sabato 21 giugno 2025

Formazione marxista a Taranto il 30 giugno 4° lezione

30 giugno prof Di Marco alla biblioteca comunale Taranto ore 16 - 4° lezione sul libro 1‘ del capitale di Marx "formazione marxista per operai/studenti/ militanti".    

Il feticcio della merce, il denaro e la moneta.    

 

info 3519575628

venerdì 20 giugno 2025

Iran/Palestina/Guerra - 27 giugno giornata di lotta

Taranto 27 giugno - giornata cittadina di lotta fabbriche/posti di lavoro/quartieri/ istituzione/prefettura/comune/ammiragliato/università/stampa. 

Contro l’aggressione guerrafondaia sionista/imperialista Usa/Israele all’Iran e genocida verso il popolo palestinese contro il governo Meloni proTrump/Netanyahu complice / contro economia di guerra/carovita e sfruttamento - 

ore 19.30 assemblea popolare aperta piazza della vittoria. 

 info adesioni #iostoconlapalestina e slaicobasta@gmail.com

Il mito della bomba iraniana e il pericolo delle bugie israeliane - Un contributo inviatoci dal Alessandro Marescotti

 

Secondo le valutazioni dell’intelligence americana — condivise da esperti indipendenti — l’Iran dopo il 2003 non ha mai preso la decisione definitiva di costruire un’arma nucleare. L’attacco israeliano non ha distrutto le strutture nucleari sotterranee più protette ma punta a un cambio di regime.

di Alessandro Marescotti

Israele ha condotto e sta ancora conducendo attacchi contro obiettivi legati al programma nucleare iraniano. Lo ha giustificato come una misura preventiva contro una presunta minaccia atomica imminente. Ma è davvero così? I fatti e le analisi indipendenti raccontano un’altra storia, molto diversa da quella promossa da Tel Aviv.

Secondo le valutazioni dell’intelligence americana — condivise da altre agenzie internazionali — l’Iran dopo il 2003 non ha mai preso la decisione definitiva di costruire un’arma nucleare. Il suo programma, sebbene avanzato in alcune componenti, è stato usato più come strumento di pressione diplomatica che come progetto bellico. Le bugie israeliane su un Iran pronto alla guerra atomica servono quindi a giustificare un'aggressione illegale e destabilizzante.

Sul microblog Programma nucleare Iran, si trovano raccolti i principali dati che smentiscono con forza la narrativa guerrafondaia. Informazioni che meriterebbero maggiore attenzione da parte dei media mainstream.

L’Iran non ha la bomba

L’Iran ha accumulato uranio arricchito fino al 60% — un livello alto, ma non sufficiente per costruire un’arma. Solo passando al 90% si entra nella soglia militare. Anche allora, non sarebbe “pronto” all’uso: la costruzione di una testata nucleare richiede mesi o anni, con processi tecnologici estremamente complessi. Metallurgia, miniaturizzazione, sistemi di detonazione: tutte competenze che vanno ben oltre il semplice arricchimento.

Nel 2003, secondo la CIA e l’AIEA, l’Iran interruppe un embrionale progetto militare. Da allora, non vi sono prove che abbia deciso di riprenderlo. Le agenzie USA nel 2024 hanno ribadito che Teheran non ha fatto il passo decisivo verso la bomba.

Una giustificazione per l’aggressione

Eppure Israele ha attaccato. Ha colpito siti civili e componenti del sistema di comando iraniano, causando anche morti fra gli scienziati. Non per impedire un’azione imminente, ma per “mandare un segnale”. Un attacco preventivo che non ha distrutto le strutture sotterranee più protette, come ha spiegato il canale YouTube Parabellum, esperto in analisi militare. Le centrifughe moderne, installate in bunker profondi come quello di Fordow, sono ancora intatte.

I laboratori sotterranei sono a 50 metri di profondità e le bombe israeliane ad oggi non sono arrivate fin lì. 

L'attacco punta a un cambio di regime e sfrutta il programma nucleare come pretesto.

Questo tipo di attacco mina anche la possibilità di un ritorno al negoziato. Secondo Riccardo Alcaro (Istituto Affari Internazionali), l’aggressione israeliana chiude le porte al dialogo e potrebbe spingere l’Iran a rilanciare il programma nucleare, stavolta in funzione di deterrenza.

Un precedente pericoloso

Ma c'è un punto ancora più inquietante. Se Israele può colpire preventivamente un Paese che non ha armi nucleari, ma solo una capacità potenziale, allora chiunque potrebbe sentirsi autorizzato a fare lo stesso. Chi deciderà che la semplice “minaccia” basta a legittimare un bombardamento?

Questo approccio mina il diritto internazionale. Crea una logica perversa, in cui l’aggressione preventiva si trasforma da crimine a prassi accettabile. E in cui le bugie diventano strumenti di legittimazione per l'attacco preventivo...

Il microblog #programmanucleareIran (https://sociale.network/tags/programmanucleareIran) sta raccogliendo le fonti, i dati e le dichiarazioni degli esperti che aiutano a vedere chiaro in questa vicenda... 

Chi oggi denuncia l’illegalità di questo attacco, non lo fa per simpatia verso il regime iraniano, ma per difendere un principio fondamentale: che la pace non si costruisce con le bugie e con i bombardamenti. E che, se il diritto internazionale viene calpestato oggi, nessuno sarà al sicuro domani.

giovedì 19 giugno 2025

Acciaierie Accordo di Programma: Ma il governo mena il can per l'aia...

Da Notizie stampa

EX ILVA-TARANTO/ Accordo di Programma: produzione a 6 mln di tonnellate, nave di rigassificazione, impianto di desalinizzazione galleggiante, decarbonizzazione dal 2026 al 2039, stop ai wind days

Quattro scenari produttivi sino al 2039 e una produzione che si mantiene costante su un livello di 6 milioni di tonnellate prima con gli attuali altiforni e poi con i nuovi forni elettrici. È quanto previsto nella bozza dell’accordo di programma tra governo e istituzioni per la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto, che AGI ha visionato.
   Il primo scenario, definito scenario 0, prevede nel periodo dal 2025 al 2026 “la produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno con ciclo integrale (3 altiforni, 4 batterie di forni a coke, 2 linee di agglomerazione, 2 acciaierie ad ossigeno)”.
   Nello scenario 1, “nel periodo dal 2026 al 2030, si procederà all’introduzione di un nuovo forno elettrico e contestualmente alla graduale progressiva fermata di un altoforno, mantenendo invariata la produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, di cui 4 milioni di tonnellate con ciclo integrale (con 2 altiforni, 4 batterie di forni a coke, 2 linee di agglomerazione, 1 acciaieria ad ossigeno) e 2 milioni di tonnellate con un primo impianto EAF, alimentato da preridotto prodotto tramite un primo impianto di DRI, dotato di sistema di cattura e stoccaggio della CO2 (n. 1 Dri, n. 1 forno elettrico)”. Dri è la sigla del preridotto.
   Segue, si legge nella bozza dell’accordo, il periodo dal 2030 al 2034, quando “si procederà all’introduzione di un secondo forno elettrico e contestualmente alla progressiva fermata di un secondo altoforno, mantenendo invariata la produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, di cui 2 milioni di tonnellate con ciclo integrale (con 1 altoforno, 3 batterie di forni a coke, 1 linea di agglomerazione, 1 acciaieria ad ossigeno) e 2 milioni di tonnellate tramite 2 impianti Eaf, alimentati da preridotto prodotto con 2 impianti Dri dotati di sistema di cattura e stoccaggio della CO2 (2 Dri, e 2 forni elettrici)”.
   Il terzo scenario va dal 2034 al 2039, quando “verrà gradualmente fermato l’ultimo altoforno e introdotto il terzo forno elettrico, mantenendo invariata la produzione di 6 milioni di tonnellate di acciaio all’anno, che alla fine del processo verrà prodotto con un ciclo composto da 3 impianti Eaf alimentati da preridotto prodotto tramite 3 impianti DRI dotati di sistema di cattura e stoccaggio della CO2 (3 DRI e 3 forni elettrici)”.
   “Le attuali aree occupate dagli impianti di agglomerazione e dall’acciaieria sono idonee ad ospitare i nuovi impianti, assicurando allo stesso tempo la continuità operativa degli altiforni fino alla loro graduale dismissione”, si legge nella bozza di accordo. 
Il processo di decarbonizzazione degli impianti di Taranto per realizzarsi richiederà necessariamente ingenti quantitativi di gas naturale sia per la produzione dell’energia elettrica necessaria a soddisfare l’aumentato fabbisogno, sia per la produzione di Dri”. Si tratta del preridotto che alimenterà i forni elettrici. E quindi “con l’avanzamento delle fasi di trasformazione del ciclo di produzione, crescerà il fabbisogno energia elettrica e, contestualmente ci sarà una progressiva diminuzione della disponibilità di gas siderurgici”. È scritto nella bozza dell’accordo di programma per la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto.
   “La realizzazione del processo di decarbonizzazione degli impianti di Taranto - si legge nella bozza - richiederà un aumentato utilizzo di gas naturale nei forni elettrici per assicurare la disponibilità di energia utile a mantenere in funzione l’acciaieria con produzione annua di acciaio costante e livelli occupazionali invariati”.
   Nella bozza di accordo si parla quindi “dell’installazione nel porto di Taranto di una unità galleggiante di stoccaggio e rigassificazione (Fsru) al fine di fornire il necessario approvvigionamento di gas metano sia ai nuovi impianti per la produzione del preridotto (Dri) sia alla centrale termoelettrica AdI Energia”.
Nel documento precisa inoltre che “lo standard ambientale e di sicurezza del terminale di rigassificazione Fsru dovrà essere allineato a quanto già autorizzato nelle Aia per Fsru di Piombino e Ravenna, tenendo conto anche dei miglioramenti previsti”.
   Ancora, “per migliorare la sicurezza della disponibilità di gas naturale, una Fsru verrà posizionata in un punto collegato alle infrastrutture necessarie per approvvigionare gli impianti di Taranto. La Fsru, della portata lorda di 70mila tonnellate e 275 metri di lunghezza, avrà la capacità annua di rigassificazione di circa 1 miliardo di metri cubi, opererà dal molo polisettoriale del porto di Taranto e sarà collegata agli impianti siderurgici attraverso un nuovo gasdotto lungo circa 9 km, con quattro punti di connessione”.
   Infine, nella bozza si legge che “la misura di compensazione territoriale aggiuntiva del 3% sul valore del gas trasportato dagli impianti e alle infrastrutture del gas nel territorio pugliese, stabilita con legge della Regione Puglia 10 novembre 2023, n. 27, non si applica al gas fornito dalla nave rigassificatrice che sarà allocata presso il porto di Taranto” in quanto, si specifica, “i relativi volumi di gas sono funzionali al processo di decarbonizzazione degli stabilimenti ex Ilva, e dunque a un obiettivo ambientale che non richiede compensazioni e che anzi andrebbe incentivato”.
La proposta di parere istruttorio conclusivo di rinnovo dell’Autorizzazione integrata ambientale dell’ex Ilva di Taranto “contiene già una ulteriore riduzione dei valori limite, nonché una riduzione dei flussi di massa annuali in linea con la Valutazione di impatto sanitario”. E quindi “le prescrizioni relative alle giornate di Wind day sono superate, fermo restando l’obbligo per il gestore di garantire l’attenta e scrupolosa attuazione delle procedure gestionali volte al contenimento delle emissioni diffuse in atmosfera”. Lo si legge nella bozza di accordo di programma per la decarbonizzazione dell’ex Ilva di Taranto, che AGI ha potuto visionare.
   Inoltre, si legge nella bozza, al fine “di prevenire il rischio di spolveramento e il coinvolgimento dello specchio acqueo e i livelli produttivi attuali dello stabilimento e tenuto conto che ad oggi non sono state segnalate specifiche criticità ambientali da parte dell’Autorità controllo, la sospensione dell’attività di carico e scarico è confermata, come misura cautelativa, in caso di venti a 20 metri secondo in conformità a quanto già indicato nelle precedenti autorizzazioni”. La bozza di accordo di programma sulla decarbonizzazione della fabbrica prevede inoltre un impianto di desalinizzazione per le necessità dell’Ilva di Taranto
. “L’utilizzo di acqua è fondamentale per il funzionamento dell’acciaieria", si legge nella bozza. "Gli impianti attualmente utilizzano l’acqua proveniente dai due fiumi Tara e Sinni. Per evitare che l’aumento degli eventi di siccità o la scarsezza di approvvigionamento idrico legato alla qualità dell’acqua attualmente disponibile possa compromettere la continuità dell’approvvigionamento idrico, impattando negativamente sulla produzione di acciaio, verrà istallata nel porto di Taranto una piattaforma galleggiante attrezzata con impianti per la desalinizzazione dell’acqua di mare”.
   “L’infrastruttura", afferma il documento, "richiederà l’istallazione di una condotta idrica della lunghezza di circa 9 km con il rispettivo allacciamento alla rete per la fornitura di energia al sistema di desalinizzazione. Si è optato per una soluzione galleggiante in sostituzione di un impianto a terra per mancanza di spazio e perché la soluzione galleggiante permette flessibilità di spostamento in caso di necessità.
   "L’impianto di desalinizzazione", viene precisato, "servirà alla produzione di acque industriali e avrà la capacità produttiva di 110 mila metri cubi al giorno. L’impianto avrà la finalità di ridurre i costi di fornitura di acqua attualmente sostenuti, inclusivi del potenziale costo aggiuntivo per l’utilizzo dell’acqua del Sinni (+0,4 euro per metro cubo) dovuto alla tassa ambientale. L’impianto avrà inoltre ricadute positive dirette ed indirette sulla comunità cittadina, sulla filiera produttiva collegata all’acciaieria e quindi sull’economia del territorio e sull’occupazione”.

Carabinieri/Grottaglie - Mentre il giudice di Taranto li indaga per omicidio colposo - Piantedosi li premia con la medaglia d'oro

Mentre i due carabinieri sono ufficialmente indagati per omicidio colposo ed eccesso colposo nell’utilizzo delle armi per essere stati protagonisti del violento inseguimento che giovedì 12 giugno ha portato alla cattura e all'uccisione di uno, Michele Mastropietro, dei due malviventi fuggiti dopo aver ucciso il brigadiere capo dei Carabinieri, Carlo Legrottaglie. E a quanto pare Mastropietro è stato ucciso quando era già ammanettato,

ieri al Viminale, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, affiancato dal capo della Polizia Vittorio Pisani, ha accolto i due agenti della questura di Taranto, e propone il conferimento della medaglia al valor civile. 

"Ho sentito il dovere – ha dichiarato Piantedosi – di ringraziarli per la loro determinazione, professionalità e coraggio, dimostrati in una circostanza ad altissimo rischio, in cui non hanno esitato a mettere a repentaglio la propria vita per compiere il proprio dovere".
Nel corso del colloquio, il ministro ha sottolineato come l’operato dei due agenti abbia incarnato pienamente i valori fondanti delle Forze di polizia italiane: spirito di servizio, senso civico e vicinanza alla collettività. "L’intervento di Ivan e Giuseppe – ha aggiunto – resterà nella memoria collettiva non solo come un atto di coraggio, ma come esempio luminoso per tutti gli operatori delle Forze dell’ordine che ogni giorno presidiano il territorio per garantire la sicurezza dei cittadini". Il ministro ha anche annunciato la volontà di proporre per entrambi gli agenti il conferimento della medaglia al valor civile, affinché il loro gesto diventi un simbolo e un modello per chi opera quotidianamente al servizio dello Stato. (da Taranto Buona sera).

Un fatto e dichiarazioni di Piantedosi vergognose e gravissime.

Vengono premiati chi è giustamente sotto inchiesta per omicidio colposo;

vengono indicati addirittura a simbolo modello da seguire, dando indicazione di fatto a tutti gli agenti di  uccidere sempre in casi simili; e questo viene chiamato "valor civile"!

Viene fatta una pesante pressione verso i magistrati di Taranto. 

E mentre il decreto sicurezza, sempre in Puglia/Bari, viene usato per mettere agli arresti un solidale per la Palestina "reo di aver lanciato un fumogeno" nella manifestazione del 14; verso questi carabinieri che hanno ucciso un giovane il decreto sicurezza viene subito applicato per pagare le loro spese legali.

In questa vicenda, continua, quindi, ancora e di più, l'intervento strumentale, da avvoltoi degli esponenti dello Stato e del governo ai massimi livelli, come è stato ai funerali del brigadiere Carlo Legrottaglie con la Presenza anche di Mattarella. 

Mattarella, Piantedosi, ministri del governo che non hanno speso neanche parole per la morte Aymane, marocchino, si è butato subito nel mare per salvare una coppia trascinata al largo dalla corrente. E lui è morto!

Per Aymane non ci sono funerali di Stato, non ci sono medaglie...

Chi muore in un servizio che gli toccava (ma tanti operai nel loro servizio, sempre più a rischio, muoiono...); chi uccide; invece sono chiamati "eroi"... 

ARRESTATO A BARI PER SOLIDARIETÀ ALLA PALESTINA - Comincia la applicazione del decreto sicurezza - Libertà per il compagno arrestato

Da Repubblica - È finito agli arresti domiciliari, in virtù della prima applicazione in Puglia del Decreto sicurezza, un 22enne di Locorotondo, che sabato 14 giugno ha partecipato ad un corteo pro-Palestina a Bari. Il ragazzo è stato arrestato dalla polizia e oggi si è tenuta l’udienza di convalida davanti alla giudice Luna Calzolaro, che ha convalidato l’arresto ma non ha poi disposto alcuna misura. Deve rispondere delle accuse di lesioni aggravate e resistenza a pubblico ufficiale. Il 22enne davanti alla giudice si è difeso, spiegando di aver partecipato a una manifestazione pacifica. Il ragazzo è stato messo agli arresti domiciliari dopo la manifestazione pacifica del 14 giugno, durante la quale sarebbe stato lanciato un fumogeno. Ma le novità introdotte dal Decreto sicurezza, che ha modificato – tra gli altri – l’articolo 583 del Codice penale, ha aggravato il reato di lesioni personali introducendo la fattispecie del commettere il fatto nei confronti di un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza durante l'esercizio delle loro funzioni.

Comunicato dell'area dei  compagni e compagne partecipanti alla manifestazione 


ARRESTATO PER SOLIDARIETÀ ALLA PALESTINA. LA LOTTA NON SI FERMA, 21 GIUGNO IN PIAZZA VITTORIO A ROMA!


Ancora una volta la repressione colpisce chi lotta contro Israele e in sostegno alla Palestina e alla sua resistenza,

Venerdì 27 giugno giornata di mobilitazione cittadina: fabbriche, posti di lavoro, quartieri, Istituzioni - in serata ore 19,30 assemblea popolare in piazza della Vittoria con filmati

  

lunedì 16 giugno 2025

Taranto - Ieri un presidio Palestina al Lungomare con parole d'ordini simil PD/opposizione parlamentare - Mantenere alta e ferma aTaranto una solidarietà chiara, in primis con la Resistenza palestinese

Il comunicato sul presidio - che riportiamo sotto - spiega bene il nostro giudizio negativo.

Nel loro comunicato si parla genericamente di "chiedere giustizia, pace, fine delle violenze" - primo, a chi si chiede? Ma soprattutto di quale "giustizia" e "pace" si parla? Non ci può essere giustizia e pace senza l'avanzata, il sostegno della resistenza armata del popolo palestinese con le sue organizzazioni - la "pace" la vogliono anche Trump, Meloni ma fatta di altre migliaia e migliaia di morti, di deportazioni, di appoggio all'estensione della guerra di Netanyahu, oggi contro l'Iran.

Di quali "violenze" si parla? Si fanno discorsi troppo ambigui, da pacifisti, da ben pensanti.  

Così nessuna denuncia dell'imperialismo, del nostro governo complice Meloni - neanche nella locandina di convocazione. 

Tutt'altra cosa delle tantissime mobilitazioni fatte a Taranto da dopo il 7 ottobre ad oggi, fatte di cortei, presidi itineranti, assemblee in piazza, iniziative alle fabbriche e nelle lotte dei lavoratori/lavoratrici, blitz per denunciare chi fa i profitti sui legami economici con Israele, la militarizzazione a Taranto al servizio della guerra; fatte di azioni di attacco ai ritratti del nazisionista Netanyahu, dell'imperialismo Usa/Trump, della Meloni, ecc. ecc. Una mobilitazione fatta da #iostoconlapalestina, rivolta a tutte le forze, i movimenti in città, alla gente, che via via si è allargata, si è schierata, ha partecipato in tanti modi. Una mobilitazione con contenuti, parole d'ordine nette e chiare, che serve a sgomberare confusioni, a stare dalla parte giusta della storia.

Invece, i simil pacifisti cominciano a cercare di dividere il fronte per annacquare.

#iostoconlapalestina tornerà in pazza VENERDI' 27 GIUGNO, IN UNA GIORNATA DI MOBILITAZIONE 

IL COMUNICATO DEL PRESIDIO AL LUNGOMARE

"Oggi siamo qui, insieme a tante persone, per manifestare solidarietà al popolo palestinese, per chiedere giustizia, pace e fine delle violenze.

È un dovere umano non restare indifferenti di fronte alla sofferenza, alla distruzione, alla perdita di vite innocenti.

Ogni voce conta, ogni presenza è un segno di speranza.

🇵🇸 Libertà per Gaza. Pace per la Palestina"

Grottaglie - Le cose non stanno come vanno dicendo Carabinieri/polizia e mass media - l'inchiesta sui due carabinieri è giusta e necessaria

A quanto pare Michele Mastropietro è stato ucciso quando era già ammanettato e quindi in realtà può essere un omicidio, su cui è necessario accertare i fatti con l'inchiesta appunto.

Nello stesso tempo il famigerato Decreto sicurezza entra già in atto: la difesa legale dei due carabinieri verrà pagata dallo Stato

  Da Corriere di Taranto

Sono ufficialmente indagati per omicidio colposo ed eccesso colposo nell’utilizzo legittimo delle armi i due poliziotti, entrambi cinquantenni della sezione investigativa del commissariato di Grottaglie, protagonisti del violento inseguimento che giovedì 12 giugno ha portato alla cattura dei due malviventi fuggiti dopo aver ucciso il brigadiere capo dei Carabinieri, Carlo Legrottaglie.

Uno dei due, Michele Mastropietro, è rimasto ucciso nel conflitto a fuoco conclusivo. L’altro, Camillo Giannattasio, è stato invece arrestato e si trova ristretto nel carcere di Taranto.
L’inchiesta è coordinata dal pm Francesco Ciardo, che ha firmato gli avvisi di garanzia per i due poliziotti, un atto dovuto in vista dell’autopsia sul corpo di Mastropietro prevista per la giornata di martedì 17 giugno.

domenica 15 giugno 2025

Info dai processi Ilva e Cimitero

A Potenza all'udienza di ieri per il processo Ilva "ambiente svenduto" - un ultimo passaggio prima della chiusura finale della udienza preliminare - fissata per il 15 luglio.

Lunedi 16 udienza al tribunale di taranto per il cimitero contro l'aggressione a nostro delegato e tentativo di cacciarci dal cimitero da parte di malavita organizzata/padrone e Comune di Melucci complice.
Un processo da noi intentato che, se non sarà fermato, sarà davvero importante per i lavoratori e la città.

Acciaierie d'Italia - nessun incontro romano può cambiare lo stato di cose - O si fa la lotta o non c'è futuro per gli operai


Come abbiamo già detto, come un gioco dell'oca il governo, che non sa che pesci prendere, vorrebbe tornare alla casella di partenza: il fondo Bedrock potrebbe tornare in corsa per l’acquisizione dell'ex Ilva. Secondo quanto riferiscono fonti vicine al dossier a MF-Milano Finanza, in questi giorni è in corso una missione negli Stati Uniti per riportare in partita il veicolo di investimento privato americano.

La società Bedrock cerca attività già produttive o prossime alla produzione in grado di generare flussi di cassa e con una struttura dei costi favorevole (cosa che non è l'ex Ilva). Comunque deal che favoriscano la strategia diversificata a livello globale del fondo. Si sa che Beldrock è uno dei gruppi sostenitori di Trump. 
Il fondatore di Bedrock è Alan Kestenbaum, che vive a Miami, in Florida, e da settembre 2017 ricopre anche la carica di ceo del colosso siderurgico canadese Stelco. 

La Bedrock non è un'azienda, è un fondo di investimento. Questa - l'avevamo denunciato, all'inizio dell'avvio delle offerte per Acciaierie d'Italia. Bedrock allora disse sostanzialmente: datemi l’impianto, non vi do un centesimo, poi lo metto in sesto e solo allora vi darò qualcosa e poi lo rivenderò. 

E ricordiamo anche - siccome si è riparlato pure di ritorno in campo del gruppo Jindal - che questo aveva detto che non poteva tenere tutti gli operai, che ne volevano una metà, che però sarebbero stati attivi per trovare altre occupazioni a questi operai eccedenti. 

Baku Steel a sua volta, ha fatto l'ultima "offerta", consistente nel dimezzamento finanziario della precedente offerta, nave rigassificatore subito, e non più di 6mila operai in totale.

Quindi, più andiamo avanti, più si invocano incontri chiarificatori e "risolutivi", e peggio sta avvenendo.

Intanto, Acciaierie d'Italia vuole modificare la cigs per gli operai ampliandola a 4.050 (di cui 3.500 a Taranto) rispetto alle 3.062 unita' ad oggi autorizzate. 

In fabbrica a Taranto la situazione è pessima e va sempre peggiorando da tutti i punti di vista. 

Gli operai non hanno, giustamente, alcuna fiducia, anche se purtroppo troppo pochi sono realmente incazzati, benchè anche loro non si attivano e hanno sfiducia nella possibilità di una vera lotta.

La cassintegrazione sta mangiando gravemente i salari, si tratta di centinaia di euro in meno; e i criteri con cui viene fatta sono arbitrari e a volte "clientelari". La produzione è ai minimi termini e per gli operai dell'appalto può portare non solo a cassintegrazione, ma a non rinnovo dei contratti a termine (che via via stanno diventando la maggioranza) e a licenziamenti, fermo delle Ditte.

Il rischio di infortuni, anche gravi, aumenta sempre di più - L'incendio gravissimo di maggio poteva provocare una strage, non è successa solo perchè gli operai in quel momento erano in pausa - perchè la manutenzione, piccola, media o grande, non viene fatta.

In questa situazione non ci sono incontri che possano portare a cambiamenti per gli operai. 

Fiom, Uilm e Usb si arrampicano sugli specchi chiedendo anche nazionalizzazione o simil nazionalizzazione e ammortizzatori sociali che accompagnino alla pensione (ma la media degli operai è ancora molto lontana dalla pensione); ma qui ci troviamo con il governo che ha detto chiaro che di "statalizzare Acciaierie d’Italia è fuori discussione"; e che mette soldi per dare una boccata di ossigeno ai debiti che si accumulano, ma non intende mettere soldi per "fuoriuscite indolori".

Ma tra i sindacati, c'è chi gode - sulle spalle degli operai di Taranto e a livello nazionale. La Cisl ha avuto il premio dal governo Meloni per la sua "fedeltà attiva al governo e ai padroni" della nomina dell'ex segretario Sbarra a sottosegretario per il sud. Certo, soprattutto nella storiaccia sindacale di Taranto, non è una novità (tanti dirigenti, soprattutto Cisl, hanno fatto carriera in politica sugli accordi svendita), ma comunque fa rabbia e lo schifo aumenta. Ma questo è ancora più grave: la Cisl viene ufficialmente cooptata dal governo contro i lavoratori, in una fase in cui attacchi al lavoro, al salario, alla sicurezza aumntano ogni giorno di più. Questo deve chiamare gli operai, anche quelli iscritti alla Cisl, a cacciare questo sindacato padronal/governativo dalle loro fila! 

Occorre subito cambiare strada. Il 21 maggio vi è stato con lo sciopero una efficace iniziativa di blocco dell'appia. Questo tipo di mobilitazione deve continuare. Solo la lotta prolungata degli operai uniti può farlo.

Gli operai con più coscienza comprendano che non è più tempo di lamentarsi, sfogare la loro rabbia; serve che si uniscano, perchè anche all'inizio in pochi possano porre all'ordine del giorno contro governo e padroni che gli operai ci sono e non ci stanno! 

sabato 14 giugno 2025

Funerali Carabiniere Ostuni - Quando muore un operaio o un’altra vittima del profitto dei padroni, Mattarella non viene a Taranto - ma per favore!

Commenti

Ma d'altronde è lui il pavido individuo che, deriso da Piantedosi e definito criminale da Salvini, ha immediatamente rettificato lo scorso anno il messaggio di solidarietà dagli studenti di Pisa aggrediti dalle infami forze dell'ordine, alle stesse violente forze dell'ordine, facendole passare come se fossero loro le vere vittime, o ricordo male? E non è sempre lui il vergognoso demagogo democristiano che ha firmato senza batter ciglio il fascistissimo decreto sicurezza divenuto in seguito legge? O anche in questo caso ricordo male?
In un momento storico in cui si predica l'idolatria del manganello queste sono le meschine figure che passa il convento, chi resiste sa bene però dove infilarlo quel manganello.
 

Stanno cavalcando e strumentalizzando il fatto mettendo in piedi tutto un ambaradam d'immagine mediatico...  in funzione della legge "sicurezza"...  Ho fatto caso che stanno mandando in onda  anche  spot pubblicitari sui carabinieri buoni e dalla parte d cittadino....

Quando si dice che i dirigenti sindacali sono corrotti e venduti - In cambio dei servigi resi dalla CISL ai padroni e governo Meloni vengono chiamati al governo...

Prima la legge per sedere al tavolo dei padroni, poi l'opposizione al SI referendum e un insieme di comportamenti sempre al servizio dei padroni e del governo ai tavoli... e ora il premio  

una vergogna e uno schifo de denunciare!

Sbarra dalla Cisl al governo.

Il repentino passaggio dell’ex, recentissimo, segretario della Cisl Sbarra da sindacalista a sottosegretario del governo Meloni riesce ancora a suscitare incredulità e sdegno.

Eppure facciamo i conti con questi personaggi ormai da anni. Quindi forse c’è qualcosa in più dell’umana soggettiva debolezza che va indagata per capire cosa sta accadendo.

Sbarra ha lasciato la Cisl nel momento in cui una proposta che portava il suo nome diventava Legge dello Stato Italiano. Una relazione premiale deve esserci per forza, non si scappa.

Un governo di destra vera, cioè che fa gli interessi della borghesia e del padronato, coopta uno dei più potenti sindacati italiani e lo utilizza per introdurre, senza eccessivo clamore, una profonda modifica della relazione tra capitale e lavoro che, nascondendosi dietro un pasticcio della Carta Costituzionale, frutto dei molti compromessi politici dei suoi estensori, coinvolge i lavoratori e le loro organizzazioni nei destini dell’impresa per cui lavorano.

In poche parole, se l’impresa fa utili io partecipo alla spartizione di una minima quota di quegli utili ottenuti grazie agli incrementi di produttività, cioè il lavoro vivo; se l’impresa perde, io mi faccio carico della gestione dei licenziamenti, della riorganizzazione produttiva, del ridimensionamento, se non della completa scomparsa dell’impresa…

Insomma il sindacato prende parte, non più quella delle maestranze, ma quella ben più potente dei prenditori. Non è un passaggio da poco, in qualche modo ce lo conferma già il silenzio mediatico che ha accompagnato tutto l’iter, fino alla definitiva approvazione della legge.

Difficile da spiegare, difficile da condividere quindi più facile tacerne la gravità.

E ora la ricompensa del governo Meloni, importante, di spessore, un sottosegretariato addirittura, quasi a voler esplicitare l’enormità del regalo ricevuto.

mercoledì 11 giugno 2025

La nostra posizione controcorrente sull'esito dei referendum

 ascolta l'audio 

Nell'affrontare l'esito del referendum noi partiamo da un punto importante che rivolgiamo a noi stessi, ai nostri compagni, ai proletari d'avanguardia e alle masse popolari in generale. Innanzitutto noi non pensiamo affatto che il referendum sia una sconfitta. E questo è il primo problema che bisogna affermare.

A fronte di un trend astensionista che ormai tocca il 50% e in tante realtà oltre il 50%, che è un astensionismo di carattere strutturale su cui abbiamo parlato in altre occasioni, il risultato del referendum è positivo. Oltre il 30% ha votato e in tutti e cinque i referendum il sì ha nettamente prevalso. In maniera schiacciante sui referendum sociali: il primo quesito 87,57 % contro i 12,43%, il secondo quesito 86,02 a fronte del 13,98, il terzo quesito 87,53 rispetto al 12,47, il quarto quesito 85,78 rispetto al 14,22. Anche sul quinto quesito, quello più difficile, il sì ha prevalso con il 63,34% rispetto al no del 34,66%.

Circa 15 milioni di persone hanno non solo partecipato al voto referendario, ma hanno votato massicciamente il sì. Questa è una vittoria, non una sconfitta.

Certo, con le leggi attuali esistenti sui referendum, questi referendum non hanno superato il quorum, ma in questa situazione non sono i referendum che sono sbagliati, ma il quorum; vale a dire, deve valere anche per i referendum la legge che vale per le normali elezioni che si fanno in questo Paese.

Non si capisce perché rispetto alle normali elezioni qualsiasi percentuale è valida, quindi si può diventare Presidente del Consiglio non arrivando neanche al 17%, si può arrivare a essere sindaci avendo preso i voti di un'estrema minoranza della popolazione votante, e invece non si possono considerare validi, effettivi e dirimenti il numero dei voti che vengono espressi nel referendum.

Si sta parlando di modifica delle leggi sul referendum e chiaramente anche qui la nostra posizione è che il referendum deve essere mantenuto, perché un diritto democratico all'interno di un sistema democratico borghese è l'unico strumento di cosiddetta democrazia diretta esistente in questo sistema, quindi il referendum deve essere mantenuto e difeso, mantenuto e difeso significa che bisogna respingere le proposte del governo di parte della stessa opposizione che chiede un aumento delle firme per presentare, per farle. L'unica modifica democratica necessaria è di riconoscere il referendum per quello che sono e che i numeri del referendum sono sufficienti per determinare la vittoria del sì e il no sui singoli quesiti, eliminando la soglia del quorum.


Detto questo, noi non ci uniamo al coro di coloro che dicono che il referendum è stata una sconfitta, il referendum è stata una vittoria nell’attuale situazione per i numeri raggiunti e per la netta prevalenza del sì, ed è stata una vittoria anche sul quinto referendum che era sicuramente molto difficile, in cui i diretti interessati non potevano votare, e ciò nonostante ha visto una prevalenza significativa del sì. Come non considerare che all’astensionismo, che non poteva certo essere modificato dal fatto che c'erano i referendum, si è aggiunta una campagna sfrenata del governo, della sua stampa, televisioni, che ha oscurato il referendum, impedito a tanta parte dell'opinione pubblica e delle masse di saperne esattamente la natura. Chi, come noi, analizza e comprende la natura moderno fascista del governo non poteva e non può essere sorpreso da questo risultato referendario.

Tutto questo è stato fatto volutamente per far fallire il referendum e nascondere dietro la non partecipazione al voto la sconfitta inevitabile che le forze governative e padronali avrebbero avuto in questi referendum.

Tantomeno ci uniamo al coro che dice: ma dato che non si può raggiungere il quorum allora non bisognava farli, questa è una perfetta idiozia, Continuamente ogni giorno chi lotta sa che se si dovessimo fare le nostre battaglie, e perfino assai difficile come quella sui referendum, basandoci sul fatto se la possiamo vincere, la maggior parte delle battaglie non le avremmo fatte - perfino negli anni settanta, quando le lotte non erano scaturite dal nulla, ma sono nate da scelte di minoranze, che poi hanno trovato nelle condizioni date il consenso di massa e trasformato quelle lotte nell'autunno caldo.

Quindi le battaglie referendarie si fanno anche quando non si possono vincere, il problema è se sono giuste o sbagliate, questo è l'unico criterio che vale. Una volta che sono giuste si fanno e chiaramente i risultati influenzano il loro proseguimento.

Quindi noi siamo contro tutti coloro che ora oggettivamente salgono sul carro del governo sostenendo: lo sapevamo, abbiamo perso, è colpa di chi l'ha fatto e così via.

No, la scelta di fare il referendum è stata giusta. Solo se guardiamo le cose da questa ottica possiamo valutare il valore di questa battaglia. Senza fare il referendum sarebbe stato difficile, nelle condizioni date, spingere larghe fette dei lavoratori e delle masse popolari di ogni genere e tipo, a discussioni legate ai partiti di governo e ai padroni, ad esprimersi contro il governo e i provvedimenti che si volevano modificare, sia pure parzialmente.

Da questo punto di vista noi dobbiamo dare un messaggio positivo alle avanguardie e ai lavoratori, spiegare bene le cose e incoraggiare a proseguire nella strada di sfidare il governo in battaglie politiche, sociali, su posti di lavoro e a livello nazionale, sui temi che attaccano la condizione dei lavoratori e sui temi caldi, come è quello dell'immigrazione.

Nello stesso tempo, nelle condizioni date del trend astensionista, della campagna volgare, antidemocratica svolta dal governo usando tutti gli strumenti a sua disposizione, il fatto che una fetta consistente di proletari, masse popolari si sia espressa nettamente per il Sì e abbia dato sostegno alle battaglie pratiche che stiamo facendo, è un fatto positivo da cui ripartire.

Chiaramente in tutto questo va tenuto conto che il fronte del Sì, vale a dire dei promotori del referendum, non è in certo stato compatto.

Sappiamo come da un lato le forze di opposizione che pure hanno sostenuto il referendum, lo hanno fatto in parte senza condividerne gli assunti; dall’altro c’è quella parte dell'opposizione che apertamente non ha sostenuto il Sì in questi quesiti. Pensiamo ai partiti di governo precedenti che non lo ha sostenuto, da Renzi a Calenda, alla componente cosiddetta “riformista” del PD e così via. Poi, per quanto riguarda i Cinque Stelle, vi è stata dissociazione dal referendum sull'immigrazione. Per di più, questi partiti sono in parte autori delle leggi precedenti, alcune delle quali venivano messe in discussione dai referendum.

Quindi i Sì sono contro anche le responsabilità di chi ha governato precedentemente e di coloro che in questo referendum hanno assunto una posizione più vicina al governo che all'opposizione.

Questo vale anche per il movimento sindacale. E' inutile dire che c'è stato un sindacato, che certamente ha la sua influenza tra i lavoratori, la CISL, che si è schierata dall'altra parte.

Così come la stessa Uil ha sostenuto in maniera assai tiepida alcuni referendum e non ne ha sostenuti assolutamente altri.

Quando noi dicevamo che si trattava di un voto contro il governo, contro i padroni, tutti, grandi, medie e piccoli - perché sappiamo che la larga parte dei padroni, medi e piccoli, è proprio su alcuni punti del referendum che è più oltransista - contro i sindacati collaborazionisti, la linea sindacale collaborazionista che in questi anni ha permesso che questi provvedimenti venissero approvati o non venissero contrastati. Ciò che si è espresso è un voto proprio contro tutto questo.

E un voto contro tutto questo è oggi una notizia positiva, non negativa.

Un’ultima cosa. Certamente poi siamo assolutamente contrari a quelle parti del sindacalismo di base o della presunta estrema sinistra che criticano il fatto di aver fatto i referendum e se ne vantano quasi.

Così si fanno più realisti del re. Il peso politico e sociale di queste forze non è attualmente cosa di cui vantarsi - il sindacalismo di base non ha la forza neanche di proporli i referendum.

Tocca, evidentemente, alle forze del sindacalismo di base e di classe lavorare, come spesso si sta facendo, per sviluppare lotte e battaglie, anche alternative al sindacalismo confederale, che possano riportare i lavoratori con una forza materiale maggiore, anche a scadenze referendarie.

Siamo chiaramete contro la posizione di Landini. Landini prima ha detto che doveva fare la rivolta sociale, cosa giusta e necessaria - noi siamo perché si lavori per sviluppare la rivolta sociale, perché solo la rivolta sociale è in condizione di fermare la marcia reazionaria sia sui temi oggetto del referendum, sia in generale, su guerra, sulla questione palestinese, su tutte le altre grandi questioni che ci sono oggi nel Paese – poi Landini a un certo punto dice che la rivolta sociale è il voto. Ma il voto non è la rivolta sociale, il voto, quello referendario in particolare, è una delle forme con cui si conduce la lotta generale dei lavoratori che ha innanzitutto bisogno delle sue armi: gli scioperi, i blocchi, le manifestazioni, appunto la rivolta sociale e di tutte le forme interne a questa battaglia che possano aiutare i lavoratori ad ottenere dei risultati, dai ricorsi legali al referendum.

Quindi, dire che la rivolta sociale è il voto è una posizione sbagliata. Non è con il voto si possono ottenere queste cose, il voto aiuta ma non sostituisce la lotta; è uno degli strumenti che si utilizzano in una battaglia che è al centro sempre la lotta.

Poi, che fa Landini? Ora che il risultato non è vincente, promuove la cultura della sconfitta, attacca coloro che non hanno votato, si descrive la situazione sociale delle masse come fatta da gente che non capisce niente, ecc.

Tutto ciò evidentemente è un modo per trasformare una sconfitta referendaria tecnica, perché tale è e tale rimane, in una disfatta dei lavoratori, per seminare pessimismo e sfiducia tra i lavoratori. Questa posizione di Landini è molto grave e noi dobbiamo duramente attaccare la posizione di Landini, che invece di valorizzare il voto, il fatto che tantissimi operai e lavoratori e settori delle masse hanno sostenuto in quest'occasione posizioni giuste, svalorizza.

Certo se i referendum avessero vinto, saremmo andati molto in là degli stessi contenuti dei referendum, ma sicuramente non è un voto in più o in meno, che cambia la realtà per i lavoratori sui posti di lavoro.

Noi dobbiamo riaffermare che è la lotta, non il voto la via dei lavoratori. E che i referendum è utile farli quando sono giusti.

Noi dobbiamo partire dal fatto che esiste un numero rilevante di proletari e masse popolari che si è attivizzato in occasione del voto e che ha sostenuto il sì e che questo sì deve incoraggiare le lotte e non certo deprimerle.

martedì 10 giugno 2025

Per la Palestina - riunione sede Slai cobas via livio andronico 47 #iostoconlapalestina Taranto

300.000 in piazza per dire basta al genocidio del popolo palestinese - una marea popolare che si è messa finalmente in moto e da ragione a chi da un anno e mezzo è in piazza in tante città e realtà italiane con la solidarietà al popolo e alla resistenza palestinese contro sionismo stato sionista regime di Netanyahu, imperialismo Usa e i suoi alleati imperialismo italiano e l’ignobile governo fascio imperialista complice della Meloni.

Migliorano le condizioni nel nostro paese per estendere e allargare la mobilitazione permanente a partire da posizioni chiare che diano risultati concreti - cessate il fuoco permanente - libertà di aiuti al popolo palestinese gestita dalle organizzazioni palestinese- basta armi a Israele e rottura delle relazioni economiche diplomatiche - riconoscimento subito dello stato palestinese.

Piattaforma che a Taranto abbiamo portato in prefettura e nelle ultime iniziative e che ora dobbiamo raccogliere in nuove manifestazioni nel mese puntando alla massima partecipazione e allargamento alla prossima manifestazione a taranto che martedì 10 lanceremo a tutti e tutte nella riunione convocata alla sede slai cobas via livio andronico 47 taranto alle 18.

Acciaierie - L'incontro conferma il negativo e l'arrampicarsi sullo specchio del governo - Le lamentele dei sindacati confederali sono parole che aspettano nuovo incontro non nuove iniziative di lotta

Come avevamo detto, l'incontro di Roma di ieri non ha portato alcuna novità, ma conferma l'aumento della cassintegrazione e che gli eventuali fondi, per cui dovrebbe esserci un nuovo decreto, servono solo per la liquidità dell'azienda, non certo per sostenere lavoro, integrazione alla miseria di indennità di cassintagrazione, per bonifiche e ambiente.

Mentre il governo sta per tornare, come un gioco dell'oca, alla casella di partenza per quanto riguarda la svendita dell'ex Ilva, per cui "se non è zuppa e pan pagnato"; se non sarà Baku Steel, che ad ogni uscita aumenta il numero dei lavoratori in esubero, diminuisce i soldi e aumenta le sue pretese sulla nave rigassificatore; potrebbero tornare in campo Jindal e Bedrock che pretendono più tagli di posti di lavoro e, Bedrock, di dare soldi a "babbo morto"

I sindacati confederali, al di là delle scontate lamentele e vani appelli al governo, di fatto ora come ora attendono solo il nuovo incontro, che non potrà che confermare le cose già dette il 9. La Fiom dice che lo Stato deve assumersi la responsabilità della gestione con capitale proprio, la Uilm si azzarda a parlare di temporanea nazionalizzazione. Ma su questo, come abbiamo detto, è lo scopo e gli effetti sugli operai che non sono posti chiaramente - manca una piattaforma operaia.

La Usb continua ad essere una sorta di "reggicoda" di Urso; come Urso parla che determinante è l’esito delle consultazioni amministrative a Taranto, e scarica le responsabilità degli effetti della fermata dell'Afo 1 sulla magistratura.

La strada deve essere l'altra, il 21 c'è stato sciopero e blocco stradale, ora è sempre la lotta che deve continuare e allargarsi. Chi non vuole fare questo, di fatto "accompagna il morto".

Dalle prime notizie da Roma 

Ilva, decreto in arrivo. Fiom e Uilm ''L'incontro non è andato bene"
Dall'incontro di lunedì 9 giugno 2025 a Palazzo Chigi tra sindacati e governo, infatti, non sono emerse novità, al di là dell'annuncio  “in questo momento lo Stato deve fare lo stato fino in fondo, assumersi la responsabilità della gestione con capitale proprio".di un decreto in arrivo per liberare nuove risorse destinate alle casse di Acciaierie d'Italia. Sul piatto ci sarebbero tra i 150 e i 200 milioni di euro, la liquidità necessaria all'acciaieria per i prossimi mesi. 

L'esecutivo assicura il ''massimo impegno a tutti i livelli'' per il rilancio della siderurgia e dell'occupazione... Ma intanto... conferma le attuali condizioni della cassa integrazione per gli operai di Acciaierie

''L'incontro non è andato bene'' è il giudizio di Fiom e Uilm. ''Non ci sono novità ma solo un ulteriore lasso di tempo, tutte le nostre preoccupazioni e i problemi restano inalterati, non ci sono rassicurazioni sul futuro''. La Fiom: "in questo momento lo Stato deve fare lo stato fino in fondo, assumersi la responsabilità della gestione con capitale proprio".
Più sfumata la posizione della Fim che però, pur registrando le rassicurazioni giunte sul fronte finanziario e occupazionale, tiene ferma la barra della cigs perché non oltrepassi i numeri del 2024.

E' stato un incontro rapido, durato meno di un paio d'ore, presieduto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, e che contava i ministri delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e la ministra del Lavoro Marina Calderone insieme al consigliere per i rapporti con le parti sociali, Stefano Caledoro, di fronte ai leader dei metalmeccanici di Fiom, Fim, Uilm, Uglm e Usb; presenti anche i rappresentanti di Invitalia, i Commissari straordinari di Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria e del gruppo Ilva.

“L’incontro di oggi a Palazzo Chigi ha messo in luce ancora una volta la drammaticità della situazione dell’ex Ilva. Non abbiamo avuto alcuna risposta, solo un ulteriore rinvio di dieci giorni. Non abbiamo avuto alcuna rassicurazione sul futuro e nessuna garanzia sulla continuità produttiva. La gara è ferma al palo, non c’è l’Aia, non c’è una sola garanzia ma un’idea di accordo di programma incerto" -  ha spiegato il segretario generale della Uilm, Palombella.

"Il ministro Urso ha comunicato che le prime due variabili vincolanti, che hanno influenza diretta sulla vertenza ex Ilva, sono certamente la nuova Aia e l’esito delle consultazioni amministrative a Taranto, seguono certamente le vicende giudiziarie con sequestro che interessa Afo 1", scrivono in una nota Francesco Rizzo e Sasha Colautti, dell'esecutivo Nazionale Usb. "...abbiamo come Usb ribadito la centralità delle risorse, ma anche la necessità di non proseguire inseguendo un investitore come Baku Steel che ormai impone una trattativa al massimo ribasso". "Qualsiasi seguito, per quel che ci riguarda, dovrà passare necessariamente attraverso un intervento pubblico diretto, forte, capace di rimettere al centro l’interesse generale, in mancanza del quale spetta allo Stato fare fino in fondo la sua parte, nazionalizzando i complessi industriali".

"Per l’USB, Governo, Regione Puglia, Comune e Autorità portuale, tutti soggetti a cui si chiede la condivisione di un accordo di programma, devono agire sul piano della responsabilità".

domenica 8 giugno 2025

Sei ancora in tempo a votare SI ai referendum - sulla cittadinanza agli immigrati

Pubblichiamo l'ultima parte dell'intervento sui referendum dell'Avvocata Antonietta Ricci, che nel precedente post, per problemi tecnici, non era stato registrato


sabato 7 giugno 2025

Le ragioni del SI ai 5 referendum - Intervento Avvocata Antonietta Ricci di Taranto

  

Quando la Meloni dice NO... Allora, nessun dubbio: VOTIAMO SI

  

Acciaierie: la crisi si aggrava e Urso "buffone" torna al punto di partenza


Solo noi avevamo detto da tempo quello che succedeva. Oggi come un gioco dell'oca, Urso e il governo, dopo aver fatto grandi annunci sulla "buona" vendita agli azeri, e dopo aver rinviato e rinviato la vendita. - tentando anche di scaricare sulla magistratura le conseguenze dell'incendio dell'AFO 1, ora tornano alla casella iniziale; della serie: signori abbiamo scherzato, ricominciamo d'accapo con Jindal e Bedrock. Intanto le conseguenze per gli operai sono già cominciate.

L'incontro di lunedì non  porterà a casa niente di positivo.

Gli operai il 21 maggio hanno cominciato a intraprendere la strada della lotta. Non bisogna fermarsi e ci vogliono obiettivi seri e chiari su difesa del lavoro, salute, ambiente, integrazione salariale al 100%. 

 Se gli operai non vogliono essere presi in giro e continuare solo loro a subire!

Ascolta: 

 

venerdì 6 giugno 2025

Solidali con gli abitanti di via Giovan Giovine

Le donne, gli abitanti del palazzo di via Giovan Giovine hanno ragione. 

Lo Slai cobas sostiene le loro richieste; intanto, ripristino dell'acqua (vi sono anche molti bambini, neonati); quindi soluzioni vere, stabili, dignitose. 

NO ad una divisione delle famiglie, NO a soluzioni come "Comunità Educative", SI ad alloggi del Comune. NO ad interventi delle Forze dell'ordine, ma soluzioni reali.

E' da aprile, non da maggio, che si è verificato un crollo dei cornicioni dei balconi, ma il Comune si è disinteressato anche di far togliere i calcinacci, pietre vicino al portone, ha solo bloccato la strada e forzato per soluzioni inaccettabili.

Lo Slai cobas era presente il giorno nei primi di maggio in cui era arrivata l'ordinanza; ma questa ordinanza non parlava di sgombero ma di necessità di fare subito lavori da parte dei proprietari delle case (proprietari che non erano gli abitanti) per evitare altri rischi; ma gli assistenti sociali arrivati quella sera dicevano agli abitanti, che erano tutti per strada, che potevano rientrare nelle loro case.

Da allora nulla è successo, se non la pressione per l'accettazione di soluzioni precarie, di divisione delle famiglie. Ora, col taglio dell'acqua e tra un pò anche della luce, il Comune passa a metodi coercitivi.

Tutto questo è inaccettabile, a maggior ragione che vi sono case comunali vuote, a maggior ragione che intanto la Commissaria prefettizia impiega fondi per i giochi del Mediterraneo, e niente per i gravi problemi sociali. Chi stabilisce le priorità a cui devono andare soldi pubblici? Verso i gravi problemi della gente di case il Comune risponde solo rompendo le scatole agli abitanti e mandando la polizia. Vergogna!

Slai cobas  


Da Corriere di Taranto del 5/6

 Nuova protesta in via Giovan Giovine a Taranto dove due donne, inquiline del palazzo oggetto di sgombero per il noto crollo del solaio, si sono sedute sul cornicione del terrazzo minacciando di lanciarsi nel vuoto.
La motivazione del gesto è nell’improvvisa interruzione dell’erogazione dell’acqua, che ha mandato su tutte le furie le ultime famiglie che si sono rifiutate di lasciare lo stabile perché a dir loro la soluzione proposta dagli assistenti sociali del Comune, non sarebbe soddisfacente (donne e bambini temporaneamente inseriti in alcune Comunità Educative, mentre per uomini e anziani in albergo, ndr). Vorrebbero la collocazione in un alloggio comunale.
Sul posto sono intervenute una pattuglia della Polizia di Stato, un’ambulanza del 118 ed i Vigili del Fuoco che hanno provveduto a posizionare sotto lo stabile un telone gonfiabile a scopo precauzionale.

La situazione viene monitorata costantemente ed il Commissario Prefettizio del Comune di Taranto intercettato nel corso di una conferenza stampa ha ribadito che rimanere in quello stabile mette le famiglie “irriducibili” rimaste in una condizione di grave pericolo e spera che queste persone possano accettare una delle soluzioni proposte.
“Queste sono famiglie che non vogliono abbandonare i loro appartamenti e hanno rifiutato tutte le soluzioni prospettate. In queste condizioni non possono continuare a stare. Devono sgomberare assolutamente. Sono dieci anni che c’è questa situazione. Bisogna capire che quando c’è un’ordinanza di sgombero occorre rispettarla”.
Ovviamente il distacco dell’acqua, non dovuto a morosità, è stato vissuto come un’ulteriore forma di pressione per forzarne l’uscita e non è escluso che venga anche interrotta nei prossimi giorni la corrente elettrica.

La vicenda ha avuto origine ad a inizio maggio, quando una parte del cornicione dell’edificio è crollata, rendendo instabile la struttura. L’amministrazione comunale dispose lo sgombero immediato per motivi di sicurezza. Alcuni residenti scesero in strada in segno di protesta e bloccarono il traffico su via Cesare Battisti, costringendo all’intervento la Polizia Locale e la Polizia di Stato. Da allora, la situazione è rimasta sospesa per quelle famiglie che non hanno accettato soluzioni alternative.
La situazione di allerta è durata circa quattro ore dal primo pomeriggio, poi nel corso della serata è rientrata ma non è escluso che le famiglie rimaste nello stabile diano vita ad altre forme di protesta.

giovedì 5 giugno 2025

NO ai ricatti, SI ai referendum

Infame ricatto di quel pezzo di merda di Urso: "se volete la soluzione dei problemi dell’Ilva dipende da chi vince elezioni..."; cioè deve vincere quel pezzo di merda di Tacente e la sua cricca di ex Melucci e fascio leghisti…

Naturalmente lo Slai cobas per il sindacato di classe Taranto invita i lavoratori a partecipare massicciamente al voto per i referendum con 5 SI

mercoledì 4 giugno 2025

Al referendum - 5 SI contro il governo Meloni, contro tutti i governi dei padroni, contro il sindacalismo collaborazionista

 

info - la situazione nelle Acciaierie: riparte Acc1 e si ferma Acc2

Dopo oltre un anno di stop riparte l'Acciaieria 1
Corriere di Taranto
Gianmario Leone   

03 Giugno 2025, 21:44


In attesa del prossimo incontro a Roma con il governo previsto per il 9 giugno, si registrano novità nell’assetto di marcia del siderurgico ex Ilva oggi Acciaierie d’Italia in Amministrazione Straordinaria.

A partire da domani, mercoledì 4 giugno, infatti, partiranno le attività di manutenzione al gasometro (OG2) che negli ultimi tempi ha manifestato dei problemi, il che comporterà la fermata dei Convertitori di Acciaieria 2 per impossibilità a inviare a recupero il gas, perché, inattivo il gasometro, non ha più l’alimentazione.

Pertanto, l’azienda ha deciso di avviare lo scorso 30 maggio, dopo oltre un anno di fermo, l’Acciaieria 1 che è alimentata da un gasometro diverso, effettuando, nelle ultime settimane, le attività manutentive propedeutiche alla marcia degli impianti. L’impianto ha ripreso le attività con il seguente assetto: un Convertitore (COV1), due impianti di metallurgia secondaria (CAS-OB e CAB) e una Colata Continua (CCO1).

Nella fase transitoria di ripartenza dell’Acciaieria 1, l’azienda ha comunicato che sarà in esercizio anche l’Acciaieria 2, sovrapponendosi per un periodo indicativo di circa una settimana. Inoltre, la fermata dell’Acciaieria 2 che ha funzionato per tutti questi mesi, conseguente a quella del gasometro OG2, comporterà la fermata dei soli convertitori, in quanto rimarranno disponibili i sui impianti di metallurgia secondaria (TAS e H-ALT) e le colate continue (CCO2 e CCO4), con l’obiettivo di processare le colate “trasferite” da Acciaieria 1 verso Acciaieria 2.

Pertanto, durante la fermata del gasometro OG2, ci sarà produzione in Acciaieria 1 seguendo il flusso interno oltre a colate che verranno prodotte al convertitore 1 e trasferite in Acciaierie 2. Per trasformare la ghisa liquida in acciaio liquido sarà infatti usato il convertitore 1 dell’acciaieria 1, che ha un altro gasometro a supporto, e le sole colate continue dell’acciaieria 2 per l’ulteriore trasformazione dell’acciaio liquido in solido, cioè in bramme. Una fase del processo, questa, in cui non c’é generazione di gas e quindi non serve il gasometro dell’acciaieria 2.

Fermando quest’ultimo impianto, il personale addetto verrà messo in cassa integrazione e quello che è in cassa dell’acciaieria 1, richiamato al lavoro. Solo per alcune mansioni però ci potrà essere un trasferimento di personale tra le due acciaierie. Il tempo dei lavori previsto per la manutenzione del gasometro dell’Acciaieria 2 è stato stimato all’incirca in un mese. 

martedì 3 giugno 2025

ALT - Foglio di intervento teorico - sarà presentato on line il 4 giugno ore 18,30 - a Taranto collegamento in presenza dalla sede Slai cobas via Livio Andronico 47

 

Manifestazione combattiva a Taranto contro la Repubblica della guerra, della complicità con Israele, del riarmo - Interventi

Una quarantina di compagni e compagne delle varie realtà solidali hanno testimoniato e protestato a lungomare nei pressi dell’Ammiragliato in occasione del 2 giugno con striscioni, cartelli e bandiere. 
Forte denuncia e combattività - volantinaggi continui e numerosi, interventi di donne e giovani su Palestina, guerra e contro il decreto sicurezza.
Una manifestazione di forte impatto con ritratto del boia Netanyahu bruciato
In altro passo per mostrare l’altra Taranto che si organizza e lotta.
Ora dobbiamo continuare con intensità e creatività con il cuore e i nostri corpi, incalzando le Istituzioni e allargando il fronte. Invitiamo sin da ora al prossimo appuntamento di approfondimento e proposta fissato per il 10 giugno alla sede #iostoconlaPalestina ore 18 via Livio Andronico 47 Taranto.

Seguono alcuni interventi (in parte trascritti) e foto del presidio del 2 giugno
 
 
 
 Compagno della FGC: Oggi 2 giugno, festa della Repubblica, ma la domanda è quale Repubblica? Stiamo parlando della stessa Repubblica che è una dei tre paesi che vendono il cento per cento delle armi ad Israele, dopo gli Sttai Uniti e la Germania. Questa adesso è la Repubblica Italiana. La domanda è rivolta soprattutto al centro-sinistra, che ultimamente, dopo oltre un anno e mezzo di genocidio, si dimostra così tanto vicino alla causa palestinese. Dove eravate?

Quando voi, del centro-sinistra, vi intascate la resistenza antifascista italiana e la legate alla Repubblica; perché non parlate dei partigiani, di cosa pensavano davvero della guerra imperialista e delle guerre colonialiste in giro per il mondo? I partigiani, dopo aver buttato fuori l'antifascismo dal nostro paese e dall'Europa, parlavano di pace, erano contro le guerre imperialistiche.

E adesso, come possiamo vedere in tutta l'Israele, ma anche in Ucraina e in altri paesi del mondo, la Repubblica italiana è una delle principali protagoniste dell'economia imperialista. L'industria bellica, con a capo Leonardo, è una delle più redditizie del mondo. E negli ultimi anni, in cui i salari non sono aumentati, il costo della vita è aumentato, il popolo in Italia si è impoverito, ecco che queste aziende hanno iniziato a fatturare quanto mai successo.

Allora, quale Repubblica stiamo festeggiando? È questa la Repubblica che i partigiani volevano davvero per l'Italia? Sicuramente no.

Proletari comunisti - Qualcuno dice che le nostre manifestazioni non servono. In realtà sono decine, centinaia di queste manifestazioni che hanno mobilitato finora migliaia, decine di migliaia di lavoratori, di studenti, di cittadini, di persone solidali in tutta Italia.

A Milano ben 80 manifestazioni di solidarietà, e grandi manifestazioni sono avvenute anche a Roma e in tante altre città grandi o piccole. Ebbene, queste manifestazioni sono importanti perché stanno sempre più mettendo in luce quello che è realmente la situazione a Gaza, e non solo a Gaza. Hanno stretto nell'angolo i sostenitori di Israele, dello Stato sionista di Israele, le sue menzogne.

Nelle case di tutti è entrata la morte quotidiana delle donne, dei bambini palestinesi.

In Puglia, dal G7, siamo scesi in piazza diverse volte per manifestare, a Bari, come in tutte le altre città, e qui a Taranto lo abbiamo fatto diverse volte, fino alla manifestazione del primo maggio a Bari, che è stata una manifestazione importante perché il corteo ha assediato il Consolato onorario di Israele, difeso dalla polizia, e ne ha chiesto la chiusura, ha chiesto che si metta fine ai legami, economici, politici e in parte anche militari, con lo Stato di Israele.

Queste manifestazioni, nei giorni scorsi, hanno raggiunto un importante risultato. La regione Puglia ha dichiarato Israele stato non gradito alla fine del Levante, e ha sollecitato ad interrompere le relazioni economiche con lo Stato di Israele. E' un fatto importante che è dovuto alla mobilitazione. Senza la nostra mobilitazione non ci sarebbe stato. Certo, è tardiva, è da tempo che l'abbiamo chiesta, ma non siamo di quelli che dicono «dove stavate?».

Bisogna fare di tutto per fermare il genocidio, la deportazione, l'occupazione definitiva di Gaza e della Cilgiordania. Tutti devono fare qualcosa.

Dobbiamo piegare i governi regionali, locali al riconoscimento dello Stato di Israele, a favorire in tutte le maniere gli aiuti umanitari, a mettere fine ai rapporti economici, politici e militari con lo Stato di Israele. Non è stato un caso che il governo si è subito incazzato con Emiliano. Gli ha detto «la politica estera non la fai tu, la facciamo noi».

Ebbene, l'abbiamo vista la politica estera che fanno: sostegno al genocidio, sostegno allo Stato di Israele, invio di armamenti, indecenti votazioni per non interrompere nessun tipo di rapporto con lo Stato di Israele. Per questo noi sosteniamo con forza la decisione della regione Puglia e vogliamo che si estenda a tutte le amministrazioni comunali.

Ci sarebbe piaciuto che a Taranto, invece che essere impegnati in una campagna elettorale su cui non esprimo aggettivi, il comune fosse in carica e questa manifestazione l'avremmo fatta sotto il Comune e saremmo saliti e occupato la sala comunale. Perché il Comune di Taranto, come tanti altri comuni della regione, prenda netta posizione con il popolo palestinese; Taranto non può accettare che questo non avvenga. Diciamo ai candidati sindaci, chiunque sarà che verrà eletto, i primi che troverete dietro la porta saremo noi per dirvi: basta collegamenti con lo Stato di Israele.

In tante amministrazioni, grandi e piccole, dei comuni della Puglia si sta facendo qualcosa. Ebbene quel qualcosa non è quello che vorremmo noi, ma tutto ciò che indebolisce lo Stato sionista di Israele, che lo isola e che permette di dare spazio alle giuste rivendicazioni della Resistenza: cessate il fuoco permanente, abbandono da parte delle truppe sioniste dei territori della Palestina, è utile.

C’è un mandato di cattura internazionale contro Netanyahu; ma i criminali mafiosi vengono arrestati, il criminale Netanyahu No!

Ma noi oggi non dobbiamo più permettere che i nuovi mostri del nazismo, della guerra, del sionismo possano agire impuniti; non possiamo più permettere genocidi, olocausti, crimini di guerra.

Per questo occorre che la popolazione sappia, ma nello stesso tempo occorre che la popolazione agisca, agisca, agisca.

Dobbiamo mettere fine all'orrore senza fine del massacro di Gaza, dobbiamo mettere fine alle guerre, allo stato di polizia, allo sfruttamento, all'oppressione dei popoli.

Dobbiamo farlo, ci tocca. La generazione della Resistenza ha dovuto prendere le armi per poter liberarsi dal fascismo e dalla guerra e costruire una Repubblica - che certo avremmo voluto migliore di questa e non che ci facesse tornare indietro. Però i partigiani hanno avuto il coraggio di dire basta al fascismo e alla guerra, hanno imbracciato le armi e hanno rovesciato il fascismo e la guerra.

Ecco è questo che oggi bisogna rifare e sarà rifatto.

Comitato iostoconlapalestina – A Gaza, in Cisgiordania le distruzioni che stanno facendo non centrano assolutamente neanche con una guerra, come dicono loro, verso i “terroristi”.

In un’inchiesta uscita giorni fa di una rivista indipendente, alcuni della soldataglia di Netanyahu hanno dichiarato che non c'era alcuna giustificazione operativa per demolire edifici, non ponevano alcuna minaccia ad Israele.

“Era diventata una routine. L'esercito si è abituato all'idea che quando entri in una casa comunque la puoi saltare in aria”. E questo lo dicono questi soldati. I loro comandanti dicono: trova qualcosa di rilevante sul campo e demolisci qualsiasi cosa ci sia.

“Oggi è diventata una routine – dichiarano questi assassini - una routine per distruggere la noia…”. Si uccidono bambini, donne, uomini dentro le case, si distruggono gli ospedali, perché ormai è diventata una routine per distruggere la noia! Hanno detto che in un giorno vengono demolite almeno 60 case nel giro di poche ore. Entrano nelle case, vedono che ci stanno persone, bambini, li mitragliano e poi distruggono quella casa.

“La ragione è solo una - dicono – impedire il ritorno della gente a Gaza”.! Netanyahu lo ha detto chiaramente: stiamo distruggendo sempre più case perché non dovete tornare.

Questi droni non guardano in faccia nessuno, anzi guardano in faccia soprattutto bambini e donne, perché così uccidono anche il futuro, non solo il presente. Tutti avete sentito, di quella famiglia in cui sono stati massacrati 9 bambini e il padre su dieci figli.

E poi questa soldataglia ha parlato in questa inchiesta anche di quel massacro che hanno fatto i 15 paramedici. Dice uno: “abbiamo incontrato solo dei paramedici, quindi nessuno combattente, solo dei paramedici e li abbiamo uccisi, non c'è la giustificazione ma l'abbiamo fatto”.

Dice qualcun altro queste distruzioni sono uno spettacolo. Per loro è uno spettacolo bombardare le case, gli ospedali, impedire anche che i feriti possano essere curati.

Dicono: “era come uno spettacolo ogni sera, guardavamo indietro e non c'era più nulla in piedi”.

Alla fine uno ha il coraggio di dire: “non stiamo combattendo un esercito, stiamo combattendo un'idea… Se uccidi i combattenti l'idea ancora può rimanere, ma ora la dobbiamo rendere impraticabile e quindi non ci deve essere nulla se non la sabbia…”.

Questi sono i criminali, questi sono gli assassini che sono fuori da ogni idea di umanità, di civiltà.

E' legittimo quindi che noi eleviamo la nostra rabbia, la nostra lotta, perché i palestinesi, sono il futuro, sono l'umanità, sono la civiltà, e invece questi sono la morte, sono l'orrore. 


Brucia Netanyahu