venerdì 30 giugno 2017

La Corte d'Assise di Taranto dice NO al patteggiamento di Ilva e Riva Forni elettrici

Da inchiostro verde 30 giugno 2017

TARANTO – Il collegio della Corte d’Assise ha respinto, questa mattina, l’istanza di patteggiamento presentata da Ilva in amministrazione straordinaria e Riva Forni Elettrici nell’ambito del processo “Ambiente Svenduto”.  Secondo la Corte – come spiega il Sole 24 Ore (leggi qui) – i reati contestati alle due società sono gravi, trattandosi di disastro ambientale e di avvelenamento, e quindi non possono rientrare nel patteggiamento.
Ilva in amministrazione straordinaria dovrà decidere, a questo punto, se ricorrere alla Corte di Cassazione oppure no. Col patteggiamento, l’Ilva in amministrazione straordinaria avrebbe dovuto versare 241 milioni a titolo di confisca, quale profitto del reato, 2 milioni di sanzione, ed assoggettarsi a otto mesi di commissariamento giudiziale affidato ai commissari attuali.

La notizia del mancato patteggiamento ha già fatto il giro dei Social Network, a partire da Facebook, dove molti ambientalisti esultano al grido di “Giustizia per Taranto”. Da segnalare, inoltre, che il procedimento è stato riunito al processo-madre (in precedenza era stato stralciato), fissato per il 12 luglio, che vede imputate 44 persone fisiche e la società Partecipazioni industriali (ex Riva fire).

In merito alla decisione assunta dalla Corte d’Assise di Taranto, fonti vicine all’azienda affermano che essa “non interferisce con la procedura di trasferimento degli asset aziendali”. Parimenti, “non interferisce con la disponibilità delle somme recuperate ai fini dell’ambientalizzazione”.

La Corte d’Assise  ha dichiarato inammissibile il patteggiamento in quanto nel processo a carico delle persone fisiche “sono contestati reati – aggiungono le stesse fonti – puniti con pene elevate, non definibili con rito alternativo. In realtà, la disciplina prevede questo sbarramento solo per le ipotesi rientranti nel catalogo dei reati 231; l’avvelenamento non rientra in questo catalogo, per cui il provvedimento potrebbe essere viziato da abnormità; si sta valutando il ricorso per Cassazione”.

giovedì 29 giugno 2017

Processo Ilva - I video inchiodano i Riva sulle emissioni fuggitive pericolose

 
Le due udienze del 27 e 28 giugno hanno riguardato l'audizione di militari del Noe (Nucleo operativo ecologico) di Lecce, che avevano fatto accertamenti sui fenomeni di slopping e dimostrato con vari video e foto la continua fuoriuscita di emissioni fuggitive nocive, in particolare dall'acciaieria - decine e decine in un breve periodo di giorni preso in considerazione.
Gli avvocati degli imputati volevano far escludere dagli atti un video anonimo che mostrava le emissioni dalla fabbrica, confermate peraltro dalle indagine del Noe, e nell'udienza del 28 avevano ottenuto che quel video fosse dichiarato inutilizzabile, ma ieri i PM sono tornati di nuovo sulla questione dicendo che quel video era da considerare "corpo del reato"  e la Corte d'Assise ha dovuto riammetterlo.

Mentre è stata respinta la richiesta degli avvocati degli imputati di acquisire i documenti che testimonierebbero gli investimenti (definiti "ingenti"!) effettuati da Riva nello stabilimento Ilva per prevenire il fenomeno dello slopping e per la realizzazione di due impianti di depolverizzazione.

Prossima udienza il 12 luglio in cui il maresciallo del Noe ultimerà la sua deposizione anche rispetto al video anonimo. 

Solidarietà ai lavoratori della Tecnomessapia - TRE QUESTIONI...



175 lavoratori della ditta Tecnomessapia, appaltatrice della Leonardo (Finmeccanica) a Grottaglie, rischiano il licenziamento il 30 giugno. Sono occupati in attività di montatori e strutturisti aeronautici, laminatori per carlinghe di aeromobili, ingegneri di processo, collaudatori di qualità, etc

L'Usb che questa mattina farà una "prima iniziativa di presidio davanti ai cancelli dello Stabilimento di Grottaglie il prossimo giovedì 29 giugno a partire dalle ore 7.30".

Lo Slai cobas per il sindacato di classe di Taranto nell'esprimere, com'è naturale, solidarietà ai lavoratori della Tecnomessapia, sottolinea tre questioni.

- La Leonardo è una delle aziende che sta facendo a man bassa utili:
(da MF-DJ NEWS): "Nel primo trimestre dell'anno Leonardo  ha realizzato un utile netto ordinario di 78 milioni di euro, in aumento del 39,3% rispetto ai 56 milioni del primo trimestre del 2016... In considerazione dei risultati ottenuti nel primo trimestre del 2017 e delle aspettative per i successivi, si confermano le guidance per l'intero anno formulate in sede di predisposizione del bilancio al 31 dicembre 2016. Il CdA ha espresso un sentito ringraziamento al management e a tutti i dipendenti di Leonardo , riconoscendo nei risultati conseguiti il loro determinante contributo e l'attiva adesione alle scelte e alle azioni adottate".

- Questi utili sono frutto soprattutto della produzione bellica per gli Usa, la Nato, l'Italia, una produzione, quindi, per gli interventi di guerra contro i popoli - o di "sorveglianza" interna - vedi alcune notizie che riportano di seguito:
Grazie ai superprofitti che questo capitale fa, è presente all'interno del personale della Leonardo una consistente fascia di aristocrazia operaia che gode delle briciole e che, come dice l'azienda, aderisce "alle scelte e alle azioni adottate", cioè alla produzione di guerra.
I lavoratori degli appalti sono chiaramente in questo, l'ultima ruota del carro...

I Lavoratori della Tecnomessapa srl anni fa decisero di cominciare ad organizzarsi nello Slai cobas sc, ma poi a fronte della minacce e ricatti dei loro padroni, abbandonando una necessaria autonomia di lotta e di posizione di classe, tornarono sotto la greppia del padrone. Allora tutti i giochi erano ancora aperti per difedenre le condizioni di lavoro degli operai, senza svendere i propri interessi di classe... Auguriamo loro che ora non sia troppo tardi  

DA DOVE VENGONO GLI UTILI DELLA LEONARDO:

BAE Systems e Leonardo insieme per offrire nuove munizioni guidate di precisione contro minacce aeree, terrestri e navali

BAE Systems e Leonardo hanno annunciato una collaborazione nel settore del munizionamento guidato di precisione per offrire agli Stati Uniti e alle forze militari alleate una gamma di munizioni avanzate, efficaci ed efficienti, per sistemi d'arma di grosso calibro.
Roma 28/06/2017 21:51 

Leonardo scelta per fornire logistica e servizi di supporto per il programma di sorveglianza AGS della NATO

Leonardo, partner del team industriale guidato da Northrop Grumman che fornisce il sistema di sorveglianza per il programma Alliance Ground Surveillance (AGS) della NATO, è stata scelta per svilupparne il sistema di informazione logistica ALIS (AGS Logistic Information System).
Roma 21/06/2017 12:20

Leonardo offrirà servizi di sorveglianza basati sull'uso di droni per missioni civili

Leonardo collaborerà con l'operatore aereo Heli Protection Europe (HPE) per offrire a clienti civili, quali Polizia e operatori di soccorso, servizi di sorveglianza e ricognizione basati sull'utilizzo di velivoli pilotati da remoto.
Le Bourget 20/06/2017 17:00 

Sosteniamo la rivolta dei migranti nel Cara-lager di Bari

iale e i binari ferroviari nei pressi del Cara, oggi 1 agosto 2011 a Bari, per protestare contro il rifiuto della concessione di asilo politico e delle condizioni di vita. La protesta si e’ trasformata in guerriglia con lancio di sassi e incendio di bidoni.
ANSA/LUCA TURI

Momenti di tensione al Cara (Centro di accoglienza richiedenti asilo) di Bari durante i controlli che periodicamente vengono eseguiti dalle forze dell’ordine per prevenire il compimento di reati. Un gruppo di richiedenti asilo ha dato vita ad una sassaiola nei confronti degli agenti della Polizia di Stato (un centinaio in tutto), che hanno risposto con una carica di alleggerimento e il lancio di una decina di lacrimogeni, riuscendo a riportare sotto controllo la situazione. Secondo le prime notizie, ci sarebbe un ferito lieve tra le forze dell’ordine.
Momenti di tensione al Cara (Centro di accoglienza richiedenti asilo) di Bari durante i controlli che periodicamente vengono eseguiti dalle forze dell’ordine per prevenire il compimento di reati. Un gruppo di richiedenti asilo ha dato vita ad una sassaiola nei confronti degli agenti della Polizia di Stato (un centinaio in tutto), che hanno risposto con una carica di alleggerimento e il lancio di una decina di lacrimogeni, riuscendo a riportare sotto controllo la situazione. Secondo le prime notizie, ci sarebbe un ferito lieve tra le forze dell’ordine.

Natuzzi come Marchionne - il fascismo padronale appoggiato dal collaborazionismo del sindacato confederale

Natuzzi, giudice reintegra 3 lavoratori. Possibile effetto domino per altri 173. Azienda: “Ne licenzieremo altrettanti”

Natuzzi, giudice reintegra 3 lavoratori. Possibile effetto domino per altri 173. Azienda: “Ne licenzieremo altrettanti”La decisione annunciata durante una  cabina di regia al Mise. Il gruppo spiega in una nota che potrebbe vedersi costretto a riassumere 176 lavoratori: "Impatti significativi sull'attuale assetto industriale, saremmo costretti ad azioni per tenere in ordine i conti". Per le sigle sindacali significherebbe mettere a rischio nuovamente 1.300 posti di lavoro

martedì 27 giugno 2017

Ilva - il punto della situazione - slai cobas per il sindacato di classe Ilva -appalto slaicobasta@gmail.com 347-5301704

Ai primi di luglio inizierà la trattativa tra i sindacati e la cordata ArcelorMittal. Nella cordata è entrata ora ufficialmente Intesa Sanpaolo; secondo indiscrezioni, questo dovrebbe portare ad un ridimensionamento della presenza della Marcegaglia.
L'incontro coi sindacati è puramente procedurale, siamo ben lontani da una vera trattativa; il passaggio è solo formale sul piano generale.
La prima scadenza riguarda il piano ambientale, si aspetta un mese perchè la cordata vincente esponga le sue idee su esso, ma è solo a fine settembre che si capirà qualcosa in più in merito.
Sulla base delle pressioni di opinioni che ci sono e per dare una copertura “ambientalista” alla assegnazione/svendita, ArcelorMittal ha deciso di utilizzare il progetto già esistente dei commissari per quanto riguarda la copertura dei parchi minerali; tempi molto più lunghi e con giochi non ancora fatti, riguardano la procedura della UE circa l'eccessiva concentrazione che la Mittal viene ad avere con l'Ilva e le innovazioni tecnologiche che, secondo quanto trapela dalla stampa, prevederebbe alcune produzioni innnovative...

Tutta questa procedura non cambia la sostanza del problema e sarebbe sbagliato se operai, masse popolari tarantine, forze ambientaliste si concetrassero su questo e seguissero unicamente il percorso deciso affidandosi a ostacoli che possono venire dalla UE e dalle contraddizioni nei tempi e nei modi dell'ambientalizzazione e delle nuova tecnologie.
Ribadiamo, tutto questo non incide e non cambia la sostanza del problema che è una produzione, anche maggiore di quella attuale, con minori operai, quindi con conseguente intensificazione dello sfruttamento; la divisione degli operai tra quelli che restano nella ArcelorMittal col nuovo contratto che peggiora salari e diritti e quelli che vanno nel buco nero della bad company che resta nelle mani dei Commissari e che viene pilotata verso la precarietà ammortizzata e l'espulsione dalla fabbrica di 4100 operai. E' inutile dire, poi, che i tempi e modi della copertura dei parchi e delle altre opere di ambientalizzazione sono un bluff di soldi dati all'azienda o sprecati, senza assicurare nè il blocco dell'inquinamento e meno che mai la gigantesca opera di bonifiche che quartieri e parte della città hanno bisogno.

Su tutto questo la parola deve passare ad operai e masse popolari autorganizzate.
Per gli operai il primo passo è la contestazione dei sindacati e un chiaro NO al piano, ad una trattattiva sulla base di quel piano e alle false promesse dei tre sindacati di modificarlo in favore degli operai.
Senza questo NO di massa e agente non c'è futuro di lotta nè possibilità di cambiare le carte in tavola.
Le assemblee promosse dai sindacati confederali si stanno svolgendo in forma separata, utili quindi ai sindacalisti per gestirle e inutili per gli operai per contestarle realmente e unirsi. Nelle assemblee i sindacalisti non dicono nulla su quali sarebbero le loro controproposte, nè tantomeno propongono un piano di iniziative.
Certo in qualcuna di queste assemblee si stanno vedendo delle proteste e operai intervenire critcamente, e questo è positivo. Ma è assolutamente insufficiente. Spesso le critiche sono alla gestione attuale della Cig, mentre sul futuro in generale c'è attesa di vedere lo svolgersi degli eventi. E' una pura illusione quella degli operai di poter contare in questa maniera e incidere.

Ci vuole l'assemblea generale, autonoma, che raccolga tutte le voci del dissenso e la creazione in seno alla fabbrica di una rottura e una divisione tra operai legati ai confederali che accettano tutto, pur "strillando" quà e là e operai che vogliono ingaggiare la lotta, resistere inizialmente, cambiare le cose.
Lo Slai cobas per il sindacato di classe è lo strumento utile e indispensabile per questa battaglia. E il problema non sono le tessere, che in questo momento lasciano il tempo che trovano, quanto l'assemblea generale autonoma.

L'USB opera ormai come quarto sindacato, organizza le sue assemblee e promuove il suo movimento. Un falso movimento, però, lo diciamo chiaro; tutto "chiacchiere e distintivi", nonostante le buone intenzioni, che apprezziamo e sosteniamo, di qualcuno dei delegati e di parecchi iscritti. L'Usb denuncia soprattutto la sua mancata convocazione alle trattative a Roma e usa la "minaccia" del movimento per essere parte di queste trattative che non sono altro che la cogestione del piano. e non saranno cento cassintegrati in più o in meno, rispetto ai grandi numeri degli esuberi, che cambieranno la situazione e possono salvare l'anima dell'opposizione Usb.

Detto questo, ora non è solo il tempo dell'autorganizzazione in fabbrica, ma dell'unità tra operai e masse popolari e lavoratori dei quartieri inquinati, per lottare insieme contro il piano ArcelorMittal-Stato-Governo, per unire difesa del lavoro e della salute.

Su questo, le recenti elezioni hanno dimostrato che il Comune è dall'altra parte; le liste che si sono presentate alle elezioni e quella che ha vinto rappresenta la minoranza pro governo e pro azienda, e chi si è opposto elettoralmente a questo ha fatto il classico "buco nell'acqua". Il 70%, principalmente formato da operai e masse popolari, ha negato il voto a tutti, anche per la questione Ilva e per l'assoluta mancanza di fiducia nella difesa di lavoro e salute da parte di chi si è candidato.
Le masse si devono organizzare fuori e contro le elezioni, devono unirsi e prendersi il Comune, non col voto ma con la lotta e dentro la lotta generale.
Noi abbiamo fiducia che così andrà e per questo lavoriamo.
E' sbagliato e demenziale avere fiducia in Istituzioni, partiti elettorali e sindacati confederali; ma altrettanto sbagliato e autolesionista è non avere fiducia nell'autorganizzazione e nella lotta.

Non c'è altra soluzione!

Prepariamo un autunno caldo!

lunedì 26 giugno 2017

Eletto Melucci sindaco di una piccola minoranza - non votato da circa l'80% della città e quindi non rappresenta che un ristretto ceto politico PD e cercapoltrone di ogni genere e tipo

Taranto capitale dell'astensionismo circa il 70% non vota o vota nullo e bianca

I proletari e le masse popolari non hanno votato questo sindaco e sanno bene che rappresenta padroni, sindacalisti, e affaristi - ora bisogna essere coerenti 

Il NO al Sindaco e alla sua giunta domanda organizzazione e lotta per il lavoro, il salario, i diritti, le case, la salute, il risanamento dei quartieri.

sabato 24 giugno 2017

Un'inchiesta svela quello che sta succedendo all'hotspot di Taranto - L'HOTSPOT DEVE CHIUDERE!

Diritti violati nell’hotspot di Taranto
Hotspot Leaks: un'inchiesta collettiva svela quello che sta succedendo nel centro pugliese

di Gaetano De Monte 22 giugno 2017

Camara (il nome è di fantasia) ha 19 anni. Di nazionalità gambiana, è sbarcato al porto di Reggio Calabria il 28 marzo del 2016. Poco dopo l’arrivo è stato fatto salire su un autobus e trasportato a Taranto. Destinazione hotspot. Lì dentro sarebbe dovuto restare per un massimo di 48 ore, il tempo di essere identificato e foto segnalato. Almeno così prevede la normativa italiana che regola il trattenimento amministrativo dei richiedenti protezione internazionale, che la identifica alla stregua di qualsiasi altra misura di polizia limitativa della libertà personale.
Ma Camara, come migliaia di altri migranti transitati nell’ultimo anno a Taranto,nell’hotspot è rimasto più tempo: 20 giorni.«Ho fatto il sarto nel mio paese da quando avevo 13 anni. Ora voglio farlo qui in Italia. Finora ho vissuto in un capannone vicino al mare, dove la notte fa molto freddo. Eravamo un centinaio di persone a dormire in uno spazio piccolo. Ora mi trovo in un altro centro molto affollato, a Borgo Mezzanone, vicino Foggia», ha raccontato.

Dal Pakistan all’Italia, passando per i Balcani - Hayat ha 25 anni, e anche il suo nome è di fantasia. In Pakistan era un odontotecnico. È arrivato in Italia il 16 marzo, fuggendo dal suo Paese per

Ilva, processo morti amianto: assoluzione per Fabio Riva. Prescrizione per Capogrosso

La Corte d’Appello di Taranto (sezione distaccata di Lecce) ha riformato la sentenza di primo grado per le morti causate dall’amianto ed altri cancerogeni provenienti dallo stabilimento siderurgico, condannando 3 ex dirigenti dell’Ilva e decretando l’assoluzione piena o per prescrizione per un’altra ventina di imputati. Tra questi Fabio Riva, ex vicepresidente di Riva Fire, e l’ex direttore della fabbrica Luigi Capogrosso, che in primo grado avevano rimediato invece una condanna a 6 anni e per i quali il pg aveva chiesto la condanna a 3 anni e mezzo. 

La Corte presieduta dal giudice Patrizia Sinisi ha condannato a 2 anni e 8 mesi Giambattista Spallanzani (9 anni in primo grado), a due anni e 4 mesi Sergio Noce (9 anni e sei mesi in primo grado), a due anni Attilio Angelini (9 anni e 2 mesi in primo grado). Per tutti (assolti da diversNello specifico, sono stati assolti con la formula «per non aver commesso il fatto», Aldo BologniniMassimo Consolini, l’ex commissario straordinario di Lucchini Piombino Piero Nardi (condannati a 8 anni e sei mesi in primo grado), l’ex direttore generale di Finmeccanica Giorgio Zappa (8 anni in primo grado), Mario Masini, Lamberto Gabrielli, Tommaso Milanese, Augusto Rocchi e Fabio Riva. Per Luigi Capogrosso ed Ettore Salvatore (condannato a 4 anni in primo grado) è scattata l’assoluzione da due omicidi colposi. Altri hanno beneficiato della prescrizione.
(ANSA).

venerdì 23 giugno 2017

Melucci: «Cito ama Taranto, per questo sono pronto a dialogare anche con lui»



Le assemblee all'Ilva stanno servendo a poco - senza che gli operai protestino contro i sindacati che le tengono, passa tutto quello che vuole il governo, come è avvenuto finora

Ilva, sindacati insistono: «Governi resti garante»

Il governo è garante dei suoi decreti e della sua svendita con tagli occupazionali, quindi queste parole dei sindacalisti e di chi in fabbrica gli tiene bordone sono parole vane e sono quelle che servono al governo per andare avanti

Organizzazioni sindacali e lavoratori ribadiscono «la totale indisponibilità a licenziamenti e nessuno sia lasciato indietro (bad company)

Siamo alle solite agli operai si può dire tutto e il contrario di tutto, quando la cosa è fin troppo chiara, la bad company ci sarà e chi vi andrà dopo un po' arrivederci e grazie


Ilva a Taranto
«Ciò che emerge tra i lavoratori è il forte richiamo al Governo perché in questa partita resti, nonostante l’aggiudicazione, garante del processo di risanamento ambientale e della salvaguardia dei livelli occupazionali del gruppo Ilva». Lo scrivono in una nota le segreterie provinciali Fim, Fiom e Uilm di Taranto impegnate nelle assemblee per discutere della vicenda Ilva a seguito dell’aggiudicazione del gruppo e della successiva firma del contratto avvenuta venerdì scorso tra i commissari straordinari ed AM Investco Italy.
Organizzazioni sindacali e lavoratori ribadiscono «la totale indisponibilità a licenziamenti e nessuno sia lasciato indietro (bad company) avendo la città pagato a caro prezzo la presenza della fabbrica e non potendosi permettere di pagare anche dal punto di vista occupazionale. Siano chiari fin dal primo confronto che avverrà con la nuova proprietà quali siano gli obiettivi di produzione e quali saranno gli investimenti per innovazione impianti tubifici compresi».
Infine, Fim, Fiom e Uilm evidenziano «l'importanza dell’utilizzo di nuove tecnologie che puntino a minimizzare l'impatto ambientale della produzione. Il rispetto in toto del piano ambientale non sarà merce di scambio nella trattativa ma va realizzato tutto e nei tempi più brevi possibili. Continuiamo a non volere un Ilva a prescindere».

Dal Corriere di Taranto: Su richiesta dello Slai cobas sc tavolo in Regione per lavoro sicuro e contratti dignitosi

Corriere di Taranto

Ilva - ancora decreti del governo... già predisposta per le società acquirenti l'eventuale amministrazione straordinaria se per caso le cose vanno male - e gli operai possono stare più tranquilli così?


L’Ilva nel Dl Mezzogiorno. Due articoli: il paracadute per il futuro e i soldi dei Riva per la bonifica

Come annunciato nei giorni scorsi, nel testo del Decreto legge 91 del 21 giugno 2017 «Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno» è stato inserito un articolo che potrebbe essere cruciale per il destino che riguarda l’Ilva di Taranto e il sito di Aferpi nel caso i rispettivi concessionari risultassero inadempienti
.In particolare è importante l’articolo 8 che nel testo recita testualmente: “Nel caso siano destinatarie di domanda giudiziale di risoluzione per inadempimento, ovvero di dichiarazione di avvalersi di clausola risolutiva espressa del contratto di cessione dei complessi aziendali acquisiti da società sottoposte alla procedura di amministrazione straordinaria ai sensi del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004, n. 39, le società cessionarie di tali complessi aziendali sono ammesse all’amministrazione straordinaria di cui al suddetto decreto-legge, anche su istanza del commissario straordinario della società cedente, indipendentemente dal possesso dei requisiti previsti alle lettere a) e b) dell’articolo 1, comma 1, del decreto-legge 23 dicembre 2003, n. 347, convertito, con modificazioni, dalla legge 18 febbraio 2004 n. 39, fermi gli altri presupposti previsti dalle norme vigenti“. Questo vuol dire che nel caso il commissario giudiziale incaricato di vigilare sull’attuazione degli accordi notificasse l’inadempienza del concessionario, anche per la nuova società subentrata scatterebbe il regime di amministrazione straordinaria. Una sorte di paracadute nel caso ci si trovasse nuovamente in presenza di soggetti che non dimostrano di essere in grado di rispettare gli accordi sottoscritti. Nel caso specifico, qualora il processo di affitto per i primi due anni e poi di vendita definitiva del gruppo Ilva vada in porto, si parla della cordata Am Invest Co formata da ArcerlorMittal e Marcegaglia e dal partner finanziario Intesa San Paolo.
Per quanto riguarda ancora più specificatamente l’Ilva, il decreto all’articolo 13 si occupa di «Disposizioni in materia di risanamento ambientale da parte dell’Amministrazione Straordinaria ILVA». Nel dettaglio viene stabilito che parte degli 1,3 miliardi di euro di fondi Riva rientrati in Italia dalla Svizzera e convertiti in obbligazioni vengano utilizzati per estinguere il finanziamento statale concesso nell’Articolo 1 comma 6bis del decreto legge 191 del 2015 (fino a 600 milioni nel 2016 e 200 nel 2017), e per completare gli interventi di bonifica ambientale già autorizzati e precedentemente coperti con le garanzie statali, pari ad oltre 500 milioni di euro

Domenica continuiamo e rafforziamo l'astensionismo della "civiltà" dei proletari e delle masse che non piegano la testa

Dalla valutazione fatta dopo il primo turno di votazione a Taranto:

"Il primo "partito" a Taranto è stato l'astensionismo. E sia chiaro per tutti, questo astensionismo - che ora tanti esponenti delle liste o cercano di nascondere, di esorcizzare o cercano, arrampicandosi sugli specchi, di darne una versione qualunquista - è prima di tutto un astensionismo operaio, di classe, un astensionismo popolare di protesta cosciente da parte delle masse popolari di Taranto.
E' la maggioranza degli operai dell'Ilva che si è astenuta. Perchè dovevano votare, quando i candidati sindaci o non dicevano nulla sul loro futuro (hanno biascicato qualcosa sull'Ilva proprio quando non potevano farne a meno, quando le pagine dei quotidiani erano pieni del decreto di svendita), o propugnavano la chiusura dell'Ilva con alternative superficiali quanto impossibili, che celano bellamente che tutto in questo sistema capitalista, dal turismo, all'agricoltura, alla pesca, sono pregne della logica del profitto e dello sfruttamento della natura che distrugge e inquina ogni cosa.

Eppure a Taranto, fenomeno unico a livello nazionale, vi erano 37 liste, più di 1100 candidati, quasi ogni famiglia aveva un candidato, o amico del candidato; quale maggiore dimostrazione di "qualunquismo", di voto clientelare, c'è stato?! Altro che "democrazia", come spacciano alcuni, è stata la vetrina della falsa democrazia, in cui un altro poco ognuno si faceva la "sua lista"...  Quindi era facile proprio il voto qualunquista o clientelare.
A maggior ragione l'astensionismo a Taranto è stato invece proprio un prendere le distanze, un rifiuto di questo andazzo. Si può ben dire che buona parte di chi è andato a votare ha dato un voto qualunquista o inutile (che c'era di più qualunquista di candidati sindaci, come un Brandimarte, un Lessa, uno sconosciuto Romandini, ecc. che non hanno detto nulla) ; mentre è chi non è andato o ha annullato la scheda ha fatto un'azione cosciente e utile, lungo la strada che afferma che per cambiare, per imporre gli interessi dei lavoratori, dei giovani, dei disoccupati, delle donne, occorre l'organizzazione della lotta non il voto.

Quindi l'astensione è stata una partecipazione di emancipazione dal "perverso gioco elettorale", dal voto clientelare; un'espressione di civiltà. Da questo punto di vista, l'unico serio, le elezioni sono andate bene e andranno ancora meglio. Altro che Taranto macchia nera a livello nazionale, noi dobbiamo essere orgogliosi.

Anche chi è onesto mentalmente, questo non lo riesce di capire - vedi anche i giornali nazionali che o cercano di parlare pochissimo di Taranto, o ne parlano dalla finestra. Non capiscono i lavoratori e le masse popolari di Taranto, danno una versione folkloristica di Taranto, o ultraparziale, o da "luoghi comuni", fatti di inchieste e "analisi" banali; il "fuoco sotto la cenere" non lo vedono e non lo vogliono vedere...
Ma questa astensione dal voto è potuta essere in generale una protesta cosciente perchè ha avuto la sua "organizzazione", il suo riferimento. Proletari comunisti, Slai cobas per il sindacato di classe, le donne del Mfpr hanno chiamato al "boicottaggio" e al non voto. Hanno portato le ragioni altamente politiche, di reale democrazia, di classe del non votare in queste elezioni dovunque, ma soprattutto all'Ilva e nelle realtà di lavoratori in lotta, delle masse popolari dei quartieri inquinati.
E questo dà la garanzia e il futuro prossimo che quell'astensione si trasformi sempre più in lotta, in organizzazione per la lotta sindacale, sociale, politica..."

NON VOTATELI!

Non votare al ballottaggio di domenica, oltre che giusto è, diremmo, una questione anche di dignità.
Non è possibile votare come Sindaco una come la Baldassari, direttrice del carcere che ha riempito - come era prevedibile - le sue liste di personaggi legati alla malavita o direttamente essi malavitosi, legati alla grande speculazione verso i migranti: da Barbara Micelli, capolista della Lista “Progetto in Comune” che con i suoi fratelli è da anni dedita a truffe e evasioni fiscali, alla Viafora Lucia già messa fuori dalla giunta Stefano, operatrice nel famigerato centro di S.Maria del Galeso, a Claudio Messinese che rifilava cibo con i vermi ai migranti e che prima era sponsor di Cito; che ha candidato figli incompetenti riciclati dai padri esponenti politici (il figlio di Calzolaro, il figlio di Ungaro, ecc.); che ha raccolto i residuati della Di Bello (che si è mangiata Taranto); e così via!... Liste che non si possono chiamare tali, ma "associazione a delinquere"!
Per non parlare del fatto che la Baldassari, come direttrice del carcere, permetteva bellamente che i malavitosi arrestati intrattenessero affari con l'esterno, con altri malavitori:
Dal documento pubblicato dal Corriere del giorno on line: "...I rapporti di vicinanza con la malavita del Micelli sono continuati con la costituzione una società, la FOOD ITALY srl che aveva come amministratore unico Antonio Bruno, 34 enne,  cioè uno dei due fratelli Bruno arrestati e responsabili dell’omicidio del 32enne Giuseppe Axo... Il Bruno incredibilmente... pur essendo ristretto nella casa circondariale di Taranto (sotto la direzione della dr.ssa Baldassari ) è riuscito ad effettuare fraudolentemente una cessione delle proprie quote societarie nella società che condivideva con il Micelli...".

Non è possibile votare uno come Melucci; vorrebbe dire portare direttamente i padroni a decidere la politica, a fare delle scelte secondo i loro interessi: siamo ad una versione locale di Berlusconi, unita in un legame organico con il partito nazionale al governo responsabile degli attacchi alle nostre condizioni di vita e di lavoro, ai parlamentari jonici del PD ai sindacati confederali, sempre "esponenti" dei padroni e del governo.
Nello stesso tempo, anche qui stiamo asistendo ad un "commercio di voti", di futuri incarichi e poltrone, anche delle liste e dei personaggi esclusi dalle prime votazioni, che dire non dignitoso è poco. Ultimo arrivato è l'ex procuratore Sebastio, che sconfessando sue precedenti dichiarazioni e contro la volontà delle sue liste sostenitrici e anche di chi lo ha votato, ora ha dichiarato di votare Melucci, dimostrando un iperpersonalismo, un iperopportunismo imbarazzante, per cui non gli basta essere consigliere ma aspira a più alte poltrone.

Sia chiaro, comunque, che qualunque Giunta uscirà fuori, sia di Baldassari, sia di Melucci, sarà comunque una giunta minoritaria, votata da pochissimi, e quindi rappresenterà un'estrema minoranza.
In queste elezioni la maggioranza dei candidati, compresi i due, si sono camuffati con liste civiche, perchè i partiti ufficiali sono sempre più impresentabili agli occhi delle masse, ma dietro queste "liste civiche" non possono nascondere che sempre i soliti vecchi mostri tornano.

giovedì 22 giugno 2017

Dalla protesta alla lotta organizzata dei migranti dell'ex Centro Galeso insieme allo Slai Cobas. Oggi delegazione in Prefettura

Una delegazione dello Slai cobas con alcuni migranti del Centro di S.Maria al Galeso è stata oggi ricevuta dalla Dott.ssa Pricolo della Prefettura, dopo la chiusura del Centro, avvenuta ieri e la redistrubuzione di circa 160 migranti in 3 nuove strutture.

La funzionaria ha informato la delegazione circa la chiusura del Centro della Indaco, che sarebbe avvenuta non per le ripetute violazioni della convenzione di accoglienza, da noi già denunciate e clamorosamente confermate da un'inchiesta giornalistica ben documentata di cui già abbiamo riferito ieri, ma solo per il "mancato rispetto delle norme sull'igiene" accertato da una squadra ispettiva della ASL.
Ma come è stato possibile - abbiamo chiesto - che sia stata stipulata una convenzione con personaggi notoriamente "oscuri"? Come è stato possibile che questi stessi personaggi abbiano indisturbatamente gestito per mesi quel centro di accoglienza non solo violando gli standard di dignità per quanto riguarda cibo, igiene, energia elettrica e acqua calda e potabile ma addirittura senza adempiere neppure i più elementari obblighi di assistenza legale per il rilascio dei permessi di soggiorno e l'avvio delle pratiche per la richiesta di asilo?
Sconcertante la risposta che abbiamo ricevuto: "la Prefettura ha effettuato tutte le verifiche disposte dalla legge prima e dopo la stipula della convenzione".
Ma quali verifiche?

La verità è che solo la giusta rivolta dei migranti ha portato alla luce la situazione intollerabile creata dalla Indaco. Solo la lotta ha imposto la chiusura di quel Centro. Fosse stato per le istituzioni e le loro "verifiche", Micelli e compari continuererebbero tranquillamente a spartirsi allegramete i pagamenti ricevuti.

La delegazione ha poi sollevato due problemi relativi alla situazione nei nuovi Centri in cui i migranti sono stati portati.
Pimo, abbiamo chiesto conferma se l'associazione Senis che gestisce il centro situato all'ex Hotel Terminal Jonio faccia capo in realtà a Messinese, già titolare del bar che forniva alla Indaco, senza peraltro avere le autorizzazioni per farlo, i pasti contaminati che hanno innescato la rivolta. Se questo fosse vero, saremmo di fronte al grave fatto che la prefettura 'cambia per non cambiare niente', e che la gestione esplicitamente malavitosa dell'accoglienza dei migranti continuerebbe.
Secondo, abbiamo riferito la denuncia dei migranti trasferiti al Centro di Via Metaponto, gestito dalla Ass. "Costruiamo Insieme", dove ora vi sono quasi 30 persone e ci sono solo due bagni.
Sempre dello stesso tenore la risposta: "prendiano nota delle vostre osservazioni e faremo le verifiche del caso...".

L'incontro si è concluso con la consegna di due lettere dello slaicobas, una che riporta le rivelazioni sui traffici di Micelli e soci, l'altra che ribadisce le richieste dei migranti per quanto riguarda, rilascio dei documenti, iter della richiesta asilo, assistenza sanitaria, idoneità delle strutture, qualità del cibo, ecc.

Se la rivolta dei migranti ha ottenuto un primo importate risultato con la chiusura del Centro della Indaco, solo la continuazione della lotta potrà ottenere che nei nuovi centri i diritti dei migranti siano rispettati e il malaffare delle associazioni che speculano sulla loro pelle sia fermato.
Per questo continueremo a mobilitarci e organizzarci. Una nuova riunione dei migranti autorganizzati è stata fossata per martedì prossimo.

mercoledì 21 giugno 2017

Su richiesta dello Slai cobas sc Tavolo alla Regione per lavoro sicuro e condizioni contrattuali dignitose

Su richiesta dello Slai cobas per il sindacato di classe e delle RSA della Paquinelli, a seguito incontro col dirigente della regione Basile del 13 giugno, il presidente della Task force Leo Caroli, ha convocato il tavolo.

Tutti gli altri sindacati (benchè inopinatamente convocati) non hanno fatto nulla in questi mesi, accettando in silenzio che vi fosse il rischio di licenziamento per i lavoratori della Pasquinelli, per non parlare anche dei lavoratori assunti a Tempo determinato, anche solo per due mesi! negli altri servizi; e accettando in silenzio condizioni vergognose di lavoro, le più scandalose all'Amat, dove i lavoratori rischiano di scendere da 4 ore a 1,40 al giorno.

In questo Tavolo vogliamo:

Per la Pasquinelli, vi deve essere subito la clausola sociale nell'appalto in corso di assegnazione per il periodo di fermo impianto e la continuità del lavoro una volta che la selezione riprende all'Amiu; qui la nostra prioritaria richiesta è l'internalizzazione.

Chiediamo per i lavoratori dell'Amat, che in forze ora si stanno organizzando con lo Slai cobas sc, dopo aver sperimentato sulla loro pelle la linea di cedimento di tutti gli altri sindacati, che vengano ripristinate le 4 ore di lavoro.



Per tutti gli altri lavoratori, contratti a Tempo indeterminato e garanzia di continuità lavorativa.

Botte, violenze sessuali, supersfruttamento, per le donne braccianti - Non c'è legge che valga, serve la ribellione delle lavoratrici

Brindisi- Caporalato, 4 arresti. Donne sfruttate nei campi: “Alle fimmene pizza e mazzate ci vogliono”

Sarebbero state costrette a lavorare otto ore al giorno nei campi di ciliegie a Turi, sottopagate e in alcuni casi anche maltrattate. Sarebbe questo il quadro che emerge da un’inchiesta condotta dei carabinieri di Francavilla Fontana che ha portato all’arresto di 4 persone accusati a vario titolo di intermediazione illecita, in altre parole Caporalato.

Tutto sarebbe partito dalla denuncia del 2015 da parte di una delle 15 lavoratrici che, da quanto dichiarato, sarebbe stata picchiata da due caporali dopo aver preteso il giusto pagamento di quanto le era dovuto. In alcune registrazioni riportate nell’ordinanza cautelare si sentirebbe parlare delle lavoratrici in questi termini: “Alle femmine pizza e mazzate ci vogliono, altrimenti non imparano”. Tradotto: sesso e botte per far comprendere la propria legge medievale. E ancora: “Femmine, mule e capre, tutte con la stessa testa”.

Le donne, almeno 15 (tutte italiane tranne due straniere) venivano prelevate da Villa Castelli (Brindisi) e da altri comuni del Brindisino e del Tarantino per essere condotte nel Barese. Partivano all’alba, accalcate anche in dieci all’interno di pulmini da 7 posti. Pagate poco e costrette anche a ‘girare’ quotidianamente somme di denaro ai presunti caporali Michelangelo Veccari, sua moglie Valentina Filomeno, Grazia Ricci e Maria Rosa Putzu. Avrebbero lavorato per più di otto ore al giorno, a fronte delle sei ore e mezzo previste dal contratto, e sarebbero stati scalati dalla paga anche 8 euro per il trasporto. Invece della paga prevista di 55 euro giornaliere, percepivano 38 euro.

Determinanti si sono rivelate, nell'inchiesta, le intercettazioni ambientali. In un caso una donna sarebbe stata invitata a interrompere i rapporti con l'agenzia interinale a cui si era rivolta per trattare unicamente con i presunti caporali. "Con l'agenzia lavori un mese e con noi lavori sei mesi, otto mesi - le dice un caporale...

E loro lavoravano, secondo quanto accertato dalla procura, nonostante la retribuzione fosse incongrua rispetto alle ore di lavoro svolto. Né venivano rispettati riposi settimanali, festività e gli straordinari non venivano corrisposti. 

La protesta dei migranti e l'organizzazione dello Slai cobas sc del presidio di domani alla prefettura ha ottenuto la chiusura del Centro d'accoglienza "Indaco" - Ma non basta!

I migranti del Centro "Indaco" hanno appena comunicato che il campo di S. Maria Galeso sarà chiuso oggi. Dalle 16 stanno trasferendo altrove i migranti.
Stiamo seguendo direttamente per sapere dove vengono ospitati e come.
E' chiaro che questa chiusura di questo centro "malavitoso" è frutto solo della protesta fatta settimane fa dai migranti, che poi si sono messi in contatto con lo Slai cobas per il sindacato di classe che per domani ha organizzato una manifestazione alle 9,30 alla prefettura.
Siamo quindi contenti di questo, fermo restando di verificare le nuove condizioni dei migranti.

Ma chiaramente non può finire qui! Devono essere incriminati non solo i responsabili diretti del centro, i Micelli, ma anche tutti coloro che sono implicati, hanno sostenuto l'azione criminale di questi personaggi, in primis i candidati, Da Spalluto a Viafora, ecc., della lista "Progetto comune", e vi deve essere un'indagine nei confronti della stessa Baldassari.
Così come bisogna incriminare altri candidati, vedi Vietri e company, che hanno alimentato il razzismo nei confronti dei migranti, mentre direttamente o indirettamente fanno sporchi affari economici e politici su di loro.

Ma ancora non basta! Come mai - si fa per dire... - il precedente prefetto, la vicaria prefetto hanno dato l'autorizzazione a questa cooperativa? E perchè questa autorizzazione è continuata anche con il nuovo prefetto?

Quando i migranti e lo Slai cobas denunciano la speculazione delle cooperative verso i migranti, ricevono anche denunce, minacce, ecc., poi emerge chiaramente chi aveva e ha ragione!

La lista "progetto comune" della Baldassari, un'associazione a delinquere

(Dall'articolo del Corriere del giorno, pubblicato in gran parte in altro post)


Nella lista “Progetto in Comune” costituita da Salvatore Micelli (e la sorella Barbara, socia della cooperativa), era presente una candidata Valentina Ingenito (candidatasi alle Comunali racimolando appena 7 voti di preferenza)  operatrice della Cooperativa Indaco, “raccomandata” dallo zio che lavora presso la Prefettura di Taranto, Lucia Viafora, che ci risulta priva di alcuna competenza ed esperienza precedente comprovabile nel campo dell’accoglienza, ma Micelli in realtà l’avrebbe  assunta per motivi politico-elettorali candidandola (187 voti), e lei ha chiesto in cambio l’assunzione di altri componenti della sua famiglia come “operatori” nella Indaco.
La Viafora è rimasta direttrice della struttura “Galeso di Taranto, anche quando ha vinto la cattedra statale,  lavorando per la Indaco solo il pomeriggio, mentre la mattina lavorava a scuola, ed i risultati della malagestione come ci raccontano dei dipendenti, sono evidenti. Katia Pirulli, assistente sociale presso la  “Galeso” per mesi è risultata ricoprire lo stesso ruolo  ad Ostuni (brindisi) in un’altra struttura della Indaco. La Indaco così facendo avrebbe truffato lo Stato incassando da due Prefetture (Brindisi e Taranto)  fondi per due strutture, che dovevano essere spesi per assumere 2 o 3 assitenti sociali, secondo quanto previsto dal capitolato d’appalto, e invece risultava  solo lei a tempo pieno sia in una che nell’altra struttura, approfittando sulla circostanza che le due Prefetture non avendo motivo di comunicare, non avrebbero scoperto la “furbata” ...
Non mancano dei dipendenti della Cooperativa Indaco   candidatisi nell’avventura politica…  nella “Lista Progetto in Comune”  come  Pietro Lomartire (29 voti) , Mario Bembo ( 6  voti) ,  per non parlare dei figli di esponenti politici assunti per non fare nulla col titolo di “assistenti legali” (il figlio di Calzolaro, il figlio di Ungaro, ecc.) e così via!...

La cooperativa Indaco che gestiva il centro di accoglienza dei migranti: tra malavita e candidati della Baldassari, tra cui quelli che, mentre speculano sui migranti, poi fanno campagne razziste contro i migranti. Ma come mai queste cooperative criminali hanno l'autorizzazione dalla Prefettura?

(Dal Corriere del Giorno)

“Progetto in Comune” ? La vita dei fratelli Micelli a spese del contribuente, truffe comprese …


“Progetto in Comune” ? La vita dei fratelli Micelli a spese del contribuente, truffe comprese …
Tutti i retroscena e la storia di un faccendiere tarantino, Salvatore Micelli, coordinatore con Alfredo Spalluto della Lista “Progetto in Comune” a sostegno della candidatura a sindaco di Taranto di
Stefania Baldassari, l’ex-direttore della casa circondariale di Taranto...

ROMA – Nei giorni precedenti al voto dell’ 11 giugno scorso a Taranto abbiamo ricevuto fotografie, video, persino testi di conversazioni via WhatsApp fra il signor Salvatore Micelli ed una donna di Taranto che disperatamente cercava di sistemare i propri figli nella Cooperativa Indaco da qualche mese rappresentata legalmente dal  Micelli. Un cognome che ricorre spesso nelle cronache giornalistiche del capoluogo jonico. Il suo “esordio” sulle cronache risale al maggio di 5 anni fa, quando venne arrestato  e posto agli arresti domiciliari per aver aggredito e minacciato una donna e suo marito con una pistola lanciarazzi.
Il Micelli  ricompare negli atti di polizia giudiziaria il  10 ottobre 2014. “Se non mi sbaglio sta venerdì la riunione del Consorzio. Fatti vedere venerdì”. La Squadra Mobile di Taranto intercettò questo colloquio tra il noto boss Orlando D’Oronzo e un suo consulente e quindi avviò subito una specifica attività di pedinamento per il giorno indicato dagli interlocutori.  “In esito alla quale, proprio in data 11 aprile 2014 si notava sopraggiungere Orlando D’Oronzo, in compagnia del figlio Cosimo e del “consulente” Micelli Salvatore   presso la sede di Confindustria dove si intratteneva per circa due ore”. Con chi parlarono D’ Oronzo e Micelli in Confindustria a Taranto per due ore resta un mistero...
Questo ed altri particolari inquietanti sono tratti dall’ordinanza firmata dal dr. Alcide Maritati, Gip del Tribunale di Lecce, , nell’ambito delle indagini sulla mala tarantina condotte dalla Procura della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce. Il procedimento in questione è quello denominato “Alias due”, troncone successivo dell’operazione che nei mesi scorsi aveva portato in carcere 52 persone, spargendo forti motivati sospetti di collusioni su pezzi importanti del potere politico e imprenditoriale locale.

Secondo la Procura Antimafia leccesenelle mire imprenditoriali del D’Oronzo per il tramite del citato Consorzio, vi era senz’altro l’ aggiudicazione dei lavori di rifacimento del porto mercantile di Taranto”. 

Il business degli immigrati. La cooperativa “Falanto Servizi“, riconducibile secondo gli inquirenti al “clan D’Oronzo-De Vitis” si era infiltrata anche nel business dell’emergenza immigrati, e nel maggio 2015  la Direzione distrettuale antimafia di Lecce, ha eseguito nei confronti di questa cooperativa un decreto di sequestro nell’ambito dell’operazione “Alias 2” di oltre 640mila euro sequestrati nei conti correnti bloccati dalla Squadra Mobile di Taranto della Polizia di Stato e dal Gico della Guardia di Finanza di Lecce, che avrebbe principalmente colpito l’ex-consigliere comunale Fabrizio Pomes, ex amministratore proprio della “Falanto Servizi“, e i conti familiari di Michele De Vitis e della moglie l’ex-consigliera comunale Ncd Giuseppina Castellaneta,  in quanto la “Falanto” avrebbe infatti ricevuto in affidamento il servizio di distribuzione pasti di un centro nel quale i migranti vengono ospitati una volta giunti nel porto di Taranto, grazie ad un contratto firmato nel marzo scorso con l’associazione Salam, le sarebbero stati affidati anche i servizi legati alla fornitura di lenzuola, cuscini e altro,  ed il servizio di vigilanza giorno di notte, della struttura situata a pochi passi dal quartiere Paolo VI.
A confermare della presenza della “Falanto Servizi” nella vicenda giudiziaria fu proprio Salvatore Micelli, già consulente della cooperativa per la vicenda sull’ Iperconsorzio Multiservizi con il quale il clan ha tentato di entrare negli appalti relativi all’adeguamento delle infrastrutture del porto di Taranto. Micelli, che non è stato indagato (non avendo alcun ruolo di rappresentanza legale all’epoca dei fatti nella cooperativa) , spiegò che si trattava “di un contratto per fornitura di servizi. Non è un contratto di appalto direttamente con la Prefettura, ma di un subappalto dell’associazione Salam” la quale  aveva vinto una gara indetta dalla Prefettura di Taranto. Quindi un contratto vero e proprio, che era stato stipulato prima del sequestro della Magistratura.
Una versione questa che invece la  responsabile dell’associazione Salam,  Simona Fernandez, aveva smentito categoricamente sostenendo che l’associazione si affida per la distribuzione pasti direttamente a una grossa azienda del territorio. “Non so come facciano a dire una cosa del genere, forse non volevano che sui giornali uscisse qualche cosa, ma noi siamo trasparenti e non nascondiamo niente” aveva commentato all’epoca dei fatti  Micelli, confermando così non solo l’esistenza del contratto, ma rilanciando anche sul buon operato della cooperativa nella struttura situata sulla strada di Paolo VI.

I rapporti di vicinanza con la malavita del Micelli sono continuati con la costituzione una società, la FOOD ITALY srl che aveva come amministratore unico Antonio Bruno, 34 enne,  cioè uno dei due fratelli Bruno arrestati e responsabili dell’omicidio del 32enne Giuseppe Axo, assassinato nel febbraio 2016 a colpi d’arma da fuoco con una mitraglietta presso il rione Salinella di Taranto. Lo scorso 30 maggio il pm Maurizio Carbone ha chiesto in udienza la condanna a 20 anni di carcere (nonostante il rito abbreviato che riduce di 1/3 la pena) per l’ex socio di Salvatore Micelli...
Il Bruno incredibilmente da dentro il carcere di Taranto non solo si è dimesso da amministratore unico della FOOD ITALY srl, ma grazie alla complicità di un commercialista, pur essendo ristretto nella casa circondariale di Taranto (sotto la direzione della dr.ssa Baldassari ) è riuscito ad effettuare fraudolentemente una cessione delle proprie quote societarie nella società che condivideva con il Micelli, in favore di un certo Trevisani, una delle tante “teste di legno” di cui SalvatoreMicelli, secondo persone in affari con lui, si servirebbe per le sue operazioni. Azioni-quote societarie che il Trevisani, come risulta dalle visure camerali, consultate dal nostro giornale, le ha cedute subito dopo a Patrizio Leone, un ristoratore  di S. Michele Salentino, il quale secondo fonti qualificate a lui vicine, avanzerebbe ancora oggi, diverse migliaia di euro dal Micelli.

La famiglia Micelli vive (come i documenti comprovano) da sempre ai limiti della legalità, salvandosi sempre grazie alla prescrizione dei reati commessi, che sono quasi sempre di “truffa” come quello commesso nel 2011 ai danni della Regione Puglia, a seguito di un’inchiesta giudiziaria condotta dalla pm Daniela Putignano della Procura di Taranto. Il CORRIERE DEL GIORNO è in grado di fornirvi la documentazione con cui la Regione Puglia si costituì a suo tempo parte civile nei confronti del processo a carico dei fratelli Micelli, Salvatore e Barbara (la capolista della Lista “Progetto in Comune” che appoggia la candidatura a sindaco di Stefania Baldassari ).
 
Ma la voglia di fare “affari sporchi” di Salvatore Micelli con i soldi pubblici non si era esaurita con le sue “consulenze”, e questa volta il “consulente” ha deciso di giocare in proprio attraverso la nascita della cooperativa Indaco, costituita in data 14.01.2016 con atto del notaio Angelo Turco. Soci fondatori costituenti, Antonio Milella, Salvatore Micelli e Barbara Micelli.  La cooperativa incredibilmente senza alcuna esperienza nel settore ha subito iniziato a partecipare alle gare d’appalto delle Prefetture di Brindisi e Taranto. E qui nascono serie “riflessioni” su come le Prefetture consentono a società e e strutture prive di alcuna precedente competenza specifica nel settore di partecipare ai bandi di gara per ottenere gli appalti per l’accoglienza ed assistenza agli immigrati. Un business troppo “ghiotto” per la criminalità organizzata, faccendieri e truffatori, in quanto poco “controllato” da chi dovrebbe controllare.
La cooperativa Indaco infatti era una  illustre sconosciuta nel settore dell’accoglienza, ed a quell’indirizzo di via Nitti a Taranto, nello stesso ufficio  risultava operativa un’agenzia di finanziamenti . Adesso al suo posto, nell’ ufficio in questione risulta presente dal 9 Febbraio 2016  la cooperativa fondata da Salvatore Micelli, iscrittasi alla velocità della luce  nell’Albo delle cooperative Sociali della Regione Puglia.
Sembrerebbe che la Indaco abbia riempito quella struttura secondo quanto segnalatoci da dei dipendenti della cooperativa, quando ancora non c’era l’acqua corrente e per giorni i water restavano pieni di escrementi senza poter essere scaricati! Lo scorso inverno (fine novembre 2016) per per settimane e settimane non c’era riscaldamento o acqua calda, nonostante la cooperativa tarantina incassi mensilmente centinaia di migliaia di euro dallo Stato per lasciare gli immigrati al freddo e al gelo solo per fare soldi e per fare politica. 
Nella lista “Progetto in Comune” costituita da Salvatore Micelli (e la sorella Barbara, socia della cooperativa), era presente una candidata Valentina Ingenito (candidatasi alle Comunali racimolando appena 7 voti di preferenza)  operatrice della Cooperativa Indaco, “raccomandata” dallo zio che lavora presso la Prefettura di Taranto, Lucia Viafora, che ci risulta priva di alcuna competenza ed esperienza precedente comprovabile nel campo dell’accoglienza, ma Micelli in realtà l’avrebbe  assunta per motivi politico-elettorali candidandola (187 voti), e lei ha chiesto in cambio l’assunzione di altri componenti della sua famiglia come “operatori” nella Indaco.
La Viafora è rimasta direttrice della struttura “Galeso di Taranto, anche quando ha vinto la cattedra statale,  lavorando per la Indaco solo il pomeriggio, mentre la mattina lavorava a scuola, ed i risultati della malagestione come ci raccontano dei dipendenti, sono evidenti. Katia Pirulli, assistente sociale presso la  “Galeso” per mesi è risultata ricoprire lo stesso ruolo  ad Ostuni (brindisi) in un’altra struttura della Indaco. La Indaco così facendo avrebbe truffato lo Stato incassando da due Prefetture (Brindisi e Taranto)  fondi per due strutture, che dovevano essere spesi per assumere 2 o 3 assitenti sociali, secondo quanto previsto dal capitolato d’appalto, e invece risultava  solo lei a tempo pieno sia in una che nell’altra struttura, approfittando sulla circostanza che le due Prefetture non avendo motivo di comunicare, non avrebbero scoperto la “furbata” ...
Non mancano dei dipendenti della Cooperativa Indaco   candidatisi nell’avventura politica…  nella “Lista Progetto in Comune”  come  Pietro Lomartire (29 voti) , Mario Bembo ( 6  voti) ,  per non parlare dei figli di esponenti politici assunti per non fare nulla col titolo di “assistenti legali” (il figlio di Calzolaro, il figlio di Ungaro, ecc.) e così via!...

I migranti, tecnicamente definiti “ospiti” nella struttura di Taranto erano particolarmente arrabbiati nei confronti dei responsabili del centro di accoglienza “Galeso” di Taranto della Cooperativa Indaco. Non avevano acqua per poter bere, a lungo sono rimasti senza luce a causa delle bollette non pagate all’ Enel dalla Cooperativa Indaco, per almeno 2 o 3 mesi non è stata servita la frutta né a pranzo né a cena (contrariamente a quanto previsto dal capitolato d’appalto). Basta farsi quattro calcoli su quanto costano due frutti al giorno per 3 mesi per circa 200 persone per capire quanti  soldi sono finiti illecitamente nelle tasche di “qualcuno”.
Secondo quanto raccontatoci da fonte bene informata, la Cooperativa Indaco  ha perso la nuova gara di appalto indetta dalla Prefettura per l’accoglienza degli immigrati, arrivando 3a in graduatoria come risulta dalle sezioni dell’ Amministrazione Trasparente, ed allora Micelli voleva convincere gli immigrati a manifestare addirittura sotto la Prefettura di Taranto per alzare un ennesimo polverone e mettere in discussione l’aggiudicazione che li escludeva....Ma non sempre tutte le ciambelle riescono nel buco!
I soldi a disposizione sono stati utilizzati da chi amministra la Cooperativa Indaco per finanziare la listaProgetto in Comune”, come risulta dai bonifici bancari riportati sugli estratti del conto corrente gestito dal Micelli presso la Banca Popolare di Puglia e Basilicata a Taranto...
Gli  immigrati avevano trovato persino dei vermi nel cibo . Questo è stato uno dei motivi della rivolta, che ha indotto i Carabinieri dei NAS di Taranto... ad effettuare delle approfondite ispezioni sia presso la struttura di accoglienza al quartiere Paolo VI,  che presso un bar di via Mazzini, nel centro di Taranto, gestito da un ex-poliziotto Claudio Messinese, il quale senza alcuna licenza e struttura idonea prepara giornalmente una media di 200 pasti al giorno per gli immigrati. Guarda caso anche il Messinese si è candidato nella lista “Progetto in Comune” ottenendo 214 voti di preferenza.

da sinistra, Alfredo Spalluto, la candidata sindaco Stefania Baldassari, Salvatore Micelli e la 
sorella Barbara capolista della Lista “Progetto in Comune” 
I furbetti della Cooperativa Indaco da appalto avrebbero dovuto acquistare e versare 15 euro di ricarica telefonica per ogni ospite all’arrivo ma in realtà secondo dei dipendenti della Cooperativa che ci hanno contattato, NON lo avrebbero mai fatto, versando solo 5 euro a persone, e nemmeno a tutti gli immigrati ospitati nelle due strutture di accoglienza! Calcolando che nel centro di accoglienza “Galeso” di Taranto, ci sono stati molti ingressi ed uscite, oltre ad un centinaio ospitati nella struttura ad Ostuni  il numero totale di chi è arrivato potrebbe quindi anche essere del doppio.  Provate a calcolare i 10 euro messi a disposizione dallo Stato e che sarebbero stati sottratti dalla Indaco a tutti questi immigrati….
Così come i dipendenti delle due strutture di accoglienza non vengono pagati regolarmente, ed i loro stipendi sono fermi a marzo, mentre sino a qualche settimana fa erano addirittura fermi a gennaio, pur avendo incassato quanto dovuto dalle Prefetture sino alla fine di aprile. Ma forse quei soldi a Micelli servivano ad altro...

Boicottiamo il voto anche al ballottaggio! Organizziamoci per la lotta!

L'abbiamo già detto: l'astensionismo è il primo “partito” a Taranto e deve divenire maggioranza assoluta in città al ballottaggio perchè occorre dimostrare che nessuno dei candidati a queste elezioni, né chi vincerà il ballottaggio rappresenta la maggioranza delle masse popolari in questa città.
Oltre l'80% degli operai, dei precari e dei settori sfruttati della città hanno espresso con il non voto la loro protesta e il loro distacco profondo da partiti – partiti travestiti da liste civiche – da padroni e parassiti politici, tra cui il più spudorato è Cito che campa con i soldi pubblici della politica da sempre. Questi partiti, queste liste, i loro esponenti, avranno il Comune ma tutto quello che faranno è chiaro che non è in nostro nome.
Per questo è importante NON VOTARE al ballottaggio.

Noi abbiamo affermato chiaro che non è il voto ma la lotta quello che ci permette di prendere nelle nostre mani i nostri interessi, i nostri bisogni e il nostro futuro, e la lotta va organizzata sui posti di lavoro, nei quartieri, nelle piazze.
In questa città noi abbiamo questa possibilità, perchè abbiamo un'organizzazione sindacale autorganizzata e di classe che da sempre sviluppa le lotte dure per il lavoro, contro la precarietà, con le lavoratrici, le donne sempre in prima fila, contro i soprusi, le violenze contro i lavoratori, i giovani, gli immigrati, le donne; un'organizzazione che non ha paura di nulla e che non esita a bloccare strade, occupare edifici istituzionali, scioperare ad oltranza, contestare il governo, come è stato quando è venuto Renzi, dare battaglia in Tribunale contro i padroni assassini e contro ogni tipo di padrone grande e piccolo.
Circa 100 sono gli operai Ilva, i lavoratori del cimitero, i familiari e gli abitanti di Tamburi, Paolo VI che sono parte civile al processo contro Riva e i suoi complici; padroni che abbiamo fatto condannare in altri processi.
E sono queste lotte dei lavoratori, lavoratrici autorganizzate che domandano la raccolta differenziata porta a porta, le bonifiche, il risanamento dei quartieri, trasporti, asili, scuole pulite, sicure, efficienti, accoglienza e solidarietà con i migranti, che devono divenire una parte importante della città e della nostra gioventù, lottando insieme contro i luridi razzisti, i ricchi, le persone cosiddette “per bene”, ecc.
Perchè ci sia un livello di civiltà, di benessere e un clima combattivo, fiducioso.

Tutto questo è la vera città che non vota e che si contrappone a chi usa il voto per arricchirsi sulla nostra pelle e sui bisogni della gente e, quello che è più brutto, speculando sui migranti.

Quindi, BOICOTTIAMO IL VOTO, ORGANIZZIAMOCI, PER STRAPPARE CON LA LOTTA QUELLO CHE IL POTERE E QUESTO TIPO DI ELEZIONI CI NEGANO.
Noi vogliamo davvero il potere al popolo, e intendiamo per popolo la maggioranza che lavora, è sfruttata ed è senza lavoro e consideriamo nemici del popolo tutti gli altri.

L'esito delle elezioni ci incoraggia, il fallimento dei partiti e delle liste, anche quelle che pretendevano di essere dalla parte del popolo, deve far cadere le illusioni elettorali e incoraggiarci sulla via della lotta.

Con la forza unitaria di operai che ora vogliono licenziare e delle masse popolari, a partire da quelle dei quartieri inquinati che ricevono con la svendita dell'Ilva un ennesimo calcio in bocca dal governo e dai padroni, dobbiamo affrontare insieme la questione Ilva, salvando salute, industria nelle mani degli operai, lavoro, sicurezza - e possiamo vincere questa battaglia. Se ci organizziamo dal basso, senza i sindacati venduti, i traffichini e gli speculatori, possiamo realizzare uno sciopero generale, un blocco generale per rovesciare i piani del governo sull'Ilva e aprire la strada a un futuro diverso per noi, le nuove generazioni.

Domattina ore 9,30 prefettura - riprende la lotta dei migranti - questa volta del centro S. Maria del Galeso - facciamo appello a tutti i solidali a sostebere la loro lotta

I migranti del Centro d'accoglienza Santa Maria del Galeso - vicino a Paolo VI, nei giorni 
scorsi giustamente fecero una protesta spontanea per le condizioni di vita indecenti e 
il non rispetto dei diritti previsti dalla legge, in particolare:

- mancanza di permesso di soggiorno per la maggioranza dei 200 migranti, nonostante 
siano da 6/8 mesi a Taranto;
- lentezza delle convocazioni da parte della commissione per le richieste del diritto d'asilo;
- carenza grave dell'assistenza sanitaria;
- inadeguatezza della struttura per una residenza rispettosa dei diritti civili e umani dei migranti.

Al fianco delle operaie represse per lo Sciopero delle donne dell'8 marzo

DALLE LAVORATRICI DELLO SLAI COBAS SC 
E DEL MFPR DI TARANTO

E' la lotta delle donne, delle proletarie che fa paura!
GIU' LE MANI DALLE OPERAIE
DELLO SCIOPERO DELLE DONNE!
Contro la vostra repressione la nostra più forte ribellione!

Il 20 giugno si è tenuto un processo a Nola (NA) per la repressione padronale verso 2 operaie della Fca che hanno fatto l'8 marzo lo Sciopero delle donne. Anche da Taranto abbiamo espresso solidarietà verso queste operaie della Fca di Nola, come verso tutte le altre operaie, lavoratrici che hanno dovuto subire repressione, provvedimenti disciplinari, sia dalle aziende che dal Sindacato, la Cgil, per aver sfidato padroni,governo, Stato, sindacati collusi e fatto lo Sciopero delle donne.

Dal Comunicato delle operaie Fca - Nola (Napoli) Pomigliano:  
Quando la questione di genere diventa una questione politica e sociale interna alla contraddizione capitale-lavoro: "siamo di fronte non solo ad un gravissimo episodio di repressione antisindacale ma soprattutto ad una ‘mirata repressione di genere’ e un vero e proprio oltraggio della FCA alla ricorrenza internazionale dell’Otto marzo ed alla libertà di espressione delle donne!”

Dal Dossier del MFPR "tantedipiù":
(per acquistare il dossier sullo Sciopero delle donne: via Rintone, 22 TA o mfpr.naz@gmail.com)

Electrolux di Solaro: provvedimenti disciplinari
per lo Sciopero dell'8 Marzo
26 tra lavoratori e lavoratrici dello stabilimento Electrolux di Solaro, sono stati destinatari, da parte della direzione, di provvedimenti disciplinari, colpevoli di avere osato utilizzare in occasione dello sciopero nazionale e internazionale dell’8 Marzo 2017, indetto da più organizzazioni sindacali “Il diritto di sciopero”.

Anche alle lavoratrici Sodexo dopo l’8 Marzo arrivano lettere disciplinari
Ieri mattina sono state consegnate a tre lavoratrici delle pulizie della Sodexo, impiegate nell’Azienda Ospedaliera Pisana, tra cui una nostra Rappresentante Sindacale nonché Rappresentante delle condizioni di sicurezza, delle contestazioni disciplinari. Questi provvedimenti sono stati rivolti alle lavoratrici che hanno avuto il merito nello grande sciopero dell'8 marzo di “indossare una maglietta con un logo simile a quello dell’azienda”… non ci fanno paura le ritorsioni e i provvedimenti disciplinari. Siamo nel giusto e la pretesa dei nostri diritti non farà alcun passo indietro…

Sciopero delle donne, alla Piaggio e Continentale il vertice Cgil manda provvedimenti disciplinari.

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario
Lavoratrici Slai cobas sc
Taranto - via Rintone, 22 - mfpr.naz@gmail.com