giovedì 31 ottobre 2013

Perchè nell'inchiesta non ci sono i sindacalisti confederali?

Questo è impossibile e inaccettabile. Vorremmo che i magistrati ce lo spieghino. Perchè non c'è un solo operaio in Ilva, né un solo cittadino dei Tamburi e della città che non sa fatti che dimostrano come i sindacalisti confederali, Palombella in testa, siano stati un anello decisivo perchè in fabbrica siano avvenuti tutt quei reati di disastro ambientale, sanitario che hanno prodotto morti e malati.
L'associazione a delinquere che viene definita nell'inchiesta ha avuto il concorso quotidiano e sistematico dei sindacalisti confederali, che vanno distinti in quelli che l'hanno fatto coscientemente, sapendo quello che facevano, ottenendo privilegi piccoli e grandi, e quelli invece che l'hanno fatto inconsapevolmente, incapaci di fare il sindacato di lotta e antagonista sul posto di lavoro. Ma questa è l'unica distinzione che si può fare.
Si può condannare a svariati anni di carcere Riva e soci, e noi faremo di tutto perchè ciò avvenga, ma se il sistema sindacale organicamente legato al sistema di interessi e comando di fabbrica nell'Ilva continuerà ad essere inattaccabile e trincea del ricatto occupazionale e dei privilegi, allora diciamo chiaro ai magistrati come a tutta la città che si è fatto tanto ma non si è fatto niente.

Certo, tocca innanzitutto agli operai e ai lavoratori fare la loro parte. Ma quando gli operai vedono che i sindacalisti sono così potenti da riuscire ad uscire impuniti e indenni da un'inchiesta importante, in molte parti accurata, come questa, è evidente che pensano che i sindacati confederali siano gli unici protettori a cui affidarsi e, pure esprimendo il massimo dissenso nel loro cuore e nelle loro parole, restano attaccati al carro. Per questo è grave che finora l'inchiesta non li abbia sfiorati. Per questo contestiamo apertamente una Magistratura che non è in grado di andare a fondo, nonostante anche su questo le leggi non mancano.
Gli operai vengono lasciati soli da tutti. E sotto un comando congiunto che va dallo Stato al sindacato confederale, un sistema capillare, un potere palese e occulto che deve essere spezzato con tutti i mezzi e con tutte le armi, sia in nome della vostra giustizia che della nostra.

Vendola e Stefano se ne devono andare!

Il loro coinvolgimento nell'inchiesta è inconfutabile secondo le intercettazioni. Le loro dichiarazioni, mettiamo pure che siano sincere, mettiamo pure che quello che hanno fatto sia stato fatto “a fin di bene”, non cambia la realtà dei fatti, perchè il loro esito è stato a “fin di male” al servizio di padron Riva e sono quindi una causa minore del disastro generale che ha prodotto morti e malati in fabbrica e fuori.

In questi casi ci si dimette e poi si lotta caso mai in Tribunale per dimostrare di essere “innocenti”, altrimenti, lo si voglia o no, si è come Berlusconi. Ci si considera al di sopra e al di fuori della legge perchè “eletti”, perchè si continua forse a pensare di godere di un consenso comunque del sistema dei partiti, dei sindacati confederali, della stampa amica, della burocrazia degli Enti locali, di quella parte di beneficiari anche nel popolo di politiche spesso clientelari travestite.
Ma è interesse dei proletari e delle masse popolari che a questo modo di governare si metta fine, a livello nazionale come a livello locale. Per questo se ne devono andare e subito.
Qualcuno pensa, e noi potremmo anche essere tra questi, che non è giusto che le amministrazioni di “centrosinistra”, Vendola, Florido, Stefano, paghino per tutti mentre gli autentici mascalzoni che hanno governato Regione, Provincia e Comune di centro destra, servi di Riva, dei padroni, di Berlusconi, ladri e corrotti non entrano neanche nell'inchiesta. Questo scandalo è vero, e noi ribadiamo che non abbiamo fiducia nella giustizia, l'unica giustizia è quella proletaria e popolare che scaturisca da uno Stato e governi nazionali e locali nelle mani effettivamente del popolo.

Detto questo però, non cambia il problema, Vendola e Stefano se ne devono andare!

Claudio Marsella operaio del Mof - la sua morte deve essere importante non vana

Un anno fa moriva Claudio Marsella, operaio del MOF. Possiamo dire da un lato che è morto invano e dall'altro che la sua morte è stata molto importante.
E' morto invano per padron Riva, Ferrante, Bondi, dirigenti e capi inquisiti, alcuni ancora al loro posto; è morto invano per gli infami sindacalisti confederali che hanno firmato l'accordo che lo ha ucciso e hanno continuato a difenderlo anche dopo la morte di Claudio.
Sappiano costoro che in una maniera o nell'altra, prima o poi, pagheranno caro, pagheranno tutto! E speriamo non solo nella aule del tribunale dove ci dovrebbero stare tutti come imputati, sia nel processo generale che nel processo particolare.

Ma non è morto invano, Claudio Marsella vive nel grande sciopero che i suoi compagni di lavoro hanno fatto per 15 giorni, cosa mai vista all'Ilva di Taranto, una pagina nuova di vera storia in questi due anni terribili; non è morto invano per gli operai e quelli dello Slai cobas che hanno sostenuto la lotta, fatto piattaforme, denunce, esposti, manifestazioni di piazza, quella nazionale promossa dall'Usb a cui lo Slai cobas ha aderito e partecipato e quella della Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori del 22 marzo; non è chiaramente morto invano per quei suoi compagni di lavoro che si sono organizzati nel sindacalismo di base, l'Usb in questo caso e finora, rompendo coraggiosamente con il clima di sudditanza, servilismo, mancanza di dignità di quei tanti, troppi operai che non hanno osato farlo e hanno lasciato il pallino della fabbrica nelle mani dei servi dei padroni.
Anche questa è una pagina nuova che si è aperta in questa fabbrica, anche se Riva e Bondi cercano di farla pagare, ultimamente con il licenziamento dell'operaio del Mof Marco Zanframundo.

Detto questo, però, altro bisogna aggiungere.
Per noi Claudio Marsella è come se fosse morto ieri perchè tuttora sono impuniti i responsabili, tuttora gli operai del Mof non hanno vinto, la loro piattaforma non stata accolta, tuttora la scelta del sindacalismo di base, giusta e necessaria, non è stata sufficiente a ridare ai lavoratori uno strumento reale per ricostruire, anche in nome di Claudio, un effettivo sindacato di classe dentro l'Ilva, non basato sui personaggi che oggi stanno con te e poi tradiscono ma basato sui cobas che sono altra cosa da l'Usb.
Così evidentemente la sfida della Rete nazionale del 22 marzo non è stata raccolta da operai, organizzazioni, cittadini dei quartieri per un reale braccio di ferro che riesca ad imporre condizioni di salute e sicurezza, per cui non ci siano più ragazzi, operai, come Claudio, Francesco, Ciro, che muoiono. Questa sfida è aperta, ma la lotta attuale è inadeguata e la battaglia è prolungata,

Infine, NON SI MUORE PER IL LAVORO, NON SI MUORE PER I PROFITTI DEI PADRONI, non si muore per un sistema in cui la vita degli operai sta all'ultimo posto.
E' il sistema del capitale, Stato, governi, comando di fabbrica che deve essere abbattuto. E questo domanda non una semplice lotta sindacale con il sindacato buono, ma la lotta per il potere operaio che scaturisce da una vera rivoluzione proletaria.
Onorare la morte di Claudio significa tutto questo non di meno.

mercoledì 30 ottobre 2013

alla vestas e marcegaglia bisogna unire la lotta contro i licenziamenti

Ma bisogna che sia lotta vera.
I lavoratori hanno concesso sotto la guida dei sindacati confederali tutto alle aziende e ora ricevono un sonoro calcio in c..
ma non si può lottare contro i padroni con gli amici del padrone fim-fiom-uilm

slai cobas per il sindacato di classe taranto

infrataras un carrozzone inutile e clientelare

Noi siamo per la chiusura e il licenziamento di presunti lavoratori, che qui sono stati solo raccomandati che si sono mangiati soldi pubblici a partire dal presidente, l'ex sindacalista venduto della Cisl D'Andria.

alla TCT porto i nodi vengono al pettine

Avevamo da mesi denunciato la situazione attuale, ma gli operai presuntuosi, timorosi e ricattati da azienda e sindacati confederali collusi e mafiosi, non si sono mobilitati.
Ora il lavoro è di nuovo a rischio e i sindacati confederali ripetono il giochetto.
Senza lo Slai cobas per il sindacato di classe, il porto collasserà e i lavoratori della TCT finiranno in mezzo a una strada.
Prima che sia troppo tardi...

pulizie delle scuole statali a Roma non si è concluso niente

Organizzarsi per lottare con Fiorella, con lo Slai cobas per il sindacato di classe, per una nuova rivolta come quella del 2007, se vogliamo tutelare lavoro e reddito.

oggi conferenza stampa a piazza Castello dello Slai cobas per il sindacato di classe

Vogliamo la detassazione da IMU - TARES o come si chiameranno, per i settori proletari e poveri della città, cassintegrati, precari, disoccupati... per i cittadini dei quartieri inquinati
Non ci sono soldi e non paghiamo più niente!

Vogliamo l'effettivo piano di raccolta differenziata porta a porta per tutta la città con 200 lavoratori impiegati e 80 nell'impianto pasquinelli che deve lavorare a ciclo continuo.
Vogliamo la tutela della salute dei lavoratori cimiteriali e l'aumento del salario per un lavoro così disagiato e così a rischio della salute.

Su questo sono in preparazione diverse iniziative di lotta

info
slaicobasta@gmail.com
3475301704

ancora una vita operaia spezzata a Castellaneta.. era un operaio albanese





Travolto da un muletto a Taranto. Stava raccogliendo l'uva all'interno di un'azienda agricola quando è stato travolto da un muletto. È morto così a Castellaneta, in provincia di Taranto, un operaio albanese. L'uomo stava effettuando le operazioni di carico-scarico dell'uva quando è caduto da un'altezza di un metro e mezzo rimanendo schiacciato da un muletto. Soccorso da personale del 118, il 37enne è morto poco dopo per le gravi lesioni riportate. Sul posto sono intervenuti anche vigili del fuoco e carabinieri, che hanno posto sotto sequestro il mezzo e hanno avviato le indagini per accertare l'esatta dinamica dell'accaduto e verificare il rispetto delle norme di sicurezza.

Ma le produzioni non inquinanti non dovevano essere l'alternativa occupazionale a Taranto?

Cosa hanno ora da dire i vari Verdi, ambientalisti, Liberi e pensanti, di fronte ai licenziamenti e alle chiusura di Vestas e Marcegaglia? Visto che questi sostenevano e sostengono che tanto l'Ilva si poteva tranquillamente chiudere perchè i 15 mila operai potevano essere reimpiegati nelle produzioni non inquinanti; che a Taranto il futuro doveva essere "cozze, calamari", turismo, e queste produzioni alternative?
Questa attività produttive saranno "alternative" per la piccola e media borghesia, ma per gli operai è sempre e solo, prima sfruttamento, prima dare il c... e poi avere un calcio in c...
Che si chiami Riva o si chiami Marcegaglia gli interessi sono sempre quelli del capitale, fare i profitti sulla pelle dei lavoratori, e della popolazione di Taranto.

NOI ABBIAMO DETTO DALL'INIZIO, CHE IL FUTURO DI TARANTO E' SOLO E SOLTANTO NELLA LOTTA, NELLA RIVOLTA DEGLI OPERAI E NELL'UNITA' IN QUESTA RIVOLTA DI OPERAI/DICOSSUPATI-SENZA LAVORO E MASSE POPOLARI DEI QUARTIERI INQUINATI.

Tutto il resto sono chiacchiere da bar, da politicanti o appunto da "liberi e pensanti", che la dura realtà in poco tempo smentisce.  

All'Ilva di taranto la vita sempre a rischio!


oggi Ilva, inalano fumi intossicati 15 operai

TARANTO – Quindici operai dell’Ilva questa mattina sono stati portati in infermeria dopo aver avvertito sintomi di intossicazione per aver inalato fumi che si sono sprigionati dalla Siviera di emergenza della Colata a caldo dell’Acciaieria 1, probabilmente a causa di un incendio....«grave l’atteggiamento di alcuni responsabili di reparto che hanno chiesto ai lavoratori di continuare a lavorare nonostante l’accaduto e senza aver effettuato le opportune verifiche».
Dopo essere stati sottoposti ad accertamenti in infermeria, i 15 operai del reparto CCO1 dell’Acciaieria 1 dell’Ilva sono rientrati al lavoro. Hanno avuto difficoltà di respirazione dopo aver inalato i fumi che si sono sprigionati dalla siviera.

sabato scorso Sei operai intossicati in acciaieria 1 all'Ilva

TARANTO – Sei operai dell’Ilva sono rimasti intossicati sabato sera mentre lavoravano nel reparto CCO1 (Colata Continua) dell’Acciaieria 1 dello stabilimento di Taranto...intossicazione sarebbe dovuta all’inalazione "di monossido di carbonio e chissà quali altre sostanze, sprigionate nel capannone senza che nessun tipo di allarme abbia avvertito le maestranze".

Gli operai sono stati soccorsi nella infermeria e non hanno riportato gravi conseguenze. "certo che tali sostanze invece di finire in qualche cappa di aspirazione, sicuramente in avaria, sono finite nei polmoni dei lavoratori".

a Bari una buona iniziativa operaia dal basso - unire le lotte - serve anche a Taranto. Ma se gli operai si liberano della tutela controllo dei sindacati confederali



Operai di nove aziende in corteo a Bari
«Uniamo le vertenze»

BARI – I lavoratori di nove aziende pugliesi sfileranno domani pomeriggio per le vie del centro di Bari in una manifestazione di protesta, con l’obiettivo di unire le vertenze regionali. L’iniziativa, organizzata dal presidio permanente dei lavoratori Om Carrelli di Bari, c, coinvolgerà rappresentanti di Centro Meccanizzato Postale, Ilva, Eco Leather di Monopoli, Bridgestone, Natuzzi, Telcom di Ostuni, Telecom Puglia e Multiservizi Bari.

L’appuntamento è alle 16,30 in piazza Umberto. Il corteo, al quale parteciperanno anche i familiari dei lavoratori, sfilerà poi in via Crisanzio, via De Rossi e Corso Vittorio Emanuele. Un’assemblea pubblica concluderà la manifestazione in piazza Prefettura. “Il mio amico Andrea dice che i bimbi poveri sono in paesi lontani, ma io sono povero, il mio papà non ha un lavoro, gli ho detto”: è la frase di un bambino di sei anni, figlio di un lavoratore, scelta come slogan dell’iniziativa.

“Le grandi aziende ci trattano come lavoratori usa e getta - dicono gli operai – usufruiscono di milioni di euro di finanziamenti pubblici per avviare le loro attività e dopo qualche anno delocalizzano le produzioni mettendo per strada centinaia di dipendenti”. I 224 lavoratori Om chiedono di “riappropriarsi della fabbrica e quindi del proprio futuro”. Dopo mesi di trattative fumose e di tavoli concertativi inutili – si legge in una nota – adesso abbiamo ancor più la consapevolezza che le Istituzioni, siano essere locali o nazionali, non fanno gli interessi dei lavoratori”.

La prossima settimana, anche se non ancora ufficialmente convocato, ci sarebbe un incontro presso il Ministero dello Sviluppo Economico per proseguire la trattativa con la società Kion, proprietaria dello stabilimento Om. Il 6 novembre è fissata poi la prossima udienza del processo in corso dinanzi al giudice del lavoro di Bari relativa a due denunce contro l'azienda per condotta antisindacale e per discutere la richiesta di sequestro conservativo dei beni (i carrelli contenuti all’interno dello stabilimento del valore di circa 10 milioni di euro) e ad una denuncia della Kion contro 29 lavoratori accusati di violenza privata.

appalto ENI, ci dispiace dire: "come volevasi dimostrare"...

Dalla sospensione della lotta di quest'estate, fatta sulla base di generici impegni del prefetto, subito dopo smentiti dalla posizione delle ditte subentranti negli appalti Eni che avevano ribadito il loro NO all'assuzione a tempo indeterminato dei 31 lavoratori delle Ditte uscenti De Pasquale e Rendelin, gli operai sono ancora senza lavoro.
Noi denunciamo la responsabilità per questo dei sindacati confederali.
Ora, dopo mesi, si decidono a riprendere la mobilitazione e questa mattina hanno fatto un'assemblea permanente all'interno.
Ma aver sospeso quest'estate la lotta, gli scioperi e i blocchi è stata un messaggio totalmente deleterio, di cui Eni e Ditte subentranti hanno subito approfittato per tirarsi indietro anche da alcuni passi iniziali che avevano dovuto fare a seguito della lotta.
Lo Slai cobas presente in uno degli appalti della Rendelin aveva criticato subito questa sospensione della lotta, questo accettare le sollecitazioni ricattatorie dell'Eni e dello stesso prefetto, quando ancora non vi era nulla di concreto per gli operai.
Lo Slai cobas aveva messo in guardia gli operai che fermare la lotta a metà quando ancora non vi sono risultati certi, significa aver sprecato giorni di sciopero.
Purtroppo gli operai hanno dovuto sperimentare sulla propria pelle tutto questo. 

Sarà un caso, ma l'unico appalto in cui nel passaggio di ditte non vi è stato alcun licenziamento è stato quello in cui vi sono operai dello Slai cobas.

Ora se la mobilitazione viene ripresa, invitiamo gli operai a non fermarsi se non quando vengano assunti a Tempo Indeterminato dalle nuove ditte.
Lo slai cobas per il sindacato di classe dell'appalto Eni sarà come sempre alloro fianco.

inchiesta Ilva: Vendola, Stefano, Assennato e altri che noi volevamo ci sono... ma mancano i sindacalisti e l'inchiesta è datata

Repubblica:
Ilva, chiuse le indagini: 53 indagati anche Vendola e il sindaco Stefàno


Cinquantatre informazioni di garanzia, e tra i nomi degli indagati spunta anche quello di Nichi Vendola. Quello del governatore pugliese è l'ultimo scalpo eccellente dell'inchiesta sull'Ilva di Taranto. Anche Vendola, infatti, è tra i destinatari degli avvisi di conclusione delle indagini, con valore di informazione di garanzia, firmati dal pool guidato dal procuratore Franco Sebastio.
Vendola è rimasto impantanato nell'indagine sul disastro ambientale contestato ai vertici della grande fabbrica dell'acciaio per le presunte pressioni su Giorgio Assennato, il direttore di Arpa Puglia. Secondo gli investigatori, il presidente pugliese avrebbe puntato i piedi con il direttore dell'Arpa, indicando una linea morbida da seguire con il colosso siderurgico accusato di aver avvelenato Taranto. Un'accusa che si basa sul contenuto di intercettazioni telefoniche, ma che dai diretti interessati è già stata respinta. Fatto sta che Vendola fa parte del piccolo esercito di inquisiti con in prima fila la famiglia Riva, sepolta da accuse gravissime, a cominciare da quella di associazione per delinquere.

Il governatore deve rispondere dell'accusa di concussione in concorso. Nell'inchiesta risultano coinvolti anche il sindaco Ippazio Stefàno (indagato da aprile per abuso e omissioni in atti d'ufficio; per l'accusa, non si sarebbe adoperato con le necessarie misure per tutelare la salute dei cittadini), il parlamentare di Sel, Nicola Fratoianni (all'epoca assessore regionale), l'attuale assessore regionale all'Ambiente Lorenzo Nicastro, il consigliere regionale del Pd Donato Pentassuglia.

Le comunicazioni giudiziarie, infatti, sono in corso di notifica all'anziano patriarca dell'acciaio Emilio Riva e ai suoi figli Nicola e Fabio. Nel corso della burrasca giudiziaria per tutti scattarono i mandati di cattura. Emilio e Nicola finirono ai domiciliari, mentre Fabio Riva è scampato al carcere lo scorso novembre perché al momento della retata si trovava in Inghilterra, dove vive attualmente. I tre magnati dell'acciaio sono indicati come i responsabili del gravissimo inquinamento ambientale di Taranto, causa di "malattia e morte". Insieme a loro nel calderono sono finiti uomini di primo piano dello stabilimento e fiancheggiatori annidati anche nelle istituzioni.

Secondo i giudici, un ruolo di primissimo piano nel dramma di Taranto lo ha ricoperto Girolamo Archinà, ex potentissimo responsabile dei rapporti istituzionali del gigante dell'acciaio. Archinà sarebbe stato l'eminenza grigia dei signori dell'acciaio, l'uomo che nell'ombra ha intessuto rapporti con politici e funzionari per assicurare all'Ilva la possibilità di continuare a produrre, calpestando l'ambiente e la salute di Taranto. Lui avrebbe mantenuto i rapporto con gli enti locali, il clero e i giornalisti, senza lesinare di corrompere un consulente della procura al quale avrebbe pagato 10.000 euro per addomesticare una perizia sulle cause dell'inquinamento. L'inchiesta esplose il 26 luglio del 2012 con il sequestro di sei reparti inquinanti dell'Ilva e una raffica di arresti. Ma in un anno, l'indagine ha fatto registrare numerose impennate, con arresti e sequestri imponenti. Una offensiva giudiziaria che ha fatto sbandare pericolosamente il gigante Ilva più volte sul punto di crollare portandosi dietro un patrimonio di dodici posti di lavoro. Una emergenza che ha messo alle corde prima il governo Monti e oggi quello guidato da Enrico Letta. L'Esecutivo per ben due volte è intervenuto con decreti per garantire la continuità produttiva della fabbrica che alla fine è stata commissariata e affidata al manager EnricoBondi

Gazzetta del mezzogiorno
TARANTO – C'è anche il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, tra gli indagati dell’inchiesta per disastro ambientale a carico dell’Ilva. Secondo quanto indicato negli atti dell’accusa nei mesi scorsi Vendola avrebbe tentato di "far fuori" il dg di Arpa Puglia, Giorgio Assennato, figura 'sgradità all’azienda.

Militari della Guardia di Finanza di Taranto hanno iniziato a notificare in Puglia e in altre zone d’Italia l’avviso di chiusura delle indagini preliminari a 53 indagati dell’inchiesta per disastro ambientale a carico dell’Ilva. Il provvedimento riguarda dirigenti, funzionari e politici.

Il provvedimento è stato firmato dal procuratore della Repubblica di Taranto, Franco Sebastio, dal procuratore aggiunto, Pietro Argentino, e dai sostituti procuratori Mariano Buccoliero, Giovanna Cannarile, Remo Epifani e Raffaele Graziano. Quest’ultimo è titolare di due fascicoli d’inchiesta relativi ad incidenti mortali verificatisi all’Ilva di Taranto, fascicoli che sono stati inglobati nell’inchiesta-madre oggi chiusa. I reati contestati agli indagati vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale all’avvelenamento di sostanze alimentari, all’emissione di sostanze inquinanti con violazione delle normative a tutela dell’ambiente.

L'avviso di chiusura delle indagini sull'Ilva è stato ricevuto anche dal sindaco di Taranto, Ippazio Stefano, formalmente indagato dall’aprile scorso, quando fu firmata la proroga di 6 mesi dell’inchiesta 'Ambiente svendutò. Stefano è stato rieletto lo scorso anno a capo di una coalizione di centrosinistra: i magistrati ipotizzano nei suoi confronti il reato di abuso e omissioni in atti d’ufficio. Per l’accusa, non si sarebbe adoperato con le necessarie misure per tutelare la salute dei cittadini.

Stanno ricevendo in queste ore l’avviso di chiusura delle indagini preliminari anche l’ex assessore regionale alle Politiche giovanili e attuale deputato di Sel Nicola Fratoianni, l'attuale assessore regionale all’Ambiente ed ex magistrato Lorenzo Nicastro (Idv), il consigliere regionale del Pd Donato Pentassuglia, il capo di gabinetto del presidente Vendola, Davide Pellegrino, il dg e il direttore scientifico dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato e Massimo Blonda, l’ex capo di gabinetto di Vendola, Francesco Manna, e il dirigente del settore ambiente della Regione Puglia Antonello Antonicelli.

Tutti i 53 indagati

Ecco la lista di tutti gli indagati dalla magistratura tarantina nell'inchiesta «Ambiente svenduto»: Emilio Riva (1926), Nicola Riva (1958), Fabio Arturo Riva (1954); Luigi Capogrosso (1955), Marco Andelmi (1971), Angelo Cavallo (1968), Ivan Dimaggio (1969), Salvatore De Felice (1964), Salvatore D'Alò (1959), Girolamo Archinà (1946), Francesco Pervi (1954), Bruno Ferrante (1947), Adolfo Buffo (1956), Antonio Colucci (1959), Cosimo Giovinazzi (1974), Giuseppe Dinoi (1984), Giovanni Raffaelli (1963), Sergio Palmisano (1973), Vincenzo Dimastromatteo (1970), Lanfranco Legnani (1939), Alfredo Cerinani (1944), Giovanni Rebaioli (1948), Agostino Pastorino (1953), Enrico Bessone (1968), Giuseppe Casartelli (1943), Cesare Cotti (1953), Giovanni Florido (1952), Michele Conserva (1960), Vincenzo Specchia (1953), Lorenzo Liberti (1942), Roberto Primerano (1974), Marco Gerardo (1975), Angelo Veste (1938), Giovanni Bardaro (1962), Donato Perrini (1958), Cataldo De Michele (1959), Nicola Vendola (1958), Ippazio Stefàno (1945), Donato Pentassuglia (1967), Antonello Antonicelli (1974), Francesco Manna (1974), Nicola Fratoianni (1972), Davide Filippo Pellegrino (1961), Massimo Blonda (1957), Giorgio Assennato (1948), Lorenzo Nicastro (1955), Luigi Pelaggi (1954), Dario Ticali (1975), Caterina Vittoria Romeo (1951), Pierfrancesco Palmisano (1953), Ilva spa (in persona del commissario straordinario Enrico Bondi), Riva Fire spa (in persona del consigliere delegato e legale rappresentante Angelo Massimo Riva), Riva Forni Elettrici spa (in persona del presidente legale e rappresentante Cesare Federico Riva)


quello che scrivevamo 2 giorni fa

L'inchiesta dovrebbe essere chiusa e secondo notizie stampa la prossima settimana partiranno gli avvisi di conclusione delle indagini, dovrebbero essere una cinquantina, ci saranno quelli che sappiamo già da Riva in  giù - ma il pezzo da 90 Fabio Riva, se ne stà tranquillamente a Londra - compreso qualche esponente politico, Florido il più importante. Ma ci saranno Fitto, Vendola e Stefano? - per quest'ultimo quelle telefonate per Archinà non sono sufficienti? - ci sembrerebbe strano che non ci siano... Ci saranno esponenti della politica romana, ad esempio il ministro Prestigiacomo? Ci saranno funzionari del ministero?
Ci sarà Assenato che non ci ha mai convinto?
Quello che però temiamo è che non ci sia nessun sindacalista - da Palombella in giù - e senza i sindacalisti l'inchiesta è monca e non cambia niente in fabbrica, costoro continuano a servire il padrone e il governo comunque si chiami e fanno il bello e il cattivo tempo, riducendo i lavoratori a spettatori e sudditi, sulla loro pelle.
Dopo la conclusione indagini, cominciano i tempi tecnici fino all'udienza preliminare del processo vero e proprio, arriverà subito o quanto altro tempo dobbiamo aspettare?
I lavoratori e cittadini devono costituirsi parte civile, ma non con avvocati e avvocaticchi, associazioni fantasma, che non mancano e che vogliono solo speculare, farsi pubblicità, siamo al processo sara scazzi bis, truffare i lavoratori e i cittadini.
Lo slai cobas per il sindacato di classe farà la massima vigilanza su questo, sputtanando con nome e cognomi
innanzitutto se si azzardano a presentarsi i sindacati confederali e sindacalisti - fiom compresi.
Vogliamo un processo Eternit bis - con almeno 21 anni di pena per Riva e soci, se son di più è meglio - e reali risarcimenti per tutti coloro che hanno effettivamente pagato un costo alto alla mancanza di sicurezza e inquinamento - come è stato appunto all'Eternit a Torino. Per questo ci avvarremo dell' avvocato anti Eternit di Torino, in questa battaglia che non è solo legale.

Slai cobas per il sindacato di classe
tarantocontro
27 ottobre 2013

Una inchiesta datata che esclude tutta la fase prima di Riva e anche una parte rilevante del periodo Riva, i cui referenti erano il governo Berlusconi e i suoi vari ministri, il presidente Fitto e i suoi assessori, parlamentari tarantini come Franzoso, il sindaco di Bello ecc.
Questo ne fa una inchiesta accurata ma comunque targata 'centro destra' .

Taranto - verso la città di cozze e calamari? Andare subito alla sciopero generale!

E Taranto ora deve fronteggiare l’ennesima vertenza, quella della Marcegaglia, dopo quelle dell’Ilva, dello stabilimento tessile Miroglio, della Taranto container terminal che gestisce il molo polisettoriale, dell’azienda di divani Natuzzi, del settore delle costruzioni, delle ditte dell’appalto dell’Arsenale militare e, da ultima, dell’Eolico, con l'azienda danese Vestas che vuole chiudere lo stabilimento 'Nacelles' con la mobilità per 127 lavoratori.

Gruppo Marcegaglia chiude a Taranto a casa 134 dipendenti

di Giacomo Rizzo

TARANTO – «Un’ennesima mazzata per questo territorio già martoriato da una crisi senza precedenti». Così i sindacati di categoria Fim, Fiom e Uilm commentano la decisione di Marcegaglia Buildtech di chiudere la sede di Taranto e mettere in mobilità 134 dipendenti. L’annuncio è arrivato questo pomeriggio, come un fulmine a ciel sereno, dopo un faccia a faccia tra azienda e organizzazioni sindacali. La sospensione dell’attività produttiva dello stabilimento tarantino è stata proclamata per il prossimo 18 novembre, alla scadenza della cassa integrazione ordinaria in corso. Il gruppo Marcegaglia già da tre anni ha dismesso a Taranto la produzione di caldaie industriali per riconvertirsi al fotovoltaico e produrre in proprio le lamine flessibili a film sottile, in silicio amorfo. Queste lamine vengono poi incollate su un pannello per ottenere un manufatto, il pannello , da utilizzare per la copertura dei tetti delle nuove costruzioni volte alla produzione di energia elettrica solare.

Il 29 settembre del 2011 fu presentato il piano industriale alla presenza del presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. «Vogliamo fare di Taranto la capitale del fotovoltaico in Italia», disse in quella occasione Antonio Marcegaglia, amministratore delegato del gruppo. Ma le aspettative sono state disattese.

«La cessazione dell'attività del suo stabilimento di Taranto per la produzione di pannelli coibentati e di pannelli fotovoltaici – sostiene l’azienda in una nota – è causata dalla grave crisi che ha irreversibilmente colpito il settore del fotovoltaico in Italia e nel mondo».

Fim, Fiom e Uilm hanno convocato, per domani, dalle 15, un’assemblea con tutti i lavoratori dello stabilimento Marcegaglia, proclamando, ad horas, lo stato di agitazione del Gruppo. «Lasciano Taranto – osservano i sindacati - per una riorganizzazione del Gruppo Marcegaglia, scippando nuovamente a questa città posti di lavoro e opportunità di sviluppo non inquinante». E Taranto deve fronteggiare l’ennesima vertenza dopo quelle dell’Ilva, dello stabilimento tessile Miroglio, della Taranto container terminal che gestisce il molo polisettoriale, dell’azienda di divani Natuzzi, del settore delle costruzioni, delle ditte dell’appalto dell’Arsenale militare e, da ultima, dell’Eolico. L’azienda danese Vestas ha annunciato la chiusura dello stabilimento 'Nacelles' con la mobilità per 127 lavoratori.

martedì 29 ottobre 2013

LAVORATRICI E LAVORATORI PULIZIE SCUOLE IN LOTTA


Una giornata,  quella delle lavoratrici e dei lavoratori  delle pulizie di Taranto Brindisi, Bari e Foggia ,di lotta senza timore delle manganellate della polizia, determinate nella difesa del proprio posto di lavoro .
Sotto la regione Puglia a Bari la rabbia dei lavoratori con in testa la delegata dello slai cobas di Taranto è esplosa quando i sindacati confederali hanno comunicato di salire per parlare con il presidente Introna naturalmente senza delegazione di lavoratori ,così al grido o tutti o nessuno le lavoratrici con lo slai cobas in testa ci si' fiondati verso l'ingresso della regione  presidiato dalla polizia che ha caricato i lavoratori distribuendo manganellate colpendo ripetutamente la rappresentante slai cobas .il comportamento della cgil nei confronti della rappresentante dello slai cobas e'stato veramente indecente . È cominciato con lo strappare la bandiera dal muro gettandola  nel cassonetto ed è proseguita con insulti e col voler impedire a tutti i costi, anche con l'uso della forza e con le minacce la presenza al tavolo con il presidente Introna  della delegata slai cobas. 
Però la ribellione dei lavoratori ha fatto paura e il timore di causare problemi di ordine pubblico ha indotto i ministri riuniti a Roma a rivedere la situazione, e il presidente della giunta Introna il 7 Nnovembre metterà la vertenza in primo piano al consiglio regionale e si attiverà nei prossimi giorni con incontri con le parti sociali  oramai solo la paura degli operai in lotta vede il rispetto del diritto al lavoro. 
          Fiorella Masci rsa slai cobas

lunedì 28 ottobre 2013

gioco delle parti tra Ministero dell'Ambiente e Ilva Riva

Il ministero diffida l'Ilva di Taranto
«Non ha osservato le prescrizioni Aia»

    RSS
TARANTO - Il ministero dell'Ambiente ha diffidato l'Ilva di Taranto per "inosservanza delle prescrizioni autorizzative in relazione al terzo trimestre di attuazione del decreto di riesame Aia del 26 ottobre 2012". La diffida è firmata dal direttore generale Mariano Grillo ed è legata all'ispezione Ispra-Arpa del 10 e 11 settembre scorsi.
La relazione Ispra, d'intesa con Arpa Puglia e fatta propria dal ministero dell'Ambiente, è stata inviata anche alla Procura della Repubblica di Taranto.

La diffida riguarda quattro punti. Il primo è che l'Ilva, non oltre 30 giorni dalla ricezione della diffida, dovra' trasmettere all'autorità competente, per l'approvazione, il ''progetto esecutivo, corredato dal crono programma, degli interventi di pavimentazione impermeabile e di regimazione delle acque dell'area Irf (impianti di recupero del materiale ferroso, ndr), inclusa l'area prospiciente la zona di carico dell'impianto Irf e l'area di stoccaggio del rifiuto prodotto''. All'azienda si chiede di adottare, con gli stessi tempi, ''idonee procedure, relative a pratiche operative e gestionali finalizzate a minimizzare le emissioni polvirulente dalla zona di caricamento Irf, come indicato nelle 'prescrizioni di carattere generale' per le emissioni in aria'', nonché di trasmettere ''un progetto per l'adozione di interventi strutturali di contenimento della polverosita' nell'area Irf''. All'Ilva inoltre viene chiesto di garantire la ''gestione delle paiole (grandi tazze in cui viene versato lo scarto delle acciaierie, ndr) bloccate solo nelle aree di impianto specificatamente destinate a tale finalità'', e la ''gestione del Cer 100202 (scorie deferrizzate in uscita dall'impianto di separazione Irf, ndr) esclusivamente in aree attrezzate per deposito rifiuti e rispondenti alle norme tecniche per la gestione medesima''.

Le violazioni. Sono 11 le violazioni dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia) accertate. Le violazioni sono indicate nella relazione redatta dagli ispettori Ispra Alfredo Pini, Fabio Ferranti e Francesco Andreotti, parte integrante della diffida inviata dal Ministero, la terza dall'avvio dei controlli. Gli ispettori hanno riscontrato, tra le violazioni più significative, il ''superamento del valore di 25 grammi per tonnellata di coke nell'emissione di particolato con il flusso di vapore acqueo in uscita'' da quattro torri di spegnimento asservite ad altrettante batterie delle cokerie, nonché il persistere del fenomeno di 'slopping', la fumata rossa con alto contenuto di polveri che in più occasioni è fuoriuscita dalle ciminiere dello stabilimento siderurgico, riversandosi sulla città. Tra le altre violazioni, il ''perdurare del mancato adeguamento entro il 27 gennaio 2013 dei sistemi di movimentazione dei materiali trasportati via nave, tramite l'utilizzo di sistemi di scarico automatico o scaricatori continui coperti'', nonché il mancato rispetto dei tempi per la chiusura dei nastri trasportatori (non è stato ancora trasmesso il progetto esecutivo con il cronoprogramma degli interventi) e per la chiusura degli edifici nelle aree in cui si gestiscono materiali polverosi.

Ronchi - aiutante in campo di Bondi conta balle

Ilva, Ronchi rassicura
«Migliora la qualità di aria e polveri»

    RSS
TARANTO - I dati del monitoraggio della qualità dell'aria «vanno decisamente meglio» e anche quelli sulle «polveri». Così il subcommissario Ilva Edo Ronchi sui dati «aggiornati» ricevuti «oggi da Arpa Puglia sui rilievi dell'inquinante che più preoccupa: il Benzo(a)Pirene della Stazione Macchiavelli nel quartiere Tamburi». Per l'aria la media nel 2013 è dell'85% in meno rispetto al valore consentito dalle norme; nel 2010 la soglia veniva superata di 12 volte rispetto al limite di legge, e di 7,6 volte nel 2011.

I dati del monitoraggio sulla qualità dell'aria - spiega Ronchi - sono migliorati. In media nei primi 8 mesi del 2013 il benzo(a)pirene si è attestato a 0,15 nanogrammi per metro cubo, scendendo a 0,10 negli ultimi 3 mesi, a fronte di un obiettivo di legge per la qualità dell'aria pari a un nanogrammo/mc, per cui «l'85% in meno del valore di norma» (nel 2010 le medie di benzo(a)pirene erano di 1,82 nanogrammi/mc e di 1,14 nel 2011). Anche sulle «polveri, l'altro inquinante che preoccupa - ricorda Ronchi - vi sono dati molto migliorati; da giugno a settembre – osserva - abbiamo registrato, sempre nella stazione Macchiavelli, un solo sforamento, 8 dall'inizio dell'anno» (la legge consente fino a 35 sforamenti all'anno della soglia giornaliera di 50 microgrammi per metro cubo). Nel 2011 gli sforamenti erano stati 45 (38 soltanto da giugno a settembre). Ora, «a settembre, come media dei primi nove mesi, siamo a 30,7 g/mc».

È ormai prossimo «il decreto del ministro dell'Ambiente»
sul «nuovo Piano di misure ambientali» per l'Ilva che dovrebbe fissare «i nuovi tempi», ha spiegato Ronchi. «Ovviamente - osserva Ronchi - i ritardi nell'attuazione dell'Aia sono reali e hanno portato al commissariamento dell'Ilva. Anche se non è materialmente possibile recuperare in pochi mesi di commissariamento tutti i ritardi passati - prosegue il subcommissario - in attesa dei nuovi tempi che saranno fissati, come prevede una norma di legge vigente anche se sembra poco conosciuta, da un ormai prossimo decreto del ministro dell'Ambiente che varerà il nuovo Piano delle misure ambientali, è stata data priorità ad alcuni interventi». Tra questi, «la fermata di 6 cokerie, la chiusura di 13 chilometri di nastri, il dimezzamento dello stoccaggio di carbone e la chiusura delle coperture di 5 edifici». Queste attività - aggiunge Ronchi - sono state «in grado di produrre risultati consistenti nella riduzione delle emissioni: i dati citati stanno lì a dimostrare l'efficacia di queste scelte, anche se ancora molto si può fare per avere ulteriori miglioramenti».

ilva - dalle righe dell'articolo e delle dichiarazioni di talò si capisce che gli esuberi ci sono e come - gli operai devono prendere nelle proprie mani la lotta fuori e contro i sindacati confederali

Ilva, l’altoforno 2
riparte il 4 novembre
ma si ferma il tubificio

di Fulvio Colucci

TARANTO - All’Ilva torna l’«altalena» di aperture e chiusure di impianti imposta dalla crisi e dalla ristrutturazione.

Il 4 novembre ripartirà l’altoforno numero 2, chiuso in estate per 90 giorni. Lo stop era imposto dal programma di lavori previsti dall’Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Domani è in agenda un incontro fra la direzione aziendale e le segreterie sindacali di Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm.

L’Ilva riferirà sullo stato delle opere di risanamento. La ripartenza dell’impianto fa pensare al completamento. Non si trattava di interventi tecnici radicali, come quelli previsti all’altoforno numero 1 (chiuso da gennaio) e all’altoforno numero 5 (che dovrebbe fermarsi a settembre del prossimo anno, con lo slittamento della data inizialmente fissata a giugno).

Per un impianto che riparte, con un centinaio di lavoratori di nuovo in fabbrica dai primi giorni di novembre, un altro chiude per un mese. È il tubificio numero 1. Oggi azienda e sindacati si confronteranno sulla nuova emergenza. Dal punto di vista occupazionale le conseguenze dovrebbero essere attutite: «Del centinaio di lavoratori interessati, una ventina sarà destinato al contratto di solidarietà - spiega il segretario generale della Uilm Antonio Talò - per il resto si penserà a una ricollocazione».

Se si pensa che circolano voci insistenti di una prossima chiusura del treno nastri 1, il reparto dell’«area a freddo», che vanta un vero e proprio record di inattività (e di cassa integrazione) dall’inizio della «grande crisi» dell’acciaio nel 2008, il quadro delle difficoltà attraversate dal siderurgico è completo. «Ecco perché - sottolinea Talò - di fronte agli alti e bassi della crisi del mercato dell’acciaio bisognerà aspetta il piano industriale, probabilmente a dicembre, per capire il commissario Enrico Bondi che Ilva ha in mente. Io non faccio più previsioni perché tutto può accadere e temo sorprese. E anche solo restando al dato certo offertoci dalla dirigenza, i 500 esuberi di cui parlano e che il piano industriale dovrebbe mettere nero su bianco, mi preoccupo. Dove ricollocarli? Si dice nell’”area a freddo”. Sì, ma dove visto la crisi che coinvolge duramente anche qui reparti. L’Ilva, nel piano industriale, dovrebbe proporre qualcosa di diverso per ricollocare davvero chi resterà senza lavoro, penso a nuovi impianti. Altrimenti sarà difficile dare occupazione a chi la perderà».

ULTIM'ORA: dai presidi dei lav. pulizie a Bari - carica della polizia

Da notizie dirette.
per saperne di più telefonare a Fiorella Masci Slai cobas Taranto - tel. 3339199075.

In questo momento le lavoratrici e i lavoratori delle pulizie delle scuole statali, che dal 1° dicembre hanno davanti solo due "alternative": o licenziamenti per il 60% di loro, o riduzione a 45 minuti di lavoro al
giorno e 150 euro al mese di paga, stanno presidiano in massa la Regione di Bari, dopo un tentativo di occupazione e una carica della polizia
Nessuno spiraglio all'orizzonte, le Istituzioni si lavano le mani. 

La Cgil e la Cisl pensano solo a frenare la rabbia dei lavoratori e ad impedire che lo Slai cobas di Taranto partecipi agli incontri.

Questa mattina circa 200 lavoratrici e lavoratori di tutta la Regione, una cinquantina da Taranto, hanno per tutta la mattinata presidiato il Provveditorato di Bari, verso le 11,30 i rappresentanti di Bari della Cgil e della Cisl sono saliti per parlare con il vice prefetto, Cammalleri, ma impedendo anche fisicamente allo slai cobas di salire nonostante lo slai cobas avesse fatto formale richiesta al provveditorato e i funzionari
volevano che partecipasse all'incontro.
Dopo circa due ore i confederali sono scesi a mani vuote: il provveditorato ha affermato che la vertenza non sarebbe di sua competenza e che comunque "non c'è niente da fare"...
A questo punto giustamente è cresciuta la rabbia e la protesta dei lavoratori, con alla testa la rappresentante dello Slai cobas, Masci Fiorella, che hanno detto che si doveva passare alla lotta subito, occupando
il Provveditorato.
Ma i sindacati confederali - nonostante che nei giorni scorsi avessero loro stessi detto che si sarebbe occupato il provveditorato in caso di esito negativo - hanno invece fatto muro a difesa di una istituzione che ha sempre la linea facile di "lavarsi le mani" (a Taranto la conosciamo bene la Cammalleri), e hanno "deviato" verso la Regione.
Arrivati alla Regione un folto gruppo di lavoratrici di Taranto e di Brindisi, con in prima fila sempre la rappresentante dello Slai cobas ha cercato di entrare tutti nella Regione, perchè non ci fosse il solito
incontro inconcludente.
E' a questo punto che la polizia ha caricato i lavoratori, colpendo con manganellate alla schiena Masci Fiorella e altre lavoratrici, una alla testa.
In questo momento i rappresentanti di Cisl e Cgil - ma solo di Bari, hanno negato anche ai loro rappresentanti delle altre città di partecipare agli incontri - sono all'interno della Regione e i lavoratori stanno presidiando fuori.

SLAI COBAS per il sindacato di classe - Taranto
3475301704

Si avvicinano le elezioni Rsu all'Ilva - MA UN SINDACATO DI BASE PUO' SEMPLICEMENTE AVERE IL PROBLEMA DI PARTECIPARE?

IL 18 OTTOBRE A ROMA NEL DIBATTITO SULLA RAPPRESENTANZA, LO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE HA RILANCIATO LA SUA PROPOSTA A TUTTI I SINDACATI DI BASE: 

- mobilitazione unitaria per far cadere l'accordo fascista del 31 maggio 2013
- Lottare per una rappresentanza sindacale decisa dai lavoratori. Tutte le organizzazioni sindacali, di base, decise dai lavoratori devono essere riconosciute e avere tutti i diritti previsti dallo Statuto dei lavoratori, in proporzione al numero dei lavoratori iscritti.

ORA, DOPO LO SCIOPERO E MANIFESTAZIONE DI ROMA E' TEMPO DI FARE QUESTA BATTAGLIA. NON FARLA E UNICAMENTE PRESENTARSI (come vuole fare l'USB a Taranto) SIGNIFICA ACCETTARE DI FATTO QUESTI REGOLAMENTI CONTRO I LAVORATORI E DI AFFOSSAMENTO DI UNA DEMOCRAZIA SINDACALE DI CLASSE.

SLAI COBAS per il sindacato di classe

*************************************************
 CHE DICE L'ACCORDO DEL 31 MAGGIO 

Piovono le prime pietre sui lavoratori, pietre figlie dello sciagurato Accordo sulla rappresentanza del 31 maggio 2013. Il patto stipulato da CGIL-CISL-UIL e Confindustria, pensato come modello valido per la totalità delle relazioni industriali (e già le cooperative lo hanno approvato il 18 settembre scorso), sarà applicato a partire dal rinnovo dei CCNL di categoria.
Le prime vittime di questa spietata guerra al conflitto sono stati i lavoratori dell'igiene ambientale, il cui CCNL è stato approvato il 24 maggio scorso, una settimana prima dell'Accordo sulla Rappresentanza:
l'adeguamento finale alle clausole più stringenti è avvenuto tramite “accordini” successivi, stipulati durante l'estate, tra luglio e agosto. Determinare un maggior coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici, è questa la premessa paradossale del nuovo Regolamento per l'elezione delle RSU, la parte del CCNL che introduce le più pericolose novità.
Queste minano alla radice la possibilità di presenza all'interno delle RSU dei sindacati di base o di quei delegati, di qualunque appartenenza, non più disposti ad abbassare la testa di fronte al padrone.
In breve:1) l'iniziativa di indizione delle elezioni per il rinnovo della RSU è completamente monopolizzata dalle Segreteria nazionali di FIT CISL, FP CGIL, UILTRASPORTI e FIADEL e dalle strutture territoriali ad esse legate. Non è una clausola esclusivamente formale: accade infatti spesso che una RSU compiacente venga mantenuta ad arte oltre il limite consentito, semplicemente evitando di attivare la procedura elettorale;
2) la presentazione delle liste elettorali è affidata alle strutture territoriali, una mossa che accentua il controllo dell'organizzazione confederale sulla scelta dei futuri delegati dei lavoratori in azienda;
3) possono presentare le liste elettorali solo le associazioni firmatarie dell'ultimo CCNL. Il resto delle organizzazioni (e qui si sottintende i sindacati di base) potranno presentare le liste previa accettazione di tutti gli accordi interconfederali, compreso l'accordo del 31 maggio e quindi delle clausole anti-sciopero e del CCNL vigente; devono inoltre presentare un numero di firme pari ad almeno il 5% degli aventi diritto al voto. Ciò comporta l'accettazione di tutte le clausole di tregua sindacale previste dal CCNL di comparto, dei peggioramenti ivi contenuti, dell'accordo sulla produttività;
4) resta in piedi la clausola che garantisce ai confederali ed alla FIADEL almeno un membro in RSU;
5) come per l'accordo del 31 maggio, il cambiamento di appartenenza sindacale da parte di un componente dell'RSU ne determina la decadenza dalla carica e la sostituzione con il primo dei non eletti della lista originaria di appartenenza. In questo modo il principio per cui il delegato, a prescindere dal sindacato si appartenenza, rappresenta i lavoratori, viene a cadere. Un altro principio si impone: i delegati o rappresentano l'organizzazione di appartenenza o non rappresentano nessuno, perdendo i propri diritti sindacali.Il 16 ottobre sono scaduti i termini di accettazione delle liste elettorali; dalle prime notizie che ci giungono sembra che i sindacati di base, ove coinvolti, abbiano firmato tatticamente il CCNL pur di potersi presentare alle elezioni per la formazione delle RSU; aldilà del comportamento specifico dei vari sindacati di base, sembra che senza una presa di posizione forte da parte dei lavoratori, il cul de sac sia inevitabile.Qualsiasi delegato dovrà scegliere se essere escluso dalla rappresentanza o esservi ammesso, ma con le mani legate.
Comunque vada “l'esperimento”, riteniamo importante rompere il silenzio intorno a questo ennesimo e pericolosissimo abbraccio corporativo, pena lo stritolamento ulteriore del conflitto di classe, a tutto vantaggio del padronato.

domenica 27 ottobre 2013

Raccolta differenziata, ma quale "svolta"!

Oggi sui giornali locali si sbandiera l'avvio prossimo della raccolta differenziata a Tamburi, Paolo VI, Talsano e i passi che si stanno facendo, come un fatto nuovo, una "svolta".
Ma stiamo scherzando? Il Comune nasconde, e non ha neanche la vergogna di farlo, che sta parlando di un servizio che doveva essere fatto da anni, che stiamo in una situazione in cui la raccolta differenziata è al 14,7% (e doveva essere a gennaio 2014 al 65% - altrimenti vi sono sanzioni che chiaramente pagheranno i cittadini con più tasse).
Ma anche non andando tanto indietro, la gara per l'acquisto dei mezzi doveva essere già conclusa più di 1 anno fa, quando la Regione ha dato i 3 milioni di euro al Comune di Taranto per questo. Ora siamo, invece, ancora all'esame dell'offerta di tre aziende, poi passeranno i tempi tecnici, almeno altri due mesi, e poi vi dovrebbe essere l'asegnazione definitiva dell'appalto.
Ilpres. Cangialosi dell'Amiu e i dirigenti del Comune avevano prima parlato di luglio, poi di settembre, poi di novembre/dicembre, ora si parla di primavera 2014... 
E con questo, comunque, saremmo ancora al primo gradino. Perchè chiaramente non bastano i mezzi, poi ci vogliono i lavoratori. Quindi altri mesi, nonostante dagli inizi dell'anno i Disoccupati Organizzati slai cobas avessero chiesto che le due procedure (per acquisto mezzi e per il lavoro) venissero avviate contemporaneamente - ma chiaramente non lo si è voluto fare perchè, come diciamo in altro articolo, si vuole fare la raccolta differenziata porta a porta senza nuove assunzioni, con il personale già esistente all'Amiu che non è affatto formato per la RD, come ben si è visto a S. Vito-Lama, al di là delle percentuali di raccolta che Cangialosi spara).

RACCOLTA DIFFERENZIATA PORTA A PORTA, CONIUGARE EMERGENZA AMBIENTE ED EMERGENZA LAVORO, FORMARE CON CORSI RETRIBUITI E FINALIZZATI IL PERSONALE, sono logiche e legittime richieste che da anni facciamo.
Ma con un sindaco che non va ormai più ai consigli comunali, che al massimo scrive letterine, i diritti elementari non si possono ottenere!
Allora, è questo sindaco e amministrazione che devono essere cacciati con la lotta.

AMIU, i debiti restano tanti, i tempi si allungano, in futuro ci sono tagli al personale... ma loro sono ottimisti

L'Amiu ha chiuso il bilancio 2012 con 10,4 milioni di disavanzo, i debiti dell'Amiu sono ben 47 milioni di euro, il Comune va verso la ricapitalizzazione societaria dell'Amiu con 19,5 milioni che a malapena possono coprire i debiti verso Inps e Inpdap che ammontano a 23 milioni di euro.
La salvezza dalla messa in liquidazione dell'Amiu è ancora in bilico, anche perchè il parziale salvataggio riguarda quest'anno, e i prossimi?
Ma, nonostante, questo, nonostante che la città sia sporchissima, il Presidente Cangialosi, continua a distribuire "ottimismo" - per non parlare del beato e contento sindaco Stefano...
Ma a parte che non c'è proprio con queste cifre da essere ottimisti, a parte che non si vogliono affrontare le vere cause di questo disastrosa situazione dell'Amiu, per cui si dice solo che "il debito ha radici decennali", che si vuole voltare pagina, e che nessuno viene, invece, denunciato e messo in galera per aver dilapidato soldi pubblici, i tempi di questa cura e piano industriale nuovo dell'Amiu sono lunghissimi.
Ci deve essere da parte del Consiglio comunale l'approvazione della relazione tecnica-economica dell'Amiu; poi l'approvazione di un atto di indirizzo con cui si decide che il comune deve proseguire con il servizio affidato in house (e quindi all'Amiu); ci deve essere l'approvazione di un nuovo Contratto di servizio per definire le competenze che restano all'Amiu (basti pensare che questo doveva essere fatto ai primi di settembre); ci deve essere l'approvazione dle bilancio di previsione. Dopo tutto ciò si varerebbe il nuovo piano industriale.
Ultimamente il dirigente De Roma in un incontro con lo Slai cobas ha parlato di inizio del prossimo anno, ma anche qui crediamo che siamo di fronte ad un ottimismo apparente per nascondere il pessimismo della realtà.    

Ma già si parla, invece, dei servizi che taglierà l'Amiu: verde, segnaletica, manutenzione.
E i lavoratori che ora li fanno - circa 80 provenienti dalla ex Taranto servizi - che fine faranno? Le ipotesi si sprecano: andranno alle ditte a cui poi in appalto il Comune assegnerebbe questi servizi; no, rimarranno all'Amiu e loro faranno la raccolta differenziata; no, è volontario, chi vuole resta all'Amiu, chi non vuole dovrebbe essere assunto alla ditta che avrà l'appalto dei servizi (che però non ha nessun vincolo, nessuna clausola sociale che la obbliga).
Quindi, questa riorganizzazione sicuramente comporterà tagli al personale dell'Amiu e una raccolta differenziata porta a porta senza creazione di nuovi posti di lavoro che i disoccupati slai cobas che hanno fatto da 4 anni e fanno tuttora la lotta per la raccolta differenziata porta a porta e per cui vengono anche processati - vedi processo di lunedì prossimo, e che hanno fatto anche i corsi di formazione ad hoc, aspettano appunto da anni.
E I LAVORATORI E I CITATDINI CHE PAGANO LE TASSE E VIVONO IN UNA CITTA' SPORCA DOVREBBERO ESSERE OTTOMISTI?

Aeroporto - una giornata di protesta tutto bene .. ma il nemico è alla testa della lotta, con buona pace di massimo Battista

Ieri c'è stata a Taranto una manifestazione per l'aeroporto, giusta e sacrosanta, ma promossa da una trentina di associazioni rappresentati alla manifestazione da poco più di 30 persone.. e una marea di studenti che ha riempito la manifestazione, facendola diventare grossa.
Bene gli studenti vogliono l'apertura dell'aeroporto di grottaglie.. ma questa battaglia è voluta innanzitutto dai padroni, aziende e istituzioni, cittadini benestanti  di questa città ecc..questo va detto; la città quella dei proletari, precari, disoccupati, senza casa ha bisogno di ben altro che solo l'aeroporto, e gli organizzatori della manifestazione sul resto fanno poco o niente, anzi molti di coloro che vogliono l'aeroporto sono responsabili della situazione di mancanza di lavoro e reddito della città.
Gli studenti a Taranto non hanno una scuola decente e un futuro non perchè manca l'aeroporto e sarebbe ora di mobilitarsi in massa per davvero per partecipare a giornate di lotta come quelle del 18 e 19 a Roma, anche a Taranto..invece vengono pilotati verso manifestazioni secondarie e innoque come quella per l'aeroporto.
Nella manifestazione poi si è assistito alla cacciata, per iniziativa sopratutto del comitato liberi e pensanti, guidati da massimo battista , operaio ilva, della UIL e la sua associazione collaterale 'ambiente e lavoro' presentatasi con burocrati bandiere e fischietti - giusta cacciata - noi siamo sempre d'accordo quando cacciano dalle manifestatzioni i sindacalisti confederali cgil-cisl-uil- ugl..
Ma per favore.. non si può essere ipocriti o ingenui, questa manifestazione senza bandiere vede alla testa associazioni padronali,  istituzioni e partiti, senza bandiere, ma sempre alla testa sono e per i loro interessi.

proletari comunisti taranto
27-10-2013


la Procura ci sta stressando... arrivano questi avvisi di conclusione delle indagini per l'ILVA?

L'inchiesta dovrebbe essere chiusa e secondo notizie stampa la prossima settimana partiranno gli avvisi di conclusione delle indagini, dovrebbero essere una cinquantina, ci saranno quelli che sappiamo già da Riva in  giù - ma il pezzo da 90 Fabio Riva, se ne stà tranquillamente a Londra - compreso qualche esponente politico, Florido il più importante. Ma ci saranno Fitto, Vendola e Stefano? - per quest'ultimo quelle telefonate per Archinà non sono sufficienti? - ci sembrerebbe strano che non ci siano... Ci saranno esponenti della politica romana, ad esempio il ministro Prestigiacomo? Ci saranno funzionari del ministero?
Ci sarà Assenato che non ci ha mai convinto?
Quello che però temiamo è che non ci sia nessun sindacalista - da Palombella in giù - e senza i sindacalisti l'inchiesta è monca e non cambia niente in fabbrica, costoro continuano a servire il padrone e il governo comunque si chiami e fanno il bello e il cattivo tempo, riducendo i lavoratori a spettatori e sudditi, sulla loro pelle.
Dopo la conclusione indagini, cominciano i tempi tecnici fino all'udienza preliminare del processo vero e proprio, arriverà subito o quanto altro tempo dobbiamo aspettare?
I lavoratori e cittadini devono costituirsi parte civile, ma non con avvocati e avvocaticchi, associazioni fantasma, che non mancano e che vogliono solo speculare, farsi pubblicità, siamo al processo sara scazzi bis, truffare i lavoratori e i cittadini.
Lo slai cobas per il sindacato di classe farà la massima vigilanza su questo, sputtanando con nome e cognomi
innanzitutto se si azzardano a presentarsi i sindacati confederali e sindacalisti - fiom compresi.
Vogliamo un processo Eternit bis - con almeno 21 anni di pena per Riva e soci, se son di più è meglio - e reali risarcimenti per tutti coloro che hanno effettivamente pagato un costo alto alla mancanza di sicurezza e inquinamento - come è stato appunto all'Eternit a Torino. Per questo ci avvarremo dell' avvocato anti Eternit di Torino, in questa battaglia che non è solo legale.

Slai cobas per il sindacato di classe
tarantocontro
27 ottobre 2013

Lavoratrici delle pulizie: è ora di fare come nel 2007, una rivolta! E il 25 novembre, sciopero delle donne!

Amministrazioni locali e Stato e governo sono il cancro per i diritti elementari dei lavoratori.
I sindacati locali ogni tanto sparano di "azione eclatante", ma poi veniamo a sapere che questa azione eclatante al massimo è un'altra denuncia. Sai che paura...!!
E' tempo di cambiare davvero pagina e di fare realmente azioni eclatanti. Prima le stesse lavoratrici lo capiranno e lo faranno, prima si opporrà un reale freno alla oscenità dei contratti di lavoro della miseria e a perdere.

Nelle pulizie negli asili nido comunali, non solo le 94 lavoratrici sono costrette a lavorare per la miseria di 1 ora e 50 minuti e per un salario di 200/250 euro al mese, ma la Ditta neanche dà questi stipendi. E il Comune che è obbligato in solido non dice e non fa niente! Stefano e Scasciamacchia stanno solo a scaldare i banchi!
Le lavoratrici negli asili, poi, fanno ben oltre i lavori di pulizia, fanno attività di ausiliariato. Ma anche su questo, nonostante iniziative, denunce, incontri, anche dello Slai cobas per il sindacato di classe, il Comune continua a non riconoscerlo in termini di aumento di orario di lavoro; anzi nei mesi scorsi ha fatto anche con altra ditta un appalto di fatto "fotocopia" per le mansioni di ausiliariato dell'appalto alla Trial già in essere. Perchè? Quali interessi privati, di ditte si è voluto avvantaggiare?
Su questo lo Slai cobas mesi fa ha fatto una denuncia alla Procura della Repubblica ma sta ancora sul tavolo del Giud. Rosati. Cosa aspetta la magistratura per indagare su questo appalto oscuro?
NOI DICIAMO ALLE LAVORATRICI: SE NON CI SONO STIPENDI NON SI LAVORA, BISOGNA SUBITO FERMARSI, e lo Slai cobas è pronto a dare tutta la copertura sindacale;
PER STRAPPARE ORARI E STIPENDI MINIMAMENTE DIGNITOSI (lo stesso CCNL multiservizi prevede che non si può scendere sotto le 14 ore settimanali), OCCORRE FARE UNA RIVOLTA COME NEL 2007.

Lo stesso devono fare le lavoratrici e i lavoratori delle pulizie delle scuole statali.
SE DALLA MOBILITAZIONE DI LUNEDI' 28 A BARI NON CI SONO SPIRAGLI EFFETTIVI,
OCCORRE TORNARE A QUEI BLOCCHI DEL PONTE, DELLA CITTA', A QUEI BLOCCHI DELLE SCUOLE, A QUELLE OCCUPAZIONI DI COMUNE, PROVVEDITORATO, che allora impedirono centinaia di licenziamenti e con la cassintegrazione in deroga (inventata allora dal governo, grazie alla rivolta di Taranto) si difese il salario al 100%.
Allora fu lo Slai cobas che iniziò e fu l'anima di quella rivolta. I sindacati confederali prima tentarono di bloicottare poi furono costretti dai lavoratori ad unirsi allo slai cobas.
LO STESSO BISOGNA FARE ORA, SE VENGONO CONFERMATI O IL TAGLIO DEL 60% DEI POSTI DI LAVORO O L'OSCENA ALTERNATIVA DI RIDURRE L'ORARIO DI LAVORO A 45 MINUTI AL GIORNO, e questa volta senza la copertura della cassintegrazione.
E' vergognoso che in questo settore mentre sta una ditta la Dussmann Service, una grande multinazionale, che sta da Taranto a Dubai, ecc. che a taranto grazie agli appalti comunali ha trovato in altri settori il vello d'oro, che fa profitti miliardari, i lavoratori dovrebbero accettare e campare con 250 euro al mese. Se lo scordino!!

In questi settori lavorativi la maggioranza delle operaie sono donne, che subiscono al doppio questi attacchi, donne che però non vogliono e non devono tornare a casa a sobbarcarsi il carico dei servizi che intanto i governi tagliano. Se attaccano la possibilità di lavoro, di salario, e quindi la possibilitàdi indipendenza delle donne, come poi possono meravigliarsi gli ipocriti del governo, del parlamento, delle istituzioni se aumentano le violenze contro le donne.
PER QUESTO IL 25 NOVEMBRE SARA' SCIOPERO DELLE DONNE, 
CONTRO I PADRONI, I GOVERNI,LO STATO, GLI UOMINI CHE ODIANO LE DONNE!
INVITIAMO LE LAVORATRICI DELLE PULIZIE AD ESSERE LORO L'ANIMA DI QUESTO SCIOPERO A TARANTO

appello nazionale per lo Sciopero delle donne - PER ORGANIZZARLO A TARANTO CI VEDIAMO MARTEDI' 5 NOVEMBRE ORE 18 presso sede Slai cobas via Rintone, 22 TA

ANCHE IO FACCIO LO SCIOPERO DELLE DONNE IL 25 NOVEMBRE!

Perché tante mie sorelle, figlie, madri, amiche vengono uccise quasi ogni giorno dagli uomini che odiano le donne - perché la prossima potrei essere io
Perché sono stata violentata, umiliata, denigrata e sono stanca di farmene una colpa, di provare vergogna per questo, ma ora voglio ribellarmi
Perché mi ha detto che mi ama, ma non è vero, mi vuole schiava, sua proprietà nella “sacra famiglia”, perché quando decido di alzare la testa mi ammazza di botte
Perché quando ho chiesto aiuto alle forze dell’ordine per me o per le altre, mi hanno detto di sopportare o di farmi i fatti miei. E, allora, il 25 novembre mi farò i “fatti miei” insieme a tutte le donne che saranno al mio fianco!
Perché sono stata violentata e uccisa una seconda volta dalle sentenze pro-stupratori e quelli che hanno stuprato o ucciso sono protetti da questa società
Perchè questo Stato, questi governi non sono la soluzione ma sono la causa dei femminicidi e stupri e le loro leggi diventano solo catene di controllo, di repressione che soffoca le nostre vite
Perché voglio decidere della mia vita in libertà
Perché quando la sera esco stanca dal lavoro, non posso riposarmi, devo badare alla famiglia
Perché anche se mi maltratta non ho i mezzi economici, non ho casa per sfuggire al suo odio
Perché i tagli ai servizi sociali, tagliano prima di tutto la libertà di noi donne
Perché siamo noi donne per prime a pagare la crisi, con lavori sempre più precari e sottopagati
Perché noi donne lavoriamo come e più degli uomini ma il nostro salario è più basso
Perché siamo stufe di essere discriminate sul lavoro, subire anche molestie sessuali da padroni e capi
Perchè non vogliamo più doverci sottoporre ad indagini nelle assunzioni sulla nostra condizione matrimoniale, di maternità, di orientamento sessuale, ed essere anche licenziate per questo
Perché, pur essendo disoccupata, mi ammazzo di lavoro dentro le mura di casa e il 25 novembre non voglio far niente, solo ribellarmi, fuori dalle mura, con le altre donne
Perché non sono una “supplente dello Stato”, che mi costringe al doppio lavoro, tagliando le spese sanitarie, gli asili nido, l’assistenza agli anziani e ai disabili, e che invece di riconoscere questo lavoro mi allunga la pensione
Perché noi ragazze siamo arrabbiate per le offese, molestie sessuali, anche solo verbali o virtuali, a scuola, per le strade, nei locali, perchè noi non vogliamo avere paura e vogliamo vivere liberamente la nostra sessualità
Perché quando dico no è NO!

Perché solo la nostra lotta, delle donne contro gli uomini che odiano le donne, contro i padroni, lo Stato, il governo, le istituzioni che odiano le donne, che non ci difendono, che attaccano le nostre condizioni di vita e ci opprimono ancora di più, è l'unica strada per il nostro futuro

PER TUTTO QUESTO E ALTRO
…anche io faccio lo SCIOPERO DELLE DONNE il 25 novembre

Assemblea nazionale donne "anche io sciopero il 25 novembre"

PER INFO, ADESIONI
anchioscioperodonne@inventati.org
mfpr.naz@gmail.com 
 

sabato 26 ottobre 2013

ancora processi ai disoccupati organizzati- slai cobas di taranto lunedì 28 al Tribunale

Ennesimo processo alla lotta dei disoccupati organizzati di taranto - slai cobas lunedì in tribunale.
23 compagni disoccupati il 30 novembre 2009 sono accusati voler prendere il treno per bari per recarsi a
una manifestazione per il lavoro sotto la regione puglia con incontro con Vendola, senza biglietto.
Ferrovie e polizia cercarono di bloccare la protesta di oltre 30 disoccupati che salivano in un treno che veniva bloccato, ne ridiscendevano e salivano su un altro e per tutta la mattinata la stazione risultò praticamente bloccata.
Nel rappoto della polizia si dice inoltre
'che i soggetti hanno partecipato a numerose manifestazioni e si sono resi responsabili il 5 novembre di una eclatante forma di protesta sfociata nell'occupazione del ponte girevole'
Quindi si voleva impedire la legittima protesta dei disoccupati, far saltare un incontro importante a Bari per il lavoro, punire i disoccupati per tutta la loro lotta dura che sviluppavano da settimane e che poi è continuata.
la repressione e i processi sono stati l'unica risposta che stato e enti locali hanno dato alla grande lotta per il lavoro a Taranto

disoccupati organizzati
slai cobas per il sindacato di classe taranto
26 ottobre 2013

Peacelink denuncia - inquietante ritardo nella comunicazione al pubblico delle violazioni dell'Aia Ilva.

Comunicato
>
>Dobbiamo sottolineare l'inquietante ritardo nella comunicazione al pubblico
delle violazioni dell'Aia Ilva.
>
>In queste ore, alcuni siti web hanno comunicato, come se fosse una
informazione carpita segretamente, quella che invece dovrebbe essere una
relazione di pubblico dominio: l'ispezione ufficiale all'Ilva che accerta il
non rispetto dell'Aia. La trasparenza sembra essere il tallone d'Achille di
tutta la nuova gestione Aia del ministro Orlando che pure prometteva novita'
rispetto a Clini. Ci riferiamo all'ispezione Ispra/Arpa all'Ilva del 10 e 11
settembre, la cui relazione ispettiva e' stata comunicata al Ministero
dell'Ambiente il 25 settembre e protocollata il giorno dopo. Ma a cio' non e'
seguita alcuna informazione al pubblico.
>
>E' gravissimo.
>
>E' infatti passato un mese e questa relazione Ispra/Arpa non e' stata apparsa
su alcun sito istituzionale.
>
>Siamo letteralmente sconcertati e indignati.
>
>Infatti - e non e' un caso - la relazione conteneva l'accertamento di ben 11
violazione dell'Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale) dell'Ilva.
>
>In un paese europeo normale sarebbero gia' partite le procedure per
sanzionare l'azienda. Ma cio' non e' avvenuto e - ancora peggio - va detto che
queste violazioni erano state gia' accertate anche in precedenti visite
ispettive senza che nessuna autorita' preposta applicasse la legge facendo
scattare le sanzioni, cosi' come richiesto dal Garante della Privacy, rimosso
con una solerzia degna di miglior fine. Oggi, dopo la cancellazione del
Garante, si fanno passare settimane e settimane di silenzio, in attesa, noi
riteniamo, che l'Aia venga provvidenzialmente modificata in peggio dagli
"esperti" e che vi sia una sanatoria delle prescrizioni violate. Questa e' la
reale funzione nel piano ambientale di Ronchi.
>
>Cio' e' inammissibile: la salute non ammette proroghe e sanatorie.
>
>Tutto questo PeaceLink e il Fondo Antidiossina lo segnaleranno alla
Commissione Europea perche' costitisce una grave anomalia tipicamente italiana,
un'intollerabile deroga rispetto alle direttive europee che prevedono sanzioni
e non sanatorie per le industrie che inquinano e non rispettano l'Aia.
>
>Alla Commissione Europea (che tiene aperta la procedura di infrazione
sull'Ilva) e alla magistratura rivolgiamo il nostro appello perche' a Taranto
venga riportata la certezza del diritto e la garanzia della salute.
>
>
>Alessandro Marescotti
>Presidente di PeaceLink
>
>www.peacelink.it
>

Lo Slai Cobas per il sindacato di classe esprime massima solidarietà ai lavoratori della Vestas


venerdì 25 ottobre 2013

Riva: i soldi sequestrati rientrano per la produzione, e quindi per il profitto. Così in realtà padron Riva non paga mai...

(da Sole 24 Ore) 
"TARANTO - Nelle aziende di Riva Acciaio si sbloccano i pagamenti verso terzi. Il custode giudiziario, il commercialista tarantino Mario Tagarelli, sinora ha autorizzato spese per 103 milioni di euro in più tranche e altri pagamenti sono in arrivo a breve. Il meccanismo concordato prevede che Riva Acciaio invii al custode-amministratore giudiziario l'elenco delle scadenze che viene poi approvato e reso operativo dallo stesso Tagarelli...".

Quindi le scadenze non vengono pagate dai Riva con altri propri fondi, ma con quelli stessi sequestrati. Qual'è il danno per i Riva? Nessuno (in più lo Stato - cioè i cittadini tutti - devono accollarsi il pagamento dell'amministratore giudiziario Tagarelli...)

CONTINUA L'ARTICOLO - "Le risorse che si stanno utilizzando per i pagamenti sono quelle delle banche, che hanno riattivato le linee di credito, e del fatturato aziendale, visto che gli stabilimenti, ubicati tutti al Nord, hanno ripreso a lavorare lo scorso 30 settembre dopo che la proprietà li aveva bloccati per poco più di due settimane a causa del sequestro mettendo in libertà circa 1.300 operai. È stato il vertice del 27 settembre al ministero dello Sviluppo economico – presenti il ministro Flavio Zanonato, le banche esposte con Riva Acciaio e il custode giudiziario – a trovare una via d'uscita ad una crisi che stava deflagrando soprattutto in Veneto, Lombardia e Piemonte. Adesso un problema da affrontare è l'uso della liquidità esistente sui conti correnti di Riva Acciaio al momento del sequestro. Circa sessanta milioni, in parte bloccati e in parte confluiti nel Fondo unico di giustizia. Soldi, quest'ultimi, che possono essere finalizzati alle necessità aziendali dietro la supervisione del custode ma a condizione che Riva Acciaio ne garantisca verso l'amministrazione giudiziaria il rientro progressivo attraverso una fideiussione o uno strumento analogo. Le modalità del rientro, ma soprattutto la sua sostenibilità da parte dell'azienda, sono oggetto di un piano che si sta definendo in questi giorni con l'ausilio di due società di consulenza: la Deloitte per Riva Acciaio e la Kpmg per il custode (ma quest'ultima è ancora in fase di designazione)"


Il ricatto dei Riva di settembre è quindi pienamente riuscito. Il governo (dei padroni) è subito accorso alle grida di Riva, ma anche dell'altra schiera dei padroni, da Squinzi al pres. della Federacciaio, Gozzi che hanno gridato al "crollo della civiltà: quella loro, evidentemente, che si basa sulle condizioni di lavoro e di vita di milioni di lavoratori e popolazione; Gozzi ha dichiarato recentemente: "L'Italia farebbe meglio a tenersi stretti gli imprenditori. Senza i Riva c'è il rischio che a Ilva manchino in pochi mesi le risorse per finanziare l'Aia e per far fronte ai numerosi impegni della gestione. C'è stato un deterioramento della marginalità dell'azienda che si sta aggravando". 
Quindi, i padroni, anche se inquinano, ammalano, uccidono per il loro profitto, non si toccano! Nè si devono disturbare pretendendo che tirino fuori i miliardi nascosti nei paradisi fiscali. Ma di questo chiaramente non si parla e l'Ilva passa come una povera azienda in difficoltà finanziaria che non può far fronte ai suoi impegni di gestione (l'Aia può aspettare...) invece che la fonte dei profitti ben nascosti nelle isole jersey.

Si dice, poi, nell'articolo, che Riva Acciaio dovrebbe far restituire i soldi ora sbloccati dalle banche, ma campa cavallo! La farsa è che per questo siamo ancora allo "studio" del piano - per il quale intanto si verseranno altre soldi alle "due società di consulenza"

Ma ancora una volta c'è il nuovo decreto salva-Riva:
"attualmente - CONCLUDE L'ARTICOLO - al vaglio della Camera dopo aver «incassato» il sì del Senato (la scadenza è il 30 ottobre). In questo decreto, oltre alle norme che estendono l'attività del commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, anche sulle società controllate dalla stessa Ilva, c'è una parte che modifica le norme sul sequestro preventivo traendo spunto dal caso Riva Acciaio. Nel testo al vaglio della Camera c'è infatti scritto (ed è un emendamento inserito al Senato) che «ove il sequestro, eseguito ai fini della confisca per equivalente, abbia ad oggetto società, aziende ovvero beni, ivi compresi i titoli, nonchè quote azionarie o liquidità anche se in deposito, il custode giudiziario ne consente l'utilizzo e la gestione agli organi societari esclusivamente alfine di garantire la continuità e lo sviluppo aziendali, esercitando i poteri di vigilanza e riferendone all'autorità giudiziaria». Per il custode il cambio è evidente: da gestore a controllore..."

Quindi il 4° decreto salva-Riva (mentre il governo Letta non si sogna di fare neanche mezzo decreto per tutelare gli operai, il lavoro, la salute e la sicurezza) consente di far uscire dalla porta i beni dei Riva (fatti con lo sfruttamento e anche il sangue degli operai) e farli rientrare dalla finestra per la "continuità e lo sviluppo aziendali". 
Nello stesso tempo, a scanso di equivoci e di zampini che potrebbe mettere la Magistratura di Taranto, le competenze del custode nominato dal giud. Todisco si retrocedono da gestore a semplice controllore - che tutto vada come il sistema capitalista richiede... 
E RIVA NON PAGA MAI!!

IERI SERA A TARANTO: Dall'assedio ai Palazzi del potere di Roma alla necessaria rivolta proletaria e popolare dovunque, anche a Taranto

Ieri in piazza Immacolata iniziativa del circolo di Proletari comunisti di controinformazione sulle due grandi giornate di manifestazione e lotta del 18 e 19 ottobre a Roma:

"100mila a Roma hanno avviato l'assedio dei Palazzi del Potere e ora facciamolo in ogni città"
"E' giusto ribellarsi contro chi ci sta rovinando la vita e sta negando un futuro ai giovani"
"I ricchi sempre più ricchi. I politici ladri sempre più ladri"
"Da Roma un esempio: necessario alzare il livello dello scontro"

Queste alcune parole d'ordine, pienamente condivise dalla gente, giovani, donne, anziani, che non ne possono più. Forte critica, denuncia dei partiti in parlamento di falsa "sinistra" e dei sindacati confederali corresponsabili dello scarico della crisi sui lavoratori e le masse; ma anche denuncia dell'inutilità del voto- il voto a Grillo ha subito mostrato la sua vera faccia e la sua assoluta inutilità per difendere le condizioni di vita dei proletari.

Ora è tempo di passare dai lamenti, dalla rabbia ai fatti. E' tempo di organizzarsi, unirsi, fare dovunque rivolta.

PROSSIMO APPUNTAMENTO:
GIOVEDI' 31 OTTOBRE ORE 18,30 PRESSO LA SEDE SLAI COBAS VIA RINTONE, 22

VIDEO/TESTIMONIANZE SU ROMA, COME PORTARE ROMA A TARANTO

Ma anche focaccia e VINO per brindare alla libertà dei 6 giovani arrestati nel giusto attacco al Ministero dell'Economia (il ministero dei soldi ai padroni e della fame per i lavoratori)

 





giovedì 24 ottobre 2013

Risposte a domande su contratto di solidarietà

Rispondiamo, con un pò di ritardo (e ce ne dispiace) dati i molti impegni che abbiamo, ad alcune domande che sono arrivate sul Contratto di solidarietà.


DOMANDE SU CONTRATTO DI SOLIDARIETA'

Buon pomeriggio, sono in CDS dal 1 settembre 2013 al 25%, quantificato su base settimanale corrisponde a 1 giorno e 2 ore settimanale di CDS, la mia domanda è la seguente: la scelta del giorno è disposta dall'azienda o può esserci un accordo tra dipendenti? l'altra domanda è: le 2 ore rimanenti l'azienda ce le fa usufruire le prime due ore della giornata cioè tra le 9 e le 11 invece che dalle 16 alle 18, anche per questo può esistere un accordo tra le parti o è a discrezione aziendale?

Risposta - La distribuzione e scelta di giorni e orari deve essere concordata con le rappresentanze sindacali, e ogni variazione deve essere sempre comunicata e concordata preventivamente. L'azienda non può agire prima né apportare nel corso del contratto variazioni in modo unilaterale. Allorchè non c'è nell'azienda una rappresentanza sindacale, la ditta deve fare l'accordo con i sindacati provinciali.
L'azienda può anche concordare con i lavoratori, in mancanza di rappresentanza sindacale.
Chiaramente però non può essere neanche una scelta solo decisa tra i dipendenti, perchè deve tener conto dell'organizzazione aziendale e produttiva.

Vorrei sapere quanto tempo ha il datore di lavoro per farti rientrare dalla solidarietà anche per un giorno dal momento che io lavoro tre giorni e due di solidarietà.

Risposta – Non c'è un tempo fissato di preavviso. Ma si può far riferimento alla normativa sulla variazione orario part time che stabilisce 2 gg di preavviso.

Vorrei sapere se il giorno di solidarietà può essere considerato come un giorno lavorativo per capire se può "spezzare" il regime di astensione facoltativa a differenza di quanto normato per il congedo parentale; Quindi avendo il giorno di solidarietà il venerdì/lunedì, il sabato e la domenica non vengono conteggiati come giorni di astensione facolativa, a differenza di quanto previsto nella normativa che regola il semplice congedo parentale dove tra 2 periodi richiesti se non sono interrotti dall’attività lavorativa (congedo-ferie-congedo) l’intero periodo viene considerato come congedo parentale, compresi sabato e domenica?

Risposta - La prestazione erogata per il congedo parentale (astensione facoltativa) va erogato solo per i periodi di prevista attività, per i rimanenti periodi è erogabile il trattamento di integrazione salariale.
Se l’astensione facoltativa per maternità interviene in un periodo nel quale non è prevista alcuna prestazione di lavoro, la lavoratrice avrà diritto unicamente al trattamento di integrazione salariale per solidarietà. Se invece l’astensione facoltativa per maternità interviene in uno dei periodi per i quali è prevista la prestazione piena, si deve far luogo alla sola erogazione del trattamento di maternità.

Sono in contratto di solidarietà. Premetto che siamo 25 dipendenti totali,10 hanno la percentuale del 30% e altri 15 del 60%. L'accordo prevede riduzione prevalentemente verticale.
L'azienda vuole farmi la riduzione orizzontale. Può farlo?
Inoltre ho chiesto 4 gg di ferie e mi hanno scalato 10 giorni, dicendomi che è l'Inps che vuole così con le ferie cds. Non ho ancora maturato 10 gg di ferie cds.

Risposta – Per la variazione da verticale ad orizzontale l'azienda deve concordarlo con le rappresentanze sindacali, o in mancanza con il lavoratore – non può unilateralmente modificare l'accordo.
Per le ferie, queste maturano in proporzione all’effettivo orario di lavoro svolto dai dipendenti cui si applica il contratto disolidarietà. Poiché la contrattazione collettivo dispone di norma la maturazione del rateo mensile di ferie per prestazioni almeno pari a 15 giorni, nel caso del contratto di solidarietà occorre verificare la misura delle ferie spettanti e le modalità della retribuzione in base alle tipologie di riduzione d’orario.
Nell’ipotesi più frequente la distribuzione della riduzione d’orario avviene su base giornaliera, il numero di giorni di ferie che maturano è pari a quello normale e la relativa retribuzione è composta da due quote: la prima, riferita alla parte di orario considerata lavorativa dal contratto di solidarietà a carico del datore di lavoro; la seconda, corrispondente alla parte di orario non lavorativa, è coperta parzialmente dall’integrazione salariale.
In caso di periodi settimanali di attività lavorativa ad orario pieno alternati a periodi settimanali di inattività, i ratei maturano soltanto nei mesi caratterizzati da almeno due settimane di attività lavorativa ad orario pieno e la fruizione delle ferie, naturalmente nelle settimane considerate lavorative dal contratto di solidarietà, comporta la corresponsione dell’intera retribuzione giornaliera a carico del datore di lavoro.
Qualora la distribuzione della riduzione venga realizzata mediante periodi mensili di lavoro pieno alternati a periodi mensili senza alcuna prestazione lavorativa, i ratei di ferie maturano solo per i periodi effettiva prestazione la retribuzione corrispondente è interamente a carico del datore di lavoro.