Tornare da Roma senza aver ottenuto che quantomeno non vi fosse alcuna aggiudicazione prima di entrare nel merito del piano presentato da ArcelorMittal, e di fatto accettato dal Mise, è aver cominciato il "confronto" in maniera impotente.
Le parole di denuncia di singoli aspetti del piano, per i gravissimi tagli occupazionali, per il rinvio addirittura al 2023 della copertura dei parchi minerali, per la badcompany, ecc., fatti anche da alcuni sindacalisti, sono pure parole se l'aggiudicazione viene fatta e rischiano di essere solo promesse quelle di Calenda di considerare le verifiche dei sindacati confederali vincolante per il conferimento definitivo il 30 settembre.
Come troppo facilmente i segretari sindacali sono tornati da Roma senza niente, altrettanto facilmente, con il tempo e il periodo estivo a favore di ArcelorMittal e del governo, passeranno esuberi, contratti peggiorativi, nessuna reale e urgente bonifica. E i segretari sindacali al massimo porteranno il risultato di ridurre di poco i numeri degli esuberi.
Può non essere tutto scontato? Che cosa vogliono chiedere i sindacati a Gentiloni, se non sono in grado neanche di "battere i pugni sul tavolo" e imporre che la riunione non si chiuda fino ad ottenere che si apra subito, e non dopo l'aggiudicazione, la trattativa?
Bisogna imporre con la forza della lotta e dell'unità operai/abitanti dei quartieri inquinati gli interessi dei lavoratori e della popolazione di Taranto, perchè quel piano così com'è è semplicemente da rimandare al mittente!
Può il consiglio di fabbrica e i lavoratori lunedì pretendere uno stop all'aggiudicazione, un rinvio?
PS. Lo stesso varrebbe per il piano Jindal, sia chiaro! Anch'esso non difende affatto gli interessi degli operai e della gente di Taranto. E non stiamo ad una partita di poker, in cui dobbiamo assistere a rilanci e a bluff.
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