.Acciaierie d'Italia - le offerte sono arrivate e sono tutte da respingere al mittente - arriva o no il tempo della lotta per lavoro salario diritti salute e sicurezza in fabbrica e territorio ?
sabato 15 febbraio 2025
venerdì 14 febbraio 2025
PeaceLink: “Il nuovo decreto depotenzia la valutazione di danno sanitario”
Il decreto prevede uno stanziamento fino a 400 milioni di euro per Acciaierie d'Italia, sottraendo risorse originariamente destinate alla bonifica ambientale del sito Ilva di Taranto. Osservazioni critiche che PeaceLink ha inviato alla commissione Industria del Senato, dove il decreto è all’esame, così come richiestole. Criticità che l’associazione si riserva di segnalare anche alla Commissione europea
Un finanziamento contro la giustizia ambientale
PeaceLink
sottolinea come il decreto sia in aperto contrasto con il principio
comunitario “chi inquina paga”, «destinando a finalità produttive –
scrive Alessandro Marescotti, presidente dell’associazione - fondi che
dovrebbero essere esclusivamente impiegati per la decontaminazione e il
risanamento ambientale. Il ricorso a queste risorse costituisce una
grave sottrazione di fondi destinati alla tutela della salute dei
cittadini, minacciati da decenni di inquinamento industriale».
Una scelta pericolosa e insostenibile
Nella
sua analisi PeaceLink evidenzia inoltre che il finanziamento ad
Acciaierie d’Italia «rischia di perpetuare l’emergenza ambientale e
sanitaria di Taranto, privando la comunità delle risorse necessarie per
una transizione economica sostenibile». Secondo Mareswcotti, infatti, le
alternative esistono e sono chiaramente delineate negli obiettivi
dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile «ma il governo continua a
ignorarle in favore di un’industria in costante crisi finanziaria».
Valutazione del danno sanitario (Vds) inefficace e depotenziata
Oltre
alla questione dei fondi, PeaceLink nella sua relazione denuncia la
scarsa efficacia delle norme introdotte dal governo sulla Valutazione
del danno snitario (Vds) per l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia)
dell’Iilva. La recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione
Europea «fa presente Marescotti - ha imposto criteri più rigorosi per la
protezione della salute pubblica, ma il decreto limita drasticamente il
ruolo dell’Istituto superiore di sanità (Iss), escludendo i lavoratori
dalla valutazione e prevedendo tempi inadeguati per l’analisi del
rischio sanitario».
Lavoratori esclusi dalla Vis
PeaceLink evidenzia che i lavoratori dell’ILVA - pur essendo a rischio elevato di ammalarsi - non sono soggetti alla Valutazione di impatto sanitario (Vis). Eppure sono i più esposti agli inquinanti prodotti dallo stabilimento e rappresentano un campione chiave per determinare gli impatti sulla salute. La Vis deve necessariamente includere anche i dati relativi ai lavoratori, attraverso analisi biologiche e monitoraggio epidemiologico. Inoltre, PeaceLink chiede che l’Iss abbia un ruolo rafforzato nella Vis, con la possibilità di reiterare le richieste di approfondimento e integrazione dei dati.
Le richieste di PeaceLink
In virtù dell’analisi prodotta, PeaceLink per il tramite del suo presidente, Marescotti chiede ai senatori componenti la commissione Industria di escludere i fondi destinati alla bonifica dall’utilizzo per finalità produttive; di rafforzare il ruolo dell’Istituto superiore di sanità) nella Valutazione del danno sanitario, includendo anche Arpa, Asl e Aress; di dare l'ultima parola all'Iss nella Valutazione di impatto sanitario e, quindi, nella concessione dell'autorizzazione a produrre; di includere i lavoratori dell’Ilva nella Valutazione dell'impatto sanitario, con un monitoraggio specifico e la creazione di una biobanca per tracciare le esposizioni agli inquinanti industriali.
Cisl e Meloni uniti dalla ideologia e politica fascio-corporativa - dal blog proletari comunisti
All'assemblea nazionale della Cisl dei quadri e dei delegati sindacali dell'11 febbraio, che ha anche deciso il passaggio dal segretario nazionale, Luigi Sbarra, alla nuova segretaria Daniela Fumarola - ben conosciuta a Taranto, in Puglia per il suo servilismo padronale e governativo in particolare nella battaglia all'ex Ilva - è stata l'occasione per la Cisl e per la Meloni per rafforzare un'unità corporativa fascista, ideologica/politica contro i lavoratori, gli scioperi, le loro. lotte. Applausi, fiori, ovazioni si sono sprecati verso il lungo intervento della Meloni. La Meloni si è sentita a "casa sua"; ha usato il palco per approfondire l'affondamento del coltello su tanti temi centrali per il governo; ma soprattutto l'intervento è stato un attacco agli scioperi, alle lotte dei lavoratori, definite: “Tossica visione conflittuale”, insieme all'affondo contro Cgil e Landini.
"Un duetto, tanti complimenti ed elogi reciproci - scrive il Fatto quotidiano - grandi distinguo rispetto agli altri sindacati, sorrisi e carezze figurate, affondi contro Maurizio Landini senza nemmeno nominarlo. Giorgia Meloni e la Cisl sono sempre più sintonici".
Sbarra non ha perso l'occasione dell'esplicito appoggio della Meloni e non solo - sul palco vi era anche ospite la ministra del Lavoro, Calderone - per attaccare a sua volta le lotte, le affermazioni (purtroppo finora solo affermazioni che non si traducono affatto in pratica di "rivolta sociale") di Landini, per bocciare scioperi, lotte dei lavoratori definendole “antagonismi”,“massimalismi”, “populismo”, “benaltrismo”.
Quindi, la Cisl è contro gli scioperi, le lotte, questo deve essere chiaro ai lavoratori. La Cisl si qualifica esplicitamente come sindacato "giallo" che vuole portare i lavoratori all'unità coi padroni e col governo; non siamo al "normale" collaborazionismo del sindacalismo confederale, ma alla formale linea di "partecipazione" degli operai, dei lavoratori tutti alle sorti del capitale, alla difesa di profitti dei padroni.
Lo ha detto esplicitamente Sbarra e nessun lavoratore ancora iscritto a questo sindacato può far finta di non capire. Sbarra ha detto: "ci sono due concezioni molto diverse, per non dire opposte, dell’azione sindacale. Da una parte quella paralizzata da un antagonismo incendiario (che vorremmo tanto che ci fosse, ma purtroppo ancora non c'è). Dall’altra l’azione del suo sindacato riformista, pragmatica e concreta, che in piena autonomia accetta e promuove il dialogo”.
La Meloni a sua volta risponde, dichiarando che la Cisl è diventata un interlocutore privilegiato del suo governo, che "noi lavoreremo ancora molto bene negli anni a venire". E ha ringraziato la Cisl per il suo accompagnamento al lavoro difficile del governo.
Una unità che è stata anche formalizzata nel recepimento da parte del governo della proposta di legge della Cisl, che il parlamento si appresta ad approvare nelle prossime settimane, sulla "partecipazione dei lavoratori al capitale", alla gestione e ai risultati delle imprese. Sbarra ha detto: "la partecipazione ce l'abbiamo nel sangue, la pratichiamo ogni giorno, nelle fabbriche, nei cantieri, negli uffici”. E lo sappiamo bene...
Risponde la Meloni: "Rifondare la dinamica impresa-lavoro vuol dire superare la tossica divisione conflittuale", aggiungendo che "Bisogna lasciarsi alle spalle i conflitti del 900 fatti di "pregiudizi, antagonismo e furore ideologico". Affermazioni che prevedono un inevitabile nuovo grave attacco al diritto di sciopero.
Ora noi fin da quando la Csil ha raccolto sulla sua proposta di legge le firme nelle fabbriche abbiamo detto chiaramente "partecipazione al lavoro" è di fatto una collaborazione dei lavoratori con i padroni per salvaguardare i profitti delle aziende, quindi non significa affatto ricaduta positiva per migliorare le condizioni di lavoro, salariale, di sicurezza dei lavoratori, ma tutto il contrario, ricchezza dei padroni è più povertà per i lavoratori; perchè sempre i profitti sono pagati dai lavoratori con aumento dello sfruttamento, dei carichi di lavoro, taglio dei posti di lavoro, precarizzazione dei contratti di lavoro, taglio dei costi per la sicurezza, con l'aumento enorme dei morti sul lavoro (solo in Puglia la scorsa settimana vi sono stati 4 morti), riduzione dei salari, ecc. Con questa proposta di legge i salari dei lavoratori sarebbero pericolosamente legati all’andamento dei conti economici del padrone: in questo modo si vuole incentivare l’autosfruttamento per gonfiare ancora le tasche dei padroni.
Una enorme bugia che qualsiasi lavoratore, lavoratrice può smentire, ma lo smentiscono anche i dati ufficiali, per esempio dell'Inps: aumento del 20% della cassa integrazione, che diventa nelle grandi fabbriche permanente; aumento de 4,3% delle domande di disoccupazione per licenziamento; contratti soprattutto per le donne sempre più precari, a termine, con salari inferiori; salario già tagliato per la mancanza di aumenti contrattuali, ridotto alla miseria anche per l'aumento delle bollette, per il carovita. Così come è un bluff la questione delle banche e assicurazioni dato che è solo un'anticipazione di imposte che lo Stato restituirà tra il 2027 e il 2029.
Tornando alla proposta di legge della Cisl, siamo di fronte a un misto di ingabbiamento dei lavoratori, per cui essendo rappresentati nei CdA delle imprese non devono aver più motivo di lottare contro la "loro" azienda; e di inganno dei lavoratori per convincerli a mettere soldi nelle aziende (partecipazione azionaria dei lavoratori, anche in sostituzione dei premi di risultato), senza peraltro che i lavoratori possano controllare o decidere niente - Su questo riportiamo quanto scrivono due economisti universitari sul Il Manifesto "...se i premi di risultato consentono di distribuire ai lavoratori incrementi di produttività... altri strumenti finanziari di partecipazione possono implicare un trasferimento ai lavoratori di risultati negativi. Con la conseguenza gravissima che in caso di crisi aziendale, i lavoratori perderanno insieme il posto di lavoro e parte del proprio patrimonio", dato in azioni". Si tratta di un vero e proprio imbroglio che porterebbe soltanto al fatto che i lavoratori dovrebbero privarsi di una parte del loro salario per far crescere gli utili delle aziende; cioè partecipare al loro sfruttamento. Questa proposta di legge punta a fare degli stessi lavoratori i sostenitori del salario dipendente dall'andamento produttivo dei padroni, che, quando devono pagare gli operai dichiarano che questo andamento va sempre male, è sempre in crisi; per fare poi degli stessi lavoratori coloro che decidano a chi dare meno e a chi dare di più.
Una proposta di legge che oggi, col governo Meloni, trova una normale accoglienza perchè in sintonia con la sua natura moderno fascista. Questa proposta ha detto la Meloni nell'assemblea “significa gettare le fondamenta di una nuova alleanza tra datori di lavoro e lavoratori, fondata sulla condivisione degli oneri e degli onori, promuovere la partecipazione dei lavoratori al destino della propria impresa, incrementare le politiche di welfare, rafforzare il peso della contrattazione legata ai territori e alla dimensione aziendale, per superare le rigidità dei contratti nazionali senza smarrire le tutele sul lavoro”.
Quindi condivisione dei soli "oneri" e cancellazione dei contratti nazionali.
Meloni ha detto chiaro qual'è lo scopo della campagna per fare più figli. Non il bene dei bambini, delle famiglie, non il bene della collettività sociale, ma si devono fare figli per "l'economia", per dare nuove braccia da sfruttare ai padroni, e, ora nella fase di partecipazione, sostegno alle guerre, per dare corpi di ricambio per le guerre.
Quindi ha parlato anche dell'Intelligenza Artificiale (Elon Musk le sta dietro alle spalle...). E su questo ha usato anche toni "terroristici". Della serie: certo la IA potrebbe sostituire nel lavoro tutti i lavoratori - cosa assolutamente falsa e impossibile: da dove i capitalisti ricaverebbero il plusvalore se sparissero gli operai? -; quindi se non si vuole correre questo rischio futuro voi operai dovete essere uniti al governo "nella grande sfida che abbiamo di fronte: lavorare per accompagnare i lavoratori in una trasformazione, un programma molto vasto di reskilling e di upskilling lungo tutto l'arco della vita e nei luoghi di lavoro". Cioè o i lavoratori accettano di vedere comunque tagliare una parte dei posti di lavoro, di essere macchine efficientissime per la produzione/il profitto del capitale o sarete "cancellati".
Ha parlato della trasformazione della scuola al servizio unicamente delle imprese (dimentichiamo cultura, sapere... con questi non si mangia...". Ma se "cultura ci deve essere sarà quella improntata ad una concezione nazionalista; "penso - alla nascita del Liceo del Made in Italy" per affermare il suprematismo della cultura, della religione occidentale, su quelle "barbare degli altri popoli".
Quello tra la Cisl e la Meloni si è trattato quindi di un vero e proprio patto corporativo/fascista, che deve essere denunciato e respinto prima di tutto nelle fabbriche e in ogni posto di lavoro.
La Cisl deve essere cacciata dai lavoratori dai posti di lavoro, dalle manifestazioni. Essa è l'infiltrazione del governo tra i lavoratori per schiacciarne la lotta di classe.
Formazione operaia - interventi di operai, lavoratrici sulla formazione su "Stato e rivoluzione" - contro il riformismo
Le puntate della Formazione operaia su "Stato e rivoluzione" sono state raccolte in questo opuscolo.
Si può richiedere a pcro.redgmail.com o
a WA 3519575628,
sarà inviato in Pdf
1) Lo studio di "Stato e rivoluzione" è utile nella fase attuale in cui se le condizioni oggettive possono essere favorevoli mentre il soggetto rivoluzionario è ancora debole e si deve irrobustire e per questo è un arma. "Stato e rivoluzione" ci fa capire che la costruzione del vero partito rivoluzionario, comunista è principale, un partito che deve lavorare ed organizzarsi per "deviare" le masse dalle sponde dei partiti borghesi da un lato e dei revisionisti dall'altro, tutti al servizio del mantenimento di questo sistema capitalistico
Lenin in "Stato e rivoluzione", riprendendo Marx ed Engels, Lenin dice cosa è lo Stato, non un organo super partes ma il prodotto degli antagonismi di classe, che sono inconciliabili. Mette in chiaro che non è possibile cercare di cambiare le cose dall'interno del sistema. Lo Stato è lo strumento che la borghesia usa per opprimere l'altra classe. Altrochè se è di parte.
Lo Stato non può fare a meno del riformismo, che, pertanto, non è una realtà “esterna” perchè con la sua azione di conciliazione fa pienamente parte della funzione di dominio dello Stato borghese.
Quindi, come bisogna vedere nella funzione dello Stato il doppio aspetto di repressore e attenuatore dei conflitti, così bisogna vedere nel riformismo e in tutte le forme dell’opportunismo la doppia funzione, quella di mistificare il ruolo dello Stato e quella di contribuire attivamente affinché esso funzioni come la borghesia vuole, secondo il suo interesse generale e la sua funzione generale come classe dominante, non necessariamente secondo l’interesse di una o l’altra delle sue frazioni.
Noi proletari dobbiamo lottare tenacemente e saper essere autonomi dal riformismo in ogni sua forma; il riformismo costituisce il principale ostacolo all’abbattimento dello Stato. Scrive Lenin. “per gli uomini politici piccolo borghesi l’ordine è precisamente la conciliazione delle classi e non l’oppressione di una classe da parte di un’altra. Attenuare il conflitto vuol dire per essi conciliare e privare le classi oppresse di strumenti e mezzi di lotta per rovesciare gli oppressori”.
Quindi, non è sufficiente che le classi oppresse abbiano determinati strumenti e mezzi di lotta per rovesciare gli oppressori, la sostanza della via della rivoluzione consiste nel rompere la conciliazione sul piano teorico, politico, organizzativo, e quindi utilizzare gli strumenti e i mezzi di lotta per combattere in ogni conflitto la conciliazione.
Le posizioni di accumulazione delle forze solo attraverso una lunga lotta legale, trascurano il carattere della guerra che lo Stato borghese conduce contro i partiti proletari, e che la lotta legale non è sufficiente per contrastare la lotta illegale condotta anche dallo Stato democratico-borghese; questo non lo è stato nel passato e non lo è ancor di più oggi. Quindi, la stessa accumulazione di forza non può non avvenire dentro il carattere di guerra tra le classi.
2) Il legame Stato - violenza rivoluzionaria è la base della teoria rivoluzionaria del proletariato. Lo Stato è derivazione della società, è solo strumento di oppressione legalizzata.
Per Marx lo Stato è l'organo di dominio di classe, della classe borghese sulla classe proletaria,
giovedì 13 febbraio 2025
mercoledì 12 febbraio 2025
Caporali e morti di freddo dalle Langhe alla Puglia
12 Febbraio 2025 da La Bottega del Barbieri
Anche nelle zone agricole più prospere del Nord le condizioni di lavoro e di vita della forza lavoro immigrata, anche regolare, è vicina alla condizione di schiavitù. Lo denuncia il Rapporto dell’Osservatorio Placido Rizzotto e lo conferma la magistratura. Leggi sull’immigrazione e prefetture non aiutano.
di Jean-René Bilongo (*)
Ci si dovrebbe chiedere perché mai i due giovani subsahariani, 25 anni l’uno e 28 l’altro, dovessero ripararsi in un rudere abbandonato, in un contesto sociale ricco come il cuneese, per poi morire asfissiati dal monossido di carbonio sprigionato dal braciere con il quale cercavano di riscaldarsi.
Senza nessuna intenzione inquisitoria, ma solo per provare a esplorare le possibili cause di una simile tragedia, occorrerebbe tenere presenti tre coordinate: al livello locale, la dimensione nazionale, il solco europeo.
Cinque mesi prima della tragedia, in piazza ad Alba c’era stata un’importante manifestazione, catalizzata dalla FLAI provinciale e regionale, per dire no al caporalato e allo sfruttamento sempre più radicati nei campi e nei vigneti delle Langhe. La cronaca rilancia un quadro locale alquanto deprimente: condizioni di schiavitù, lavoratori annichiliti, sfruttati, talvolta pestati. Alla conferenza-stampa di una recente operazione di polizia giudiziaria contro la piaga del caporalato, il procuratore di Asti sosteneva che il quadro appurato dagli inquirenti fosse solo “la punta dell’iceberg”. L’eufemismo parla da sé: il marciume è molto più esteso di quanto sembri. Del bacino stanziale di sofferenza occupazionale di 8/10 mila nell’economia primaria del Piemonte, svettano Cuneo e Asti quali province più permeate dagli abusi a danno dei lavoratori, come evidenziato dal VII Rapporto agromafie e caporalato.
Ecco, un’agricoltura prospera in cui interi segmenti finiscono per usare a proprio vantaggio le condizioni inique imposte alla manodopera. E’ risaputo che quelle terre piemontesi attraggono ogni anno migliaia di “transumanti dell’agricoltura” in cerca di occasioni di lavoro che sanno di trovare in loco, in base al ciclo biologico delle colture. Proprio come i due asfissiati di Alba.
La seconda coordinata da esplorare è quella dell’accoglienza dei migranti, la sua impalcatura, le sue regole. Verrebbe spontaneo chiedersi come mai i due non fossero inseriti in qualche schema di accoglienza. Succede semplicemente che il sistema di accoglienza sbarra l’ingresso o espunge dai propri dispositivi chi ha un reddito superiore anche di un solo centesimo all’importo di € 6mila. Un indirizzo assurdo che il ministero dell’Interno impartisce alle prefetture, con l’ingiunzione di agire di conseguenza. La cifra che ne emerge è che i migranti beneficiari di misura sociale di vitto-alloggio devono necessariamente lavorare in nero, pena l’espulsione dall’accoglienza qualora si raggiunge la sanzione stabilita.
Un’assurdità che assume i contorni di una disposizione di legge ma che, in verità, è figlia di un’interpretazione tendenziosa dell’impianto normativo sull’accoglienza, sulla scorta della Direttiva UE di riferimento, recepita nell’ordinamento domestico con il Decreto Legislativo 142 del 18-08-2015. Nelle sue pieghe, la norma contempla all’articolo 23, tra i motivi di revoca dell’accoglienza, “l’accertamento della disponibilità da parte del richiedente di mezzi economici sufficienti”. Un assunto dal quale è scaturita un’interpretazione letterale della disposizione medesima. In pratica, se il fruitore di accoglienza matura un reddito superiore anche di un solo euro all’importo dell’assegno sociale (più o meno 6.000 euro), viene allontanato ipso facto dalla struttura. La conseguenza è intuibile: per evitare la scure, si deve semplicemente lavorare in nero.
Una pratica assurda che seguono pedissequamente le prefetture in tutta Italia, scegliendo di ignorare un passaggio successivo dello stesso articolo 23 che specifica come “nell’adozione del provvedimento di revoca si tiene conto della situazione” dell’interessata/o, precludendo da ogni ipotesi di allontanamento ad esempio “le persone per le quali è stato accertato che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica, (…)”.
Nell’esperienza di tutela concreta contro simile applicazione fredda della norma, ci si è scagliati contro un provvedimento di allontanamento adottato dalla prefettura di Brindisi nei confronti di una pluralità di migranti colpevoli di aver lavorato in agricoltura, con regolare contratto, con tanto di reddito accertato. Posto di fronte all’argomentazione della FLAI, alla luce di quanto contemplato in combinato disposto dall’articolato Decreto Legislativo di recepimento della Direttiva Accoglienza, il prefetto fu costretto ad annullare, in autotutela, la misura adottata dai suoi uffici.
Al netto delle disposizioni di legge, è necessario strutturare schemi di accoglienza per i lavoratori che si spostano da un distretto agricolo all’altro, seguendo appunto il ciclo delle colture. Lo suggeriscono troppi drammi di persone carbonizzate, asfissiate o assiderate in ripari di fortuna, in ogni parte del Paese.
(*) L’autore è il presidente dell’Osservatorio Placido Rizzotto.
Link all’articolo originale: https://sbilanciamoci.info/caporali-e-morti-di-freddo-dalle-langhe-alla-puglia/
Tessitura Albini di Mottola - NO alla conciliazione
Tessitura Albini di Mottola - La via del ricorso legale di massa curato dall'Avv. Fanrizio Del Vecchio finisce nel vicolo cieco della conciliazione a 8.000 euro, spese per l’avvocato escluse (meno dell'ultima offerta che la Ditta propose a suo tempo durante la lotta per incentivare il licenziamento e chegiustamente gli operai, con in prima fila gli operai Slai cobas, rifiutarono) - un bidone che, pourtroppo, buona parte dei lavoratori ha accompagnato.
lunedì 10 febbraio 2025
Il Processo "Ambiente svenduto" si terrebbe a Potenza - Nelle settimane precedenti assemblea delle parti civili Slai cobas
L'assemblea che organizzeremo, appena sappiamo date più certe, sarà molto importante e richiederà la presenza di tutte le parti civili interessate a continuare ad esserlo anche in questo nuovo processo che ripartirà da zero, dall'udienza preliminare.
Dovremo ripresentare nuovamente tutte le istanze di parte civili - per cui i nostri avvocati di Taranto e di Torino stanno già predisponendo gli atti.
Ma, vogliamo essere chiari, ripresenteremo le parti civili che partecipano all'assemblea o che si metteranno in contatto con noi (WA 3519575628).
domenica 9 febbraio 2025
Video dai presidi itineranti - iniziativa all'interno del supermercato Lidl, iniziativa alla Feltrinelli e... 'Bella ciao'
sabato 8 febbraio 2025
Giù le mani da Gaza - Urgente mobilitarsi! Stasera presidi itineranti
Le dichiarazioni di Trump/Netanyahu mostrano il criminale piano genocida e di deportazione del popolo palestinese.
La resistenza palestinese ha definito questo piano “ridicolo… la nostra gente non lo permetterà; ciò che serve è la fine dell’occupazione e dell’aggressione del nostro popolo non l’espulsione della sua terra”.
- Cessate il fuoco permanente e fine del genocidio dello Stato nazi-sionista di Israele a Gaza e Cisgiordania;
- riconoscimento dello Stato Palestinese, per una Palestina libera “dal fiume al mare”;
- continuiamo la lotta all'interno del nostro paese per mettere fine al sostegno politico, militare ed economico ad Israele da parte del governo Meloni, servo di Trump e complice del genocidio;
- si esegua il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale per Netanyahu, per crimini di guerra e crimini contro l'umanità.
Il migliore aiuto alla resistenza palestinese, alla lotta di liberazione, è rendere sempre più forte la lotta all'interno del nostro paese imperialista.
Facciamo appello ai lavoratori, alle persone democratiche piene di umanità e solidali, antifasciste, antimperialiste, ai giovani, alle donne di Taranto a sostenere il Comitato #iostoconlapalestina e le sue iniziative
mettendosi in contatto: WA 3519575628,
sede di riferimento: via Livio Andronico, 47 Taranto
#iostoconlaPalestina – Taranto
venerdì 7 febbraio 2025
Il presidio al tribunale di Taranto contro il governo Meloni che libera criminali internazionali
Il presidio al Tribunale di ieri ha avuto il senso di portare ovunque in forma visibile la denuncia e lo scontro con il governo Meloni.
I pannelli e interventi hanno trovato interesse e partecipazione di alcuni avvocati e cittadini che hanno aderito all’iniziative con firme, e lasciando i loro indirizzi - due interventi diffusi come volantino.
Seguono gli interventi audio di due compagne. Mentre quelli di proletari comunisti e dell'avvocata Antonietta Ricci li troverete su ORE 12 - speciale approfondimento - disponibile da domenica su podcast.
info Slai cobas sc Taranto
giovedì 6 febbraio 2025
Operai Contro su ex Ilva: Quando la demagogia populista serve solo a piangere addosso
Riportiamo dei pezzi da un testo di Operai Contro (volantino diffuso agli operai? O semplicemente postato nei propri strumenti internet?), perchè è un esempio di come si possa deformare la realtà degli operai per sostenere la tesi di fondo di questa organizzazione, per cui gli operai così come sono vanno bene, per cui la spontaneità è tutto, indipendentemente da un'analisi della situazione concreta effettiva e dal fatto che gli operai sono parte in causa della loro grave situazione, non sono neanche loro "innocenti", e che, quindi, perchè assumano una posizione di classe, di lotta, occorre una direzione di classe, che non sta lì a lisciarli, ad esaltare la loro "spontaneità", ma ad assumersi la responsabilità di portare coscienza della realtà e di indicare la strada.
Gli operai dell'ex Ilva, in particolare "l'operaio tarantino" come scrive OC (che brutta formulazione, da bassa sociologia...) è vero che sono rassegnati, o meglio sfiduciati, che temono "i tagli occupazionali", ma non è vero, purtroppo, che sono arrabbiati, disperati, ecc.; ne tantomeno che conoscono "perfettamente l'alienazione estrema del lavoro salariato". Gli operai, anche dell'ex Ilva - soprattutto dell'ex Ilva dato che sono tuttora tantissimi e la fabbrica è tuttora quella con il maggior numero di operai a livello nazionale ed europeo - quando non lottano (ed ora è un pò che non lottano seriamente) si lamentano, ma quando, senza la lotta, non si sentono, non si possono sentire, forza collettiva ma individuale, pensano e dicono spesso sciocchezze, pensano di sapere perchè si informano in internet soprattutto, ma in realtà non sanno; sono all'interno di una vicenda internazionale della guerra capitalista/imperialista dell'acciaio ma parlano come "gattini ciechi". Ma questo è inevitabile!
Senza una direzione comunista anche nella lotta sindacale; senza, come dice Lenin, portare dall'esterno dei rapporti di produzione, della vita in fabbrica e fuori dalla fabbrica, la coscienza di quello che avviene e del perchè avviene, gli operai diventano impotenti, lamentosi.
Ma OC non si assume affatto questa responsabilità, usa la demagogia populista, che guarda ma non può contribuire a smuovere una realtà di operai che oggi come oggi non va bene.
MC
EX ILVA, FINIRÀ COME NEL 2018?
Operai Contro - 28 Gennaio 2025
"...Paura. Ansia. Preoccupazione. Paura e rabbia. Paura che a essa subentri la disperazione. Rabbia per essere costretti ogni giorno a vivere nella paura. Perché alla paura di perdere il lavoro in fabbrica, unica fonte di reddito per sfamare una famiglia, e di piombare, da un momento all’altro, nella miseria più nera, non ci si abitua, anche dopo anni. Sono i drammatici sentimenti che animano i giorni e le
notti di tanti operai... dell’ex Ilva, a Taranto, Cornigliano e altrove. Con la privatizzazione di Acciaierie d’Italia alle porte cresce il timore di nuovi tagli occupazionali: tutti sanno che chi è rimasto fuori nel 2018, con l’ingresso di ArcelorMittal, al di là delle reiterate promesse, non è mai rientrato. Questa è la condizione attuale, in particolare, dell’operaio tarantino esemplare al massimo livello della condizione di ogni altro operaio di qualsiasi altra fabbrica: odiare il proprio lavoro, del quale farebbe volentieri a meno, e nello stesso tempo temere di perderlo. Ogni operaio costretto a entrare nell’immenso antro nero dello stabilimento siderurgico tarantino apprende e conosce perfettamente l’alienazione estrema del lavoro salariato, sa bene che non svolge alcuna libera energia fisica e spirituale e che ogni giorno mortifica e rovina il suo corpo e il suo spirito. Ogni operaio ripete a se stesso che sa come entra in fabbrica, ma non sa se, alla fine del turno, uscirà vivo o morto, sano o ammalato, integro o ferito, o a pezzi. E l’alienazione e il rischio che nascono dalla condizione di schiavitù sotto il dominio del capitale diventano tanto più disperati quanto più l’operaio si costringe ad accettarli, rassegnato...A questo si riduce la moderna “civiltà” tecnologicamente avanzata, che sotto la maschera dell’efficienza e dell’opulenza nasconde l’insopportabilità della schiavitù operaia. Chi sorregge la vita gaudente e ignobile di tanti che si spartiscono immani fette di profitto sono le spalle curve di migliaia e milioni di operai...
...i sindacati sperano che “combinando incentivi e pensioni si possa ridurre un po’ la platea degli addetti ex Ilva e quindi avere una gestione meno traumatica dei mesi futuri... per non trovarsi a gestire la rabbia di centinaia o migliaia di operai subito licenziati... iniziano a invocare tavoli di confronto... per tenere buoni gli operai. I quali, però, già nelle assemblee di fabbrica sul rinnovo del contratto di lavoro dei metalmeccanici, dopo la rottura delle trattative, hanno espresso paura e sfiducia per un futuro senza certezze....
L.R.
Oggi presidio davanti al Tribunale di Taranto via Marche
- SI all’inchiesta nei confronti di Meloni, Nordio, Piantedosi
per la scarcerazione del criminale/torturatore Almasri
- Le sentenze della Corte Penale Internazionale vanno rispettate
- NO alla riforma Nordio
- Appoggio alle sentenze dei magistrati sull’illegale deportazione dei migranti in Albania
Conferenza stampa - raccolta firme
mercoledì 5 febbraio 2025
Ora più che mai con la Resistenza palestinese - Sabato 8 febbraio a Taranto
Le dichiarazioni di Trump/Netanyahu mostrano il criminale piano genocida/deportazione del popolo palestinese.
La Resistenza palestinese ha definito questo piano "ridicolo, la nostra gente non lo permetterà. Ciò che serve è la fine dell’occupazione e dell’aggressione del nostro popolo non l’espulsione della sua terra".
Ora più che mai denunciamo e informiamo la "nostra gente".
Costruiamo una grande mobilitazione locale a Taranto e nazionale sabato 8 febbraio sit/in itinerante ore 17 p.zza Ramellini - ore 18 via Di Palma di fronte Ovs - ore 19 p.zza Immacolata - conclusione in città vecchia.
#iostoconlapalestina Taranto
martedì 4 febbraio 2025
Al Consiglio comunale sugli asili si è sentita la voce determinata delle lavoratrici Slai cobas: la lotta ha permesso un passo indietro nella privatizzazione e sempre la lotta ci porterà a nuovi risultati
Il sindaco di Taranto, Melucci, aveva cercato di privatizzare tutti gli asili comunali di Taranto, affermando "categoricamente" che non avrebbe fatto alcun passo indietro in questa inaccettabile decisione. La mobilitazione delle educatrici degli asili, dei genitori dei bambini e delle lavoratrici delle pulizie/ausiliariato - da tanto tempo in lotta contro le vergognose condizioni di lavoro e salariali - ha invece imposto il passo indietro: nessuno asilo verrà privatizzato. Certo il sindaco ci ritenterà cercando di privatizzare 2 asili ancora da aprire - ma anche questo se lo dovrà rimangiare.
Ma la lotta delle lavoratrici dell'ausiliariato continua e ancora più di prima, perchè solo la lotta fa ottenere risultati - pur in questa fase in cui dalle Istituzioni locali al governo Meloni vogliono attaccare i diritti dei lavoratori e salvaguardare solo gli interessi, i profitti dei padroni.
Su questo ieri vi è stata la voce determinata, chiara, di forte denuncia anche di pratiche totalmente illegali, da parte delle lavoratrici Slai cobas nel consiglio comunale monotematico sugli asili. Riportiamo di seguito l'intervento della RSA dello Slai cobas e la sua intervista ad una Tv regionale.
Ma vogliamo sottolineare una cosa: rompendo l'andazzo per cui in queste occasioni parla solo il dirigente dell'organizzazione sindacale, ieri invece per lo Slai cobas ha parlato la lavoratrice, perchè sono loro che prendono nelle mani la lotta, non solo in termini pratici ma politici.
Urso: “Daremo un futuro all’ex Ilva”... Dal presente di cassintegrazione permanente, precarietà al futuro di esuberi, sfruttamento, continuità di mancanza di sicurezza e inquinamento
Lo Stato del capitale si tira fuori per una nuova svendita. Dopo Riva, Mittal, sotto a chi tocca!
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Ex-ilva: respingere tutte le offerte delle multinazionali
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Il ministro Urso continua a mostrarsi fiducioso sulla procedura di venditapubblicato il 03 Febbraio 2025, 19:33su corriere di taranto
“Le cordate hanno fatto delle proposte serie, essendo una procedura competitiva abbiamo chiesto, in questo caso come anche in altre procedure giunte recentemente a pieno successo, per esempio il caso di Piaggio Aerospace, che coloro che abbiano manifestato l’interesse e poi abbiano presentato un piano finanziario industriale possano rilanciare, essendo una competizione e ora siamo nella fase del rilancio che si concluderà tra qualche giorno e sono convinto che ci sarà una conclusione positiva così come è accaduto in tutte le procedure che in questi due anni abbiamo affrontato” ha affermato Urso. “E in questo caso, ove avvenisse, ed è l’augurio di tutti, ci ritroveremo ad aver compiuto il percorso nell’arco di un anno. Perché l’amministrazione straordinaria è stata eseguita alla fine del febbraio dello scorso anno. Non è ancora passato un anno. E nel contempo, in questo anno, è stata indetta una gara internazionale per l’assegnazione e siamo in procinto dell’assegnazione” ha sottolineato il ministro.
“Lo Stato non resterà nell’azionariato dell’ex Ilva” ha poi nuovamente confermato il ministro spiegando di ritenere che l’esperienza degli anni scorsi, con Invitalia azionista di Acciaierie d’Italia, la società che gestiva l’ex Ilva e poi messa in amministrazione straordinaria non è stata un esempio positivo di partecipazione pubblica in una società. “Io ho l’impressione che in questi anni la presenza dello Stato non abbia contribuito per l’ex Ilva. Quindi di per sé la presenza dello Stato non sempre è una soluzione al problema” ha detto Urso. “Noi abbiamo una visione pragmatica e non ideologica: la presenza dello Stato sarà esaminata, ma non mi sembra che il bilancio di questi anni in cui Invitalia aveva una parte importante e significativa in Acciaieria d’Italia possa essere giudicata positiva”.
“In questo anno – ha ricordato Urso – è stata ripristinata la piena produttività dell’altoforno 4 che era ormai in procinto di essere sospesa. E’ stato riattivato un altro altoforno e si stanno realizzando le iniziative perché anche il terzo altoforno tra pochi mesi sia in piena funzione”. Inoltre, ha continuato il ministro, “abbiamo dato ristoro alle imprese dell’indotto con una procedura nuova, innovativa ed efficace, le stesse imprese che ancora devono ricevere i crediti di dieci anni fa. Abbiamo realizzato un accordo con i sindacati per la gestione della cassa integrazione. Si è proceduto al ristoro, come giusto che fosse, dei cittadini di Tamburi e nel contempo si è dato vita al Tecnopolo di Taranto che dovrà gestire e realizzare la sua attività per quanto riguarda la transizione ambientale. Tutto questo, lo ricordo, in meno di un anno per fare del polo di Taranto l’impianto siderurgico più avanzato d’Europa” ha concluso Urso.
NO alla svendita!
Dal giornale quotidiano di Controinformazione rossoperaia ORE 12 - In diffusione alle portinerie Acciaieria ed appalto
lunedì 3 febbraio 2025
Verso l'8 marzo - Nostro intervento all'assemblea nazionale di Nudm - prepariamo un grande 8 marzo anche a Taranto
Il 1° febbraio si è tenuta on line un'assemblea nazionale di Nudm in funzione dell'8 marzo, la partecipazione è stata di oltre cento compagne.
L'assemblea è stata convocata con un testo - che riportiamo in coda - su cui siamo concorde nella denuncia dei vari aspetti del governo fascista Meloni, mentre su altri punti e posizioni abbiamo alcune divergenze. Ma questo è parte del dibattito, della critica franca, della chiarezza sulle parole d'ordine.
Siamo unite nel fare ancora più forte l'8 marzo di quest'anno e lo sciopero delle donne, sia in quantità che in qualità di classe e rivoluzionaria.
STIAMO ORGANIZZANDO UNA RIUNIONE A TARANTO, IN PRESENZA MA ANCHE TELEMATICA PER ORGANIZZARE, SUI POSTI DI LAVORO, NELLA NOSTRA CITTA' LA NOSTRA MOBILITAZIONE PER L'8 MARZO. Nei prossimi giorni daremo comunicazione.
Nell'assemblea è intervenuta anche la compagna del Mfpr di Taranto, Fiorella, di cui riportiamo l'intervento sia a voce che scritto.