venerdì 26 luglio 2024

Firmato l'accordo Acciaierie d'Italia sulla cassa integrazione - Un primo commento

Dalla stampa
Dopo oltre 14 ore continuative di trattativa, è stato siglata nella sede del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, l'intesa da parte di tutti i sindacati presenti, sulla Cassa integrazione straordinaria di Acciaierie d'Italia in Amministrazione Straordinaria che interesserà 4.050 lavoratori fino al 2026: 3.500 su Taranto e 450 sugli altri siti. Tutte le organizzazioni sindacali presenti al Tavolo hanno sottoscritto l'accordo che prevederà importanti novità e agevolazioni ai lavoratori coinvolti dalla Cigs: riconoscimento di integrazione salariale pari al 70% del primo rigo della retribuzione, oltre ai relativi ratei di tredicesima e premio di produzione. Previsto un welfare aziendale fino al 3% dello stipendio lordo proporzionale al raggiungimento dei tre milioni di tonnellate della produzione.

Introdotto anche riconoscimenti delle integrazioni retributive retroattivi a marzo 2024.
Prevista la formazione, la possibilità di discutere dello smart working e altre forme di flessibilità.


LE POSIZIONI DEI SINDACATI

Cisl: «Esprimiamo un apprezzamento per tutta la delegazione che riporta AdI, ex Ilva, in una dimensione normale di relazioni industriali. Questo accordo darà sollievo alle famiglie di tutti quei lavoratori coinvolti dalla Cassa Integrazione e accompagnerà il piano di rilancio aziendale.

Fiom
: Sottolinea la «salvaguardia dei livelli occupazionali, e la conferma della validità dell'accordo del 6 settembre del 2018».

USB «La nostra organizzazione può dirsi soddisfatta, quello di questa giornata e nottata è un primo passo importante che deve favorire e indirizzare il processo di vendita... attraverso questo rilancio si determino i presupposti per un vero e risolutivo processo di decarbonizzazione a salvaguardia di ambiente e salute di lavoratori e cittadini».

PRIMO COMMENTO DELLO SLAI COBAS SC - in attesa di conoscere tutto il testo dell'accordo.

La cassintegrazione a Taranto riguarda sempre un numero alto di lavoratori: 3500, quindi solo 700 in meno rispetto ai numeri iniziali.

L'integrazione salariale pari al 70% "del primo rigo della retribuzione" è minima (per es. sempre a Taranto alla Leonardo si è ottenuto l'80%); non compensa la rilevante perdita salariale dei lavoratori.

Il "Welfare aziendale" legato al raggiungimento di 3 milioni di tonnellate di produzione, vuol dire in un futuro che ora come ora non si sa quanto lontano.

I riconoscimenti delle integrazioni retributive retroattivi a marzo 2024, ratei di 13° e premio di produzione, sono diritti scontati, non concessioni aziendali.

L'ipotesi dello smart working (che chiaramente non riguarda gli operai in produzione) da un lato lascia la porta aperta, come si dice, ad forme di flessibilità, dall'altro, per l'esperienza di settori di lavoratori che l'hanno fatto, significa concretamente più lavoro, senza orario, e meno soldi.

Per cui risultano quantomeno inopportune le dichiarazioni soddisfatte - alcune addirittura vergognose, vedi Cisl - fatte dai sindacati confederali (non abbiamo ancora letto commenti della Uilm) e dall'Usb: non c'è alcun "sollievo alle famiglie" dei lavoratori in cig che devono campare con meno di 1000 euro al mese; non è vero che si sono "salvaguardati i livelli occupazionali" perchè non erano attualmente in discussione tagli all'occupazione, non era una trattativa a fronte di licenziamenti, poi trasformati in cig - dire questo, come fa la Fiom, è demagogia, per far accettare la miseria; così non è un "primo passo importante", in senso positivo - come dice l'Usb - ma è un primo passo che segna negativamente la strada futura, fatta di permanenza della cig, di esuberi, di decisioni unilaterali di Commissari e governo (solo pochissimo limati dai sindacati), di mancanza tuttora di piano industriale e piano ambientale con dati e date certe.

Presidio ieri sotto Palazzo di città delle lavoratrici degli asili comunali arrabbiate e determinate ad avviare all'apertura a settembre scioperi!

 


giovedì 25 luglio 2024

Basta con lo sfruttamento delle lavoratrici/lavoratori degli asili comunali - Ora un esposto e a settembre un lungo sciopero

 

  


Nostra posizione in occasione assemblea sull'anniversario del G7 di Genova e morte di Carlo Giuliani - tenutasi alla Casa del popolo di città vecchia

In continuità con la mobilitazione contro il G7 di puglia 13-15 luglio e la posizione assunta nella riunione di venerdì scorso dal coordinamento Palestina Taranto e provincia - vedi ns info su questo blog sulla riunione - noi portiamo e mettiamo in luce il legame G7/repressione. Nel G8 del 2001 ci fu una feroce repressione immediata, con Fini alla regia, oggi c'è una repressione fatta di varie e sempre più pesanti e vaste operazioni repressive che colpiscono soprattutto i solidali con la Palestina - con la regia del governo Meloni/Piantedosi, eredi di Msi/An di Fini; una repressione che insieme ai decreti sicurezza vuole attaccare il diritto alla solidarietà, alle manifestazioni.

Noi stiamo facendo campagna - informazione e denuncia della carcerazione dei prigionieri politici palestinesi Anan, Alì e Mansour (abbiamo partecipato e sostenuto con nostri compagni e compagne di zona le manifestazioni a Roma e Milano del 6 e 11 luglio.) e la  campagna nazionale di denuncia e solidarietà contro il "Foglio di via" che ha colpito il compagno Slai cobas Dalmine Bergamo, Sebastiano Lamera, attivista permanente del movimento Palestina a Milano e Bergamo - presente e attivo anche alla manifestazione anti G7 di Fasano

Si tratta di campagne che vanno sviluppate anche a Taranto nelle forme possibili

Slaicobas per il sindacato di classe Taranto - slaicobasta@gmail.com wa 3519575628

Il piano che non si dice: spacchettare l'ex Ilva per salvare Genova, Novi ligure e affossare Taranto

GOVERNO - MARCEGAGLIA E SIDERALBA lavorano per questo - con i buoni auspici delle amministrazioni regionali e locali e  con la complicità dei sindacati di Genova/Novi - Fiom in testa

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Ex Ilva di Novi Ligure, i potenziali compratori auspicano lo “spacchettamento” da Taranto

Lo stabilimento ex Ilva di Novi Ligure

era una delle condizioni poste da Novi, anche perché in origine si pensava che prima si discutesse di piano di cassa integrazione e poi di piano industriale, ma Cgil, Cisl e Uil hanno preteso e ottenuto che i tavoli di discussione si invertissero. Sulla base delle prospettive del piano di rilancio, si parlerà poi di cassa integrazione. Sull’ex Ilva, insomma, qualcosa si muove ma è ancora poco. Aver anticipato la data dell’incontro prima della pausa di agosto lascia margini di manovra per un futuro che, nonostante il prestito ponte di 320 milioni approvato dalla Commissione europea, rimane incerto. Restano tante le incognite ma il dato positivo c’è: oltre ai gruppi industriali che hanno presentato una manifestazione di interesse (due indiani, uno ucraino e uno canadese) si sarebbero fatti avanti anche Marcegaglia (ha uno stabilimento a Pozzolo e guarda a Novi con interesse) e Sideralba (sembra interessa all’impianto di Racconigi).

Facile ipotizzare che presto gli emissari dei due gruppi vengano portati a visitare gli impianti, anche se parlare di cessione appare ancora prematuro. I tempi per il bando di vendita sarebbero lunghi e non favorisce i poli piemontesi la volontà di trattare per l’intero colosso, Taranto compresa, senza uno spacchettamento.

Sugli ultimi sviluppi, però, Moreno Vacchina (Rsu Cisl di Novi) ha le idee chiare: «Finalmente un piano di rilancio che ci aspettiamo fatto di dati e non di dichiarazioni di intenti». Posizione analoga per Federico Porrata, della Cgil: «Il tavolo è stato chiesto dalle segreterie confederali per iniziare a lavorare. Se non si hanno dati, inutile ragionare di cassa integrazione». Per Marco Ginanneschi della Uil, «è fondamentale avere un piano industriale da cui ripartire. Non si può parlare a priori di 5200 persone da cassintegrare con oneri a carico della collettività».

Soddisfazione anche dal sindaco Rocchino Muliere: «Nella riunione di una decina di giorni fa con il presidente della regione Cirio e con i sindacati, avevamo chiesto al governo di impegnarsi nello sbloccare il prestito ponte dall’Europa e di fare in fretta a convocare le rappresentanze sindacali per presentare il piano di rilancio. Due obiettivi raggiunti, sono felice che i lavoratori si siedano per parlare di prospettive e non debbano nuovamente discutere di cassa integrazione. Leggo dell’interesse di più gruppi su Acciaierie d’Italia, ben vengano ma servono certezze che solo un piano industriale deve dare».

mercoledì 24 luglio 2024

Incontro a Roma governo /sindacati - info - Non possiamo che riaffermare quanto scritto ieri

Nessuna fiducia dai nuovi incontri con governo e commissari su situazione acciaierie e nuova cassaintegrazione - Solo la lotta operaia e popolare può cambiare le cose

Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto


Per l’ex Ilva un piano verso la chiusura”

Corriere di taranto
pubblicato il 24 Luglio 2024, 17:39

“È stato un incontro duro, ma come doveva essere, perché è del tutto evidente che fino ad oggi non c’è stato un confronto su elementi che per noi sono strategici e fondamentali. Ci siamo presentati a Palazzo Chigi chiedendo un elemento di garanzia sui livelli occupazionali perché, anche se si fa il bando, il bando deve essere oggetto di un confronto e in quel confronto noi vogliamo la garanzia degli occupati in tutti quanti gli impianti”. Così Michele De Palma, segretario generale della Fiom, al termine dell’incontro odierno con il Governo a Palazzo Chigi sul dossier ex Ilva. “Le organizzazioni sindacali non possono essere chiamate solo a sottoscrivere decisioni già prese, in particolare rispetto al piano di ripartenza e al bando di gara di assegnazione degli impianti. Su questo tema abbiamo ottenuto l’impegno dei commissari straordinari e del Governo a confrontarsi sui contenuti del bando di gara. Come Fiom-Cgil abbiamo chiesto la garanzia sui livelli occupazionali, perché dal nostro punto di vista per attuare un piano di ripartenza c’è bisogno dei lavoratori e c’è bisogno di tutelarli anche dal punto di vista salariale. Pertanto, la cassa integrazione deve essere legata al piano della ripartenza e al termine deve essere previsto il rientro al lavoro di tutti. Riteniamo che il Governo abbia la responsabilità di dover costruire con i commissari straordinari e con le organizzazioni sindacali una soluzione strategica per quanto riguarda il principale impianto siderurgico d’Europa, in un contesto in cui è del tutto evidente che le scelte industriali fatte dal management passato stanno facendo pagare un caro prezzo alle lavoratrici e ai lavoratori, anche per gli effetti della cassa integrazione finora utilizzata. Per noi vale ancora l’accordo del 2018, a partre dalla clausola di salavaguardia peri lavoratori di Ilva in AS. Tutta questa discussione non può prescindere dalla decarbonizzazione degli impianti e quindi dalla transizione ecologica. A tal proposito il Governo deve assumere un ruolo di garanzia attraverso la presenza nel capitale del pubblico oltre all’esercizio della golden power. Domani, presso il Ministero del Lavoro, si entrerà nel merito del piano di ripartenza e della cassa integrazione. Per la Fiom-Cgil l’obiettivo fondamentale è riportare tutte le persone al lavoro”.

Il segretario generale FIM Ferdinando Uliano intervenendo al termine dell’incontro ha invece dichiarato che “registriamo le difficoltà illustrate dai commissari rispetto alla ripartenza produttiva che si sono rilevate molto più complicate del previsto: rispetto a questo comprendiamo la richiesta di cassa che necessariamente deve essere legata alla ripartenza degli impianti e all’andamento produttivo. Per noi è importante che anche il processo di formazione vada portato avanti parallelamente all’integrazione dell’ammortizzatore, questo valutando anche, non meno importante, gli impatti che l’andamento produttivo può avere sul sistema dell’indotto. Per quanto riguarda il bando di cessione – ha sottolineato Uliano – per noi è importante mettere al centro la tenuta di tutto il personale degli stabilimenti facenti parte del Gruppo compreso i dipendenti di Ilva in AS. Vogliamo poi sapere se nel piano di ripartenza è previsto l’acquisto di coils e bramme come richiesto dalla FIM nel precedente incontro al fine di far lavorare le persone degli impianti delle aree a freddo”. “Domani – ha infine aggiunto il segretario nazionale della Fim Cisl D’Alò – valuteremo se quanto discusso oggi e da noi proposto a più riprese sarà assunto dalla discussione sulla Cigs e se ci saranno i presupposti per una discussione concreta anche degli ammortizzatori sociali”.

“Dopo cinque mesi dall’avvio dell’Amministrazione straordinaria oggi stiamo parlando di un piano di discesa e non di risalita, con il raddoppio della cassa integrazione e una produzione minima con un solo altoforno. Nel progetto illustrato dal Governo e dai Commissari non vediamo garanzie, non ci sono certezze per i lavoratori né una prospettiva industriale solida. Si parla di una produzione a sei milioni tra non meno di un anno e mezzo, con i tre altoforni a fine vita, non ci sono scadenze precise sull’avvio della decarbonizzazione, sulla costruzione dei forni elettrici e dell’impianto di pre ridotto. Stiamo parlando di una lenta e inesorabile agonia che, purtroppo, il Governo e i Commissari non stanno evitando. Vogliamo parlare di prospettive concrete, di rilancio reale, di sviluppo, di decarbonizzazione, di tutela occupazionale e ambientale e non solo di ammortizzatori sociali. Oggi abbiamo ascoltato solo progetti generici senza alcun impegno vincolante. Se non ci sarà una svolta chiara e immediata il destino è segnato” così Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi. “Cosa mette sul mercato il governo – domanda il leader Uilm – abbiamo impianti fermi e in condizioni fatiscenti e una richiesta per 5mila lavoratori in cassa integrazione. Quale azienda si farà carico di questo? Nel bando di gara si metteranno delle garanzie anche per i 1.600 in Ilva AS e delle aziende dell’indotto? Per noi sono imprescindibili, come previsto dall’accordo del 2018 che non metteremo in discussione”. “Sono dieci anni che si parla di forni elettrici ma non si parte mai – insiste Palombella – e abbiamo una gara per il preridotto bloccata da mesi, con fondi disponibili per oltre un miliardo fermi. Ma qual è il progetto per il futuro dell’ex Ilva? Accompagnarla lentamente alla chiusura?”. “Fino a oggi, grazie alla lotta dei lavoratori, abbiamo evitato una chiusura imminente degli stabilimenti – conclude -. Quello che ci hanno detto oggi il Governo e i Commissari non ci tranquillizza perché non abbiamo ottenuto garanzie. Di fatto siamo tornati indietro al 2017, al bando di gara, con la differenza che all’epoca gli impianti funzionavano. Quel che è certo è che non ci siamo arresi allora e non ci arrenderemo nemmeno questa volta”.

“Il tavolo odierno a Palazzo Chigi per la nostra organizzazione ha sancito due elementi – affermano Francesco Rizzo e Sasha Colautti Esecutivo Confederale Usb -. Il primo è che ci sembra a senso unico la strada che porta al piano “di ripartenza” e quindi alla CIGS. Gli amministratori hanno rappresentato nel merito la difficilissima situazione impiantistica e le modalità con cui arrivare entro il primo trimestre 2026, e nel pieno rispetto degli svariati dettami legge, ad una produzione stabile basata su 3 altoforni, capace di saturare tutto il personale. La proposta dei commissari è quella di abbassare ulteriormente i numeri della cassa, di garantire rotazione e formazione, ma per la nostra organizzazione questo ancora non basta, e servono ulteriori garanzie per un’integrazione economica e numeri di utilizzo ribassati ulteriormente”. “Abbiamo però ribadito anche che, a nostro avviso, la questione centrale, al di là della gestione della “ripartenza”, diventa da subito quella che riguarda il bando di vendita e le condizioni dello stesso – affermano i due sindacalisti -. Secondo noi infatti non è stato sufficiente il racconto dei commissari e del Governo su quelle che sono le condizionalità o i requisiti per l’acquisto degli stabilimenti da parte di uno dei 6 soggetti privati che si sono affacciati a questa vicenda. I requisiti infatti, oltre a non essere stati oggetto di una discussione preventiva con noi, ci sembrano ancora troppo generici e privi di una reale indicazione sul futuro concreto dell’azienda. Serviva dal Governo un vero chiarimento sull’idea di carbonizzazione, di cosa questo significa concretamente, anche per quanto riguarda la paventata realizzazione dei forni elettrici su cui oggi non si è detto nulla”. “La nostra organizzazione ha quindi ribadito la necessità di un confronto nel merito sulle condizioni di ingresso di un eventuale nuovo soggetto. Per noi  serve una prima fase di accompagnamento pubblico reale per evitare il ripresentarsi di una nuova ArcelorMittal – concludono -. Per USB è prioritaria la garanzia totale dell’occupazione, della tenuta unitaria del gruppo (no allo spezzatino tra stabilimenti), dell’indotto e ovviamente abbiamo ribadito che i lavoratori di Ilva in AS devono essere dentro a questo percorso”.

martedì 23 luglio 2024

Urso: “A fine luglio bando vendita ex Ilva” - per favore è SVENDITA non vendita, come fu con Riva e con Mittal!

 Il nuovo annuncio del ministro Adolfo Urso sul futuro del siderurgico

Corrioere di Taranto

pubblicato il 22 Luglio 2024, 19:00

A fine luglio dovrebbe partire la procedura per l’assegnazione degli impianti dell’ex Ilva. Siamo a un punto di svolta. E’ cose se avessimo superato un traguardo di metà in un percorso di montagna e ora siamo finalmente nella discesa”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, a margine della presentazione del progetto RigeneRare del gruppo Iren.

Io nelle prossime ore riceverò due importanti investitori internazionali. Come sapete hanno manifestato il loro interesse già quattro player internazionali di grande livelli e altri player italiani e penso che ne saranno altri quando inizieranno le procedure”, ha aggiunto Urso. Sull’ex Ilva, ha continuato il ministro, “abbiamo una riunione mercoledì 25 luglio con i sindacati a Palazzo Chigi con questa cabina di regia coordinata dal sottosegretario Mantovano in cui illustreremo il piano industriale e finanziario anche alla luce del giudizio estremamente positivo che è giunto dalla Commissione europea che ha ritenuto che il piano metta il gruppo nelle condizioni di restituire il prestito ponte al tasso di interesse previsto dalla stessa Commissione”.

Il ministro fa riferimento alla riunione convocata dalla Presidenza del Consiglio che ha accolto a richiesta di un incontro avanzata da Fim Fiom Uilm sulla situazione dell’ex Ilva. La convocazione da Palazzo Chigi è per il 24 luglio alle ore 10 presso la Sala Verde. L’indomani si terrà invece l’incontro presso il ministero del Lavoro ha convocato per continuare la discussione riguardo la richiesta di Cigs di 5.200 lavoratori di Acciaierie d’Italia in As (la società che gestisce l’ex Ilva). Sono stati convocati le organizzazioni sindacali (Fim Fiom Uilm Usb Ugl) e i rappresentanti del ministero delle Imprese e del Made in Italy e delle Regioni in cui sono presenti gli stabilimenti del Gruppo (Puglia, Veneto, Liguria, Piemonte e Lombardia).