Ai primi di luglio
inizierà la trattativa tra i sindacati e la cordata ArcelorMittal.
Nella cordata è entrata ora ufficialmente Intesa Sanpaolo; secondo
indiscrezioni, questo dovrebbe portare ad un ridimensionamento della
presenza della Marcegaglia.
L'incontro coi sindacati è
puramente procedurale, siamo ben lontani da una vera trattativa; il
passaggio è solo formale sul piano generale.
La prima scadenza riguarda
il piano ambientale, si aspetta un mese perchè la cordata vincente
esponga le sue idee su esso, ma è solo a fine settembre che si
capirà qualcosa in più in merito.
Sulla base delle pressioni
di opinioni che ci sono e per dare una copertura “ambientalista”
alla assegnazione/svendita,
ArcelorMittal ha deciso di utilizzare il progetto già esistente dei
commissari per quanto riguarda la copertura dei parchi minerali;
tempi molto più lunghi e con giochi non ancora fatti, riguardano la
procedura della UE circa l'eccessiva concentrazione che la Mittal
viene ad avere con l'Ilva e le innovazioni tecnologiche che, secondo
quanto trapela dalla stampa, prevederebbe alcune produzioni
innnovative...
Tutta questa
procedura non cambia la sostanza del problema e sarebbe sbagliato se
operai, masse popolari tarantine, forze ambientaliste si
concetrassero su questo e seguissero unicamente il percorso deciso
affidandosi a ostacoli che possono venire dalla UE e dalle
contraddizioni nei tempi e nei modi dell'ambientalizzazione e delle
nuova tecnologie.
Ribadiamo,
tutto questo non incide e non cambia la sostanza del problema che è
una produzione, anche maggiore di quella attuale, con minori operai,
quindi con conseguente intensificazione dello sfruttamento; la
divisione degli operai tra quelli che restano nella ArcelorMittal col
nuovo contratto che peggiora salari e diritti e quelli che vanno nel
buco nero della bad company che resta nelle mani dei Commissari e che
viene pilotata verso la precarietà ammortizzata e l'espulsione dalla
fabbrica di 4100 operai. E' inutile dire, poi, che i tempi e modi
della copertura dei parchi e delle altre opere di ambientalizzazione
sono un bluff di soldi dati all'azienda o sprecati, senza assicurare
nè il blocco dell'inquinamento e meno che mai la gigantesca opera di
bonifiche che quartieri e parte della città hanno bisogno.
Su tutto questo
la parola deve passare ad operai e masse popolari autorganizzate.
Per gli operai
il primo passo è la contestazione dei sindacati e un chiaro NO al
piano, ad una trattattiva sulla base di quel piano e alle false
promesse dei tre sindacati di modificarlo in favore degli operai.
Senza questo
NO di massa e agente non c'è futuro di lotta nè possibilità di
cambiare le carte in tavola.
Le assemblee
promosse dai sindacati confederali si stanno svolgendo in forma
separata, utili quindi ai sindacalisti per gestirle e inutili per gli
operai per contestarle realmente e unirsi. Nelle assemblee i
sindacalisti non dicono nulla su quali sarebbero le loro
controproposte, nè tantomeno propongono un piano di iniziative.
Certo in
qualcuna di queste assemblee si stanno vedendo delle proteste e
operai intervenire critcamente, e questo è positivo. Ma è
assolutamente insufficiente. Spesso le critiche sono alla gestione
attuale della Cig, mentre sul futuro in generale c'è attesa di
vedere lo svolgersi degli eventi. E' una pura illusione quella degli
operai di poter contare in questa maniera e incidere.
Ci vuole
l'assemblea generale, autonoma, che raccolga tutte le voci del
dissenso e la creazione in seno alla fabbrica di una rottura e una
divisione tra operai legati ai confederali che accettano tutto, pur
"strillando" quà e là e operai che vogliono ingaggiare la
lotta, resistere inizialmente, cambiare le cose.
Lo Slai cobas
per il sindacato di classe è lo strumento utile e indispensabile per
questa battaglia. E il problema non sono le tessere, che in questo
momento lasciano il tempo che trovano, quanto l'assemblea generale
autonoma.
L'USB opera
ormai come quarto sindacato, organizza le sue assemblee e promuove il
suo movimento. Un falso movimento, però, lo diciamo chiaro; tutto
"chiacchiere e distintivi", nonostante le buone intenzioni,
che apprezziamo e sosteniamo, di qualcuno dei delegati e di parecchi
iscritti. L'Usb denuncia soprattutto la sua mancata convocazione alle
trattative a Roma e usa la "minaccia" del movimento per
essere parte di queste trattative che non sono altro che la
cogestione del piano. e non saranno cento cassintegrati in più o in
meno, rispetto ai grandi numeri degli esuberi, che cambieranno la
situazione e possono salvare l'anima dell'opposizione Usb.
Detto questo,
ora non è solo il tempo dell'autorganizzazione in fabbrica, ma
dell'unità tra operai e masse popolari e lavoratori dei quartieri
inquinati, per lottare insieme contro il piano
ArcelorMittal-Stato-Governo, per unire difesa del lavoro e della
salute.
Su questo, le
recenti elezioni hanno dimostrato che il Comune è dall'altra parte;
le liste che si sono presentate alle elezioni e quella che ha vinto
rappresenta la minoranza pro governo e pro azienda, e chi si è
opposto elettoralmente a questo ha fatto il classico "buco
nell'acqua". Il 70%, principalmente formato da operai e masse
popolari, ha negato il voto a tutti, anche per la questione Ilva e
per l'assoluta mancanza di fiducia nella difesa di lavoro e salute da
parte di chi si è candidato.
Le masse si
devono organizzare fuori e contro le elezioni, devono unirsi e
prendersi il Comune, non col voto ma con la lotta e dentro la lotta
generale.
Noi abbiamo
fiducia che così andrà e per questo lavoriamo.
E' sbagliato e
demenziale avere fiducia in Istituzioni, partiti elettorali e
sindacati confederali; ma altrettanto sbagliato e autolesionista è
non avere fiducia nell'autorganizzazione e nella lotta.
Non c'è altra
soluzione!
Prepariamo un
autunno caldo!
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