sabato 25 marzo 2023

dai No triv nazionali e pugliese - un testo che lo slai cobas per il sindacato di classe sottoscrive pienamente

 

IL GOVERNO GETTA LA MASCHERA

Che La Linea Adriatica servisse all’Italia era una sporca bugia.

Ora il governo lo ammette: serve per i profitti di ENI e SNAM

Con una intera pagina di apertura Il Messaggero ha svelato il piano del governo: il metanodotto Linea Adriatica e la centrale di compressione di Sulmona non servono per assicurare più gas all’Italia, ma per rivenderlo in Europa, cioè per aumentare i profitti dell’ENI e della SNAM. Noi lo diciamo da anni, ma il governo ha sempre negato mentendo sapendo di mentire . Ora finalmente ha gettato la maschera ammettendo le reali motivazioni dell’opera. Dunque, l’Abruzzo e le altre Regioni dell’Appennino dovranno essere sacrificate per far guadagnare le multinazionali del settore fossile, mentre i costi - economici, ambientali, climatici, sanitari e di sicurezza - ricadranno tutti sui cittadini. Sì, perché, anche se il governo pensa di inserire il progetto Linea Adriatica nel Pnrr (tradendo la sua finalità, che è quella di riprendere un percorso di crescita economica sostenibile post pandemico, nella digitalizzazione, innovazione, ricerca, transizione ecologica…), saranno sempre i cittadini italiani a pagarlo. Si tratta, infatti, di denaro a debito che quindi dovrà essere restituito all’Europa; pertanto è ai nostri figli e alle future generazioni che verrà presentato il conto per un’opera devastante e del tutto inutile: questo è il progetto di futuro che viene riservato ai nostri giovani!

Per accelerare i lavori (non più entro il 2027 ma entro il 2026) il governo pensa ad un commissario straordinario, come ha fatto per i rigassificatori di Piombino e di Ravenna. In questi due casi sono stati nominati come commissari i presidenti di Regione. Sarà dunque Marsilio il commissario per la Linea Adriatica? Se dovesse essere lui avrebbe tutte le carte in regola, visto che ha già pugnalato alle spalle l’Abruzzo, dando il via libera al metanodotto Sulmona - Foligno. Tutto deciso, dunque? La linea Adriatica si farà con certezza e l’Italia diventerà un hub del gas per l’Europa? Non è proprio così perché ci sono ancora vari problemi da risolvere. Non c’è ancora il via libera definitivo per la centrale, perché occorre attendere i risultati dei sondaggi archeologici; per il metanodotto Sulmona-Foligno devono ancora essere fatti gli studi sulla sismicità del tracciato; deve essere ancora completato l’iter autorizzativo per il metanodotto Foligno – Sestino e non c’è ancora l’assenso dell’Europa anche perché manca un tassello molto importante: la realizzazione del senso inverso (reverse flow) del gasdotto Tag che dalla Russia arriva a Tarvisio.

Ma oltre a questi problemi insoluti, ci sono due domande alle quali il governo deve dare risposte: a chi venderà il gas l’Italia? dove sono i contratti di vendita a lungo termine, visto che i Paesi del nord Europa hanno in gran parte già provveduto a sostituire il gas russo e sono più avanti dell’Italia nello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili? E’ dall’inizio del conflitto in Ucraina che gli Stati europei hanno cominciato a porre in essere politiche efficaci per risolvere i loro problemi energetici e non stanno certo ad aspettare cosa farà il governo italiano. E soprattutto: come pensa il governo di realizzare l’hub del gas con le attuali infrastrutture metanifere? Secondo il governo dovrebbero arrivare da sud altri 9 miliardi di metri cubi di gas dall’Algeria, altri 10 con il raddoppio del Tap dall’Azerbaijan e altri 20 dai rigassificatori, ancora sulla carta, di Gioia Tauro e di Porto Empedocle. In tutto fanno 39 miliardi di metri cubi. Come farebbe tutto questo gas ad arrivare a nord e quindi ad essere esportato, (se la Linea Adriatica, per ammissione di Snam e governo, ha una capacità di 10 miliardi di metri cubi? Pensa forse di realizzare altre “Rete Adriatica” ? quante? e dove?) senza spendere altri miliardi di euro per metanodotti aggiuntivi lungo la penisola?

Noi continuiamo a ritenere che il cosiddetto hub del gas sia un progetto strampalato, senza alcun aggancio con la realtà, fuori da ogni logica e messo in piedi solo per favorire gli interessi delle grandi imprese del settore fossile, delle quali il governo è succube. Perciò continueremo a lottare con tutti i mezzi democratici per impedire che questo disegno sciagurato e letale - per la nostra economia, per l’ambiente e per il clima – venga portato a termine.

Dalle ore 11 di MERCOLEDI 1° MARZO (giorno in cui la Snam ha annunciato l’inizio dei lavori della centrale) ci sarà un PRESIDIO ambientalista a CASE PENTE, e nell’occasione terremo anche una conferenza stampa sul posto.

SABATO 11 MARZO andremo alla manifestazione nazionale che si terrà a Piombino a favore delle fonti rinnovabili e contro tutti i progetti legati alle fonti fossili. I cittadini che intendono partecipare possono telefonare ai seguenti numeri: 347 8859019 (Mario) – 338 1195358 (Renato).

Sulmona, 27 febbraio 2023

Comitati cittadini per l’ambiente

Coordinamento No Hub del Gas


Info: Giovanna 3284776001 – Mario 3478859019 - Riccardo 3471809769 Email: sulmonambiente@gmail.com –http://sulmonambientewordpress.com/https://www.facebook.com/pages/Comitato-Ambiente-Sulmona/163437587047697 - pagina Fb Coordinamento No Hub del Gas

Lanciata raccolta firme su change org per la sospensione dei vigili violenti di Taranto FIRMA E FAI FIRMARE

https://chng.it/4Dx5qvhQmD 

 

Violenza dei vigili urbani contro un lavoratore SDA in servizio, vanno sospesi

Il video che ritrae la scena di un driver di SDA violentemente aggredito dalla polizia locale a Taranto e pubblicato su YouTube, lascia sconcertati.
Scene che sembrano ricordare gli infami pestaggi razzisti messi in atto negli USA dalle forze dell'ordine contro gli afroamericani,e ora ad essere denunciati sono il lavoratore e i cittadini intervenuti in suo soccorso 
Questa gravissima vicenda dei vigili contro un lavoratore deve avere conseguenze verso tutti i responsabili del Comune.

Ora il Sindaco Melucci, l'assessore di destra, Ciraci, addetto ai vigili nella giunta Melucci, il Comando dei vigili vogliono far quadrato e, invece di ammettere le responsabilita' dei vigili, neanche chiedono scusa, scaricano la colpa di quanto è successo tutto sul lavoratore, e vogliono denunciare il lavoratore aggredito e addirittura dichiarano di voler denunciare anche i cittadini che sono andati in soccorso del lavoratore aggredito.

Ci stiamo opponendo a tutto questo come lavoratori Slai cobas e cittadini.
L'inaccettabile violenza dei vigili deve essere condannata e sanzionata - servono le scuse e il sostegno legale e umano al lavoratore aggredito e il ringraziamento ai lavoratori e cittadini intervenuti -  ogni altra strada è un crimine e un danno verso i lavoratori e la città.

Questi vigili devono essere subito sospesi dal servizio


 

Acciaierie: Tavoli a Roma sempre uguali: più cigs e futuri esuberi. E anche i sindacati sono sempre uguali...


Ancora una trattativa farsa a Roma sulla cassintegrazione. tra l'altro ancora una volta rinviata, al 28 marzo.

Ma non si può accettare questa continua coazione a ripetere che poi ricade solo sugli operai, in termini di salario, lavoro e futuro.

ArcelorMittal con la reinvestitura "a furor di Meloni" della Morselli ha annunciato che la nuova cassintegrazione precede esuberi strutturali. 

Lo sanno bene i sindacalisti che stanno trattando, tutti. Eppure sono lì a scaldare la sedia per vedere come aggirare l'ostacolo - ostacolo che per loro non sono Morselli e Meloni, ma l'ostacolo dei lavoratori che potrebbero metter fine alla pacchia dell'accettazione passiva di fronte al gioco truccato che dal 2018 è in corso (cosiddetto accordo che avrebbe tutelato i lavoratori e riportato i cassintegrati in fabbrica).

Il sindacalista in carriera, Valerio D'Alò, ha registrato bontà sua "un cambio di passo, anche se ancora non abbiamo trovato la sintesi per un accordo".

E tutto questo "cambio di passo" sarebbe i ratei di 13°, le modalità di rotazione, che c'erano anche prima e sono state bellamente evase dall'azienda.

Il famoso "piatto di lenticchie" in cambio del Sì ai piani dell'azienda che non possono che finire con esuberi strutturali. E per i cassintegrati fuori ormai da una vita e che non rientreranno? La proposta di D'Alò è "non devono sparire dal perimetro delle trattativa"...

La Fiom come al solito in questi Tavoli conta come il due di bastone a briscola e quindi se la può cavare tranquillamente con "sono in corso riunioni di approfondimento...".

Più chiaro è la Uilm, sindacato maggioritario in Acciaieria, che parla bene e razzola male; parla bene "è inutile il rinvio del Tavolo, perchè nelle prossime ore le condizioni non saranno diverse da quelle attuali", "se firmassimo l'accordo di cigs certificheremmo 3mila esuberi strutturali che si aggiungerebbero ai 1600 in Ilva AS che non rientrerebbero al lavoro... non può esserci nessuna moneta di scambio che giustifichi la nostra firma ad un accordo di cigs, neanche un rateo di 13°". 

E allora, signori della Uilm, che fare, qual'è la vostra effettiva risposta? Davvero pensate di cavarvela con  "chi lo farà (firma dell'accordo - ndr) si assumerà una grave responsabilità e ne dovrà rispondere ai lavoratori".

Neanche Francesco Rizzo, però, ci convince, nè deve convincere i lavoratori. Per l'Usb il problema è sempre e solo gli "ammortizzatori sociali" e anche qui il massimo di minaccia è "non certificheremo mai esuberi strutturali". L'alternativa sarebbe "discutere sulle prospettive della realtà industriale complessivamente intesa e di conseguenza per i vari segmenti della forza-lavoro. da parte nostra nessun pregiudizio, ma è indispensabile un Tavolo delle imprese e del made in Italy". Ma come parla bene lei... 

A questo si aggiungono altre frasi in stretto sindacalese.

Si potrebbe dire che i lavoratori hanno i sindacalisti che si meritano, visti i risultati delle Rsu? Noi pensiamo che questo possa essere smentito, e che il tempo della ribellione, quella vera, arriverà; anche perchè non c'è altra strada.

venerdì 24 marzo 2023

No, non ci stiamo - La violenza dei vigili e la solidarietà con il lavoratore colpito - Video-iniziativa oggi sul luogo del 'misfatto'

 

Iniziativa blitz al Tribunale di Taranto in solidarietà con Alfredo Cospito



Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla


Riceviamo e diamo massima diffusione alla dichiarazione del compagno anarchico Alfredo Cospito durante l’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla tenutasi il 14 marzo. Ricordiamo che (come si è appreso un paio di giorni dopo) il tribunale del riesame di Perugia ha annullato, per la seconda volta, l’ordinanza di misure cautelari contro Alfredo e gli altri cinque compagni accusati di istigazione a delinquere con l’aggravante della finalità di terrorismo in relazione alla pubblicazione del giornale anarchico “Vetriolo” e di altri articoli e interventi. L’indagine Sibilla (per cui il pubblico ministero aveva originariamente chiesto otto arresti in carcere per 270 bis c. p. e 414 c. p. con l’aggravante terroristica, successivamente mutati in sei misure cautelari, tra cui un mandato d’arresto in carcere per Alfredo) è uno dei due “pilastri”, assieme al processo Scripta Manent, su cui si basa il provvedimento di detenzione in 41 bis per il compagno. 

Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla

Innanzitutto volevo iniziare con una citazione del mio istigatore:

“Il nostro ordinamento ha introdotto quella figura di isolamento mortuario che è il 41 bis, e che per certi aspetti è più incivile anche di questa mutilazione farmacologica. Questo per dire che il nostro sistema non brilla di civiltà”
Carlo Nordio, 28 marzo 2019

Questo è stato il mio istigatore della lotta che ho iniziato. Non avrei mai pensato di arrivare fino a questo punto, ho sempre trovato ridicolo il melodramma, amo di più la commedia, ma così è andata. In fin dei conti siamo o non siamo il paese del melodramma? E quindi mi tocca finire in bellezza. Però se ci penso qualcosa di ironico c’è: sono l’unico coglione che muore nel progredito Occidente democratico poiché gli viene impedito di leggere e studiare quello che vuole, giornali anarchici, libri anarchici, riviste storiche e scientifiche, senza trascurare gli amati fumetti.

Ammetterete che la cosa è paradossale e anche un po’ buffa, non riesco a vivere in questo modo, proprio non ce la faccio, spero che chi mi ama lo capisca. Non ce la faccio ad arrendermi a questa non-vita, è più forte di me, forse perché sono un testone anarchico abruzzese. Non sono certo un martire, i martiri mi fanno un certo ribrezzo. Sì, sono un terrorista, ho sparato ad un uomo e ho rivendicato con orgoglio quel gesto anche se, lasciatemelo dire, la definizione fa un po’ ridere in bocca a rappresentanti di Stati che hanno sulla coscienza guerre e milioni di morti e che a volte, come uno dei nostri ministri, si arricchisce col commercio di armi. Ma che vogliamo farci, così va il mondo, almeno finché l’anarchia non trionferà e il vero socialismo, quello antiautoritario e antistatalista, vedrà finalmente la luce. Campa cavallo direte voi e anch’io, per adesso gli unici spiragli di luce che vedo sono i gesti di ribellione dei miei fratelli e sorelle rivoluzionari per il mondo e non sono certo poca cosa, perché sono fatti con cuore, passione e coraggio, per quanto sparuti e sconclusionati possano sembrare.

Detto questo, volevo spiegare il senso del mio accanimento contro il regime del 41 bis. Qualche giurista credo l’abbia capito, ma in pochissimi hanno compreso: il 41 bis è una metastasi che rischia e di fatto sta minando il vostro cosiddetto stato di diritto, un cancro che in una democrazia un tantino più totalitaria – e con il governo della Meloni ci siamo quasi – potrà essere usato per reprimere, zittire col terrore qualunque dissidenza politica, qualunque sorta di ipotetico estremismo. Il tribunale che decide la condanna alla mordacchia medievale del 41 bis è del tutto simile a quello speciale fascista, le dinamiche sono le stesse: io potrò uscire da questo girone dantesco solo se rinnegherò il mio credo politico, il mio anarchismo, solo se mi venderò qualche compagno o compagna. Si inizia sempre dagli zingari, dai comunisti, dagli antagonisti, teppisti, sovversivi e poi le sinistre più o meno rivoluzionarie.

Come potevo non oppormi a tutto questo, certo in maniera disperata, e per un anarchico, proprio perché non abbiamo un’organizzazione, la parola data è tutto, per questo andrò avanti fino alla fine. Per concludere, come disse se ricordo bene l’anarchico Henry prima che gli tagliassero la testa: quando lo spettacolo non mi aggrada avrò pure diritto ad abbandonarlo, uscendo e sbattendo rumorosamente la porta. Questo farò nei prossimi giorni, spero con dignità e serenità, per quanto possibile.

Un forte abbraccio a Domenico che al 41 bis di Sassari ha iniziato lo sciopero della fame con la speranza di poter riabbracciare i propri figli e i propri cari, nella mia forte speranza che altri dannati al 41 bis spezzino la rassegnazione e si uniscano alla lotta contro questo regime che fa della costituzione e del cosiddetto – per quanto vale – stato di diritto carta straccia.

Abolizione del regime del 41 bis.
Abolizione dell’ergastolo ostativo.
Solidarietà a tutti i prigionieri anarchici, comunisti e rivoluzionari nel mondo.

Grazie fratelli e sorelle per tutto quello che avete fatto, vi amo e perdonate questa mia illogica caparbietà. Mai piegato, sempre per l’anarchia.

Viva la vita, abbasso la morte.


Alfredo Cospito
[In videoconferenza dal carcere di Opera, 14 marzo 2023]


Nota: Il compagno, citando l’attuale ministro della giustizia Nordio, fa riferimento all’articolo “Castrazione chimica, ritorno al Medioevo”, pubblicato ne “Il Messaggero”, 28 marzo 2019 (attualmente consultabile a questi link: https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html & https://web.archive.org/web/20230323152621/https://www.ilmessaggero.it/editoriali/carlo_nordio/editoriali_carlo_nordio-4390216.html). Inoltre, il riferimento al ministro che si arricchisce con il traffico d’armi riguarda sicuramente l’attuale ministro della difesa Crosetto, presidente di una importante lobby dell’industria bellica al momento della nomina. Infine, Alfredo cita a memoria il compagno Émile Henry (1872–1894), le cui parole esatte sono le seguenti: “Inoltre, ho ben il diritto di uscire dal teatro quando la recita mi diventa odiosa, ed anche di sbattere la porta uscendo, pur col rischio di turbare la tranquillità di quelli che ne sono soddisfatti” (traduzione italiana in Émile Henry, Colpo su colpo, Edizioni Anarchismo, Trieste, 2013, pag. 141; attualmente consultabile anche a questo link: https://www.edizionianarchismo.net/library/emile-henry-colpo-su-colpo).

PDF: Dichiarazione di Alfredo Cospito all’udienza di riesame per le misure cautelari dell’operazione Sibilla

Da anemesi.noblogs.org

 

giovedì 23 marzo 2023

Formazione operaia su "guerra imperialista e proletari". L'azione dei comunisti nell'analisi concreta della situazione concreta


Lenin scrive: "La guerra ha indubbiamente generato la crisi più acuta e ha aggravato in modo inverosimile la miseria delle masse. Il carattere reazionario di questa guerra, l'impudente menzogna della borghesia di tutti i paesi che maschera i propri scopi di rapina con un'ideologia "nazionale", tutto ciò, sul terreno di una situazione oggettivamente rivoluzionaria crea inevitabilmente nelle masse degli stati d'animo rivoluzionari. E' nostro dovere contribuire a rendere coscienti questi stati d'animo, approfondirli e precisarli".

Lenin qui parla di una guerra imperialista gia' dilagante in tutto il mondo, mentre noi allo stato attuale sappiamo che siamo dentro questo percorso ma non ancora quel punto. La questione, quindi, si presenta in maniera differenziata a seconda dei luoghi che sono gia' teatro di guerra rispetto a quelli che partecipano ma non sono ancora teatro di guerra e, infine, la' dove lo stadio della partecipazione non va oltre l'adesione a un blocco imperialista e a suo supporto, a volte con armi, a volte puramente logistico, finanziario.

Pertanto, il rapporto tra guerra e miseria e tra lo svilupparsi degli stati d'animo rivoluzionari appare oggi variegato e differenziato. 

La visione di Lenin ci da l'immagine viva di dove comunque questa situazione nei diversi paesi del mondo va a sboccare. 

Anche il rapporto tra i compiti dei comunisti e lo stato delle masse richiede analisi concreta della situazione concreta ed esatto dosaggio del lavoro per contribuire a rendere coscienti gli stati d'animo delle masse approfondirli e precisarli come guida per l'azione.

Dobbiamo combattere risolutamente nelle fila del movimento comunista e nelle fila degli operai d'avanguardia sia posizioni di attendismo e adeguamento codista allo stato delle cose, sia attitudini estremiste, finaliste; entrambi questi atteggiamenti aiutano e servono gli interessi della borghesia e delle forze sociali riformiste ad essa alleate o accodate. 

In ogni caso, qual'è il fine del nostro lavoro? Esso non può mai essere oscurato nè verso le masse, nè all'interno del movimento comunista e delle avanguardie proletarie. Lenin lo indica chiaro: "Questo compito è espresso in modo giusto dalla parola d'ordine di trasformare la guerra imperialista in guerra civile, ed ogni lotta di classe conseguente in tempo di guerra, ogni tattica di azione di massa seriamente applicata conduce inevitabilmente a questo". 

Questo elemento è oggettivo nel cammino delle cose, ma è nello stadio ancora di guerra non dispiegata, e caratterizza l'ideologia, la formazione politica e l'organizzazione dell'avanguardia operaia e comunista, cioè del partito della rivoluzione che è, quindi, un partito in funzione della trasformazione della guerra imperialista in guerra civile.

Lenin ha ben chiaro che non si tratta nè di ideologia e propaganda astratta o di semplice visione, ma della conseguenza di un lavoro sistematico. Scrive infatti: "E' impossibile sapere se un forte movimento rivoluzionario scoppiera' in seguito alla prima o alla seconda Guerra imperialista tra le grandi potenze, durante o dopo di essa, ma in ogni caso è nostro preciso dovere lavorare sistematicamente e con perseveranza proprio in questa direzione. (sottolineatura nostra)".

Lenin dice ancora: "il manifesto di Basilea si richiama direttamente all'esempio della Comune di Parigi, cioè alla trasformazione della guerra tra i governi in guerra civile". Qui Lenin indica chiaro che significa "guerra civile" e indica anche l'obiettivo della guerra civile che è il potere operaio. 

I comunisti non possono fare discorsi a meta'. La tattica deve misurare parole e metodi di lotta e di organizzazione per restare legati allo stadio, alla coscienza ancora esistente, ma per i comunisti è impossibile guidare correttamente questa tattica se non c'è solidita' di pensiero e di azione incarnata dalla forma partito, dai quadri del partito principalmente e dalla base per quanto piccola o grande che sia di esso.

Lenin risponde anche alla possibile obiezione, fin troppo banale, che oggi non siamo ai tempi della Comune di Parigi (come non siamo ai tempi della Rivoluzione d'Ottobre), segnalando che "mezzo secolo fa il proletariato era troppo debole (si allude chiaramente ai tempi della Comune di Parigi ndr) le condizioni obiettive del socialismo non erano ancora maturate, il collegamento e la collaborazione dei movimento rivoluzionari in tutti i paesi belligeranti non poteva esistere".

Si descrive qui, quindi, una situazione peggiore dello stato attuale delle cose dal punto di vista del movimento della classe e delle masse. Come noi possiamo utilizzare lo stato attuale delle cose come un freno all'azione necessaria dei comunisti?

Anzi, Lenin in questo scritto segnala anche i limiti della Comune di Parigi. Scrive: "La simpatia di una parte degli operai di Parigi per le "ideologie nazionali"... era una loro debolezza piccolo borghese, rilevata a suo tempo da Marx: "fu questa una delle ragioni della sconfitta della Comune""

Come quindi preoccuparsi del dominio nelle fila degli operai, anche in forma maggioritaria oggi, di ideologie nazionali e influenze piccolo borghesi? Esse non possono essere considerate condizioni che rendono impossibile la tattica rivoluzionaria contro la guerra, la strategia della trasformazione, l'obiettivo de potere operaio. L'azione dei comunisti consiste, usando tattica e strategia, nel trattare appunto queste contraddizioni e nel rendere possibile ciò che sembra impossibile. In un contesto che è quello da 'stadio finale della contraddizione', del precipitare di essa, costituita storicamente oggi dalla guerra imperialista.  

Lenin scrive questo e la frase che segue in corso d'opera e sara' questa attitudine che formera' i quadri operai e comunisti (bolscevichi) e li rendera' in grado di realizzare la straordinaria impresa storica della Rivoluzione d'Ottobre. Lenin scrive, infatti, a distanza di mezzo secolo "le condizioni che indebolirono la rivoluzione di allora non esistono più (sempre riferendosi alla Comune ndr) e attualmente sarebbe imperdonabile per un socialista tollerare la rinuncia all'agire precisamente nello spirito dei comunardi parigini". 

A 152 anni della Comune di Parigi è questo il nostro faro e guida per l'azione. Una sorta di imperativo categorico a cui attenersi in ideologia, teoria, prassi e organizzazione oggi, nel contesto della situazione mondiale del capitalismo/imperialismo e del movimento operaio e comunista.