Recatosi presso l’ex Ilva di Taranto ora ArcelorMittal Italia, il premier ha incontrato operai e sindacati presso il Consiglio di fabbrica. Presenti anche l’Ad di ArcelorMittal Lucia Morselli, il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano, il sindaco Rinaldo Melucci, il prefetto Antonella Bellomo, il presidente del Consiglio comunale Lucio Lonoce.
“La dottoressa Morselli (AD di Arcerlor Mittal) al momento è la mia antagonista, proprio così. Lei sa che abbiamo 30 giorni di tempo per elaborare un nuovo piano industriale. Lo sa bene lei, lo sa bene Mittal. Diventeremo partner solo con un piano industriale condiviso, per ora siamo su fronti contrapposti” - ha detto il premier incontrando gli operai dello stabilimento siderurgico di Taranto e i delegati sindacali nel parlamentino del consiglio di fabbrica. “Abbiamo ottenuto – ha aggiunto – una tregua dal punto di vista giudiziario, noi ci siamo difesi. Il piano industriale originario non lo accetteremo. Stiamo lavorando e conteranno i risultati. C’è la volontà di elaborare questa condivisione di obiettivi e pervenire a un piano che sia sostenibile dal punto di vista economico e finanziario, altrimenti non si va da nessuna parte“.
“Dottoressa Morselli, saremo intransigenti. Dovremo garantire gli obiettivi e fare in modo che i lavoratori vengano qui e sentirsi nelle condizioni di non creare un dramma familiare, che non vengano guardati in malo modo dai loro stessi parenti perchè lavorano in uno stabilimento tossico e nocivo che crea problemi alla salute dei cittadini. Dobbiamo puntare a uno stabilimento innovativo a livello mondiale. Il signor Mittal ha sposato questo obiettivo“, ha dichiarato il premier Conte rivolgendosi direttamente all’Ad di ArcelorMittal Lucia Morselli, presente al consiglio di fabbrica di lavoratori e delegati sindacali all’interno dello stabilimento siderurgico di Taranto. “Non ci dobbiamo prendere in giro, il diritto alla salute – ha insistito il premier – deve venire prima. Se facciamo una scala di valori la salute è prioritaria, poi vengono l’ambiente e il lavoro......
Quando settori delle masse colpite dall'inquinamento affermano che la salute viene prima
esprimono un diritto e volontà di lotta che deve trovare giusti obiettivi e non dominio di idee e posizioni dell'ambientalismo piccolo borghese che vuole cancellare fabbrica e operai;
quando lo dice un padrone e un governo è solo la copertura del piano di esuberi e più sfruttamento per il profitto e gli interessi della produzione capitalistica
" ...Tutte queste condizioni possono essere assicurate, questi sono beni primari ugualmente importanti e possono essere tenuti insieme. Per fare questo occorre una grande determinazione, impegni finanziari, progettualità e ovviamente serve anche la parte dello Stato. Noi ci siamo“.
“L’obiettivo del governo è la transizione energetica, vogliamo un percorso chiaro di decarbonizzazione, vogliamo che lo stabilimento diventi innovativo dal punto di vista tecnologico, ce ne sono in giro per il mondo. Vogliamo rendere la fabbrica un fiore all’occhiello” - ha detto Conte ai lavoratori. “Vogliamo salvaguardare – ha spiegato il premier – il livello occupazionale, non vogliamo sia sacrificato in questo progetto. Vogliamo un risanamento ambientale ancora più efficace, vogliamo che voi operai veniate a lavorare in sicurezza, che vi sia garantito il diritto alla salute che è un bene primario“. Conte ha affermato che ci sono operai “di questo stabilimento che si recano al lavoro e si sentono squarciati dal dilemma: vengo qui ma rischio di ammalarmi. Questo dilemma non lo dovete vivere più, non è possibile che in una potenza del G7, in uno Stato come il nostro che ha una sua architettura costituzionale si possa anche dare solo la sensazione che si possa venire a lavorare rischiando la salute. Lavoreremo per questo obiettivo. Lo Stato c’è, abbiamo deciso con la piena condivisione del governo di coinvolgere lo Stato che è disponibile a rilevare una partnership importante. Questa è una garanzia per tutti voi. Ci sarà lo Stato come azionista e come controllore. Lo Stato non ha la capacità industriale, il partner industriale – ha detto agli operai – sarete voi“.
I "vogliamo" di Conte sono l'anticamera dei "vogliamo ma non posso" in stile Di Maio.
Fumo negli occhi che coprono di belle parole la fabbrica in una società capitalistica, dentro la guerra mondiale dell'acciaio in cui ArcelorMittal/Stato dei padroni sono coinvolti e attori principali scaricando la crisi sugli operai e mantenendo dentro il quadro della produzione per il profitto ogni miglioramento tecnologico a fini ambientali
“Non è bello dire ai figli: non possiamo comprare il regalo. Con la cassa integrazione lo stipendio non basta a coprire le spese. Rivogliamo la nostra dignità“. Lo ha detto un operaio al premier Giuseppe Conte durante l'incontro al consiglio di fabbrica dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto.
Diversi lavoratori, su richiesta dello stesso presidente del Consiglio, hanno preso la parola manifestando preoccupazioni e dubbi in merito allo stato della vertenza. “Dovete dare spiegazioni – ha affermato un altro operaio – a chi ora è a casa perchè in cassa integrazione. Dovete dare risposte ai lavoratori rimasti con l’amministrazione straordinaria, dovete dare risposte all’indotto“.
Le parole timide degli operai portano i problemi reali ma comunque senza la lotta autonoma di classe su una piattaforma dei lavoratori non possono che aprire la strada a una nuova veste dell'accordo infame del 6 settembre 2018 bandiera del sindacalismo confederale colluso e perdente
“La dottoressa Morselli (AD di Arcerlor Mittal) al momento è la mia antagonista, proprio così. Lei sa che abbiamo 30 giorni di tempo per elaborare un nuovo piano industriale. Lo sa bene lei, lo sa bene Mittal. Diventeremo partner solo con un piano industriale condiviso, per ora siamo su fronti contrapposti” - ha detto il premier incontrando gli operai dello stabilimento siderurgico di Taranto e i delegati sindacali nel parlamentino del consiglio di fabbrica. “Abbiamo ottenuto – ha aggiunto – una tregua dal punto di vista giudiziario, noi ci siamo difesi. Il piano industriale originario non lo accetteremo. Stiamo lavorando e conteranno i risultati. C’è la volontà di elaborare questa condivisione di obiettivi e pervenire a un piano che sia sostenibile dal punto di vista economico e finanziario, altrimenti non si va da nessuna parte“.
“Dottoressa Morselli, saremo intransigenti. Dovremo garantire gli obiettivi e fare in modo che i lavoratori vengano qui e sentirsi nelle condizioni di non creare un dramma familiare, che non vengano guardati in malo modo dai loro stessi parenti perchè lavorano in uno stabilimento tossico e nocivo che crea problemi alla salute dei cittadini. Dobbiamo puntare a uno stabilimento innovativo a livello mondiale. Il signor Mittal ha sposato questo obiettivo“, ha dichiarato il premier Conte rivolgendosi direttamente all’Ad di ArcelorMittal Lucia Morselli, presente al consiglio di fabbrica di lavoratori e delegati sindacali all’interno dello stabilimento siderurgico di Taranto. “Non ci dobbiamo prendere in giro, il diritto alla salute – ha insistito il premier – deve venire prima. Se facciamo una scala di valori la salute è prioritaria, poi vengono l’ambiente e il lavoro......
Quando settori delle masse colpite dall'inquinamento affermano che la salute viene prima
esprimono un diritto e volontà di lotta che deve trovare giusti obiettivi e non dominio di idee e posizioni dell'ambientalismo piccolo borghese che vuole cancellare fabbrica e operai;
quando lo dice un padrone e un governo è solo la copertura del piano di esuberi e più sfruttamento per il profitto e gli interessi della produzione capitalistica
" ...Tutte queste condizioni possono essere assicurate, questi sono beni primari ugualmente importanti e possono essere tenuti insieme. Per fare questo occorre una grande determinazione, impegni finanziari, progettualità e ovviamente serve anche la parte dello Stato. Noi ci siamo“.
“L’obiettivo del governo è la transizione energetica, vogliamo un percorso chiaro di decarbonizzazione, vogliamo che lo stabilimento diventi innovativo dal punto di vista tecnologico, ce ne sono in giro per il mondo. Vogliamo rendere la fabbrica un fiore all’occhiello” - ha detto Conte ai lavoratori. “Vogliamo salvaguardare – ha spiegato il premier – il livello occupazionale, non vogliamo sia sacrificato in questo progetto. Vogliamo un risanamento ambientale ancora più efficace, vogliamo che voi operai veniate a lavorare in sicurezza, che vi sia garantito il diritto alla salute che è un bene primario“. Conte ha affermato che ci sono operai “di questo stabilimento che si recano al lavoro e si sentono squarciati dal dilemma: vengo qui ma rischio di ammalarmi. Questo dilemma non lo dovete vivere più, non è possibile che in una potenza del G7, in uno Stato come il nostro che ha una sua architettura costituzionale si possa anche dare solo la sensazione che si possa venire a lavorare rischiando la salute. Lavoreremo per questo obiettivo. Lo Stato c’è, abbiamo deciso con la piena condivisione del governo di coinvolgere lo Stato che è disponibile a rilevare una partnership importante. Questa è una garanzia per tutti voi. Ci sarà lo Stato come azionista e come controllore. Lo Stato non ha la capacità industriale, il partner industriale – ha detto agli operai – sarete voi“.
I "vogliamo" di Conte sono l'anticamera dei "vogliamo ma non posso" in stile Di Maio.
Fumo negli occhi che coprono di belle parole la fabbrica in una società capitalistica, dentro la guerra mondiale dell'acciaio in cui ArcelorMittal/Stato dei padroni sono coinvolti e attori principali scaricando la crisi sugli operai e mantenendo dentro il quadro della produzione per il profitto ogni miglioramento tecnologico a fini ambientali
“Non è bello dire ai figli: non possiamo comprare il regalo. Con la cassa integrazione lo stipendio non basta a coprire le spese. Rivogliamo la nostra dignità“. Lo ha detto un operaio al premier Giuseppe Conte durante l'incontro al consiglio di fabbrica dello stabilimento siderurgico ArcelorMittal di Taranto.
Diversi lavoratori, su richiesta dello stesso presidente del Consiglio, hanno preso la parola manifestando preoccupazioni e dubbi in merito allo stato della vertenza. “Dovete dare spiegazioni – ha affermato un altro operaio – a chi ora è a casa perchè in cassa integrazione. Dovete dare risposte ai lavoratori rimasti con l’amministrazione straordinaria, dovete dare risposte all’indotto“.
Le parole timide degli operai portano i problemi reali ma comunque senza la lotta autonoma di classe su una piattaforma dei lavoratori non possono che aprire la strada a una nuova veste dell'accordo infame del 6 settembre 2018 bandiera del sindacalismo confederale colluso e perdente
L’Ad Morselli ha dichiarato che “la cassa integrazione ordinaria serve quando ci sono cali di produzione occasionali e risponde a un bilanciamento dell’attività produttiva, non ci sono altre motivazioni“. Il premier Conte ha ribadito che “siamo nel pieno del negoziato. Fino a quando non arriveremo a un progetto condiviso e sostenibile da tutti i punti di vista non potremo dire di avercela fatta. Ci sono le premesse e tutti e noi ci stiamo impegnando al massimo. È una sfida molto difficile“. Il presidente del Consiglio ha ricordato inoltre che se “la trattativa è ripresa non è per grazia ricevuta ma perchè ci siamo difesi dicendo ad ArcelorMittal che per noi sarebbe stata la battaglia del secolo“.
La trattativa continua, ma gli operai non hanno voce perchè non hanno un sindacato di classe - Usb è solo un sindacato alla coda ormai dell'ambientalismo piccolo borghese che vuole la chiusura della fabbrica - dientro parole ipocrite.
A gennaio bisognerà cambiare le carte in tavolo e questa è l'unica alternativa!
a cura dello Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
slaicobasta@gmail.com 3475301704