In questo capitolo come nell'altro che segue sull'esperienza della Comune di Parigi, Lenin mette in evidenza il metodo di Marx - ed Engels - la concezione che guida i loro scritti; non si tratta di un'esposizione di "idee" (a cui contrapporre altre "idee") ma di un'analisi concreta basata sui processi storici concreti, sull'esperienza storica, sul bilancio di questa esperienza, applicando la filosofia del materialismo storico dialettico.
E Lenin ci guida in questo metodo scientifico. Mostra come Marx ha potuto formulare concretamente la questione dello Stato nelle mani del proletariato, arrivando a formulare dopo l'esperienza della Comune di Parigi "l'idea della dittatura del proletariato", analizzando il percorso storico delle società e le esperienze della lotta delle classi.
Marx, Engels e poi Lenin, non si "inventano" nulla, nè espongono proprie teorie non basate sull'analisi dell'esperienza. In questo è scienza. Scienza del proletariato.
Proseguiamo, col testo "Stato e rivoluzione".
Lo Stato e la rivoluzione. L'esperienza del 1848-1851
1. La vigilia della rivoluzione
" ...La classe lavoratrice scrive Marx nella Miseria della filosofia - sostituirà, nel corso del suo sviluppo, all'antica società civile un'associazione che escluderà le classi e il loro antagonismo, e non vi sarà più potere politico propriamente detto, poiché il potere politico è precisamente il riassunto ufficiale dell'antagonismo [delle classi] nella società civile" (p. 182, ed. tedesca, 1885)...
E nel Manifesto del Partito comunista alcuni mesi dopo, Marx ed Engels scrivono:
"Il proletariato si servirà della sua supremazia politica per strappare alla borghesia, a poco a poco, tutto il capitale, per accentrare tutti gli strumenti di produzione nelle mani dello Stato, vale a dire del proletariato stesso organizzato come classe dominante, e per aumentare, con la massima rapidità possibile, la massa delle forze produttive" (pp. 31 e 37, settima edizione tedesca, 1906).
Vediamo qui formulata una delle più notevoli e importanti idee del marxismo a proposito dello Stato, l'idea della "dittatura del proletariato" (espressione che Marx ed Engels cominciano ad usare dopo la Comune di Parigi)...”
Questa definizione dello Stato… è stata dimenticata appunto perché è assolutamente inconciliabile col riformismo e perché contrasta in modo irriducibile con i pregiudizi opportunistici abituali e con le illusioni piccolo-borghesi sullo "sviluppo pacifico della democrazia".
Il proletariato ha bisogno di uno Stato, ripetono tutti gli opportunisti, i socialsciovinisti e i kautskiani, assicurando che questa è la dottrina di Marx, ma "dimenticando" di aggiungere che innanzi tutto il proletariato, secondo Marx, ha bisogno unicamente di uno Stato in via di estinzione, organizzato cioè in modo tale che cominci subito ad estinguersi, e non possa non estinguersi. E, in secondo luogo, che i lavoratori hanno bisogno dello "Stato", "cioè del proletariato organizzato come classe dominante"...
I lavoratori hanno bisogno dello Stato solo per reprimere la resistenza degli sfruttatori, e solo il proletariato è in grado di dirigere e di attuare questa repressione, perché il proletariato è la sola classe rivoluzionaria fino in fondo, la sola classe capace di unire tutti i lavoratori e tutti gli sfruttati nella lotta contro la borghesia, per soppiantarla completamente.
Le classi sfruttatrici hanno bisogno del dominio politico per il mantenimento dello sfruttamento, vale a dire nell'interesse egoistico di un'infima minoranza contro l'immensa maggioranza del popolo. Le classi sfruttate hanno bisogno del dominio politico per sopprimere completamente ogni sfruttamento, vale a dire nell'interesse dell'immensa maggioranza del popolo, contro l'infima minoranza dei moderni schiavisti: i proprietari fondiari e i capitalisti...".
Lenin spiega la netta differenza tra lo Stato borghese e lo Stato proletario. Lo Stato nelle mani del proletariato per la prima volta nella storia è uno Stato espressione e organizzato dalla maggioranza del popolo, contro la minoranza sfruttatrice; finora esso è stato sempre uno Stato nelle mani di una minoranza contro la maggioranza del popolo. Ogni sconvolgimento finora realizzato compresa la rivoluzione borghese ha sempre mantenuto questa oppressione di una minoranza sulla maggioranza; solo quindi lo Stato nelle mani del proletariato è un effettivo nuovo e diverso Stato, che per la prima volta nella storia ha la funzione di "sopprimere ogni sfruttamento" e quindi di estinguersi come Stato, per l'estinzione delle classi. In questo senso lo Stato proletario non è un perfezionamento, miglioramento della attuale macchina statale, ma la sua distruzione e la organizzazione di uno Stato che ha come scopo di non essere Stato. (e questo dovrebbe mettere l'animo in pace agli anarchici)
Perchè questo Stato è diverso e può essere opera solo del proletariato? Lenin lo spiega:
"...L'abbattimento del dominio borghese è possibile soltanto ad opera del proletariato, come classe particolare, preparata a questo rovesciamento dalle proprie condizioni economiche di esistenza che gli danno la possibilità e la forza di compierlo. Mentre la borghesia fraziona, disperde la classe contadina e tutti gli strati piccolo-borghesi, essa concentra, raggruppa e organizza il proletariato. Grazie alla sua funzione economica nella grande produzione, solo il proletariato è capace di essere la guida di tutti i lavoratori e di tutte le masse sfruttate, che la borghesia spesso sfrutta, opprime, schiaccia non meno e anche più dei proletari, ma che sono incapaci di lottare indipendentemente per la loro emancipazione..."
Quindi è la borghesia stessa, il modo di produzione capitalista che crea le condizioni perchè il proletariato sia la classe in grado di unire, guidare tutte le masse sfruttate; perchè il proletariato è il cuore del modo di produzione della società e il capitale ha realizzato la sua concentrazione.
"...Il potere statale, l'organizzazione centralizzata della forza, l'organizzazione della violenza, sono necessari al proletariato sia per reprimere la resistenza degli sfruttatori, sia per dirigere l'immensa massa della popolazione - contadini, piccola borghesia, semiproletariato - nell' opera di "avviamento" dell'economia socialista..."
Educando il partito operaio, il marxismo educa una avanguardia del proletariato, capace di prendere il potere e di condurre tutto il popolo al socialismo, capace di dirigere e di organizzare il nuovo regime, d'essere il maestro, il dirigente, il capo di tutti i lavoratori, di tutti gli sfruttati, nell'organizzazione della loro vita sociale senza la borghesia e contro la borghesia..."
Ma se il proletariato ha bisogno dello Stato in quanto organizzazione particolare della violenza contro la borghesia, ne scaturisce spontaneamente la conclusione: la creazione di una tale organizzazione è concepibile senza che sia prima annientata, distrutta la macchina dello Stato che la borghesia ha creato per sé?..."
Evidentemente No. Lo Stato borghese deve essere distrutto, per organizzare lo Stato proletario. Lo Stato borghese che ha avuto la funzione, come abbiamo visto prima, non di conciliazione tra le classi, non "al di sopra dei differenti interessi di classe", ma di reprimere, opprimere, il proletariato e le masse popolari per rappresentare e difendere solo gli interessi della borghesia al potere, non può esso stesso essere usato, sia pur con "cambiamenti" per fare l'esatto contrario.
Questo lo dicono e lo vogliono i riformisti, sia pur radicali, gli opportunisti, il cui obiettivo è al massimo entrare nella macchina statale borghese, occuparne dei posti, illudendo (o anche illudendosi) che in questo modo potranno trasformare quello stesso Stato in una macchina appunto di "conciliazione" tra sfruttati e sfruttatori. Ma così sono loro che mascherano, attenuano la vera natura dello Stato borghese, sono i "cantori" del parlamento, della possibilità attraverso la via elettorale di prendere pezzi dello Stato; ma così hanno solo la funzione di danneggiare, frenare la lotta rivoluzionaria del proletariato e delle masse popolari per abbattere questo Stato. Mentre loro - come dice Lenin - "si sistemano" abbastanza comodamente nel regime capitalistico".
Proseguiamo con "Stato e rivoluzione".
2. Il bilancio di una rivoluzione
Sul problema dello Stato che ci interessa, Marx, nella sua opera Il 18 Brumaio di Luigi Bonaparte, fa con questo ragionamento il bilancio dei risultati della rivoluzione del 1848-l851.
"...Ma la rivoluzione va fino al fondo delle cose. Sta ancora attraversando il purgatorio. Lavora con metodo. Fino al 2 dicembre [1851]" (data del colpo di Stato di Luigi Bonaparte) "non ha condotto a termine che la prima metà della sua preparazione; ora sta compiendo l'altra metà. Prima ha elaborato alla perfezione il potere parlamentare, per poterlo rovesciare. Ora che ha raggiunto questo risultato, essa spinge alla perfezione il potere esecutivo, lo riduce alla sua espressione più pura, lo isola, si leva di fronte ad esso come l'unico ostacolo, per concentrare contro di esso tutte le sue forze di distruzione" (il corsivo è nostro). "E quando la rivoluzione avrà condotto a termine questa seconda metà del suo lavoro preparatorio, l'Europa balzerà dal suo seggio e griderà: Ben scavato, vecchia talpa!..."
"...In questo ammirevole ragionamento il marxismo fa un grandissimo passo in avanti in confronto al Manifesto del Partito comunista. Il problema dello Stato nel Manifesto era posto in modo ancora troppo astratto, in nozioni e termini dei più generici. Qui il problema è posto concretamente e la conclusione è estremamente precisa, ben definita, praticamente tangibile: tutte le rivoluzioni precedenti non fecero che perfezionare la macchina dello Stato, mentre bisogna spezzarla, demolirla.
Nel Manifesto del Partito comunista si ricavano gli insegnamenti generali della storia; questi insegnamenti ci mostrano lo Stato come l'organo del dominio di una classe e ci portano a questa necessaria conclusione: il proletariato non potrebbe rovesciare la borghesia senza aver prima conquistato il potere politico, senza essersi assicurato il dominio politico, senza trasformare lo Stato in "proletariato organizzato come classe dominante"; e questo Stato proletario comincerà ad estinguersi subito dopo la sua vittoria, poichè lo Stato è inutile ed impossibile in una società senza antagonismi di classe. Il problema di determinare in che cosa consista - dal punto di vista dello sviluppo storico - questa sostituzione dello Stato proletario allo Stato borghese... è il problema che Marx pone e risolve nel 1852. Fedele alla sua filosofia, il materialismo dialettico, Marx prende come base l'esperienza storica dei grandi anni rivoluzionari 1848-l851. Qui, come sempre, la dottrina di Marx è il bilancio di un'esperienza, bilancio illuminato da una profonda concezione filosofica del mondo e da una vasta conoscenza della storia..."
Questo passo è molto importante. Conduce a comprendere quanto finora la storia (preistoria) ha prodotto e cosa accade quando comincia la storia del proletariato. Le rivoluzioni, dice Marx, finora hanno fatto solo una metà del loro cammino. In questo cammino hanno portato alla sua massima espressione il potere della classe sfruttatrice, ne ha mostrato la natura più "pura" del suo potere, e oggi può essere solo distrutto. Da qui Lenin scrive: "tutte le rivoluzioni precedenti non fecero che perfezionare la macchina dello Stato, mentre bisogna spezzarla, demolirla". Le rivoluzioni precedenti, nel perfezionare la macchina dello Stato, hanno costruito le condizioni perchè ora la rivoluzione, la rivoluzione dell'"ultima classe" che eliminerà tutte le classi, possa compiere la sua opera di distruzione e di costruzione della vera storia dell'umanità.
Qui si mostra chiaramente come questi passaggi, come dicevamo nell'introduzione, sono frutto del bilancio concreto dell'esperienza storica "illuminato da una profonda concezione filosofica del mondo e da una vasta conoscenza della storia..."
Continuiamo
Scrive Lenin: "...Il potere statale centralizzato, proprio della società borghese, apparve nel periodo della caduta dell'assolutismo. Le due istituzioni più caratteristiche di questa macchina statale sono: la burocrazia e l'esercito permanente... La classe operaia impara a conoscerli a proprie spese. Per questo essa afferra con tanta facilità ed assimila così bene la scienza che afferma l'ineluttabilità di questi legami, scienza che i democratici piccolo-borghesi negano per ignoranza o per leggerezza...
Questo apparato burocratico e militare si sviluppa, si perfeziona e si rafforza attraverso le numerose rivoluzioni borghesi di cui l'Europa è stata teatro dalla caduta del feudalesimo in poi...
Lenin, facendo l'esempio della Russia prima della rivoluzione d'Ottobre del 1917, descrive come, questo apparato, anche per attrarre la piccola borghesia verso la grande borghesia, realizza nuove spartizioni del "bottino" alle quali si procede, "dall'alto al basso, in tutto il paese, in tutte le amministrazioni centrali e locali". - Quanto questa spartizione, occupazione di posti non è mai cambiata! anzi, nei nostri giorni è diventata una delle caratteristiche più spudorate dell'azione dei partiti e dei suoi uomini.
"Ma - continua Lenin - più si procede a "nuove spartizioni" dell'apparato amministrativo fra i diversi partiti borghesi e piccolo-borghesi... e con maggiore evidenza appare alle classi oppresse, e al proletariato che ne è il capo, la loro ostilità irreducibile alla società borghese nel suo insieme. Di qui la necessità per tutti i partiti borghesi, anche i più democratici e "democratici rivoluzionari", di accentuare la repressione contro il proletariato rivoluzionario, di rafforzare l'apparato di coercizione, cioè questa stessa macchina statale. Questo corso degli avvenimenti obbliga perciò la rivoluzione a "concentrare tutte le sue forze di distruzione" contro il potere dello Stato; le impone il compito non di migliorare la macchina statale, ma di demolirla, di distruggerla.
Non le deduzioni logiche, ma il corso reale degli avvenimenti, l'esperienza vissuta del 1848-1851, hanno condotto a porre il problema in questi termini...
Con che cosa il proletariato la sostituirà? La Comune di Parigi ci ha fornito a questo proposito gli esempi più istruttivi.
3. Come Marx poneva la questione nel 1852
Mehring pubblicava nel 1907 nella Neue Zeit ( XXV, 2, 164 ) alcuni estratti di una lettera di Marx a Weydemeyer, del 5 marzo 1852. Questa lettera contiene fra l'altro il seguente importantissimo passo:
"Per quello che mi riguarda, a me non appartiene né il merito di aver scoperto l'esistenza delle classi nella società moderna né quello di aver scoperto la lotta tra di esse. Già molto tempo prima di me degli storici borghesi avevano esposto la evoluzione storica di questa lotta delle classi, e degli economisti borghesi avevano esposto l'anatomia economica delle classi. Quel che io ho fatto di nuovo è stato di dimostrare: l. che l'esistenza delle classi è soltanto legata a determinate fasi di sviluppo storico della produzione...; 2. che la lotta di classe necessariamente conduce alla dittatura del proletariato; 3. che questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione di tutte le classi e a una società senza classi..."...
L'elemento essenziale della dottrina di Marx è la lotta di classe. Cosí si dice e si scrive molto spesso. Ma questo non è vero e da questa affermazione errata deriva, di solito, una deformazione opportunista del marxismo, un travestimento del marxismo nel senso di renderlo accettabile alla borghesia. Perchè la dottrina della lotta di classe non è stata creata da Marx, ma dalla borghesia prima di Marx. e può, in generale, essere accettata dalla borghesia... Marxista è soltanto colui che estende il riconoscimento della lotta delle classi sino al riconoscimento della dittatura del proletariato... L'opportunismo non porta il riconoscimento della lotta di classe sino al punto precisamente essenziale, sino al periodo del passaggio dal capitalismo al comunismo, sino al periodo dell'abbattimento della borghesia e del suo annientamento completo. In realtà, questo periodo è inevitabilmente un periodo di lotta di classe di un'asprezza inaudita, un periodo in cui le forme di questa lotta diventano quanto mai acute, e quindi anche lo Stato di questo periodo deve essere uno Stato democratico in modo nuovo (per i proletari e i non possidenti in generale), e dittatoriale in modo nuovo (contro la borghesia)...".
Più chiaro di così! Marx dice: Prima di tutto che l'esistenza delle classi non eterna, che si arriverà ad una società, il comunismo, senza classi; quindi che la dittatura del proletariato è una necessità - e chi pur ammettendo la lotta di classe, non riconosce, anzi respinge indignato, il passaggio della dittatura del proletariato per arrivare ad una società senza classi, in realtà è contro la rivoluzione proletaria e vuole soltanto che la lotta del proletariato porti a "migliorare" la società borghese, non ad abbattere la borghesia; praticamente vuole un miglioramento per la piccola, anche media borghesia, mentre i proletari e le masse popolari restano sfruttati e oppressi sempre più.
E Lenin spiega perchè è necessaria la dittatura del proletariato per l'abbattimento completo della borghesia, che pure sconfitta dalla rivoluzione proletaria, non scompare da un giorno all'altro e diventa feroce per riprendere in tutti i modi, soprattutto violenti, il potere che ha perso.
Per questo Lenin dice che nel periodo del potere in mano al proletariato la lotta di classe non solo non termina o si attenua, ma diventa acuta - come tutte le esperienze storiche ci hanno mostrato, dalla stessa Russia di Lenin alla Cina di Mao Tse tung.
(continua)