sabato 10 giugno 2017

Ilva - I sindacati si affidano a Gentiloni o a "Dio" tramite l'arcivescovo... Gli operai sono messi proprio male...

Come avevamo detto, da parte dei sindacati confederali (su Usb non possiamo ancora dire, ma solo perchè non c'era), tutta la questione diventa un trattare sui numeri degli esuberi e ottenere tempi un pò meno lunghi. 
Ma il piano resta tutto lì. 
Resterebbero comunque ben 4200 esuberi. E di fatto tutta questa "grande e minacciata mobilitazione" si riduce a far coincidere i numeri degli operai da mettere fuori con quelli attualmente in cassintegrazione. Resta la bad company dell'Ilva commissariata in cui far lavorare per il tempo dell'affitto una parte degli operai che comunque dopo due anni si troveranno licenziati.
Per questa minima riduzione degli esuberi siamo tra l'altro alle promesse di ArcelorMittal (che in Europa è esperta a chiudere fabbriche e a licenziare e che è sempre sotto la mannaia della UE). 
Essere soddisfatti, da parte dei sindacati, di aver avuto l'impegno di Gentiloni di "metterci tutto il proprio peso", è tragicamente ridicolo, visto che questo impegno viene da un governo che è sull'orlo di andar via. Quindi, di che garanzia "occupazionali, di salute e ambiente", stiamo parlando, da parte di un governo che non può dare neanche mezza garanzia per sè stesso? Figurarsi per un piano che ha tempi fino al 2024!
Ma la linea dei sindacati nazionali e locali ora è quella dell'affidamento, da Gentiloni a "Dio" tramite l'arcivescovo. Gli operai sono messi proprio male!
D'altra parte questi incontri romani finora sono assurdamente inutili, basterebbero delle telefonate: i sindacati vanno solo ad ascoltare, non dicono nulla se non esprimere generiche preoccupazioni e appelli ad avere garanzie, e non tornano con nulla di concreto in mano. 
Poi c'è Bentivogli (Cisl) che, al massimo, esprime le "sue preoccupazioni", mentre per il resto chiede soprattutto che in caso di inadempienze da parte della cordata, l'Ilva ritorni nelle mani dei commissari (un grande risultato, non c'è che dire!). Palombella dice che non vuole nessun licenziamento, ma non dice nulla sulla cassintegrazione, sulla bad company.
Landini ci mette anche un pezzo di italianità, auspicando l'entrata della CdP e di altri produttore italiani, perchè, dice: "non vorrei che...la siderurgia sia completamente controllata da gruppi stranieri", facendo di fatto una distinzione tra padroni italiani buoni e padroni stranieri cattivi, quando proprio la realtà dell'Ilva dimostra invece che italiani o stranieri (Riva o ArcelorMittal) hanno sempre e solo lo stesso scopo: far profitti sullo sfruttamento, tagliare i costi del lavoro, in cui al primo posto sono quelli per la sicurezza e l'ambiente.
Nessuno poi parla dei contratti peggiorativi all'insegna del jobs act. Mentre sulla drammaticità dell'inquinamento, così come stanno le cose, possiamo pensare che anche una minima riduzione dei tempi li accontenterebbe. 

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(Dalla stampa) - Il premier Paolo Gentiloni rassicura i segretari di Fim, Marco Bentivogli, Fiom, Maurizio Landini, Uilm, Rocco Palombella, e Ugl, Antonio Spera, che incontra a Palazzo Chigi.
«Noi pensiamo di aver fatto molto in questo lavoro e ho visto un lavoro importante – dichiara il premier –. Ora abbiamo un percorso su cui il Governo mette tutto il proprio peso in termini di garanzie occupazionali, di salute e di ambiente e perciò ritiene utile il confronto con voi, con gli aggiudicatari e con i commissari.
Al tavolo, infatti, oltre al presidente del Consiglio e ai sindacalisti, ci sono anche i commissari Piero Gnudi, Corrado Carrubba ed Enrico Laghi, nonché il ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, e il vice Teresa Bellanova. «Un incontro svoltosi in un buon clima dove i sindacati hanno acquisito la disponibilità dell’esecutivo a seguire le fasi attuative della cessione dell’Ilva. Calenda, in particolare, ha spiegato il decreto di aggiudicazione e ha detto che recepisce, sotto forma di mandato ai commissari, anche le preoccupazioni che i sindacati gli hanno manifestato e sulle quali l’aggiudicatario, in alcune lettere, ha fatto già delle prime aperture ed ha assunto dei primi impegni».
Il riferimento, in particolare, è alla decisione di Am Investco Italy di portare già dal prossimo anno l’occupazione nel gruppo a 10mila unità (nell’offerta ne erano state invece indicate 9.407 a fronte di un organico di circa 14.200) e di mantenerla tale per tutta la durata del piano sino al 2024 (quando invece erano stati dichiarati 8.480 addetti). Altro elemento evidenziato è la volontà della nuova società di accelerare gli interventi ambientali, cominciando dalla copertura del parco minerali Ilva.

«Abbiamo chiesto che, una volta avvenuta l’aggiudicazione, il Governo non resti alla finestra ma sia parte del negoziato e sostenga la necessità che gli investimenti di Arcelor Mittal si anticipino dal punto di vista ambientale – dichiara Bentivogli –. E sembra che Arcelor Mittal abbia dato disponibilità ad anticipare e a correggere la curva occupazionale che scendeva di mille unità rapidamente».
«Permangono però le nostre perplessità – sottolinea Bentivogli – e attendiamo l’incontro con Arcelor Mittal per verificare tutta una serie di discordanze che non ci convincono. Bisogna fare di tutto e al più presto sugli investimenti ambientali, produttivi e occupazionali per fare in modo che riprenda competitività tutto il gruppo, cosa che sta perdendo». E a proposito delle aziende in amministrazione straordinaria, come l’Ilva e l’ex Lucchini, Bentivogli annuncia la disponibilità del Governo a «modificare la legge Marzano qualora l’acquirente sia inadempiente sugli investimenti, in modo che sia possibile riprendere la proprietà da parte dell’amministrazione straordinaria anche durante il processo di cessione». Questo, dice Bentivogli, «è molto utile e ci consente maggiori garanzie».
«Am Investco riduce gli esuberi a 4.200 ci dice il Governo, ma noi non vogliamo alcun licenziamento. nei prossimi giorni ci sarà il perfezionamento del contratto con la cordata, successivamente partirà la trattativa sindacale  nella quale il governo non deve essere spettatore» ribadisce Palombella,segretario nazionale della Uilm. E per Landini «va mantenuta l’occupazione in tutti gli stabilimenti e salvaguardata quella dell’indotto. Per noi questa è la condizione per fare l’accordo». Il segretario della Fiom ha anche aggiunto: «Abbiamo chiesto che oltre ad Arcelor Mittal ci sia nella società anche una presenza diversa, di garanzia (entrata della Cassa Depositi e prestiti e altri produttori italiani). Anche perchè l'Italia - ricorda - sta perdendo tutti i grandi gruppi che producono acciaio e non vorrei che le aziende che hanno bisogno d'acciaio lo andassero a comprare da qualche altra parte e che la siderurgia sia completamente controllata da gruppi stranieri».

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