta'; e dove l'altra trasformazione di Taranto, che sta perseguendo tenacemente l'amministrazione comunale, in citta' del turismo, "giochi del mediterraneo", ecc, non è una controtendenza ma l'altra faccia della medaglia.

Taranto, quindi, è una delle capitali della tendenza ad una guerra mondiale. La Base navale, il Mar grande, le isole sono diventate zone di esercitazioni di guerra, di simulazione di invasione, di sperimentazione del nuovo armamentario di guerra. E, ultimo, la Nato vuole fare di Taranto il "Comando marittimo del Sud".

Così, mentre si vuole demolire l'industria siderurgica, si sta ampliando a tappe forzate l'industria militare che ha al centro la Leonardo a Grottaglie, anch'essa impegnata nella produzione del nuovo supercaccia "Tempest" che affiancher i cacciabombardieri F35,.
La Leonardo, grande multinazionale italiana, è una delle principali fabbriche di guerra del nostro paese. In questo senso non consideriamo affatto il tipo di sviluppo che si sta avendo nell'area di Grottaglie uno sviluppo dell'economia della Puglia.

Taranto dovrebbe essere la capitale dell'opposizione a tutto questo. Ma proprio su questo invece mostrano la corda tutti coloro che in questa città parlanodi cambiamento.

Ma è nell'interesse dei proletari e masse popolari di Taranto dire un chiaro NO al rafforzamento del ruolo della Bae navale, No all'invio di armi, soldati nei teatri di guerra.

Su questo faremo al nostra parte chiamando le forze antimperialiste, pacifiste, solidali con le lotte dei popoli, antirazziste ad organizzarci per fare la "guerra alla guerra imperialista". Perchè da sempre la lotta migliore per la pace è condurre la guerra alla guerra, nel caso nostro è combattere i governi, lo Stato italiano che partecipano a questa guerra.

Non è tempo in cui si possa non dire le cose, non schierarsi chiaramente su questi processi. Che ci sia confusione tra le masse è normale, ma che coloro che le cose le sanno non facciano la loro parte, non è legittimo.

sabato 17 dicembre 2022

Adesione da Taranto alla manifestazione di Roma di oggi con al centro la lotta per la salute

L’attivo operaio di Taranto, presenti rappresentanti Acciaieria d'Italia - Pellegrini/Triton appalto Acciaieria - cassintegrati Ilva AS - rappresentanti operai parti civili processo "ambiente svenduto" - Tessitura Albini Mottola.

aderiscono alla manifestazione nazionale del 17 a Roma e alla piattaforma su cui si svolge.

Naturalmente riteniamo che questa iniziativa sia un inizio di una campagna e azione prolungata che tocchi realmente le fabbriche e le realtà simbolo delle morti da lavoro e da inquinamento e innovi le forme di lotta in fabbrica e nei territori colpiti, in particolare nei processi in tribunale.

Su questo dobbiamo trovare tempi e modi per andare avanti e costruire esempi e esperienze tipo da generalizzare.

A gennaio proveremo a fare una proposta praticabile per questo.

Intanto uniti nella lotta e nella solidarietà

Attivo operaio Taranto


Tessitura: Azienda e sindacati confederali fanno un accordo di "incentivo all'esodo" che è una svendita! SOLO LO SLAI COBAS SI OPPONE

REPORT SUGLI INCONTRI PRESSO L'ARPAL DEL 16.12.22 

L’azienda, Tessitura di Mottola, non vuole lo Slai cobas alla trattativa. L’Arpal/Coviello ricorda che lo Slai cobas ha chiesto per primo l’incontro - L’azienda non vuole far cominciare l’incontro se presente lo Slai cobas - Coviello propone l’incontro separato e l’azienda lo accetta. 

L’incontro con i sindacati confederali comincia tardi. L’azienda propone ai sindacati per incentivo all’esodo 13.000 euro entro marzo - 11 mila entro giugno - 7 mila entro settembre. Controproposta confederale: 15mila a marzo -10mila a giugno - 6mila a settembre, per un totale di 30 lavoratori.
La trattativa va per le lunghe e termina con l'accordo.

L'incontro con lo Slai cobas. E' presente l’azienda ma parla per essa solo la Confindustria, Meschiari. Letto il precedente accordo firmato, lo Slai cobas argomenta con interventi del coordinatore e sopratutto con del Rsa la sua contrarietà nel metodo e nelle cifre assolutamente inadeguate, peggiorative anche di una precedente proposta 14.400 euro per 40 lavoratori - fatta saltare a suo tempo dalla protesta Slai cobas e lavoratori. Non è un incentivo all’esodo ma una proposta svendita!
Meschiari e l’azienda in chiara difficoltà e senza argomenti non sono in grado di replicare; e quando il Dr. Coviello propone di chiudere con un mancato accordo l’azienda in maniera arrogante e indisponente abbandona il tavolo e si rifiuta di firmare il verbale. 

I lavoratori sapranno giudicare azienda, sindacati confederali,  non rispettosi del lavoro e dei lavoratori, e questo accordo "bidone".

Nei prossimi giorni previa consultazione dei lavoratori le nuove iniziative. 

Allegati i due verbali: dello Slai cobas e dei confederali




 

venerdì 16 dicembre 2022

"tarantocontroguerra" - campagna dello Slai cobas a Taranto


Alla conferenza stampa di giovedì 15 dicembre lo Slai cobas Taranto apre una campagna prolungata contro il trasferimento annunciato del comando Nato a Taranto. 

- Decisa la formazione di un comitato cittadino denominato "tarantocontroguerra" e un convegno a carattere regionale per il 20 gennaio chiamando a raccolta organizzazioni sindacali, rappresentanze politiche e sociali anti guerra-anti Nato e anti mitariste, personalità intellettuali, artistiche, culturali in genere pacifiste;

- viene preparato un dossier e una mostra fotografica itinerante per gennaio 

- viene ripresa aggiornata una mozione contro la guerra, l’aumento delle spese militari. Gli effetti della guerra sul carovita. Mozione promossa da operai e lavoratori Slai cobas che ha raccolto finora 300 firme alla fabbrica - 200 delle quali già consegnate in prefettura. 

Per lo slai cobas Taranto Palatrasio Ernesto slaicobasta@gmail.com. Wa 3519575628

giovedì 15 dicembre 2022

Ex Ilva: I controllori non controllano

Si è aperta una nuova indagine sulla questione inquinamento/ambiente e sugli interventi che doveva fare Acciaierie d'Italia. Ma questa volta gli indagati sono per ora dirigenti e funzionari dell'Arpa e Ispra, cioè ci doveva controllare che quelle misure ambientali venissero fatte. E questo, chiaramente, sarebbe ancora più grave. 

Che il capitale è nocivo di per sè, che i padroni, privati o pubblici che siano, hanno come unico interesse il profitto e la riduzione dei costi del lavoro, da cui i tagli o la messa non all'OdG della sicurezza e la salute dei lavoratori e degli abitanti della citta', è una realta' chiara, che si può ridurre al massimo con la lotta dei lavoratori e della popolazione, ma non rovesciare finchè esiste il capitale; ma quanto gia' emerso nel processo "Ambiene svenduto" e ora in questa nuova indagine, dimostra anche che non si tratta di un capitalista (Riva prima e Mittal ora) ma di un sistema generale, economico, politico, statale, che salvaguardia solo gli interessi della classe dominante e che lo Stato, i governi sono altrettanto responsabili di morti operaie, di malattie, di attaccare la nostra salute e vita; per cui anche chi dovrebbe controllare i padroni agisce con la logica delle leggi dei padroni, o peggio.

Ma per l'ex Ilva dimostra ulteriormente che l'ingresso dello Stato in Acciaierie d'Italia non ha cambiato la situazione: capitale privato o capitale pubblico, lo sfruttamento e l'attacco ai diritti dei lavoratori e delle masse popolari è sempre lo stesso; smentendo le illusioni ultimamente diffuse da Uilm, Fiom, Usb che con un maggior ingresso dello Stato o con la nazionalizzazione tutto si risolve...

Troppo facilmente in questi mesi l'Ispra, l'Arpal hanno comunicato dati, situazioni in netto miglioramento,che gli interventi programmati sono stati quasi tutti completati e certificati", quindi l'inquinamento diminuiva, il futuro era "eccellente"...

Oggi alcuni di questi controllori sono indagati per "Tentata concussione, falso e inquinamento ambientale". Si è aperta "una nuova indagine per fare luce sui lavori di adeguamento dello stabilimento tarantino a dieci anni di distanza dal sequestro dell’area a caldo. Un percorso di messa in sicurezza che secondo l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale deputata ai controlli dal Governo, procede – peraltro - senza particolari intoppi: dai controlli effettuati proprio dall’Ispra nel primo semestre del 2022, nel quale ci sarebbe stata la realizzazione di quasi tutti gli interventi programmati, tra cui quelli di riduzione delle emissioni convogliate e diffuse di polveri fini (in particolare provenienti dall’area a caldo, ossia area cokeria, agglomerato, altoforno e acciaieria), i lavori compiuti da Acciaierie d’Italia - la società partecipata dallo Stato, attraverso la controllata Invitalia, e la multinazionale ArcelorMittal – sarebbero stati eseguiti a regola d’arte.
Nel registro degli indagati sono finiti il 59enne barese Vincenzo Campanaro, dal 15 luglio del 2019 direttore scientifico di Arpa Puglia, il 55enne romano Francesco Astorri, responsabile della Sezione per la valutazione e i controlli degli impianti di interesse strategico nazionale dell’Ispra, e il 67enne romano Mario Carmelo Cirillo, fino al 31 luglio del 2021 direttore del dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale di Ispra
". "Le indagini preliminari sono state disposte dal gip Francesco Maccagnano su richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Carbone e del sostituto Maria Grazia Anastasia che coordinano le attività dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce..
Insomma se per Ispra i lavori per l'attuazione delle prescrizioni Aia procedono speditamente verso il termine previsto per agosto 2023, per la Corte al momento la salute di operai e tarantini è ancora a rischio. E gli impianti restano quindi sotto sequestro, anche se con facoltà d’uso"

"...Non una questione di poco conto, dato che anche dalla qualità e dall’efficacia di quei lavori di adeguamento degli impianti dell’acciaieria tarantina, dipende il dissequestro dell’area a caldo: uno dei principali elementi al centro della contesa tra Invitalia e ArcelorMittal. Senza dissequestro, infatti, l’accordo tra Stato e il socio privato per l’acquisto del complesso aziendale ex Ilva potrebbe non concludersi..." .

D'altra parte per questi "interventi fatti" sono stati impiegati un mucchio di soldi (mentre Acciaierie d'Italia, dichiarando crisi di liquidit, mette in cigs migliaia di operai cheprendono salari da fame).
"Secondo un report di Ilva in as aggiornato a giugno scorso, è di quasi un miliardo il totale speso sinora per interventi nelle aree produttive del siderurgico. Nello specifico si tratta di 936,533 milioni, divisi in 844,010 milioni per la parte ambientale e 92,523 per quella dei rifiuti. Tra le maggiori voci di spesa figurano 281,802 milioni per i parchi di stoccaggio delle materie prime, 130,710 per nastri trasportatori, torri di collegamento ed edifici, 186,258 per le cokerie, 32,351 per l'area gestione rottami ferrosi. Circoscrivendo la spesa al solo periodo 1 novembre 2018-30 giugno 2022 e quindi alla gestione AM InvestCo Italy e Acciaierie d'Italia, si hanno 732,593 milioni relativi alle prescrizioni attuate. Degli oltre 732 milioni, 674,383 milioni riguardano il solo capitolo ambientale".

Asili: ancora una vittoria della mobilitazione delle lavoratrici Slai cobas e Usb: anche i giorni di sospensione natalizi saranno lavorativi = altre rivendicazioni

Basta con le sospensioni del lavoro e del salario! Questo abbiamo detto e con la lotta lo stiamo ottenendo. Dopo il mese di lavoro di quest'estate, ora si è rotto anche il "tabù" dei giorni di sospensione in questo periodo festivo.

E' stata la determinazione dello Slai cobas e ultimamente anche dell'Usb ad ottenere questo risultato che per decenni è sembrato impossibile. 

I sindacati confederali a parte qualche flebile parola non hanno mai fatto alcuna iniziativa per ottenere la fine della sospensione, schierandosi di fatto, come sempre, dalla parte del Comune e contro le lavoratrici e lavoratori. 

Su questo, anche su questo, chiamiamo le lavoratrici che ancora credono in questi sindacati di aprire gli occhi.

Slai cobas Taranto

SEGUE UN COMUNICATO SULL'INCONTRO AZIENDALE CHE HA POSTO ALTRI IMPORTANTI PUNTI

COMUNICATO INFORMATIVO SULL’INCONTRO CON SERVIZI INTEGRATI DEL 12.12.22

1) Sulla questione della attuale distribuzione delle 7 unita’ per asilo; abbiamo insistito con la Ditta di tener conto delle presenze reali e non di quelle sulla “carta”, atteso che vi sono lavoratrici in aspettativa, lunga malattia, con gravi problemi di salute, ecc. che non possono garantire una presenza stabile.

La Ditta si è impegnata ad equilibrare le forze, in questo periodo natalizio. Ma da parte nostra invitiamo le lavoratrici dei vari asili a segnalarci situazione particolari (che impediscono di essere effettivamente 7 nell’asilo) affinchè noi possiamo controllare.

2) Sulla questione sostituzioni; da ora le sostituzioni in tutti gli asili verranno fatte al 100% delle ore di assenza. Questo, pertanto, non richiede ogni volta una preventiva autorizzazione.

3) Sul superamento dei giorni di sospensione nel periodo natalizio; fermo restando la volontarieta’ di scendere a lavorare, per tutte le 70 lavoratrici e lavoratori e in tutti gli asili i giorni che fino allo scorso anno erano di sospensione quest’anno invece saranno lavorativi: nei 4 asili in cui vi sono dei “centri invernali” si svolgeranno le normali attivita’ di pulizie/ausiliariato, in tutti gli altri pulizie straordinarie.

Questa è un risultato che abbiamo ottenuto solo grazie alla nostra mobilitazione. Mentre i sindacati confederali se ne fregavano.

Continueremo a lottare per mettere definitivamente fine alle sospensioni sia nel periodo pasquale che nell’altro mese estivo.

4) Su attrezzature, prodotti che riguarda anche problemi di difesa sicurezza/salute; la nostra Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza ha fatto un elenco delle attrezzature necessarie che mancano da tempo e da portare in ogni asilo (tra le principali: aspirapolvere/aspiraliquidi (con prolunghe), secondo carrello per trasportare secchi, ecc., spazzatrici piccole, eliminare le mazze di legno, pompe per il terrazzo, idropulitrici, lavavetri, scovolini, sgrassatori ecocompatibili, secchi distinti, ecc.). in ogni caso noi formalizzeremo con un elenco preciso queste richieste.

Inoltre è stato chiesto di avere in ogni asilo un locale per lo spogliatoio, indipendente da quello della lavanderia.
La Ditta si è impegnata a provvedere in questo periodo natalizio. Anche su questo invitiamo le lavoratrici di ogni asilo a segnalarci le mancanze.

5) Sulla richiesta di corrispondere una tantum, a fronte di aumento del carico di lavoro e dei bambini, a fronte del carovita, aumento di bollette, a fronte dell’incremento del fatturato della ditta per le attivita’ nei periodi di sospensione (ottenuto grazie alla nostra lotta); abbiamo chiesto che tale una tantum venga data entro il 12 gennaio 2023 (utilizzando anche il decreto aiuti quater per le detassazioni); la Ditta si è riservata di sentire i responsabili nazionali per darci una risposta nella prossima settimana.

Mentre nel nuovo anno avvieremo una contrattazione aziendale di secondo livello per un incremento generale dei salari.

6) Sulla responsabile aziendale; per l’ennesima volta a fronte di denunce provenienti da vari asili nei confronti della responsabile per discriminazioni, favoritismi portati avanti e atteggiamenti impositivi che vanno oltre la sua funzione, abbiamo sollecitato per l’ultima volta la Ditta a togliere a questa persona ogni incarico di responsabile. Se questo non verra’ fatto, procederemo con denuncia agli organi competenti.

Infine, a tutt’oggi il Comune non ha voluto fissare l’incontro richiesto nella giornata di lotta del 2 dicembre, che per gli asili riguarda principalmente: un aumento dell’orario di lavoro subito (senza attendere la nuova gara d’appalto) perchè le lavoratrici non ce la fanno più a fare tutto il carico di lavoro nelle pochissime ore; e la internalizzazione.

Se, come è molto probabile, questo incontro non ci sara’ entro l’anno, a gennaio decideremo nuovi e più incisive azioni di lotta, scioperi, ecc.

Informativa dello Slai cobas

15.12.22

mercoledì 14 dicembre 2022

Qualche spiraglio di luce sulla questione ferie trasformate in cigs ad Acciaierie d'Italia

Da notizie stampa di oggi:

"La procura indaga sul caso delle ferie dei lavoratori dello stabilimento ex Ilva trasformate in cassa integrazione in seguito all’esposto presentato dalla Uilm. Per l’attività di accertamento è stata delegata la Guardia di finanza, che ha già ascoltato alcuni lavoratori... l’azienda ha sostituito le ferie programmate, i permessi ex legge 104 e donazione sangue con la cassa integrazione...

Abbiamo appreso che ci sono delle indagini in corso relative al procedimento penale aperto dalla procura di Taranto, finalizzato ad accertare quanto lamentato da noi sindacati circa la conversione in Cigs delle giornate di assenza giustificate da parte della dirigenza di Acciaierie d’Italia». 

Lo Slai cobas aveva fatto la denuncia al Ministero del Lavoro, alla Procura, all'Inps e all'Ispettorato del Lavoro. Aveva fatto anche un incontro col Direttore dell'Inps. MA...

L'Inps rispose che essendo cassintegrazione straordinaria la competanza non era sua ma del Ministero del Lavoro, e che poteva solo sollecitare; 

L'Ispettorato del Lavoro che invece era competente per gli accertamenti, per mesi ha sempre risposto che questi accertamenti erano in corso...

ORA, SPERIAMO CHE SI GIUNGA FINALMENTE ALLA CONCLUSIONE E CHE AGLI OPERAI VENGANO RIDATI I SOLDI SOTTRATTI CON QUESTA OPERAZIONE "TRUFFA" DA ACCIAIERIE D'ITALIA


DENUNCIA DELLO SLAI COBAS del 12.9.22

Al Ministero del Lavoro

Ministro Orlando

Alla Direzione INPS Taranto
All'Ispettorato del Lavoro Taranto
epc alla Procura di Taranto

TA. 12 settembre 2022

*OGGETTO: Accieierie d'Italia - trasformazione delle Ferie in cassintegrazione - Richiesta provvedimenti*

Continua la trasformazione delle ferie dei dipendenti di Acciaierie d'Italia Taranto in cassintegrazione. Anche nella busta paga di agosto infatti gli operai di Acciaierie d'Italia hanno trovato la trasformazione di giorni di ferie in giorni di cassintegrazione.

Operai che hanno maturato anche 280 e più ore di ferie devono vedersi negato dall'azienda queste ferie, perchè vengono trasformate arbitrariamente e unilateralmente in ore di cassintegrazione.

Si tratta di un'operazione illegittima fatta dall'azienda al solo scopo di risparmiare sul pagamento al 100% delle giornate e caricarle invece all'Inps.

Per gli operai si tratta di un vero e proprio furto di salario, che non deve passare!

Per l'Inps è una truffa.

Ma a tutt'oggi non ci risulta che l'Inps o l'Ispettorato del lavoro, a seguito di denunce sindacali precedenti, abbiamo adottato concreti ed immediati provvedimenti per impedire questa truffa e per sanzionare Acciaierie d'Italia, tutelando il diritto dei lavoratori.

Chiediamo, pertanto, che codesti Enti intervengano nel più breve tempo possibile.

RIPORTIAMO SU QUESTO ALCUNI CHIARIMENTI NORMATIVI

"Nel caso in cui l’orario settimanale di lavoro sia solamente ridotto, il differimento delle ferie maturate non è ammissibile, in quanto sono comunque in essere le condizioni che stanno alla base del diritto del lavoratore di godere di giorni di riposo".

"In caso di CIG per riduzione d’orario, deve comunque essere garantito al lavoratore il ristoro psico-fisico correlato all’attività svolta, sebbene in misura ridotta".

"Di fronte ad un’esigenza di riduzione o sospensione dell’attività di lavoro ci si può, dunque, chiedere se sia preferibile far fruire forzatamente le ferie dipendenti o chiedere l’accesso alla cassa integrazione".

martedì 13 dicembre 2022

Contro il Governo Meloni - contro il Parlamento nero che approva il nuovo invio di armi - nuova Mozione operaia da oggi in numerosi posti di lavoro organismi proletari

Mozione operaia 


NO alla guerra imperialista

NO alla partecipazione italiana alla guerra

NO all’aumento delle spese militari

No al carovita

Noi lavoratori e lavoratrici esprimiamo la netta opposizione al nuovo decreto del governo Meloni e alle mozioni del parlamento che supportano l’invio di armi, equipaggiamenti al teatro di guerra dell’Ucraina. Una decisione che alimenta la guerra, la corsa al riarmo e prosegue nella politica di violazione dell’Art. 11 della Costituzione, con cui l’Italia ripudia la guerra come mezzo di soluzione delle controversie tra Stati.

Noi lavoratori e lavoratrici condanniamo fermamente l’invasione imperialista di stampo neozarista della Russia di Putin dell’Ucraina, cosi' come l’azione guerrafondaia dei governi Usa/Nato/Ue, Italia compresa, volta a portare le truppe occidentali e Basi militari ai confini della Russia, usando l’Ucraina di Zelensky, nel cui governo ed esercito sono presenti i nazisti, come ‘cavallo di Troia’ e pedina di guerra; una situazione che può sfociare in una terza guerra mondiale e nell’uso del nucleare.

Siamo contro questa guerra tra banditi capitalisti per il profitto e per il controllo mondiale delle materie prime, le fonti energetiche, le vie geostrategiche.

Siamo solidali con le masse ucraine sotto le bombe e in fuga e con chi in Russia si oppone all’invasione e alla guerra.

Siamo contro ogni scaricamento dei costi e degli effetti di questa guerra sui lavoratori e le masse popolari già colpite dalla crisi economica.

Siamo contro l’uso delle Basi militari italiane come basi di guerra e presenza di armi nucleari.

Chiamiamo tutti i lavoratori e lavoratrici e tutte le organizzazioni sindacali a sottoscrivere questa mozione e a scendere in campo con assemblee, manifestazioni, fino allo sciopero generale, per mettere fine alla partecipazione italiana alla guerra ed essere al fianco di tutti i proletari e masse popolari che si oppongono alla guerra interimperialista in tutti i paesi del mondo.


richiedila a slaicobasta@gmail.com