“In quanto genitori delle bambine e dei bambini frequentanti gli asili nido comunali di Taranto torniamo a scrivere al Sindaco, al comparto politico e tecnico dell’ambito educativo del Comune e alla stampa tutta.
In data 26 maggio, dopo più di una settimana dall’invio della nostra precedente lettera e a pochissimi giorni dallo scadere dei termini per la presentazione delle domande d’iscrizione ai nidi, abbiamo appreso esclusivamente dalla stampa una nota dell’amministrazione comunale nella quale si comunica l’introduzione di “agevolazioni” per le prime due fasce Isee senza specificare di quale importo si tratti e senza modificare le tariffe né l’orario di servizio dei nidi, ma soprattutto non avendo mai realizzato il momento di confronto richiesto da noi famiglie che teoricamente dovremmo esserne parte attiva attraverso i Comitati di gestione.
Nella precedente lettera avevamo espresso la necessità di condividere una visione dei nidi comunali come qualcosa che va ben oltre il già di per sé prezioso servizio alle famiglie e alla persona, sottolineandone il valore educativo e culturale sul territorio e in particolar modo in questa città che in termini di “diritti” ha sottratto molto alle bambine e ai bambini. Rimarchiamo quindi il concetto aggiungendo quanto gli asili nido, nati dalle lotte sindacali e femministe, rappresentino una risorsa non solo per le famiglie ma nello specifico per le donne che devono poter rientrare nel mondo del lavoro dopo la nascita dei figli, ricordando quanto a Taranto siano altissime le percentuali di disoccupazione femminile e notevolmente bassi gli indici di natalità. Abbattere il gender gap dovrebbe rientrare negli impegni dell’agenda politica europea e nazionale e un’amministrazione che ha portato questi temi in campagna elettorale dovrebbe poi essere in grado di declinarli fattivamente nelle politiche attuative....
Anche in caso di dissesto economico l’ultima risorsa alla quale attingere dovrebbero essere i servizi educativi perché rappresentano probabilmente l’unico strumento per contrastare le disuguaglianze sociali, culturali ed economiche. Auspichiamo anzi che possa prender piede sempre più l’idea e la sua reale realizzazione, di una città a misura di bambine e bambini e noi famiglie pretendiamo di esserne parte attiva nelle decisioni politiche di costruzione. Noi non ci fermeremo.
Restiamo, nuovamente, in attesa di un vostro riscontro".
martedì 30 maggio 2023
I genitori dei bambini degli asili rispondono al sindaco. Le lavoratrici dello Slai cobas in lotta ribadiscono la loro solidarieta' alle famiglie
lunedì 29 maggio 2023
2 giugno a Taranto manifestazione
2 giugno in piazza a Taranto ore 10 Arsenale
NO alla Repubblica fondata sulla guerra imperialista, il militarismo, il nazionalismo, la repressione e il razzismo
NO alla Repubblica fondata sullo sfruttamento, disoccupazione, precarietà, carovita, disastri e devastazione ambientale, attacco ai diritti e alle libertà dei lavoratori, dei giovani, delle donne, salute, studio..
info/contatti adesioni
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Dalle zone alluvionate, dai compagni di Ravenna - info
Da Ravenna - verso il presidio alla Prefettura 2 giugno
sabato 27 maggio 2023
Acciaierie d'Italia: gira, gira ma la strada è sempre la stessa per il sistema del capitrale:
La vicenda Acciaierie d'Italia è emblematica che nel sistema capitalista il governo è un "comitato d'affari" al servizio dei padroni.
Che succederebbe, infatti, se lo Stato passasse, anche anticipando i tempi, in maggjoranza nella società "Acciaierie d'Italia"? (un passaggio tanto auspicato dai sindacati confederali, dall'Usb):
il governo prima salirebbe al 60%, ma sarebbe solo momentaneo, perchè poi cederebbe il 20% a imprenditori privati del settore - quello che vorrebbe il presidente della Federacciai, Gozzi, come abbiamo scritto nel depliand diffuso ad Acciaierie Taranto giovedì scorso -, ma su questo 20% ArcelorMittal avrebbe il potere di dire SI o NO a un nuovo socio e potrebbe esercitare una propria opzione, che, QUINDI, LO FAREBBE TORNARE IN MAGGIORANZA! Sembra una sorta di "gioco dell'oca" in cui si torna sempre alla casella di partenza.
Un "gioco" vecchio del capitale, del padrone più forte tra i padroni, e sempre attuale. Il governo mette soldi (pubblici) i padroni comandano e incassano il profitto.
In tutto questo aumentando lo sfruttamento degli operai e tagliando sui 3mila posti di lavoro.
Questi incontri cosiddetti "segreti" tra Mittal e governo confermano ampiamente quello che ha sempre detto lo Slai cobas, contro ogni illusione diffusa dai sindacati confederali e da Usb tra gli operai: o pubblico o privato l'attacco alle condizioni di lavoro e ai diritti è sempre uguale.
Da Sole 24 ore del 26/5
Sull’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, torna tutto in discussione. Un incontro riservato che si è svolto nelle scorse settimane tra il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, e la famiglia Mittal, proprietaria di ArcelorMittal, socio privato con il 62%, ha riaperto lo scenario dello Stato che passa in anticipo in maggioranza nel capitale della società.
Il ministro delle Imprese e del made in Italy (Mimit) ha battuto ancora una volta sulla necessità di smuovere l’azienda, in cui il socio pubblico Invitalia detiene il 38%, da una situazione che viene considerata sempre più, pericolosamente, di stallo. Per accelerare il piano di investimenti aziendali, ma anche per non rischiare contraccolpi indiretti su 1 miliardo di risorse per la decarbonizzazione prevista dal Pnrr, c’è l’intenzione di andare dal 38% al 60% prima della scadenza prevista dall’attuale contratto, cioè fine maggio 2024, rivedendo però contestualmente la governance. Lo strumento è la conversione in aumento di capitale dei 680 milioni di finanziamento stanziati con l’ennesimo decreto salva-Ilva approvato a inizio anno.
Ci sono però diverse variabili da tenere in considerazione, a partire dal dissequestro degli impianti finora negato dalla Procura di Taranto ma che potrebbe essere sbloccato come conseguenza dell’articolo 6 del decreto salva-Ilva (che ha introdotto lo scudo penale - ndr)
Il piano del ministero delle Imprese si articolerebbe in due fasi e lo schema è piuttosto complicato:
il governo potrebbe prima salire al 60% poi, in un momento successivo, cedere il 20% a imprenditori privati del settore (circolano da tempo i nomi di Arvedi e l’opzione di un consorzio di altri acciaieri italiani). Su questo 20%, tuttavia, ArcelorMittal potrebbe esercitare un’opzione che di fatto la riporterebbe in maggioranza nel caso in cui il nuovo socio non fosse di gradimento.
Il riassetto anticipato comporterebbe a carico del socio pubblico un esborso di 2-3 miliardi"
Occupazione delle terre in Puglia - Massimo appoggio - Ma che non sia una azione puramente dimostrativa
Comunicato sull’occupazione delle terre in Puglia
Un centinaio di braccianti migranti del cosiddetto insediamento informale di Torretta Antonacci, nel Foggiano, hanno partecipato allo sciopero nazionale indetto dall’Unione Sindacale di Base dando vita a un’occupazione delle terre, nella tradizione delle lotte contadine organizzate nel Novecento da Giuseppe Di Vittorio.
I braccianti con un trattore, zappe e altri attrezzi da lavoro hanno ripulito e arato la particella 134 del foglio 144 nel comune di San Severo, di proprietà dell’Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia, di cui i lavoratori rivendicano l’autogestione per valorizzare la terra e garantirsi un lavoro fuori e contro lo sfruttamento e il caporalato: si tratta di alcuni ettari di terreno incolto di proprietà pubblica lasciato per anni all’incuria e all’abbandono, uno schiaffo alla miseria per chi è costretto a poche decine di metri a vivere in condizioni fatiscenti, in baracche senza i servizi minimi fondamentali e sottostare al ricatto continuo della precarietà e del lavoro nero.
Chiediamo alla Regione Puglia l’assegnazione di questi terreni e l’accesso alla rete irrigua per avviare immediatamente la semina e la produzione ortofrutticola.
Nel corso dei lavori di aratura, oggi alle ore 15 sarà simbolicamente piantato il primo seme di pomodoro nel corso di una conferenza stampa in cui i braccianti presenteranno il progetto di autogestione delle terre occupate.
Affidare le terre pubbliche abbandonate ai braccianti è un modo per garantire loro un reddito sicuro a fronte dei bassissimi salari e del “furto” delle giornate lavorative, ed è un fortissimo segnale su un tema salito alla ribalta con la tragica alluvione in Romagna.
Acciaierie - INFO da Genova - Anche a Cornigliano aumento della cigs e sospensione ferie estive
Ad uguale situazione ci deve essere uguale lotta da Genova a Taranto, chi pensa di salvarsi da solo si illude o inganna gli operai.
Chi, come il presidente della Regione Toti, vuole mettere in contrapposizione Genova e Taranto, è un criminale: così gli operai perdono sia a Genova che a Taranto e si fa solo il gioco di Arcelor/Mittal.
GENOVA - Giornate complicate nello stabilimento ex Ilva di Cornigliano dove l'Rsu ha convocato un'assemblea dei lavoratori per lunedì prossimo, 29 maggio, alle 8, di fronte ai cancelli della fabbrica. Da quello che si apprende l'azienda ha aumentato le ore di cassa integrazione e parallelamente ha sospeso, per il momento, la concessione delle ferie estive.
Dopo un breve sciopero, i lavoratori hanno deciso di incrociare le braccia lunedì, con possibile annessa manifestazione nel ponente della città. L'Rsu denunciano inoltre che gli impianti "continuano a essere fermi in attesa di pezzi di ricambio e di materiale da lavorare", e tutto questo genera ulteriore cassa integrazione.
Sull'argomento è intervenuto anche il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti: "Noi abbiamo partecipato all'ultima riunione al ministero dello Sviluppo economico durante la quale Acciaierie d'Italia ha presentato un piano industriale ambizioso che doveva riportare l'acciaio a propulsioni maggiori di queste su Taranto, e di conseguenza anche a un nuovo sviluppo delle attività sullo stabilimento di Genova".
Nel frattempo, hanno spiegato le Rsu, la cassa integrazione è iniziata a crescere anche nei reparti come quello della manutenzione, "indispensabili per gestire l'attività degli impianti in questa cronica carenza di ricambi e manutenzioni". "Gli impianti cadono a pezzi e si fermano gravando sui nostri salari e sulla sicurezza. Così non possiamo più stare"
“In un incontro con la direzione del personale solo pochi giorni fa ci era stata comunicata la ripartenza dell’altoforno a Taranto e che ciò avrebbe previsto, secondo logica, una progressiva ripartenza degli impianti a valle e un miglioramento, già in atto ad aprile, dell’incidenza della cassa integrazione – scrive la Rsu -. Da circa una settimana non è più così. La cassa integrazione è iniziata a lievitare, anche in quei reparti che sono indispensabili per gestire l’attività degli impianti in questa cronica carenza di ricambi e manutenzione. Di fatto, mentre gli impianti cadono a pezzi, la poca manutenzione viene pagata coi soldi risparmiati attraverso le nostre casse integrazioni. Le fermate degli impianti si stanno moltiplicando di giorno in giorno, gravando sui nostri salari e sulla nostra sicurezza“.
Ultima goccia, lo stop alle ferie. “Con le ferie è stato toccato un nervo sensibile – spiega Armando Palombo, coordinatore della Rsu per la Fiom Cgil -. La comunicazione è arrivata in maniera anomala, non c’è nulla di scritto. È sempre stata consuetudine programmarle tra il 15 giugno e il 15 settembre”.
Proprio nei giorni scorsi i responsabili della sicurezza segnalavano in una lettera a Prefettura e Asl che “i mezzi in dotazione al servizio antincendio sono fermi: due camion autopompe, una jeep allestita a schiumogeno, un carrello torre fari per gli interventi notturni o in scarsità di luce. Di conseguenza gli operatori del servizio di vigilanza anti incendio sono costretti a spostarsi con un furgoncino passeggeri sprovvisto di pianale per portare attrezzature al seguito. Di fronte a questa schizofrenica ed incomprensibile gestione della manutenzione e del personale, si sta di fatto perdendo il controllo della sicurezza in stabilimento e questo è intollerabile ed inaccettabile“.
A Genova, secondo le stime dei sindacati, la cassa integrazione salirà dagli attuali 114 lavoratori fino a raddoppiare.
Dal presidio degli operai ex Pasquinelli: la lotta deve continuare
Nessun risultato giovedì scorso nell'incontro con assessori del Comune. Gli operai ex pasquinelli sono di fatto "ostaggio" di una querelle tra Comune e Presidente dell'Amiu.
MA IL LAVORO DEVE RIPRENDERE!
Una intervista fatta dallo Slai cobas a 2 operai
https://drive.google.com/file/d/1tTWBm0gpulK_Hp33ZSawuEF-du-jsfQS/view?usp=sharing