venerdì 11 ottobre 2013

Il Senato dà l'ok al pacchetto Ilva: più poteri a Bondi - mentre va sotto inchiesta .. bravi !


Via libera del Senato al pacchetto di norme sull'Ilva contenute nel decreto della Pubblica amministrazione. Il voto dell'assemblea, dopo che nei giorni scorsi c'era stato quello favorevole della commissione Affari costituzionali, è avvenuto oggi pomeriggio.
Approvati quindi l'autorizzazione delle discariche all'interno dello stabilimento siderurgico di Taranto che serviranno all'avanzamento dei lavori di bonifica, l'estensione dei poteri del commissario dell'Ilva, Enrico Bondi, anche sulle società controllate, la possibilità che lo stesso Bondi rediga e approvi il bilancio delle imprese sottoposte a commissariamento. C'è poi una norma che riguarda la disciplina del sequestro preventivo e che trae spunto dalla vicenda recente di Riva Acciaio, la società che, nell'ambito dell'inchiesta giudiziaria sull'Ilva di Taranto, si è vista sequestrare beni, conti e partecipazioni azionarie dal gip di Taranto. L'intervento della Magistratura ha spinto la proprietà a fermare le fabbriche oggetto di sequestro, tutte al Nord, mettendo in libertà circa 1400 operai. Il blocco è durato 17 giorni ed è stato poi superato con un accordo raggiunto a fine settembre tra custode amministratore giudiziario, banche esposte con Riva Acciaio e ministero dello Sviluppo economico.
Ora, traendo spunto da questa vicenda e con l'obiettivo di evitare che un sequestro preventivo per equivalente che riguardi una società fermi anche la produzione e il lavoro, il Senato ha deciso di modificare quanto stabilisce il decreto legislativo 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle imprese. Viene quindi disposto che in caso di sequestro preventivo l'attività industriale è comunque tutelata. Infatti, il custode amministratore giudiziario consente l'utilizzo di quanto bloccato (beni, titoli, partecipazioni azionarie, liquidità) agli "organi societari esclusivamente al fine di garantire la continuità e lo sviluppo aziendali". Il custode, secondo la nuova norma, esercita solo poteri di controllo e vigilanza e ne riferisce all'autorità giudiziaria.
Per le discariche Ilva, invece, la procedura di autorizzazione era cominciata nel 2004 ma non era approdata ad una conclusione. Ora arriva il via libera del Senato. Le discariche saranno due: il primo lotto da 200mila metri cubi per quella dei rifiuti pericolosi e 4 milioni di metri cubi per quella dei rifiuti non pericolosi.
Tutto il capitolo Ilva fa parte dell'articolo 12 del decreto legge 101 del 31 agosto scorso. Dopo il voto del Senato ora il provvedimento va alla Camera che dovrà approvarlo entro il 30 ottobre.


Telecom, Bondi a giudizio: falsa testimonianza

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Il gup di Milano Andrea Salemme ha rinviato a giudizio Enrico Bondi, ex commissario straordinario che ha gestito i casi di Parmalat e dell'Ilva di Taranto, è stato rinviato a giudizio per falsa testimonianza in relazione alla vicenda della microspia trovata sulla sua auto quando era ad di Telecom.

Il processo è una tranche dell'inchiesta sui dossier illegali condotta dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dal pm D'Alessio.

Su richiesta della Procura è stato anche rinviato a giudizio l'ex capo del personale di Telecom Roberto Maglione. Il processo inizierà l'11 novembre.

La richiesta di rinvio a giudizio per Enrico Bondi e per l'ex capo del personale di Telecom Roberto Maglione era stata avanzata dai pm Alfredo Robledo e Antonio D'Alessio lo scorso maggio.

La vicenda riguarda la finta cimice trovata il 20 agosto di 12 anni fa nell'auto noleggiata un paio di settimane prima a Fiumicino da Bondi, scelto da Marco Tronchetti Provera come a.d. della società di telecomunicazioni. Bondi, sentito dagli inquirenti il 12 novembre 2010, aveva negato che l'episodio della microspia avesse avuto come conseguenza l'allontanamento dell'allora segretario generale di Tlc Vittorio Nola. Proprio quest'ultimo aveva sporto denuncia.

Stando alla ricostruzione dell'accusa, invece, Bondi avrebbe omesso «di comunicare quanto a sua conoscenza in merito alle ragioni dell'avvenuto allontanamento dalla Telecom di Nola, escludendo che tale ultimo accadimento fosse da collegare con l'evento della cimice "famosa"». Maglione, invece, durante la sua testimonianza nel corso del processo sui dossier illegali, «affermava il falso e negava il vero, laddove - si legge nell'imputazione - dichiarava di non aver assistito (quale responsabile del personale) ad alcun incontro con Bondi e Nola», nel quale «fu comunicato, in realtà in sua presenza, a quest'ultimo da parte dello stesso Bondi, l'immediato, improvviso ed immotivato allontanamento dall'azienda Telecom».

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