Dalla valutazione fatta dopo il primo turno di votazione a Taranto:
"Il primo "partito" a Taranto è stato l'astensionismo. E sia chiaro
per tutti, questo astensionismo - che ora tanti esponenti delle liste o
cercano di nascondere, di esorcizzare o cercano, arrampicandosi sugli
specchi, di darne una versione qualunquista - è prima di tutto un
astensionismo operaio, di classe, un astensionismo popolare di protesta
cosciente da parte delle masse popolari di Taranto.
E' la
maggioranza degli operai dell'Ilva che si è astenuta. Perchè dovevano
votare, quando i candidati sindaci o non dicevano nulla sul loro futuro
(hanno biascicato qualcosa sull'Ilva proprio quando non potevano farne a
meno, quando le pagine dei quotidiani erano pieni del decreto di
svendita), o propugnavano la chiusura dell'Ilva con alternative
superficiali quanto impossibili, che celano bellamente che tutto in
questo sistema capitalista, dal turismo, all'agricoltura, alla pesca,
sono pregne della logica del profitto e dello sfruttamento della natura
che distrugge e inquina ogni cosa.
Eppure a Taranto,
fenomeno unico a livello nazionale, vi erano 37 liste, più di 1100
candidati, quasi ogni famiglia aveva un candidato, o amico del
candidato; quale maggiore dimostrazione di "qualunquismo", di voto
clientelare, c'è stato?! Altro che "democrazia", come spacciano alcuni, è
stata la vetrina della falsa democrazia, in cui un altro poco ognuno si
faceva la "sua lista"... Quindi era facile proprio il voto
qualunquista o clientelare.
A maggior ragione l'astensionismo a
Taranto è stato invece proprio un prendere le distanze, un rifiuto di
questo andazzo. Si può ben dire che buona parte di chi è andato a votare
ha dato un voto qualunquista o inutile (che c'era di più qualunquista
di candidati sindaci, come un Brandimarte, un Lessa, uno sconosciuto
Romandini, ecc. che non hanno detto nulla) ; mentre è chi non è andato o
ha annullato la scheda ha fatto un'azione cosciente e utile, lungo la
strada che afferma che per cambiare, per imporre gli interessi dei
lavoratori, dei giovani, dei disoccupati, delle donne, occorre
l'organizzazione della lotta non il voto.
Quindi
l'astensione è stata una partecipazione di emancipazione dal "perverso
gioco elettorale", dal voto clientelare; un'espressione di civiltà. Da
questo punto di vista, l'unico serio, le elezioni sono andate bene e
andranno ancora meglio. Altro che Taranto macchia nera a livello
nazionale, noi dobbiamo essere orgogliosi.
Anche chi è
onesto mentalmente, questo non lo riesce di capire - vedi anche i
giornali nazionali che o cercano di parlare pochissimo di Taranto, o ne
parlano dalla finestra. Non capiscono i lavoratori e le masse popolari
di Taranto, danno una versione folkloristica di Taranto, o
ultraparziale, o da "luoghi comuni", fatti di inchieste e "analisi"
banali; il "fuoco sotto la cenere" non lo vedono e non lo vogliono
vedere...
Ma
questa astensione dal voto è potuta essere in generale una protesta
cosciente perchè ha avuto la sua "organizzazione", il suo riferimento.
Proletari comunisti, Slai cobas per il sindacato di classe, le donne del
Mfpr hanno chiamato al "boicottaggio" e al non voto. Hanno portato le
ragioni altamente politiche, di reale democrazia, di classe del non
votare in queste elezioni dovunque, ma soprattutto all'Ilva e nelle
realtà di lavoratori in lotta, delle masse popolari dei quartieri
inquinati.
E questo dà la garanzia e il futuro prossimo che
quell'astensione si trasformi sempre più in lotta, in organizzazione per
la lotta sindacale, sociale, politica..."
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