giovedì 19 settembre 2024

Torniamo sul significato dell'accordo di Acciaierie d'Italia - Dall'assemblea nazionale di proletari comunisti del 31/8

In questo articolo torniamo sull'accordo di luglio a Roma di Acciaierie d'Italia, per parlare del legame che la vicenda Acciaierie d’Italia ha in questo momento con la realtà nazionale e internazionale della siderurgia, con gli universi industriali in relazione col mondo della siderurgia sia come utilizzatori dell'acciaio sia come fornitori; e per parlare delle motivazioni che vi sono dietro la vicenda ex Ilva pienamente in linea con il carattere di questo governo.

I dati della borghesia dicono che il 40% della produzione industriale italiana è legata al ciclo della siderurgia e di questo la parte maggioritaria è rappresentata dalle vicende che toccano Acciaierie d’Italia. Quindi, quando si parla di acciaierie, siamo nel cuore del sistema industriale dell'intero paese, oltre che di una vicenda sociale, politica e umana che riguarda l'intera città di Taranto.

Partiamo dal problema del recente accordo di luglio che ha posto una tappa con l'accettazione di un accordo da parte di tutti i sindacati, compresa l’Usb che, come sindacato di base, avrebbe dovuto essere il sindacato dell'opposizione dei lavoratori a questo accordo.

Questo accordo è per pilotare, attraverso un processo di cassa integrazione permanente, il tentativo di ripresa industriale dell'ex Ilva dentro il mercato nazionale e mondiale, consegnando la fabbrica, svendendola, per la terza volta a nuovi padroni che se la stanno disputando con diverse ragioni. Si tratta di soggetti forti dell'industria italiana e internazionale.

Noi siamo coloro che conoscono meglio la situazione e quindi siamo in grado di orientare e fornire ai lavoratori, intesi in senso lato, un quadro più approfondito e ricco, adeguato alla profondità della questione. Abbiamo fatto nel 2012 sul sistema Ilva un libro “Ilva la tempesta perfetta”, un libro presentato anche in diverse città italiane e che ogni volta ha trovato attenzione.

Anche ora siamo intervenuti in forma articolata, analizzando nei dettagli l'accordo, con una critica della filosofia che c'è dietro le scelte del governo, dei padroni.

Gli operai che ci sono ora in fabbrica sono stati ridotti da questo accordo ai minimi numeri e fanno un livello di produzione limitata. La ricaduta sull'appalto non è meccanica perché esistendo comunque l'obiettivo della ripresa della produzione da parte dei Commissari che ora gestiscono Acciaierie d’Italia, gli operai dell’appalto stanno facendo un'attività di manutenzione di messa a punto degli impianti; questo fa sì che la maggiorparte degli operai delle ditte attualmente sono al lavoro.

Questa situazione in Acciaierie pone un problema consistente perché tu ti rivolgi a operai che ora stanno lavorando ma che diventeranno subito cassintegrati. Mentre la massa di operai che è fuori perché già da tempo in cassintegrazione non è possibile raggiungerla facilmente.

Nel testo dell’accordo gli elementi sono davvero molti, a parte i piani di cassintegrazione che sono la sostanza. Si tratta di un accordo storico, sia per il modo di affrontare crisi di questa natura, sia per le forme nuove di gestione della cassa integrazione. (rimandiamo all’analisi dell’accordo fatta da noi e trovabile nel blog tarantocontro)

Il testo effettivo definitivo dell'accordo non è ancora pubblicato. Questo testo è pieno di clausole che chiariscono la filosofia, che sono una sorta di anticorpi per evitare che si rompa il blocco sociale, corporativo, padroni-governo-sindacati che tiene tutto insieme. Noi pensiamo che se riusciamo a bucare, come si può dire, il tallone del ferro di questo accordo i risultati possono essere abbastanza clamorosi. Perché nello sforzo di regolamentare tutto, di prevedere i minimi particolari, fa sì che ogni minimo particolare possa entrare in crisi rischiando di far saltare tutto questo pallone gonfiato, a cui sono incatenati in questo momento tutti i sindacati. E proprio questo incatenamento forzoso può essere un anello che tiri tutta la catena.

Noi siamo sostenitori della Piattaforma operaia, che è una questione di contenuti, non una definizione. Contiene la risposta di classe dei lavoratori a questa situazione, e non con obiettivi estremisti, ma in forme che corrispondono all’effettiva situazione che si sta determinando. Tra gli obiettivi principali c’è l’integrazione al 100% della cassintegrazione. Lo Slai cobas ha posto questa rivendicazione sin dall'inizio, poi alcuni sindacati, fondamentalmente la Uilm l'hanno fatta solo parzialmente propria. Il 100%. di integrazione alla cassintegrazione non è certo perché per motivi demagogici. In una fabbrica, come l’ex Ilva, con grossa crisi ambientale e di lavoro, l'integrazione salariale va considerata parte del risarcimento sociale degli operai che oltre ad avere patito la crisi ambientale e occupazionale hanno la beffa di essere buttati fuori e messi a sotto salario permanente al di sotto di quelli del salario percepito quando sono in attività perché integrato da varie indennità, premi, salario che poteva sfiorare le 2000 euro mensili per una fetta abbastanza consistente di operai. Ora gli operai in cigs si vedono tagliare i salari di quasi il 50%.

La cassintegrazione nell’accordo viene posta chiaramente come anticamera di esubero, perché tutti i piani industriali temporanei e future, tutti i piani dei possibili nuovi padroni italiani o esteri che si stanno disputando l’ex Ilva; dal Canada all’Ucraina, all’India nuovamente, al Giappone, ecc., prevedono una riduzione della forza lavoro che va da 2500 a 5000 degli attuali.

Su questo, chiaramente la nostra posizione è assolutamente intransigente, assolutamente fondata su dati precisi. In certi momenti sindacalisti dei sindacati confederali, soprattutto della Uilm sindacato maggioritario in Acciaierie, hanno detto: Sì, voi avete ragione, ma siccome noi abbiamo la forza noi possiamo ottenere, voi no. E questo fa sì che gli operai staranno con noi, non con voi. Quindi fatevene una ragione.

Però i fatti sono più duri delle parole. Noi siamo convinti che gli operai si faranno effettivamente “i conti di tasca” e questi “conti in tasca” daranno conferma alla nostra analisi.

Noi abbiamo “scommesso” su questa fabbrica, noi pensiamo che in questa fabbrica ci sarà una ribellione di minoranza e questa ribellione sarà con noi.

Questo accordo con tutte le motivazioni che ci sono state dietro e che l’accompagnano non va banalizzato come uno dei tanti accordi peggiorativi, ha un valore nazionale, un valore politico, in un certo senso è lo specchio dello scontro tra proletariati, masse popolari e lo Stato del capitale.

Taranto e l’Acciaieria, è stato detto dal Ministro Urso, hanno un valore strategico anche a livello internazionale, e l’accordo esprimerebbe questa importanza strategica.

Noi, da tutt’altro punto di vista, siamo in parte d’accordo con questa valutazione. Per due aspetti in particolare.

L’accordo è motivato come affermazione di una politica nazionalista. Altro che nazionalizzazione, qui siamo al sovranismo. L’'intervento di Urso alla festa dell’Usb * era tutto volto a valorizzare l'acciaio italiano in concorrenza con l'acciaio degli altri paesi, in particolare della Cina. Quindi con una forte caratterizzazione nazionalista, dietro cui c’è anche il discorso della guerra per difendere l'acciaio italiano.

L'altro aspetto è il corporativismo, che è legato al nazionalismo. Il dirigente nazionale dell’Usb, Colautti, che ha partecipato a tutte le trattative a Roma su Acciaierie, fino all’accordo, partendo dal dire che non ci sono più ideologie, né di destra né di sinistra, ha condiviso il discorso del Min. Urso sulla difesa dell'acciaio italiano con una concordanza di fatto sulla questione del nazionalismo veramente imbarazzante, molto più che imbarazzante.

Il corporativismo è espresso in maniera organica dalla Cisl, non solo a Taranto ma a livello nazionale. Nei mesi passati ha anche raccolto firme intorno a una ordine del giorno, una sorta di nuovo patto tra azienda, lavoratori, anche singoli lavoratori.

In questo corporativismo viene a fagiolo proprio l'Usb. Nella richiesta che fa per gli operai in cassintegrazione dal 2018 perché lasciati in Ilva AS - esprimendo anche, purtroppo, posizioni individuali imbarbarite di operai che stanno da tanti anni fuori dalla fabbrica che vogliono o incentivi o di lavorare nei lavori di pubblica utilità per raccattare qualche cosa - non si batte per il loro rientro in fabbrica, e soprattutto crea una contrapposizione tra operai in cassintegrazione e operai che lavorano.

Rivendica i Lavori di pubblica utilità con motivazioni simili a quelle che può fare il governo, i padroni: stare in cassintegrazione si perde il senso del lavoro, non deve essere permesso che uno non dia il suo contributo alla società. E così l'operaio dovrà andare a dare una mano alla raccolta differenziata, a scopare i viali delle amministrazioni locali, ecc.

Sulla “fine delle ideologie” è entrato a gamba tesa Emiliano che, sempre alla festa dell’Usb, ha detto: con gli altri governi non mi sono mai sentito così in sintonia come con questo; io non sono fascista ma nella storia del nostro paese mai vi è stato un ministro più bravo di Urso…

E da parte sua Urso, via via incoraggiato esponeva tutta la sua visione di pace, nazione, leggeva in termini esaltanti l’accordo Acciaierie, affermando che tutti i sindacati accettano il valore dell'economia nazionale, della patria e tutti partecipiamo alla guerra in atto nel paese attraverso l'istituzione di dazi sociali a tutela della patria e della nazione.

* (La festa , iniziata subito dopo il giorno dell’accordo, è stata partecipatissima, anche se non erano tutti operai. Questa festa il primo giorno, in cui vi era un dibattito sull’accordo e la situazione Acciaierie, con la presenza del Min. Urso e di Emiliano, si è conclusa con una sorta di ovazione al ministro del governo fascista, con dichiarazioni di massimo elogio da parte dell’Usb. (tutto lo svolgimento del dibattito, i discorsi, li abbiamo raccontati nella trasmissione di Controinformazione rossoperaia, nel blog tarantocontro, e in un foglio diffuso alla fabbrica, ma sicuramente non eguagliano la diretta dell’assemblea, i toni, le espressioni, ecc.).

Iniziativa studentesca davanti a una scuola - verso lamanifestazione di Bari del 28 settembre

Anche a Taranto, come in tutta Italia, contro il genocidio in Palestina e la Scuola-Azienda, fermiamo il governo Meloni!

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mercoledì 18 settembre 2024

Verso la manifestazione del 28 a Bari - info per Taranto WA 3519575628

Sono Bobo Aprile del Tavole Regionale per la Palestina,contro le guerre imperialiste,contro il governo meloni” e racconto cosa è accaduto in relazione alla manifestazione alla Fiera del Levante del 28 Settembre prossimo.
Ieri pomeriggio, 17 Settembre, la Questura di Bari mi ha chiesto di recarmi da loro in relazione all’avviso che avevo fatto per la conferenza stampa, ma chiaramente lo scopo era parlare del 28 Settembre.
Intanto nell’incontro ho rifiutato lo spostamento e per questo ho ricevuto le prescrizioni.
Alla domanda sul 28 ho risposto che saremo vicino agli ingressi per contestare Emiliano e la Meloni .
Questa mattina,18 Settembre, abbiamo esposto gli striscioni della prossima manifestazione ed è diventato di fatto un presidio nel centro di Bari, sono arrivati i giornalisti, soprattutto delle televisioni e on line. Sono riuscito a vedere alle 14,00 su rai3 Regione un breve resoconto della mattinata.
La domanda che si è ripetuta più volte è quella che avviene in queste situazioni: cosa accadrà il 28 Settembre alla Fiera?
La risposta è quella che con determinazione abbiamo dato il giorno prima in questura, “contestare Emiliano e Meloni” .
Abbiamo aggiunto, così si può dire, il disastro della sentenza tarantina.
La carta stampata vediamo cosa scrive domani.
Ci siamo lasciati con i presenti che sono stati i giovani dell’Osa, del Fronte dei Giovani Comunisti, di Taysir, del Cobas, di chiedere a tutti la realizzazione di una nuova conferenza stampa diventato anche un presidio per il 25 Settembre dove fare il punto della situazione; formalizzeremo nelle prossime ore alla questura l’informativa per la manifestazione con corteo del 28 Settembre .
A Brindisi saremo in piazza il 21 Settembre in collegamento ideale alla piazza di Firenze contro la Nato, con i risvolti di carattere locale, per propagandare il 28 Settembre a Bari.

Per partecipare da Taranto - slai cobas WA 3519575628

Lavoratrici e lavoratori di ausiliariato e pulizia degli asili comunali VERSO LO SCIOPERO!

 

E ORA SCIOPERO!

Martedì 24/9 alle ore 17, nella sede Slai cobas faremo il piano per lo sciopero; uno sciopero che deve pesare! - E' importante che tutte le lavoratrici e lavoratori ci siano, indipendentemente dall'iscrizione sindacale

Il Tavolo di "conciliazione" convocato dalla Prefettura ha avuto esito negativo.

La Prefettura, nonostante nostra esplicita richiesta, non aveva convocato il Comune, che invece è diretto responsabile della maggiorparte delle problematiche da noi sollevate in questo anno, è responsabile di averci scippato il mese estivo e quindi di che fine fanno i soldi (presi dal "quinto" del nostro appalto) già stanziati e non utilizzati per noi; è obbligato in solido per le regolarità contrattuali e applicazione da parte della ditta del capitolato d'appalto; è responsabile del miglioramento da noi richiesto per il prossimo nuovo contratto d'appalto (questo in corso scade a novembre di quest'anno). L'assessorato ai servizi educativi si è limitato ad inviare alla Prefettura una lunga nota per ribadire le solite cose dette nei nostri incontri diretti: va tutto bene, le lavoratrici non sono nostre dipendenti e quindi ve la dovete vedere solo con la ditta.

Servizi Integrati, presente al Tavolo, ha solo ribadito che non vuole fare nessuna contrattazione di secondo livello (prevista dal CCNL) e quindi non vuole dare aumenti salariali.

La Prefettura da parte sua si è limitata a registrare nel verbale le posizioni, senza fare neanche il minimo tentativo di "conciliazione" - dimostrando che questo "Tavolo di conciliazione" serve solo a mettere i bastoni tra le ruote alla proclamazione dello sciopero.

Insieme allo sciopero, avvieremo un ricorso collettivo. Per questo martedì sarà presente in sede la nostra avvocata.

Le nostre richieste sono giustissime, ma solo con la lotta possiamo ottenerle. Dobbiamo essere in tante allo sciopero per essere più forti.

SLAI COBAS

Cancellati con un’ordinanza sette anni di processo Ilva - Intervento dell'Avv. Enzo Pellegrin di Torino

di Enzo Pellegrin - Avvocato di Torino di parti civili/lavoratori cimiteriali dello Slai cobas sc al processo "Ambiente svenduto"

Alla fine è successo ciò che si temeva. Nel peggiore degli scenari possibili.

Chi scrive ne aveva parlato ad aprile di quest’anno (1).

Venerdì 13 settembre il Presidente della Corte d’Assise d’Appello di Taranto, accogliendo un’eccezione formale (e formalistica) della difesa degli imputati, ha letto il dispositivo dell’ordinanza che ha annullato la sentenza di primo grado e l’intero processo ILVA, stabilendo che il processo doveva celebrarsi, e dovrà essere celebrato nuovamente, a Potenza, ripartendo dalla fase delle indagini preliminari.

Oltre sette anni di processo di 1° grado, incidenti probatori, studi scientifici, audizioni di testimoni, periti, consulenti tecnici, parti civili, speranze e aspettative di giustizia di cittadini e lavoratori di Taranto vanno completamente in fumo.

L’eccezione formale accolta dalla Corte di Secondo Grado riguardava l’articolo 11 del nostro Codice di Procedura Penale: “I procedimenti in cui un magistrato assume la qualità di persona sottoposta ad indagini, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato, che secondo le norme di questo capo sarebbero attribuiti alla competenza di un ufficio giudiziario compreso nel distretto di corte d'appello in cui il magistrato esercita le proprie funzioni o le esercitava al momento del fatto, sono di competenza del giudice, ugualmente competente per materia, che ha sede nel capoluogo del distretto di corte di appello determinato dalla legge”.

Che vuol dire in termini concreti?

La difesa degli imputati aveva  sostenuto che nel processo vi siano state le Costituzioni di parte civile di due magistrati nel distretto di Taranto, costituzioni di parte civile compiute quando i magistrati non facevano più parte dell’ordine giudiziario e peraltro subito revocate e mai entrate nella contesa processuale.

Inoltre i medesimi difensori avevano sostenuto che quasi ogni magistrato del distretto tarantino residente nel capoluogo di provincia pugliese poteva considerarsi, al pari delle parti civili, una persona offesa o danneggiata da reato. 

Nonostante nessuno di questi magistrati si fosse mai ulteriormente costituito od avesse mai assunto formalmente la qualità di persona offesa, danneggiato o parte civile nel processo, per i difensori tanto bastava per attivare una norma processuale eccezionale che derogava ad un principio e diritto fondamentale sacralizzato nell’art. 25 Cost.: “Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge”.

Proprio perché norma eccezionale, e derogativa di un principio costituzionale, l’applicazione della deroga dell’art. 11 c.p.p., che comporta il trasferimento del processo ad altro giudice del Distretto di Corte d’Appello più vicino, deve essere di stretta interpretazione e non ammette interpretazioni estensive od analogiche.

E’ seguendo questa logica che la giurisprudenza prevalente aveva riservato l’applicabilità di tale normativa solamente ai casi in cui un magistrato scenda sostanzialmente ed attivamente in campo nel processo avanzando pretese risarcitorie: costituisce, infatti, «ius receptum (n.d.r.: principio consolidato) nella giurisprudenza il principio secondo cui, per l’attribuzione ad un magistrato della qualità di danneggiato, è necessaria un’assunzione formale della qualità di persona offesa (che passa attraverso un’iniziativa volta a lamentare un danno o a chiederne il risarcimento), non essendo sufficiente la denuncia di un fatto, in quanto atto finalizzato soltanto a portare un determinato fatto a conoscenza delle autorità competenti e non ad avanzare pretese risarcitorie». (2).

Nello stesso senso avevano deciso i giudici di primo grado e respinto l’eccezione presentata.

La Corte di Secondo Grado ha invece deciso di applicare la norma nel modo estensivamente formalistico ritenuto dalle difese, ansiose di trovare un cavillo che potesse consentire loro di difendersi dal processo, più che nel processo.

L’imparzialità astratta del Collegio è stata ritenuta offuscata anche se nessun collega magistrato sia mai intervenuto formalmente ad assumere la qualità di parte offesa o danneggiata nel processo. La pronuncia ha effetti dirompenti proprio per i processi agli inquinatori: seguendo questa logica estremamente formalistica, gli inquinatori non potrebbero mai essere processati nei territori che inquinano. Portando la logica agli estremi, se un disastro doloso interessasse l’intero territorio nazionale (come ad esempio una fuoriuscita di radionuclidi radioattivi, come fu quella di Chernobyl, che interessò le atmosfere ed i territori di tutta Europa), non ci sarebbe Corte italiana che potesse riunirsi in giudizio contro di loro!

Quali sono le ragioni che hanno portato a consentire una simile estensione dalle estreme conseguenze? Occorrerà attendere le motivazioni che la Corte depositerà entro quindici giorni.

Per ora rimane solo il dolore di un enorme schiaffo ai cittadini ed ai lavoratori tarantini, i quali pure dovevano aver riposto una qualche fiducia nel fatto che se un soggetto economico lede la salute e l’ambiente, calpestando norme e limiti con la compiacenza di autorità infedeli, in qualche modo debba essere punito o quantomeno fermato.

Peraltro, valga ricordare che l’ipotesi di accusa era costruita su di un solido impianto probatorio di natura scientifica, oltre che su rilevanti intercettazioni che mostravano la collusione e la compiacenza delle autorità di controllo con la fabbrica inquinante. (3)

Di fronte alla tristezza del momento, torna in mente lo Sciascia del Giorno della Civetta, laddove faceva riflettere il capitano dei Carabinieri sull’enorme numero di omicidi per causa d’onore sentenziati in Sicilia, al tempo in cui l’omicidio passionale si pagava poco:

 “Il delitto passionale, il capitano Bellodi pensava, in Sicilia non scatta dalla vera e propria passione, dalla passione del cuore; ma da una specie di passione intellettuale, da una passione o preoccupazione di formalismo, come dire? giuridico: nel senso di quella astrazione in cui le leggi vanno assottigliandosi attraverso i gradi di giudizio del nostro ordinamento, fino a raggiungere quella trasparenza formale in cui il merito, cioè l’umano peso dei fatti, non conta più; e, abolita l’immagine dell’uomo, la legge nella legge si specchia” (4)

Quel dolore dell’abolizione dell’immagine dell’uomo e dell’umano peso dei fatti è ciò che resta per ora a noi dall’epilogo di Venerdì 13 settembre nell’aula tarantina. Insieme a questo, lo sfogo di molti, per cui tanto asciutto formalismo sia molto lontano dall’idea di Antigone, la quale  tutelava i diritti sostanziali contro la spietata fiscalità di Creonte. Un umano, amaro, ed erroneo convincimento, di un sapore metallico, che rimanda alle riflessioni di Pasolini e ai versi di De Andrè:  “se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato”?

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(1) https://www.marx21.it/italia/inizia-lappello-del-processo-ambiente-svenduto/

(2) Così il passo della sentenza di primo grado in https://www.giurisprudenzapenale.com/2024/09/14/processo-ilva-la-sentenza-di-primo-grado-sulle-eccezioni-di-incompetenza-funzionale-ex-art-11-c-p-p/

(3) cit. nota 1 : Come rilevato in un precedente scritto, l’equipe di periti allora incaricati dal GIP Todisco rispose affermativamente ai quesii circa la nocivita’ delle emissioni dello stabilimento pe la vita dei lavoratori e degli abitanti del distretto di Taranto, inclusi i comuni di Massafra e Statte, mettendo inoltre a punto una perizia basata su dati che poi hanno generato un vero e proprio studio epidemiologico, trasformatosi in articolo pubblicato e sottoposto a revisione paritaria in sede scientifica, nonche’ affiancato da altra letteratura sperimentale di conferma.

(4) L. Scascia, Il giorno della civetta, Einaudi 15ma ed. 1972, p. 110.