giovedì 25 luglio 2024

Il piano che non si dice: spacchettare l'ex Ilva per salvare Genova, Novi ligure e affossare Taranto

GOVERNO - MARCEGAGLIA E SIDERALBA lavorano per questo - con i buoni auspici delle amministrazioni regionali e locali e  con la complicità dei sindacati di Genova/Novi - Fiom in testa

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Ex Ilva di Novi Ligure, i potenziali compratori auspicano lo “spacchettamento” da Taranto

Lo stabilimento ex Ilva di Novi Ligure

era una delle condizioni poste da Novi, anche perché in origine si pensava che prima si discutesse di piano di cassa integrazione e poi di piano industriale, ma Cgil, Cisl e Uil hanno preteso e ottenuto che i tavoli di discussione si invertissero. Sulla base delle prospettive del piano di rilancio, si parlerà poi di cassa integrazione. Sull’ex Ilva, insomma, qualcosa si muove ma è ancora poco. Aver anticipato la data dell’incontro prima della pausa di agosto lascia margini di manovra per un futuro che, nonostante il prestito ponte di 320 milioni approvato dalla Commissione europea, rimane incerto. Restano tante le incognite ma il dato positivo c’è: oltre ai gruppi industriali che hanno presentato una manifestazione di interesse (due indiani, uno ucraino e uno canadese) si sarebbero fatti avanti anche Marcegaglia (ha uno stabilimento a Pozzolo e guarda a Novi con interesse) e Sideralba (sembra interessa all’impianto di Racconigi).

Facile ipotizzare che presto gli emissari dei due gruppi vengano portati a visitare gli impianti, anche se parlare di cessione appare ancora prematuro. I tempi per il bando di vendita sarebbero lunghi e non favorisce i poli piemontesi la volontà di trattare per l’intero colosso, Taranto compresa, senza uno spacchettamento.

Sugli ultimi sviluppi, però, Moreno Vacchina (Rsu Cisl di Novi) ha le idee chiare: «Finalmente un piano di rilancio che ci aspettiamo fatto di dati e non di dichiarazioni di intenti». Posizione analoga per Federico Porrata, della Cgil: «Il tavolo è stato chiesto dalle segreterie confederali per iniziare a lavorare. Se non si hanno dati, inutile ragionare di cassa integrazione». Per Marco Ginanneschi della Uil, «è fondamentale avere un piano industriale da cui ripartire. Non si può parlare a priori di 5200 persone da cassintegrare con oneri a carico della collettività».

Soddisfazione anche dal sindaco Rocchino Muliere: «Nella riunione di una decina di giorni fa con il presidente della regione Cirio e con i sindacati, avevamo chiesto al governo di impegnarsi nello sbloccare il prestito ponte dall’Europa e di fare in fretta a convocare le rappresentanze sindacali per presentare il piano di rilancio. Due obiettivi raggiunti, sono felice che i lavoratori si siedano per parlare di prospettive e non debbano nuovamente discutere di cassa integrazione. Leggo dell’interesse di più gruppi su Acciaierie d’Italia, ben vengano ma servono certezze che solo un piano industriale deve dare».

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