Esprimiamo le condoglianze sentite alle famiglie delle vittime e la massima solidarietà a tutte le famiglie colpite nelle persone e nei beni. | |||||
notte tra lunedì e martedì, sulla zona si sia abbattuto quasi un metro di acqua. Acqua che, con questa capacità distruttiva, riesce anche a uccidere. Al momento, l’unica vittima di questo dramma innescato dalla natura, si chiama Rossella Pignalosa, 32 anni, impiegata in uno studio di commercialista. È morta travolta dalla piena. Il suo corpo, trascinato dalla furia delle acque, è stato ritrovato a quasi due chilometri di distanza solo ieri mattina. Lunedì sera Rossella era rientrata a casa dal lavoro, in una palazzina a due piani lungo la strada per Montescaglioso, e con il padre, qualche ora dopo, aveva deciso di spostare le auto di famiglia nel timore che il livello dell’acqua del vicino canale potesse salire al punto da danneggiare i mezzi. Il padre era alla guida della prima vettura, seguito da Rossella. L’uomo l’ha vista scomparire alle sue spalle, trascinata da un fiume nero di fango e detriti. Oggi, il giorno dei funerali della ragazza, Ginosa si fermerà in segno di lutto. Ma per tutta la giornata di ieri si è temuto che il bilancio delle vittime fosse salito. All’appello, da lunedì, infatti, mancano ancora tre persone, un infermiere 32enne di Montescaglioso, Pino Bianculli, che lavora nella «Villa Genusia» a Marina di Ginosa, e del quale è stata ritrovata l’auto nelle campagne, e una coppia di trentenni impiegati in una azienda in contrada Pantano. Lui, Giuseppe Bari, è nato ad Altamura, lei, Chiara Moramarco, a Santeramo, risiedono a Ginosa. Le ricerche dei dispersi sono andate avanti per tutto il giorno grazie anche agli elicotteri delle forze dell’ordine fatti atterrare sul terreno dello stadio «Miani». Interrotte solo per qualche ora nel pomeriggio di ieri a causa dell’arrivo di un nuovo nubifragio, le ricerche dei dispersi sono proseguite anche al buio per tutta la notte. L’acqua ha raso al suolo una parte della gravina con le sue casette bianche arrampicate sulla roccia come quelle del presepe. Decine di famiglie hanno perso tutto: la casa, i mobili, le auto, gli animali, il lavoro dei campi. Chi è scampato alla violenza della natura porta ancora negli occhi lo choc di una notte agghiacciante. «Ho solo quello che porto addosso - dice un uomo che non trova nemmeno le lacrime per piangere -, ma ho ancora con me i miei bambini e mia moglie». La sua casa è un ammasso di fango, tronchi e mattoni alla rinfusa. E la sua è storia comune a decine di famiglie di ginosini e marinesi. Gente operosa, abituata al lavoro duro che si rimbocca le maniche. Ma che ancora stava pagando le conseguenze dell’alluvione del 2011. «Non lo so se voglio restare ancora qui» dice una donna con le galosce gialle e il fango nei capelli. |
mercoledì 9 ottobre 2013
Solidali con le popolazioni di Ginosa e Ginosa marina... ci risiamo come per l'alluvione, peggio che con l'alluvione. Senza una lotta dura delle popolazioni non verremo mai a capo dei problemi. Ma le amministrazioni comunali e deputati localiche non sono innocenti e non devono speculare.
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