martedì 3 dicembre 2019

A chi non vuole comprendere che "nocivo è il capitale" e che la "soluzione" è la fabbrica in mano agli operai - 2 - Dal processo Ilva

Dalla testimonianza al processo Ilva - di cui riportiamo stralci - di un altro operaio, ex delegato Fiom, Aldo Ranieri, ben conosciuto tra gli operai, di cui riportiamo i passi più importanti, viene fuori che l’Ilva non è vero che di per sé deve essere per forza così nociva e pericolosa, non è vero che siccome ci sono grandi impianti industriali questi devono per forza produrre morte e malattie. La descrizione dei lavoratori dimostra che in ogni momento della vita quotidiana in fabbrica, la scelta della catena di comando in fabbrica è stata quella di massimizzare il profitto, la produzione, la velocità del lavoro, e che questo ha prodotto in maniera molecolare e poi gigantesca l'attacco alla salute che c'è stato in fabbrica e fuori dalla fabbrica.
Nella fabbrica giornalmente c'erano tutte le condizioni perchè gli effetti non fossero quelli. Ma, chiaramente, è una fabbrica capitalista che ha come fine il profitto, e quindi non può che produrre insicurezza per i lavoratori e disastro ambientale all'esterno. Ma è, appunto, la fabbrica in mano ai padroni
Una fabbrica in mano agli operai sarebbe sicuramente meno inquinante, già da oggi. Il solo fatto di fare un operazione in tre minuti invece che in 30 secondi, per esempio era un rimedio che si poteva tranquillamente fare e avrebbe ridotto di molto i fumi tossici.
Invece non solo la fabbrica è stata condotta sempre in questa maniera nociva, ma c'è una chiara responsabilità con nomi e cognomi
Non è vero, quindi, che inevitabilmente fabbrica uguale inquinamento. Chi dice questo è un vero idiota, perchè non comprende che "nocivo è il capitale e non la fabbrica", e quindi non lotta contro la vera causa delle morti e attacco alla salute, che fermo restando questo sistema capitalista possono solo aumentare, dall'Ilva a tutto il paese, ai disastri ambientali in tutto il pianeta.

L'esempio lampante che all'Ilva, a Taranto c'erano le potenzialità ad un certo punto, per fare di più, imboccare un'altra strada, lo dà proprio il percorso di Ranieri: da combattivo operaio e delegato per cambiare quella maledetta fabbrica, a capo dei "liberi e pensanti" che dice che la fabbrica deve chiudere, che quindi non c'è alcuna lotta all'interno da fare, ad attuale prossimo gestore di un bar...                                         
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RANIERI - All’Acciaieria, facevo il ripristino delle lance ossigeno che sarebbero quelle che fanno aumentare la temperatura nel convertitore quando si prepara l’acciaio. Sono stato esposto a centinaia e centinaia di slopping, perché a quei piani arrivavano tutti i fumi che provenivano dalla reazione dell’acciaio nel convertitore oppure quando non si rispettano i tempi di colaggio della ghisa dentro il convertitore. Ogni volta che si colava la siviera, siccome non si rispettavano i tempi che sono tre minuti, ma per una questione di fare produzione, si faceva in trenta secondi.
Nel convertitore si fa l’acciaio, attraverso l’inserimento del rottame, della ghisa e dei materiali che servono in funzione di quella che è la richiesta del cliente, del tipo di acciaio che si vuole. Quindi, nel convertitore, un carroponte prende prima un carro - dove c’è rottame - e lo svuota dentro il convertitore; dopodiché arriva la siviera con la ghisa che proviene dall’altoforno e sversa la ghisa
dentro il convertitore. Questa operazione dura tre minuti, ha dei tempi che consentono di evitare la fuoriuscita di fumi improvvisi. Se viene fatto in una certa maniera, questi fumi sono di meno rispetto a quelli che sono nel momento in cui tu la versi più velocemente. Dall’esperienza che io ho fatto, questa manovra di sversare la siviera in trenta secondi, in quaranta secondi anziché nei tempi previsti, era finalizzata soltanto a fare più produzione.
C’erano delle volte che i fumi erano più forti e delle volte che erano meno densi, però arrivavano ogni volta che la siviera andava a colare nel convertitore. Certe volte al quarto piano non riuscivamo a vederci a cinque metri di distanza per come era la nebbia. E siccome non c’erano finestre, il fumo rimaneva tutto dentro.
Poi sono stato isolato completamente. Cioè sono stato allontanato e messo in un’officina. È accaduto a seguito del tornado. Siccome ho fatto delle dichiarazioni scomode, al mio rientro sono stato preso e messo in questa cuccia. Avevo constatato, durante le mie ispezioni, che i sistemi di sicurezza erano baypassati. Siccome feci queste dichiarazioni, al mio rientro sono stato tolto dalle ispezioni che facevo sugli impianti.
Tutte queste gru hanno delle istruzioni del fabbricante e dei sistemi di sicurezza che devono essere sempre funzionanti e tarati nel modo giusto... queste macchine hanno degli anticollisione. Hanno fra i sistemi di sicurezza gli anemometri che controllano il vento per cui se c’è il vento forte, la macchina dovrebbe fermarsi automaticamente. Però in molte occasioni io sentivo, quando interveniva l’anemometro, dall’ufficio: “Resetta e riparti”... Oppure ho visto, per esempio, gli anticollisione - che sono quelli che non permettono a due macchine di non scontrarsi una con l’altra e servono per evitare l’errore umano - probabilmente per velocizzare si escludevano gli anticollisione.
Di anomalie sulla sicurezza ne ho riscontrate tantissime, ma la decisione del responsabile era quella di continuare comunque; siccome bisognava completare.
Quando finivo di fare il giro, che riscontravo i problemi, andavo dal mio capo e riferivo quali erano le problematiche che avevo riscontrato sia di usura nastri, di usura tamburi - di problemi tecnici - sia di problemi di sicurezza e anche di problemi ambientali che riscontravo. Solo che li dicevo a voce. A un certo punto poi mi sono stancato di dirli a voce e ho deciso di cominciare a fare i fax per avere la prova che io comunque avevo avvisato. Perché, in qualche circostanza, mi era capitato di vedere dei freni che non funzionavano bene o delle lesioni sui carriponte. E la macchina comunque non è stata fermata.
Quando ho riscontrato le lesioni su un carroponte, io ho avvisato - durante un’assemblea - i gruisti e gli ho detto: “Guardate che io ho trovato delle lesioni sul CM9”. Nel momento in cui lo dissi a quell’assemblea, subito fermarono la macchina e cominciarono a verificare queste lesioni. Perché i gruisti non volevano più salire sulle macchine. E quindi sono stato chiamato nell’ufficio, chiamato “allarmista” dal mio diretto superiore, Ingegner De Gioia.
Fino a quando non mi hanno preso e mi hanno tolto di mezzo, mi hanno isolato, cioè mi hanno messo in un’officina subito dopo il tornado... rimango là dentro senza fare niente dalla mattina alla sera!...
Se io devo intervenire su un nastro trasportatore, per essere sicuro che questo nastro non parta improvvisamente da solo - come purtroppo è accaduto tante volte e anche ultimamente è morto un ragazzo di venticinque anni - io dovrei far applicare la procedura di sicurezza che prevede una grossa perdita di tempo. Allora molte volte si soprassedeva a questa procedura pur di non tenere la macchina molto tempo ferma... non ho mai visto fermare una macchina per problemi ambientali.
Io, nelle mie attività di ispezione, ho anche avvisato il mio capo che c’era loppa corposa e materiale disperdersi che andava in mare... c’è stata qualche occasione in cui ho visto sversamenti di polvere in mare dovuti a sistemi che non funzionavano, tipo i raschiatori sui nastri. L’ho comunicato e mi è stato detto che l’impianto non si poteva fermare in quel momento perché bisognava caricare la nave e che, probabilmente, l’intervento si sarebbe fatto a distanza di due ore, in occasione del cambio stiva, ma questa attività non è stata fatta durante il cambio stiva. È perdurato l’inquinamento.
Sotto i nastri era pieno, noi camminavamo nel deserto, nella sabbia! Il materiale che si disperdeva dai nastri rimaneva là, sul manto stradale dove noi camminavamo. Siccome era trascurata la pulizia, praticamente si affondava in questo materiale.
Quando ho messo in moto la motosaldatrice, il tubo di scappamento della marmitta ha cominciato a buttare aria. Allora tutta questa polvere ha creato una nube di polvere dalla quale sono stato invaso sia io che quelli che stavano lavorando. E quindi sono andato dal mio ingegnere a dirgli: “Guarda che dove stiamo lavorando è impossibile lavorare perché, quando la marmitta fa uscire l’aria, la polvere si alza e noi ci respiriamo tutta questa polvere che non sappiamo neanche che cos’è”. Il mio capo mi ha un po’ deriso, mi ha detto: “Ma tu cosa vuoi lavorare, nell’ufficio?” Al che ho dovuto chiamare il SIL Ambiente che, quando è venuto a riscontrare, ha visto che c’era questa situazione e, da quel giorno, si è cominciato a pulire le banchine tutti i giorni.
Io ne ho pagato le conseguenze di quello che ho fatto, però non ho saputo se l’azienda ha pagato conseguenze...

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