Questo deve far riflettere gli operai. Come dicemmo in quei giorni: non si può scendere in lotta al fianco dei propri padroni.
Serve sempre e solo autonomia di classe e di lotta!
In realtà la situazione non era così drammatica come fu fatto credere, ancora una volta, alla città e all’Italia intera. ArcelorMittal aveva più volte rassicurato e garantito il pagamento della fatture scadute al 31 ottobre ed anzi anticipò anche il pagamento di quelle in scadenza...
Ma in quei giorni di novembre, tante cose non vennero dette. Ad esempio, come riportammo in diversi articoli, né Confindustria, né le ditte dell’indotto e né le istituzioni parlarono di cosa avvenne in un incontro tra sindacati, Confindustria Taranto e l’ad Morselli, durante il quale quest’ultima annunciò che l’azienda avrebbe stilato una ‘black list’ con i nomi di tutte le aziende che non avrebbero più lavorato con ArcelorMittal Italia... La risposta dai toni piuttosto accesi del presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro, fu più o meno questa: noi vogliamo essere pagati e subito, non ci interessa nulla delle vostre eventuali ‘black list’. Un atteggiamento figlio di un chiaro appoggio politico.
La sorpresa era però dietro l’angolo. E chi conosce bene il mondo dell’indotto e dell’appalto del siderurgico, dove in molti anche negli anni della gestione commissariale hanno comunque lavorato per le ditte dell’indotto senza essere pagati (in molti sono in rosso per 20-30 mila euro), nè lo sono più stati, la conferma è arrivata proprio in questi giorni.
Moltissime aziende dell’indotto infatti, hanno annunciato ai lavoratori l’impossibilità di pagare le tredicesime, che per molti lavoratori sono fondamentali nel periodo natalizio. Inoltre, sia nell’indotto che nell’appalto, sulle busta paga, quelle giornate in cui ai lavoratori fu impedito di entrare in fabbrica a lavorare, compaiono come giornate di assenza involontaria trasformate in cassa integrazione, in permessi o ferie mai richieste.
Ancora una volta quindi, i lavoratori sono stati utilizzati come merce di scambio, come pretesto per i propri tornaconti personali. Ancora una volta il mondo dell’indotto e dell’appalto ex Ilva, mostra il suo vero volto e la sua precarietà. Non certo da oggi, ma da tantissimi anni. Dove a vincere sono sempre i più forti e i soliti noti, mentre a perdere sono sempre e soltanto i più deboli, ovvero i lavoratori e i loro diritti..."
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