domenica 16 marzo 2025

Le terribili violenze sessuali alle donne palestinesi "più di quanto un umano possa sopportare" gridano vendetta

 


Di fronte a questa ferocia di Israele, dei suoi coloni, bestie assettate di sangue e di stupri, che violentando nei modi più orrendi le donne vogliono anche cercare di cancellare le generazioni future, la vasta mobilitazione delle donne che vi è stata l'8 marzo non può fermarsi!
Abbiamo tutte gridato nelle manifestazioni dell'8 marzo, anche a Taranto, "Siamo tutte palestinesi!", solidarizzando con le nostre sorelle. Il rapporto della commissione ONU dimostra ancor più delle nostre parole il livello di crimine compiuto dallo stato genocida d'Israele e ci chiama oltre l'8 marzo a continuare la mobilitazione. Tutte di nuovo in piazza per le nostre sorelle ovunque e in ogni forma.
Lottiamo per le nostre sorelle palestinesi! 
Lottiamo contro l'imperialismo italiano, il governo Meloni complici di questo genocidio.
Scendiamo in piazza, portiamo questa denuncia e la necessità di una solidarietà concreta, attiva nei posti di lavoro, nei quartieri, nelle scuole, e dovunque sono le donne.
Il 29 e 30 marzo - giorno della terra - facciamo manifestazioni anche a Taranto.  
 

L'inchiesta dell'ONU che accusa Israele, ecco i contenuti

Distruzione sistematica degli ospedali e delle strutture riproduttive palestinesi, stupri, abusi e minacce sessuali a danno di uomini e donne, l'obbligo di togliere i vestiti in pubblico: sono alcune delle pratiche che rientrano tra gli "atti di genocidio" e "violenze sessuali" come strategia di guerra, secondo l'accusa che un nuovo rapporto delle Nazioni Unite muove contro Israele, nell'ambito delle offensive militari condotte nella Striscia di Gaza e nei Territori palestinesi occupati dopo il 7 ottobre 2023.

Il nuovo report dal titolo "More than a human can bear" ("Più di quanto un essere umano possa sopportare") è stato realizzato dalla Commissione internazionale indipendente d'inchiesta delle Nazioni Unite sui Territori palestinesi occupati, tra cui Gerusalemme Est, e Israele, ed è stato reso pubblico ieri dall'Alto commissariato Onu per i diritti umani presso la sede di Ginevra, dove in settimana sono state ascoltate anche le testimonianze di diverse vittime direttamente coinvolte.

Le autorità israeliane, attraverso la loro rappresentanza diplomatica a Ginevra, hanno bocciato il report definendo le accuse "infondate, parziali e prive di credibilità".

Il report parte documentando "un'ampia gamma di violazioni perpetrate contro donne, uomini, ragazze e ragazzi palestinesi nei Territori palestinesi occupati dal 7 ottobre 2023, che costituiscono un elemento importante del maltrattamento dei palestinesi e sono parte dell'occupazione illegale e della persecuzione dei palestinesi come gruppo". Nel dettaglio, tra le forme di violenza sessuale e di genere rilevate, i ricercatori citano "l'obbligo di togliersi i vestiti in pubblico e il restare nudi, le molestie sessuali - comprese le minacce di stupro - e le aggressioni sessuali". Tutte pratiche che, come scrivono ancora i ricercatori, "fanno parte delle procedure operative standard delle forze di sicurezza israeliane nei confronti dei palestinesi", ma sono perpetrate anche dai "coloni israeliani in Cisgiordania, con l'obiettivo di incutere paura nelle comunità ed espellerle". Lo studio sostiene che "altre forme di violenza sessuale e di genere, tra cui lo stupro e le violenze commesse sui genitali" delle vittime sarebbero state commesse "dietro ordine esplicito, o attraverso l'incoraggiamento implicito, dei massimi vertici civili e militari di Israele".

Il rapporto delle Nazioni Unite continua affermando inoltre che nelle sue operazioni militari, "le autorità israeliane hanno sistematicamente distrutto strutture sanitarie sessuali e riproduttive in tutta Gaza. Hanno simultaneamente imposto un assedio e impedito l'assistenza umanitaria, inclusa la fornitura di farmaci e attrezzature necessarie per garantire gravidanze, parti e cure post-partum e neonatali sicure". Così, secondo i ricercatori, "donne e ragazze sono morte per complicazioni legate alla gravidanza e al parto, dovute alle condizioni imposte dalle autorità israeliane che hanno negato l'accesso all'assistenza sanitaria riproduttiva: atti che costituiscono un crimine contro l'umanità di sterminio".

Quanto a Gaza, la Commissione "ha scoperto che le autorità israeliane hanno distrutto in parte la capacità riproduttiva dei palestinesi di Gaza come gruppo attraverso la sistematica distruzione dell'assistenza sanitaria sessuale e riproduttiva, che costituisce due categorie di atti genocidi nello Statuto di Roma e nella Convenzione sul genocidio, tra cui l'imposizione deliberata di condizioni di vita volte a provocare la distruzione fisica dei palestinesi e l'imposizione di misure volte a impedire le nascite".

Navi Pillay, presidente della Commissione, commenta così: "Le prove raccolte dalla Commissione rivelano un deplorevole aumento della violenza sessuale e di genere. Non si può non concludere che Israele abbia impiegato la violenza sessuale e di genere contro i palestinesi per terrorizzarli e realizzare un sistema di oppressione che mina il loro diritto all'autodeterminazione". Atti intorno ai quali, come evidenziano i ricercatori, sussisterebbe "un clima di impunità".

Pillay aggiunge: "Le dichiarazioni e le azioni discolpanti dei leader israeliani e la mancanza di  responsabilità". Secondo l'esperta, "in questo contesto è essenziale un'azione di responsabilità attraverso efficacia dimostrata dal sistema giudiziario militare nel perseguire i casi e condannare i colpevoli inviano un messaggio chiaro ai membri delle Forze di sicurezza israeliane che possono continuare a commettere tali atti senza timore la Corte penale internazionale e i tribunali nazionali, attraverso il loro diritto interno o esercitando la giurisdizione universale, se si vuole che lo stato di diritto sia sostenuto e che alle vittime venga riconosciuta giustizia".

Venerdi 21 ricomincia il processo ambiente svenduto a Potenza

Presente delegazione delle parti civili organizzata dallo Slai cobas per il sindacato di classe Taranto info WA 3519575628

Giovedi 20 telematica provinciale aperta

Per organizzare le iniziative contro riarmo e in solidarietà con la Palestina del 29/30 marzo 

info wa 3519575628

link nei prossimi giorni

venerdì 14 marzo 2025

Il processo Ilva "Ambiente svenduto" trasferito a Potenza ricomincia male

Già sono stati ridotti di più della metà (25) gli imputati del processo di 1° grado per prescrizione; per cui alcuni complici dell'azione criminale di Riva sono ora tranquillamente fuori dal processo.
Ora l'altra novità: nell'organizzazione dell'udienza del 21 marzo il Tribunale di Potenza ha fatto una divisione - leggere l'avviso pubblicato sotto - per cui gli avvocati dei Riva e degli altri imputati saranno in un'aula, mentre gli avvocati delle parti civili, e le stesse parti civili, vittime del capitalismo assassino, saranno in altre due aule. 
Così gli avvocati degli imputati saranno liberi di gestirsi la loro presenza all'udienza, al riparo dalle "fastidiose" parti civili, dai loro sguardi, commenti, proteste (come, sia pur in minima parte, è avvenuto negli anni a Taranto); le parti civili invece saranno in una specie di apartheid, probabilmente senza neanche poter guardare nelle facce i giudici.
Inoltre il tribunale di Potenza vieta l'ingresso del pubblico. Una cosa illegittima!
Si vuole fare un processo controllato, nel silenzio pubblico? Se l'inizio è questo, quale sarà la fine...?

 

Fermati 2 compagni a Taranto per una denuncia contro Israele - Massima solidarietà - La migliore risposta alla rerpressione è continuare la solidarietà con la resistenza palestinese - 29 marzo "giorno della terra" manifestazione

Il comunicato dei compagni

Nella notte tra il 12 ed il 13 marzo, a Taranto un compagno ed una compagna venivano raggiunti da una volante della polizia mentre erano fermi in una piazzola di sosta della tangenziale sud di Taranto. 

All’arrivo gli agenti esternavano sin da subito la loro contrarietà verso una scritta che recitava “Israele terrorista” ponendo più volte la domanda “odi Israele”? al compagno ed accusandolo di aver fatto la scritta in questione più alcuni graffiti e tag presenti sullo stesso muro.

 Dopo l’arrivo di un vice ispettore dall’arroganza notevole che cercava di requisire i telefoni di entrambi con nessun risultato la compagna veniva caricata nella volante mentre il compagno veniva scortato a “sandwich” con la sua auto verso la caserma cittadina.

Verranno rilasciati alle 4 del mattino con l’accusa infamante di “Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa” art. 604 bis, articolo che viene usato “normalmente” contro organizzazioni neonaziste o negazionisti della shoah.

Anche in situazioni come queste possiamo osservare quanto gli Stati si stiano piegando al volere di Stati Uniti e Israele rendendosi vergognosamente complici verso il massacro e lo sterminio in atto contro il popolo palestinese.

 Sta a noi restare con la schiena dritta, non farci intimidire da queste patetiche acrobazie accusatorie e continuare a fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità contro la guerra ed il mondo che la produce. 

 Libertà per il popolo palestinese, guerra alla guerra.

giovedì 13 marzo 2025

Un altro attacco idiota a Tarantocontro da parte di demagoghi da strapazzo - Un'attacco a chi la lotta la vuole organizzare realmente, mentre c'è chi scrive soltanto cazzate

"i responsabili del blog TarantoContro, dopo aver fatto una disamina delle principali offerte per l’acquisto dell’ex Ilva e verificato che, a fronte della richiesta del governo e del ministro Urso di 1,5 miliardi di euro, i possibili acquirenti sono disponibili a versare somme anche notevolmente inferiori, gridano che questi sono prezzi stracciati, che queste offerte sono una vera svendita”, che occorre “fermare la svendita dell’Ilva che ancora una volta sarà scaricata sui lavoratori con condizioni di lavoro sempre peggiori”. Dando così a intendere che se un futuro padrone versasse gli 1,5 miliardi richiesti sarebbe garanzia di una migliore condizione operaia, per cui gli operai per difendersi non devono affidarsi alla propria lotta ma riporre fiducia nel grado di apertura della borsa del padrone! E concludono che non c’è altra soluzione che imporre qui e ora che lo stabilimento resti nelle mani dello Stato e si affronti uno scontro frontale con lo Stato e il suo governo perché vengano salvaguardati lavoro, salario, condizioni di lavoro, contratti, salute e sicurezza per i lavoratori e per la città”, chiedendo, infine, che su questo obiettivoi sindacalisti (…) siano in grado di mobilitare realmente i lavoratori”, che “ricostruiscano le condizioni per una lotta generale”! Premesso che gli operai non riscuoteranno una percentuale sul prezzo pattuito o pagato per la vendita dell’ex Ilva, se essi affidassero la propria sorte ai sindacalisti venduti e ai loro promotori di TarantoContro sarebbero spacciati in partenza"

mercoledì 12 marzo 2025

L'incontro a Roma dei sindacati confederali/USB con il governo senza alcuna novità