Si stanno continuando a sentire i testi dei Pubblici Ministeri. Le prossime udienze saranno il 20 e 21 giugno, dove, oltre personale militare della capitaneria del porto per la questione dell'inquinamento delle acque e mitili del Mar piccolo, saranno sentiti periti e ispettori, direttore Spesal, in particolare
per le polveri
dei parchi minerali
Nell'ultima udienza di martedì scorso, è emerso chiaramente come gli operai lavorassero in alcune zone dell'area agglomerato, respirando, "mangiando" polveri contenenti diossina!
L'Ispet. Severini della Dpl, sentito in merito a sopralluoghi nell'area
agglomerato avvenuti nel 2012, su incarico dall'allora proc.
Sebastio e che dovevano riguardare la funzionalità degli impianti di captazione
delle polveri, ha detto che dentro un grande capannone, con anche
sotterranei, ha trovato dovunque cumuli piccoli e grandi di
polvere contenenti diossina, polvere che si disperdeva dovunque, e che usciva da diverse parti
impiantistiche. I cumuli più grossi si trovavano a
ridosso dell'impianto di sintetizzazione e del camino E312.
Ad ogni passo le polveri si sollevavano (come se
fosse borotalco) - ed essendo i grandi varchi di questo capannone aperti, la
sollevazione delle polveri poteva avvenire anche per correnti
d'aria.
Vi era un impianto di aspirazione per le polveri disperse, che
attraverso dei condotti venivano poi raccolte in grandi sacchi,
e questi, una volta riempiti, venivano presi e sigillati dagli operai, ma la captazione delle polveri totale è possibile se c'è un perfetto
funzionamento degli impianti. Ed era evidente che l'impianto non funzionava affatto!
E l'Ilva lo sapeva benissimo. Sia perchè all'interno del magazzino, in alto sono presenti degli apparecchi di
rilevazione, sia perchè la gestione, il controllo di quanto avveniva nel capannone avveniva da una sala comando, ed eventuali disfunzioni dovevano
essere segnalate in dei tabulati.
Ma questo è evidente che non avveniva e veniva nascosto.
C'è da dire che dall'interrogatorio del teste è emerso anche un andazzo, oggettivamente complice, da parte degli Enti che dovevano controllare:
I controlli dovevano essere fatti normalmente dall'Arpa (che, però, non
avendo nè mezzi nè personale sufficiente si avvaleva anche di
consulenti), ma questo avvenivano di concerto con i tecnici dell'Ilva.
Lo stesso sopralluogo, disposto dal Procuratore Sebastio nel febbraio 2012, era a seguito di un accertamento precedente ritenuto carente.
Lo stesso giorno dell'ispezione, l'accertamento stava prendendo una piega di solo verifica documentale e di "colloqui" con i responsabili tecnici dell'Ilva, solo la decisone dell'Ispettore della Dpl di fare da solo un approfondimento sugli impianti, ha permesso di accertare la presenza di polveri di diossina.
Tornando all'udienza del 6 giugno, comunque è stata molto carente la parte di domande, dei PM,
sugli effetti di questa grave situazione sugli operai che vi lavorano
dentro al capannone (per es. per prelevare i sacchi, mentre non si è
capito se vi sono operai che fanno altre operazioni), o nelle
vicinanze.
E' stato solo detto, a domanda, che gli operai erano muniti dei Dpi
adatti. Ma "adatti" in condizioni di funzionamento normale, non in
una condizione di chiara anormalità e altissima pericolosità!
Quando toccherà ai testi delle parti civili, sono questi aspetti che devono venir fuori!
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