venerdì 27 febbraio 2015

Le condanne a chi lotta contro Riva arrivano subito! 3.801 euro di multa a testa a 32 lavoratori, studenti, giovani, compagni e a Slai cobas


Quello che è certo in questa giustizia e nella stessa Magistratura di Taranto che le condanne contro lavoratori, donne, studenti, slai cobas, contro chi lotta contro i padroni assassini si fanno subito!

Il 30 marzo 2012 migliaia di persone, soprattutto giovani, manifestavano al Tribunale. Lo Slai cobas aveva indetto un presidio perchè Riva e complici fossero finalmente processati.
Era, questa anche una manifestazione di denuncia dell'osceno corteo organizzato nella stessa
giornata da Riva e capi dell'Ilva, con striscioni e kit fatti tutti con marchio aziendale, e lavoratori ricattati, minacciati o "convinti" a partecipare al corteo per difendere l'azienda.

Bene. Oggi mentre il processo a Riva e complici va avanti in maniera molto affannosa e già le tre società Ilva hanno ottenuto di essere escluse dai risarcimenti, arriva la condanna contro 32 lavoratori, donne, giovani, tra cui 11 operai, disoccupati, coordinatori dello Slai cobas presenti in quella giornata, per "aver partecipato ad una pubblica riunione all'esterno del Palazzo di Giustizia" - dato che questa manifestazione era stata VIETATA dal Questore, mentre quella di Riva e capi, NO.
Secondo questa "giustizia" ognuno dei condannati dovrebbe pagare una multa di 3.801 euro a testa!

UNA DOMANDA: COME LI VOGLIONO...?
SEGUONO LE TRE PAGINE DELLA NOTIFICA DELLE CONDANNE.
E SOTTO RIPORTIAMO INVECE L'ESPOSTO CHE NOI FACEMMO CONTRO LA MANIFESTAZIONE DI RIVA E CAPI





TA. 30.3.12
Alla PROCURA DELLA REPUBBLICA
Al PREFETTO, DR. SAMMARTINO

La scrivente Organizzazione Sindacale denuncia a codesta Procura i fatti che stanno avvenendo all'Ilva in questi ultimi giorni, con l'approssimarsi della udienza del 30 marzo 2012 presso la Giudice Patrizia Todisco e che ci vengono quotidianamente denunciati da numerosi operai:
-viene diffuso ad arte ad opera di dirigenti e capi aziendali un allarmismo su una presunta chiusura dell'Ilva che i magistrati inquirenti starebbero per disporre;
-vengono inviati agli operai sms da capi i cui toni sono inaccettabili 'partecipa, altrimenti...”
-vengono concesse dall'azienda in occasione del 26 marzo 4 ore di assemblea retribuita per
permettere agli operai di recarsi in Prefettura per una manifestazione, cosa mai avvenuta,
mentre normalmente l'azienda e i capi fanno opera di dissuasione affinchè gli operai partecipino ad assemblee e scioperi sindacali; con capi che in questa occasione sollecitano attivamente gli operai a partecipare, e lo fanno tutti, come a seguire un ordine aziendale;
-vengono fatti circolare volantini e appelli in fabbrica, di tipo anonimo, con ruolo attivo dei capi e con possibilità di affissione illegale nelle bacheche sindacali, quando invece alla scrivente sindacale la cosa viene attivamente vietata e i nostri lavoratori fatti segno di persecuzione e di provvedimenti disciplinari se cercano di farlo;
-vengono messi a disposizione dei lavoratori dei bus aziendali senza la presenza di legittime organizzazioni sindacali affinchè si possano recare a protestare in Tribunale ed alcuni capi arrivano a dire che bisogna andarci con fare minaccioso, con bersaglio Magistratura e ambientalisti;
-vengono richiamati dalla cassaintegrazione degli operai all'ilva e alle imprese, perchè rientrino solo per la giornata del 30, onde poter partecipare obbligatoriamente alla manifestazione e rimessi in cassa integrazione da lunedì 2 aprile..
-si dice ad opera dell'azienda e dei capi ilva, nonché delle aziende dell'indotto ai lavoratori dell'ilva e delle imprese, che il 30 gli opera non devono lavorare e sono in ferie forzate in quanto i capi non saranno al posto di lavoro, attuando di fatto una serrata illegittima e ricattatoria verso i lavoratori per costringere ad andare a simili manifestazioni o comunque non andare al lavoro
E' evidente da questo insieme di fatti univoci che azienda con capi e tecnici al suo servizio
organizzano e stanno organizzando adunate sediziose ed eversive di carattere corporativo e
terrorizzano, minacciano, ricattano i lavoratori in maniera inaudita e inaccettabile, per portare i lavoratori a protestare con lo scopo di premere e ricattare la Magistratura,le Istituzioni, e intimidire organizzazioni sindacali, associazioni ambientaliste, cittadini ecc.
Per questo la scrivente 00.SS chiede a codesta Procura di aprire una inchiesta onde accertare le responsabilità, penali e civili di azienda nella sua proprietà e nella sua direzione operativa, nei capi e dirigenti e di ogni altro responsabile, per vedere se vi sono estremi di reato in simili comportamenti, affinchè ad essi venga messo immediatamente fine e i responsabili perseguiti.
Siamo pronti a fornire ulteriori testimonianze di quanto denunciamo.

Oggi l'udienza preliminare per l'assassino di Ilaria - Che ci sia giustizia! La lettera del cognato di Ilaria

Ilaria, 20 anni, fu uccisa a Statte da Cosimo De Biaso, nel settembre del 2013, a colpi di pistola, dopo che l'aveva sparata anche ore prima dopo l'ennesima lite. Oggi il rito abbreviato, per "omicidio aggravato dall'aver agito con crudeltà e dall'averlo commesso in un periodo in cui era sottoposto a sorveglianza".

IL VOLANTINO DEL MOVIMENTO FEMMINISTA PROLETARIO RIVOLUZIONARIO DI TARANTO, diffuso allora.
 
Ilaria, una ragazza di Statte è stata uccisa del suo fidanzato.
Ancora una volta da quello che sembra non si tratta affatto di un "colpo di testa", lui era armato e quindi già intenzionato a farle del male.

Ciò che non deve essere più accettabile è soprattutto che le donne subiscano in silenzio (come pare abbia fatto questa ragazza dopo il primo ferimento del fidanzato)

BASTA CON LA PAURA, BASTA CON UN'ATTEGGIAMENTO GIUSTIFICATIVO
E' NECESSARIO ANCHE A TARANTO RIBELLARCI, RISPONDERE UNITE.

Siamo indignate. L'avvocato dell'assassino di Ilaria (tra l'altro una donna) sta cercando di scaricare parte delle responsabilità sulla stessa Ilaria, ipotizzando addirittura che la ragazza "possa essersi provocata da sola la ferita" e cercando di scavare nella vita di Ilaria, su facebook, per trovarci del "torbido" così da scagionare in parte il suo cliente e quasi giustificare il suo omicidio; mentre dall'altro cerca di mettere dubbi sulle capacità mentali dell'uomo.
Come ha detto la madre, Ilaria era cambiata da quando ha conosciuto il fidanzato, prima era sempre sorridente; le foto e le scritte su facebook sono cose normali per ragazze della sua età; De Biaso non è affatto pazzo...

Si vuole uccidere Ilaria per la seconda volta? Questo non lo dobbiamo permettere!"
 
LA LETTERA DEL COGNATO DI ILARIA

Caro MFPR, "sono il fidanzato di Erika, sorella di Ilaria Pagliarulo la ragazza di 20 anni uccisa dal fidanzato a Taranto.
Volevo semplicemente ringraziarvi per il vostro sostegno alla memoria di Ilaria attraverso il vostro blog e le manifestazioni che vi accingete a fare.
Grazie a voi, in un modo o nell'altro, siamo riusciti a colmare parte della distanza che ci separa da Taranto soprattutto nel riuscire a rimanere informati su ciò che si legge sulle vostre cronache anche in merito a questa tragedia che ci ha colpiti così duramente.
Penso che nessuno, soprattutto ora che Ilaria non c'è più, possa conoscere fino in fondo la verità della sua storia e della sua fine, ma non possiamo credere che questa verità possa arrivare dalle parole del suo assassino.
Qui da noi, ora Ilaria riposa in pace, accompagnata da un silenzio dettato più dalla riservatezza e forse un po' dal distacco che vive qui al nord... non ci sono state fiaccolate o manifestazioni per questo continuo massacro che colpisce indistintamente ogni luogo, ma questo non importa, perché sapere comunque che c'è chi si batte per non PERDERE LA MEMORIA per noi resta una cosa importante.
Tutto questo per Ilaria e per tutte le persone che come Lei hanno pagato nel modo più assurdo, forse, la difficoltà di non saper riconoscere il mostro nascosto nelle persone che dicono loro di amarle......

Da una canzone di un gruppo di queste parti, i "Sulutumana"
"Ciao, anche tu mi mancherai... abbracciami sempre da dove sarai... non dimenticarlo mai: volano lontano le parole...volano lontano..."
Grazie

Riprende la mobilitazione regionale dei lavoratori Arif forestali ex SMA: "vogliamo stabilizzazione, contratti a tempo indeterminato, diritti contrattuali"

Un intervento di un lavoratore rappresentante slai cobas.

"Il 31 marzo prossimo scadono i termini della proroga in vigore, sono in corso gli incontri tra i sindacati confederali per una soluzione senza però che i diretti interessati i lavoratori conoscano e discutano sui contenuti degli scenari futuri.
L'intento di arrivare ad un accordo entro il mese di aprile e senza alcuna intenzione di introdurre elementi migliorativi rispetto a quanto previsto dal contratto in vigore non può e non deve rappresentare una soluzione.
Come organizzazione sindacale Slai Cobas crediamo sia giunta l'ora di coinvolgere tutti i 300 lavoratori nella formulazione delle modifiche sostanziali da apportare all'attuale contratto, intervenendo prima di tutto su quei punti che oggi rendono il rapporto di lavoro di un lavoratore ARIF un lavoratore di serie C.
Crediamo che gli obiettivi da conquistare debbano puntare a far diventare anche i lavoratori ex SMA, lavoratori con pieni diritti e non sottoposti a regimi differenziati.
In questo senso, riteniamo che per i lavoratori i principali interlocutori, non sono i sindacati confederali e tanto meno l'ARIF ma la Regione Puglia direttamente con il Presidente VENDOLA in quanto unico soggetto a cui lo STATO ha conferito mandato a stabilizzare gli ex LSU.
E' quindi soprattutto nei loro confronti che va indirizzata la nostra azione
Ecco perchè vogliamo che tra i punti che saranno discussi nelle assemblee ci sia anche la possibilità di un Cambio di Progetto
  • CAMBI DI Gestione. Il cambio di "appalto" da SMA a ARIF  si è rilevato un sistema che ha solo cercato di azzerare quanto acquisito con i precedenti  rapporti di lavoro, on the job, formazione,  competenze,  professionalità,  mansioni e altre introduzioni di condizioni peggiorative che agiscono anche direttamente sulla retribuzione.
  • Un progetto che recupera direttamente alla Regione Puglia, la titolarità della gestione degli ex LSU Forestali così come disposto dal Ministero del Lavoro - Dipartimento di Protezione Civile e Presidenza del Consiglio dei Ministri
Questi sono solo alcuni spunti sui quali chiediamo un tavolo di trattativa con la Regione. Tutti gli altri punti riguardanti il rapporto di lavoro saranno oggetto di valutazione tra i lavoratori. Invitandoli fin da adesso a far pervenire proproste".

Alla Tecnomessapia, appalto Alenia, dopo l'impegno alla proroga, la beffa - ancora nessuna certezza scritta

Nella giornata di martedì mentre ha trovato una soluzione temporanea la vicenda dei licenziamenti nel Gruppo F. srl, ha improvvisamente avuto un risvolto diverso l'altra vicenda degli operai della Ditta dell'appalto Tecnomessapia srl, che per il numero dei lavoratori interessati (230) assume un'importanza anche più grave di quella del Gruppo F.
Prima era stato comunicato ai lavoratori, sempre nella giornata di martedì, che vi era una proroga dell'appalto fino a dicembre 2015, e i lavoratori erano rientrati al lavoro. Ma nella giornata di mercoledì sia dall'azienda, come dai rappresentanti sindacali interni è stato comunicato che nessun documento scritto esiste ancora in merito.  
I lavoratori della Tecnomessapia srl che avevano creduto che la loro vicenda almeno momentaneamente si fosse risolta hanno protestato, e volevano subito fermarsi di nuovo; ma qui, si sono trovato capi dell'Alenia a minacciarli, anche individualmente che se non lavoravano erano già fuori.
I lavoratori sono molto preoccupati anche perchè la scadenza dell'appalto è prevista per domani 28 febbraio, e senza questa comunicazione scritta si troverebbero fuori dai cancelli.

Ma chiaramente, al di là se oggi verrà data o meno conferma della proroga per gli operai della Tecnomessapia (la Uil dice di Sì, la Fiom aspetta...), è tutta la situazione dell'appalto Alenia che non va affatto bene. Una situazione di continua fonte di incertezze nell'appalto, di mancato rispetto dei contratti di categoria, di non salvaguardia delle condizioni di lavoro e di sicurezza, con situazioni di 12 ore di lavoro al giorno, massima flessibilità, chiamata al lavoro nei festivi, ecc.
Tutte questioni da tempo esistenti negli appalti, ma su cui i sindacati confederali o fanno da pompieri, pacificatori o, peggio, intimidiscono gli operai, col discorso meglio che state zitti se no è peggio.

LA BUONA RIUSCITA DEI PRESIDI DI LUNEDI' E MARTEDI' SCORSO, L'INCIDENZA CHE HANNO AVUTO VERSO L'ALENIA (che parla di aver perso il 2% della produzione) DEVE ORA SPINGERE A NON ACCETTARE PIU' QUESTA SITUAZIONE

Campagna per uno sciopero generale nazionale


Attacco al lavoro, ai salari, ai diritti, cancellazione dell'art.18 - a stare fermi 

andiamo indietro di decenni....

Campagna di adesioni e firme per
promuovere
uno sciopero generale nazionale 

perchè

Non vogliamo più pagare la crisi dei padroni italiani, europei, mondiali, che produce più

sfruttamento, più disoccupazione, miseria e oppressione

Siamo contro l’attacco ai posti di lavoro, ai salari

Siamo contro la libertà di licenziamento data ai padroni

Siamo contro il Jobs act di Renzi che cancella i diritti e precarizza tutti i lavoratori

Siamo contro la mancanza di case, il caro-sanità, caro-scuola

Siamo per il lavoro e il salario garantito ai precari e ai disoccupati

Siamo per la sicurezza e la difesa della salute sui posti di lavoro e sul territorio

Siamo per l’unità operai italiani-operai immigrati contro schiavismo e razzismo

Siamo per l’unità internazionale dei lavoratori contro i padroni del mondo

Lottiamo per rovesciare il governo Renzi e ogni governo dei padroni

Siamo contro i sindacati confederali collusi con padroni e governo

Siamo per un sindacato di classe basato sui cobas e nelle mani dei lavoratori

Siamo contro la repressione poliziesca verso le lotte proletarie, giovanili e popolari

Le adesioni vanno inviate a 

info 3475301704

giovedì 26 febbraio 2015

"GIOVEDI' ROSSI" - Il denaro come mezzo di circolazione

Il denaro, come mediatore della circolazione delle merci, riceve la funzione di mezzo della circolazione.”

Questa funzione si sviluppa tra le molte contraddizioni in cui si dibatte il sistema sociale fondato sul capitale. Una delle contraddizioni, come abbiamo visto fin dal principio, è la presenza all’interno della merce di due “valori” il valore d’uso e il valore (valore di scambio), questa opposizione interna, questa contraddizione immanente, che la merce ha per così dire quando sta ferma, nello “stato di quiete”, si manifesta apertamente durante il processo di scambio in varie forme; nello scambio la merce si raddoppia fisicamente, da una parte la merce che deve cambiare di mano e dall’altra la merce-denaro.

Dice Marx “…Finché il processo di scambio fa passare merci dalla mano nella quale sono valori non d'uso alla mano nella quale sono valori d'uso, esso è ricambio organico socialeIl prodotto d'un modo di lavoro utile sostituisce il prodotto d'un altro modo di lavoro utile. Una volta giunta al luogo dove serve come valore d'uso, la merce cade dalla sfera dello scambio di merci nella sfera del consumo. Qui c’interessa solo la prima…” la sfera dello scambio.
Nello scambio quindi la merce cambia forma: uno aveva nelle mani una merce e si ritrova denaro e poi di nuovo una merce.
Accompagniamo ora un qualsiasi possessore di merci, per es. il tessitore di lino” dice Marx, che va al mercato per vendere a qualcuno che deve comprare. “Dunque il processo di scambio si compie in due metamorfosi opposte e integrantisi reciprocamente: trasformazione della merce in denaro e retrotrasformazione del denaro in merce… unità dei due atti: vendere per comprare.
Dal suo punto di vista l'intero processo procura soltanto lo scambio del prodotto del suo lavoro con prodotto di lavoro altrui, lo scambio dei prodotti.” Ha scambiato la sua tela (la vende e riceve in cambio del denaro) per es. con un libro,una Bibbia (lo compera con il denaro).
Il processo di scambio della merce si compie dunque nei seguenti mutamenti di forme:
Merce — Denaro — Merce
M — D — M
Quanto al contenuto materiale il movimento è M-M, scambio di merce con merce, ricambio organico del lavoro sociale, nel cui risultato si estingue il processo stesso.”
Dunque vendita e compera: “Le due fasi inverse del movimento della metamorfosi delle merci costituiscono un ciclo… Il ciclo percorso dalla serie di metamorfosi di ogni merce s'intreccia così inestricabilmente con i cicli d'altre merci. Il processo complessivo si rappresenta come circolazione delle merci.”
Ma questo scambio, nella realtà del sistema capitalistico, non avviene direttamente tra i due possessori di merci.
La circolazione delle merci differisce dallo scambio immediato dei prodotti, essenzialmente, e non soltanto formalmente. Basta dare uno sguardo retrospettivo al processo. Il tessitore ha certo scambiato tela con Bibbia, merce propria con merce altrui. Ma questo fenomeno è vero solo per lui. Il rivenditore di Bibbie, che preferisce il caldo al freddo, non pensava di scambiare tela con Bibbia, mentre il tessitore non sa nulla del fatto che contro la sua tela è stato scambiato grano, ecc. La merce di B sostituisce la tela di A, ma A e B non scambiano reciprocamente le loro merci. Di fatto può accadere che A e B comprino vicendevolmente l'uno dall'altro, ma tale relazione particolare non ha affatto la sua condizione nei rapporti generali della circolazione delle merci.” Come la stessa merce percorre successivamente le due trasformazioni reciproche, e da merce diviene denaro, da denaro merce, così lo stesso possessore di merci cambia successivamente le parti di venditore e compratore. Dunque questi non sono caratteri fissi, anzi sono caratteri che variano continuamente di persona…”
Per questo è insensato nel sistema del capitale pensare che per ovviare ai problemi della “mancanza di denaro”, per esempio, si possa ricorrere al baratto, allo scambio diretto!
Una cosa molto importante succede nello sviluppo del capitalismo, che costringe gli esseri umani a relazionarsi l’uno con l’altro.
Dice Marx: “Da una parte si vede qui come lo scambio di merci spezzi i limiti individuali e locali dello scambio immediato di prodotti e sviluppi il ricambio organico del lavoro umano. Dall'altra parte si sviluppa tutta una sfera di nessi sociali naturali incontrollabili dalle persone che agiscono…”
E, inoltre, è vero, dice Marx, che “Nessuno può vendere senza che un altro compri. Ma nessuno ha bisogno di comprare subito, per il solo fatto di aver venduto.” Perciò, altro fattore importantissimo: “La circolazione spezza i limiti cronologici, spaziali e individuali dello scambio di prodotti proprio perché nell'opposizione di vendita e compera scinde l'identità immediata presente nel dare in cambio il prodotto del proprio lavoro e nel prendere in cambio il prodotto del lavoro altrui.”
Tutto questo perché: “… La divisione sociale del lavoro rende il suo lavoro tanto unilaterale quanto ha reso molteplici i suoi bisogni…” e la sua vendita infatti si risolve non in una sola, ma in una serie di compere. “Ma la divisione del lavoro è un organismo spontaneo di produzione, le cui fila si sono tessute e continuano a tessersi alle spalle dei produttori di merci.”
Da questa condizione oggettiva viene anche la difficoltà di realizzazione della vendita: “Anche se il lavoro, come quello del nostro tessitore di lino, è membro patentato della divisione sociale del lavoro, con ciò non è ancora garantito affatto il valore d’uso proprio delle sue braccia di tela. Se il bisogno sociale di tela, che ha la sua misura come tutto il resto, è soddisfatto già da tessitori rivali, il prodotto del nostro amico diventa sovrabbondante, superfluo e con ciò inutile… [si ha sovrapproduzione, ndr] e il tessitore non si reca al mercato per fare regali. Ma poniamo che il valore d’uso del suo prodotto faccia buona prova, e che quindi dalla merce si tragga denaro. Ora si domanda: quanto denaro? Certo, la risposta è anticipata nel prezzo della merce, esponente della sua grandezza di valore. Prescindiamo da eventuali errori soggettivi di calcolo del possessore di merce, che vengono subito corretti oggettivamente sul mercato; [cioè, è inutile che il venditore provi ad alzare o ad abbassare il prezzo a proprio piacimento, perché anche gli altri faranno lo stesso! E alla fine il prezzo oscilla attorno al valore reale della merce, ndr] ed abbia il possessore di merce speso nel suo prodotto soltanto la media socialmente necessaria di tempo di lavoro. Quindi il prezzo della merce è soltanto nome di denaro della quantità di lavoro sociale oggettivata in essa. Ma le nostre antiche e patentate condizioni di produzione della tessitura sono entrate in fermento, senza permesso e all'insaputa del nostro tessitore. Quel che ieri era, senza possibilità di dubbio, tempo di lavoro socialmente necessario alla produzione d'un braccio di tela, oggi ha cessato di esser tale, come il possessore di denaro dimostra zelantemente con le quotazioni dei prezzi di vari rivali del nostro amico. Per sua disgrazia ci sono molti tessitori al mondo.”
Se al posto di tessitori mettiamo per esempio “produttori di petrolio” abbiamo davanti agli occhi il “fenomeno economico” visibile a tutti che si può seguire in diretta, per così dire, in questi giorni.
Poniamo infine che ogni pezza di tela disponibile sul mercato contenga soltanto tempo di lavoro socialmente necessario. Tuttavia, la somma complessiva di queste pezze può contenere tempo di lavoro speso in modo superfluo. Se lo stomaco del mercato non è in grado di assorbire la quantità complessiva di tela al prezzo normale… [facciamo ancora l’esempio del petrolio: i vari produttori, dall’Arabia Saudita agli Stati Uniti stanno producendo troppo per lo stomaco del mercato! In questo caso, per la lunga crisi, e il prezzo scende. ndr] di nuovo ciò prova che è stata spesa in forma di tessitura una parte troppo grande del tempo complessivo sociale di lavoro. L'effetto è lo stesso che se ogni singolo tessitore avesse impiegato nel suo prodotto individuale più del tempo di lavoro socialmente necessario… Tutta la tela sul mercato vale soltanto come un solo articolo di commercio, ogni pezza vale soltanto come parte aliquota di esso.” Abbiamo già detto per il petrolio, ma questo tipo di esperienza la si può fare in piccolo anche quando si va ai mercatini rionali: durante la giornata i prezzi soprattutto di alcune merci si assomigliano sempre più e calano progressivamente… è più difficile naturalmente percepire questi movimenti quando sono a livello di mercato mondiale.
Quindi in questa divisione sociale del lavoro non è casuale soltanto ciò che si produce ma anche in quanti producono lo stesso tipo di merce e ciò comporta che “I nostri possessori di merci scoprono quindi che quella stessa divisione del lavoro che li aveva resi produttori privati indipendenti, rende poi indipendente anche proprio da loro il processo sociale di produzione e i loro rapporti entro questo processo, e che l'indipendenza delle persone l'una dall'altra s'integra in un sistema di dipendenza onnilaterale e imposta dalle cose.”
Con buona pace di tutte le chiacchiere e la retorica dei capitalisti e dei loro lacchè sul singolo, sulla capacità degli individui, sul “farsi da soli” ecc.
Questo scambio generale, questa circolazione di merci, abbiamo visto, viene mediata dal denaro.
Come dice Marx: “La divisione del lavoro trasforma il prodotto del lavoro in merce e così rende necessaria la trasformazione di esso in denaro….”
Per funzionare come denaro, l'oro deve, naturalmente, entrare nel mercato delle merci, in un qualche punto…” dice Marx, ma “Fino a questo punto [dello svolgimento dell’analisi del capitale, ndr] noi non conosciamo altro rapporto economico fra gli uomini all'infuori di quello fra possessori di merci: rapporto per il quale essi si appropriano prodotto di lavoro altrui soltanto alienando il proprio. Quindi un possessore di merci si può presentare ad un altro soltanto come possessore di denaro, o perché il suo prodotto di lavoro possiede per natura la forma di denaro, e dunque è materiale di denaro, oro, ecc.; oppure perché la sua merce ha già cambiato pelle e s'è spogliata della sua forma d'uso originaria. Per funzionare come denaro, l'oro deve, naturalmente, entrare nel mercato delle merci, in un qualche punto. Questo punto sta alla sua fonte di produzione, [abbiamo già detto che oggi la “fonte di produzione” sono le banche statali che stampano moneta, ndr] dove esso si scambia come prodotto immediato di lavoro, con un altro prodotto di lavoro dello stesso valore. Da questo momento in poi, però, esso rappresenta costantemente prezzi realizzati di merci. Astrazione fatta dallo scambio dell'oro con merce alla sua fonte di produzione, l'oro in mano di ogni possessore di merci è la forma mutata della sua merce alienata, prodotto della vendita ossia della prima metamorfosi della merce M-D.
Quindi, se uno ha denaro in mano vuol dire che ha venduto una merce, ma se uno non ha merci da vendere, cosa vende?
Nella forma di denaro, perciò la merce si è spogliata della forma originaria, “Quindi – dice Marx - nel denaro non si vede di che stampo è la merce in esso trasformata. Una merce, nella sua forma di moneta, ha l'identico aspetto dell'altra. Quindi il denaro può essere sterco, benché lo sterco non sia denaro…” e, ancora “…Poiché la merce scompare nel suo farsi denaro, dall'aspetto del denaro non si vede come esso arrivi nelle mani del suo possessore, o che cosa si sia trasformato in denaro. Non olet, quale che sia la sua origine. Da una parte rappresenta merce venduta, dall'altra merci acquistabili.”
E che fine fa questo denaro una volta acquistata la merce, una volta che l’ha fatta circolare?
Il processo di circolazione non si estingue perciò, come lo scambio immediato di prodotti, col cambiamento di luogo e di mano dei valori d'uso. Il denaro non scompare per il fatto che alla fine cade fuori della serie di metamorfosi di una merce. Esso torna sempre a precipitare su un punto della circolazione sgombrato dalle merci. Per esempio, nella metamorfosi complessiva della tela: tela-denaro-Bibbia, la prima a cadere fuori della circolazione è la tela; il denaro le subentra; poi cade dalla circolazione la Bibbia; il denaro le subentra. La sostituzione di merce con merce lascia contemporaneamente il denaro attaccato alla mano di un terzo. La circolazione essuda continuamente denaro.”
Le merci circolano, il denaro è il mezzo della loro circolazione, il capitale non sta mai fermo, è la contraddizione vivente e trova le sue forme di movimento, ma
Che i processi contrapponentisi indipendentemente l'uno dall'altro costituiscano una unità interna, significa però anche che la loro unità interna si muove in opposizioni esterne. Se il farsi esteriormente indipendenti dei due momenti, che internamente non sono indipendenti perché s'integrano reciprocamente, prosegue fino ad un certo punto, l'unità si fa valere con la violenza, attraverso una crisi 
L'opposizione immanente alla merce,
-       di valore d'uso e valore,
-       di lavoro privato che si deve allo stesso tempo presentare come lavoro immediatamente sociale,
-       di lavoro concreto particolare che allo stesso tempo vale solo come lavoro astrattamente generale,
-       di personificazione dell'oggetto e oggettivazione della persona;

questa contraddizione immanente riceve le sue forme sviluppate di movimento nelle opposizioni della metamorfosi delle merci. Quindi queste forme includono la possibilità, ma soltanto la possibilità delle crisi. Lo sviluppo di tale possibilità a realtà esige tutto un ambito di rapporti che dal punto di vista della circolazione semplice delle merci non esistono ancora.”

mercoledì 25 febbraio 2015

Mentre solo con la lotta sono stati respinti licenziamenti nell'appalto Alenia, vengono fuori i grandi piani futuri ma fatti con precarietà negli appalti, orari di lavoro di 12 ore al giorno, turni massacranti, massima flessibilità, o part time mascherati, bassi salari, condizioni di insicurezza. Cioè il massimo di sfruttamento per una produzione soprattutto bellica al servizio della guerra e di profitti dell'imperialismo italiano

Decolla il polo aeronautico - A Grottaglie 500 nuovi posti

Arrivano Gse, Ids e HB Tech. I primi contratti per l’insediamento industriale sono stati già sottoscritti

(dal Corriere del Mezzogiorno)

I primi contratti per l’insediamento industriale sono stati già sottoscritti. E al battesimo del polo di sperimentazione e produzione pugliese dell’aerospazio parteciperà il premier Matteo Renzi. A fine marzo, infatti, l’aeroporto di Grottaglie inizierà ad assumere le sembianze di un’area industriale dedicata a una nicchia di mercato altamente tecnologica con molte ambizioni: dalla sperimentazione di velivoli senza pilota (Apr) alle infrastrutture per l’avvio di uno spazioporto (lancio in orbita di microsatelliti), dalle tecnologie per la movimentazione automatica delle cose alle tecnologie che governano il volo «comune» di mezzi con e senza pilota. Il tutto potendo valorizzare una zona vasta (e poco edificata) che ha a disposizione una pista da 3.200 metri di lunghezza su cui già atterrano i «Dreamlifter», i cargo della Boeing che trasportano negli Stati Uniti le fusoliere del «Dreamliner» 787 prodotte, proprio a Grottaglie, dall’Alenia Aermacchi (che ieri ha prolungato a dicembre la commessa a Tecnomessapia). «Le sfide del futuro — spiega Giuseppe Acierno, amministratore unico di Aeroporti di Puglia e presidente del Distretto Aerospaziale — si giocano sulle vocazioni industriali dei territori. In Puglia esistono condizioni che possono permettere al sistema locale di effettuare il salto di qualità. Stiamo già lavorando e Grottaglie è qualificata dall’Europa e dall’Italia come infrastruttura dedicata alla sperimentazione di nuovi velivoli e di tecnologie del futuro».
Aeroporti di Puglia, infatti, ha stretto accordi — dopo il via libera avuto dall’Enac e dalle altre istituzioni locali e nazionali — con alcune aziende che costruiranno impianti nel sedime aeroportuale su lotti di circa 10 mila metri quadrati (a disposizione subito 50 mila metri quadrati con la possibilità di sommare in breve tempo altri 100 mila metri quadrati). Si tratta di imprese specializzate nella produzione di fibre di carbonio (Gse, e HB Technologies) e in sistemi radar (Ids) che hanno firmato un contratto di sub concessione fino al 2043. A regime, dopo la costruzione degli opifici, cinque società potrebbero dare lavoro a circa 500 addetti assunti anche grazie a una struttura universitaria, quella tarantina, che a breve lancerà il progetto di una triennale dedicata alla formazione specifica. In fase di definizione c’è anche un’intesa con il gruppo Finmeccanica per i test sugli elicotteri dell’Agustawestland e sui sistemi di rilevazione (oltre che il velivolo Falco) della Selex. Inoltre, ci sono trattative con altre società come Piaggio, Magnaghi e gruppo Pertosa... Nei piani della Regione, inoltre, c’è anche il finanziamento di un centro di ricerca, sempre nell’aeroporto, che potrà lavorare per conto delle aziende interessate a usufruire dei servizi specifici...

L'iniziativa unitaria di operai Pasquinelli/Disoccupati Organizzati - incontro con Amiu e Comune insoddisfacente. Nella prossima settimana appuntamento direttamente alla Pasquinelli


Ieri lavoratori della Pasquinelli e Disoccupati Organizzati slai cobas si sono trovati uniti in un presidio ai cancelli dell'Amiu e sempre insieme hanno fatto l'incontro con la nuova presidente dell'Amiu, Rosa De benedetto, l'assessore al lavoro, Francesco Cosa e l'Ing. Natuzzi dell'Amiu.

Un incontro insoddisfacente. Mentre da un lato si sono denunciate le condizioni di lavoro alla Pasquinelli, l'inaccettabilità di proroghe a singhiozzo, la necessità della stabilizzazione, come di un incremento di organico con l'istituzione almeno del terzo turno, su un impianto che prevede il funzionamento H24 - i lavoratori in questi mesi hanno aumentato la produttività ma non ce la fanno a far fronte al carico di lavoro, con rischio anche della propria salute; ma ancora la necessità di migliorare nettamente la raccolta differenziata nei tre quartieri con una squadra di affiancamento, attraverso l'occupazione dei disoccupati, che realizzi realmente il porta a porta, quel rapporto diretto con gli abitanti dei quartieri, affinchè migliori e aumenti la produzione alla Pasquinelli; dall'altro lato, pur riconoscendo le ragioni e le soluzioni dei lavoratori e dei disoccupati Slai cobas, sembrava di assistere al "gioco dell'oca" con la ripetizione di cose già sentite, con un ritorno sempre al punto di partenza, andando indietro anche a piccoli impegni assunti a fine anno 2014.
Così Amiu e Comune hanno annunciato ancora una mini proroga di due mesi, fino all'8 maggio e un rinvio sine die al terzo turno, perchè ancora si deve fare una verifica del carico di rifiuti che arriva alla Pasquinelli. Un'assurdità tenuto conto che i lavoratori nell'incontro hanno segnalato che vi sono 5 silos pieni, che vi sono tonnellate di rifiuti da smaltire e che risultano anche pericolosi perchè sono lì da tempo. Altra questione negativa è la totale incertezza sui tempi di avvio della raccolta differenziata a Paolo VI e Tamburi che doveva iniziare almeno da un anno fa.
Unico annuncio positivo è stato l'inserimento nella nuova gara d'appalto di una clausola sociale per salvaguardare comunque i lavoratori già occupati; così, accogliendo una richiesta dello Slai cobas, l'impegno con la Regione ad inserire anche per i disoccupati una clausola sociale negli appalti per bonifiche, risanamento, ecc. affinchè le ditte appaltatrici siano vincolate ad assumere disoccupati di Taranto.

Solo dopo lunga discussione, vi è stato una mini apertura, sia da parte dell'Ass. Cosa, su una proroga più lunga, tenuto conto che i tempi della nuova gara d'appalto sono almeno di 6/8 mesi; sia da parte della presidente dell'Amiu e dello stesso assessore a fare una verifica sul "campo" delle necessità di più organico alla Pasquinelli venendo agli inizi della prossima settimana direttamente nello stabilimento. Sulla proposta di "squadra di affiancamento della raccolta differenziata", non c'è tuttora invece un impegno diretto del Comune e/o Amiu per fondi e pianificazione, ma solo un possibile accoglimento di un tale progetto nei bandi sui "cantieri di cittadinanza".

Quindi, un incontro che ancora non ha voluto dare risposte, e che nello stesso tempo mostra la necessità della continuazione della mobilitazione dei lavoratori della Pasquinelli e dei Disoccupati Organizzati, che si sono dati appuntamento alla prossima settimana.

Ilva, restano 4.047 lavoratori in solidarietà - con l'accordo di tutti i sindacati...

"Accordo raggiunto tra Ilva e sindacati per la proroga di un anno dei contratti di solidarietà per una vasta platea di lavoratori dello stabilimento di Taranto...

Rispetto alla richiesta avanzata martedì scorso dall'azienda, il numero massimo di lavoratori in esubero è sceso da 4.459 a 4.074. La 'solidarietà', che riguarderà a rotazione una platea di 11.200 dipendenti, partirà dal 3 marzo e scadrà il 2 marzo 2016...
L'accordo odierno è stato firmato dai rappresentanti di Fim, Fiom, Uilm, Flmu e Usb (tutte le sigle sindacali rappresentate in azienda)...

La platea dei lavoratori è così suddivisa: Area fusione 1.108 unità (su una forza lavoro di 4.322 persone), Laminazione e Tubifici 1.815 (su una forza lavoro di 2.425), Area Servizi e manutenzione 1.151 (su 4.453). L'azienda ha dichiarato inoltre che "al termine del periodo coperto dal contratto di solidarietà - è scritto nell'accordo - riassorbirà l'attuale esubero in maniera integrale".

Al di là di piccole differenze, sempre più piccole, di parole, i sindacati, Fim, Fiom, Uilm, Usb, Flmu, sono uniti nell'accettare gli accordi che vuole l'azienda sulle riduzioni di lavoratori, sulle riduzioni del salario che ne conseguono, sui tempi. Se era per una firma in più sotto questi accordi, non ne valeva la pena - non è per avere più firme che gli operai hanno votato l'Usb.
Nessuno che si oppone, nessuno che chiede soluzioni alternative ai tagli di ore e salario, nessuno che denuncia questi numeri come annuncio di un esubero strutturale. 

Meningite: le giustificazioni della Asl non sono convincenti

Due episodi di meningite, che hanno colpito bambini nel giro di pochi giorni l'uno dall'altro, ai quali si sommano gli altri avvenuti in altre parti di Italia. Episodi che hanno lasciato anche l’impressione di un aumento di casi di meningite. 
La motivazione della Asl - «In realtà non sono aumentati i casi di meningite, ma è migliorata la tecnica nelle diagnosi... a volte in passato la meningite non veniva individuata con la medesima puntualità di oggi. Ora tutti gli episodi di meningite vengono censiti...." - non appare convincente. 
E rischia di non procedere ad un'approfondimento sui fattori che che hanno portato a tre casi di meningite nel giro di poche settimane o addirittura di giorni, come gli ultimi due.
Per questo sollecitiamo nuovamente la Asl a capire le cause.

Eternit, la Cassazione emette una sentenza tutta politica al servizio dei padroni assassini che vuole essere una indicazione per tutti i processi per disastro ambientale!

Secondo questa interpretazione della legge  il disastro ambientale è quasi sempre prescritto! Lesioni e omicidi non sono sufficienti per definire quello che è avvenuto per l'Eternit come non sono per il processo ILVA a Taranto. Si attacca Guariniello, ma anche le successive sentenze per 'riscrivere di fatto' questi processi, sostituendosi ai fatti reali con cavilli giuridici per dire che quel processo pur trattando di fatti giusti non si doveva fare...

La verità è che ci sono lesioni e omicidi e c'è stato disastro ambientale era ed è giusto processare per l'insieme dei fatti avvenuti se si voleva fare 'giustizia' e risarcire le vittime sia pure nei limiti del diritto borghese, che è comunque sempre insufficiente per punire 'i colpevoli'.

Non si dovevano processare per quei reati, perchè la condanna era troppo bassa (?)

Bene fa Guariniello ad aprire un nuovo processo, ma è chiaro che l'assist dato dalla Cassazione è tale che anche il nuovo processo e a rischio.

Eternit-Ilva-Thyssenkrupp - portare la guerra di classe nei tribunali contro i padroni assassini!

La posizione della Rete nazionale del 20 novembre - La sentenza Eternit richiede un cambiamento radicale della battaglia su questo fronte, e uno dei terreni su cui esercitarla è 'la madre di tutti i processi ' il processo di Taranto a Padron Riva e complici

La sentenza Eternit mostra senza ombra di dubbio che lo Stato borghese prima o poi assolve i suoi padroni assassini. Le Corti d'appello, la Cassazione sono le fogne a cielo aperto in cui si consuma il più grave dei crimini, quello di rendere legale, legittimi e impuniti le morti sul lavoro, da lavoro, da disastro ambientale per il profitto dei padroni.

La sentenza Eternit dice che il reato di disastro ambientale “non è perseguibile”; così come alla fine con la stessa logica non sono perseguibili le stragi, gli assassini sul lavoro ecc..

I governi dei padroni, oggi Renzi, con pacchetti di legge rimuovono via via anche l'obbligo dell'osservanza delle norme di sicurezza.

La Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territorio, ha sempre cercato di essere avanguardia e sostegno di tutti coloro che hanno richiesto giustizia, risarcimenti nei processi, ma ha sempre detto, fin dal primo giorno in cui è nata, che lo Stato del capitale, i suoi Tribunali e i suoi giudici - anche quelli più impegnati e volenterosi -  non erano in grado di dare giustizia e che quindi i Tribunali non potevano essere teatro di semplice contesa legale, ma occasione di denuncia e scontro, uno dei terreni, non il principale, della lotta di classe; perchè solo una rivoluzione politica e di massa poteva e può mettere fine ad un sistema che mette il profitto al primo posto ai danni della vita degli operai, delle popolazioni nei territori.

Questa battaglia alla luce di questo processo va ripresa esplicitamente dalla fine e per questo fine.

Lavorare perchè  anche  i tribunali siano terreno di scontro tra masse e Stato, lavorare perchè ogni processo diventi un processo popolare, lavorare perchè ogni occasione come questa dell'Eternit serva il lavoro per la rivoluzione.

Il processo Eternit quindi è e deve essere uno spartiacque. 

Alle forze che hanno guardato alla Rete facciamo appello ad entrare in questa nuova logica, affinchè si costruisca insieme questa nuova fase della battaglia.

Per condurre adeguatamente questa battaglia occorre anche scegliere il terreno su cui questo costituisca un fatto reale e un nuovo segnale. 
E' evidente a tutti che il processo a Padron Riva e complici a Taranto è una sorta di “madre” di tutti i processi di questo genere e che la sentenza Eternit è un'indicazione che lo Stato dei padroni, attraverso la Cassazione, dà a tutti i processi di questo genere e al processo Ilva in particolare.

 

Come quindi affrontiamo questo processo, che non è certo una questione che si limita a Taranto, nè tantomeno una questione dei 'compagni di Taranto'?

Serve la mobilitazione nazionale intorno a questo processo. 
Ma questa mobilitazione non può essere come quella che già c'è stata, pur ampia, per l'Eternit, né nei metodi né nei contenuti. 

Cosa ha scritto la stampa di oggi 

Eternit, la Cassazione: "Imputazione errata, tutto prescritto già prima del processo"

Eternit, la Cassazione: "Imputazione errata, tutto prescritto già prima del processo"

Depositate le motivazioni della sentenza con cui la Suprema Corte ha annullato a novembre la condanna di Schmidheiny per disastro ambientale e i risarcimenti per la strage dell'amianto.
Il processo torinese sul disastro dell'Eternit è nato con un'imputazione sbagliata che lo ha portato a chiudersi con la cancellazione di condanne e risarcimenti. Quel processo era prescritto prima ancora del rinvio a giudizio dell'imputato, l'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny, che sarebbe dovuto essere accusato di lesioni e omicidi anziché del reato di disastro ambientale doloso. Lo afferma la Cassazione nelle motivazioni, depositate oggi, del verdetto di prescrizione che lo scorso 19 novembre ha, tra l'altro, annullato i risarcimenti alle vittime. Argomenti che contengono una critica significativa all'impostazione data dalla Procura di Torino e accolta prima dal tribunale e poi dalla Corte d'appello.
Ad avviso della Cassazione "a far data dall'agosto dell'anno 1993" era ormai acclarato l'effetto nocivo delle polveri di amianto la cui lavorazione, in quell'anno, era stata "definitivamente inibita, con comando agli Enti pubblici di provvedere alla bonifica dei siti". "E da tale data - prosegue il verdetto - a quella del rinvio a giudizio (2009) e della sentenza di primo grado (13/02/2012) sono passati ben oltre i 15 anni previsti" per "la maturazione della prescrizione in base alla legge 251 del 2005".
La conseguenza è che, "per effetto della constatazione della prescrizione del reato, intervenuta anteriormente alla sentenza di primo grado", cadono "tutte le questioni sostanziali concernenti gli interessi civili e il risarcimento dei danni". E' la conclusione della Corte che, con la sentenza che chiude il procedimento per disastro ambientale, ha ribaltato il giudizio della Corte d'appello. "Il Tribunale - spiega infatti la Cassazione - ha confuso la permanenza del reato con la permanenza degli effetti del reato, la Corte di Appello ha inopinatamente aggiunto all'evento costitutivo del disastro eventi rispetto ad esso estranei ed ulteriori, quali quelli delle malattie e delle morti, costitutivi semmai di differenti delitti di lesioni e di omicidio".
Per gli ermellini l'imputazione di disastro a carico di Schmidheiny non era la più adatta da applicare dal momento che la condanna massima sarebbe troppo bassa, per chi miete morti e malati, perché punita con 12 anni di reclusione. In pratica, scrivono i giudici, "colui che dolosamente provoca, con la condotta produttiva di disastro, plurimi omicidi, ovverossia, in sostanza, una strage" verrebbe punito con solo 12 anni di carcere e questo è "insostenibile dal punto di vista sistematico, oltre che contrario al buon senso".
Proprio nei giorni in cui la Cassazione pronunciava la sua controversa sentenza, il procuratore torinese Raffaele Guariniello ha chiuso il filone d'inchiesta per il reato di omicidio volontario con dolo eventuale in relazione alla strage di lavoratori e abitanti di Casale causata dalle polveri d'amianto, firmando proprio oggi la richiesta di rinvio a giudizio. Un fascicolo che riguarda la morte di 258 persone decedute tre il 1989 e il 2014 e che ha già aperto una controversia con la difesa del magnate svizzero, secondo cui si tratterebbe di un caso di doppio giudizio che contravviene al principio giuridico del "ne bis in idem", in virtù del quale non si può essere giudicati due volte per lo stesso fatto.

LA STAMPA ALESSANDRIA

Eternit Casale, Guariniello tenta un nuovo processo: stavolta per omicidio volontario aggravato

Stephan Schmidheiny, dopo che la Cassazione ha sentenziato la prescrizione per strage ambientale, è finito ancora nel mirino della procura di Torino che ne chiede un nuovo rinvio a giudizio
Una delle manifestazioni di protesta a Casale

23/02/2015
massimo putzu
casale monferrato
L’aveva promesso e così ha fatto. Il pm di Torino Raffaele Guariniello non si arrende sulla vicenda eternit. E commentando le motivazioni della sentenza di prescrizione della Cassazione, ha annunciato che la procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio per l’imprenditore svizzero dell’Eternit Stephan Schmidheiny. L'accusa è di omicidio volontario aggravato per la morte da amianto dal 1989 al 2014, di 258 persone.
Secondo l’accusa, portata avanti da Guariniello stesso e dal collega Gianfranco Colace, Schmidheiny, «nonostante sapesse della pericolosità dell’amianto», avrebbe «somministrato comunque fibre della sostanza». Le aggravanti ipotizzate sono quelle dei motivi abietti, la volontà di profitto e del mezzo insidioso, l’amianto. Solo 66 delle vittime sono ex lavoratori degli stabilimenti Eternit di Casale e Cavagnolo (Torino), tutti gli altri sono residenti in quelle zone.

Eternit, altra beffa al processo sulle morti da amianto: la Cassazione cancella i risarcimenti

Le motivazioni del verdetto della Suprema corte: “Per effetto della constatazione della prescrizione del reato, intervenuta anteriormente alla sentenza di primo grado”, cadono “tutte le questioni sostanziali concernenti gli interessi civili e il risarcimento dei danni”
23/02/2015
Il processo torinese per le morti da amianto era prescritto prima ancora del rinvio a giudizio dell’imprenditore svizzero Schmideiny: lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni, depositate oggi, del verdetto di prescrizione che lo scorso 19 novembre ha tra l’altro annullato i risarcimenti alle vittime. Ad avviso della Cassazione «a far data dall’agosto dell’anno 1993» era ormai acclarato l’effetto nocivo delle polveri di amianto la cui lavorazione, in quell’anno, era stata «definitivamente inibita, con comando agli Enti pubblici di provvedere alla bonifica dei siti». «E da tale data - prosegue il verdetto - a quella del rinvio a giudizio (2009) e della sentenza di primo grado (13/02/2012) sono passati ben oltre i 15 anni previsti» per «la maturazione della prescrizione in base alla legge 251 del 2005». Secondo la Cassazione, «il Tribunale ha confuso la permanenza del reato con la permanenza degli effetti del reato, la Corte di Appello ha inopinatamente aggiunto all’evento costitutivo del disastro eventi rispetto ad esso estranei ed ulteriori, quali quelli delle malattie e delle morti, costitutivi semmai di differenti delitti di lesioni e di omicidio».
«Per effetto della constatazione della prescrizione del reato, intervenuta anteriormente alla sentenza di primo grado», cadono «tutte le questioni sostanziali concernenti gli interessi civili e il risarcimento dei danni», scrive la Cassazione.
Ad avviso della Cassazione l’imputazione di disastro a carico dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny non era la più adatta da applicare per il rinvio a giudizio dal momento che la condanna massima sarebbe troppo bassa, per chi miete morti e malati, perché punita con 12 anni di reclusione. In pratica «colui che dolosamente provoca, con la condotta produttiva di disastro, plurimi omicidi, ovverosia, in sostanza, una strage» verrebbe punito con solo 12 anni di carcere e questo è «insostenibile dal punto di vista sistematico, oltre che contrario al buon senso», aggiunge la Suprema Corte.

ALESSANDRIA NEWS

Eternit: le motivazioni del verdetto della Cassazione

"Il processo torinese per le morti da amianto era prescritto prima ancora del rinvio a giudizio dell'imprenditore svizzero Schmideiny". Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni depositate oggi, 23 febbraio. Il sindaco di Casale Monferrato: "Ora si lavori per introdurre il nuovo reato di disastro ambientale"
 CASALE MONFERRATO - 18:45 Il sindaco Palazzetti: "occorre introdurre il nuovo reato di disastro ambientale"
"Urgente approvare la modifica al Codice Penale per i disastri ambientali". Questo è il commento del sindaco di Casale Monferrato, Titti Palazzetti, alla pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Cassazione sul processo Eternit. "Prendiamo atto delle motivazioni, che comunque erano già contenute nella sentenza letta lo scorso novembre, ma rimane la nostra convinzione che il diritto può fare giustizia; la Corte di Cassazione aveva tutti i margini per confermare le pene previste nei primi due gradi di giudizio". Ma il sindaco Titti Palazzetti, come all'indomani della sentenza, pensa al futuro: "il nostro compito, ora, è insistere affinché il Parlamento dia corso, così come mi è stato assicurato dai presidenti del Senato e della Camera, al disegno di legge sul nuovo reato di disastro ambientale: non possiamo continuare ad avvalerci di leggi e codici degli anni Trenta del secolo scorso. Nel frattempo il mondo è cambiato e non è più sostenibile accettare che ci siano persone e aziende che inquinano e che possano andarsene indisturbate: chi inquina deve pagare, sia i danni ambientali sia i danni alla popolazione. È una battaglia non solo per Casale Monferrato, ma anche per Taranto, Augusta, la Terra dei fuochi e tutte quelle zone d'Italia colpite nel profondo dai disastri ambientali perpetrati con disinvoltura nei decenni".

E sul versante giudiziario, "la città di Casale Monferrato proseguirà nell'appoggiare i cittadini, Raffaele Guariniello e le associazioni dei familiari vittime amianto, e in particolare l'Afeva, nelle battaglie giudiziarie, a partire dal processo cosiddetto Eternit bis. Non lasceremo soli chi ha pagato il prezzo più alto da questa triste vicenda".

E per concludere, il sindaco Titti Palazzetti ha voluto ricordare quanto già affermato pochi giorni fa, all'indomani della firma del decreto della Direzione generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del Ministero dell'Ambiente per lo stanziamento di oltre 64 milioni di euro per la bonifica dall'amianto. "Dopo la sentenza shock della Cassazione, Casale Monferrato e i comuni del territorio non si sono arresi e hanno combattuto, con ancora più determinazione e fermezza, per avere giustizia. La città ha pagato un prezzo troppo alto in questi anni. Una risposta, chiara e concreta, era necessaria e il Governo ce l'ha data. Sono ancora molte le questioni da affrontare sul tema amianto, a partire dalla ricerca e dalle cure per i malati, ma poter attuare la bonifica totale del territorio è un traguardo importante e fondamentale. Sarà la nostra priorità e ci impegneremo con tutte le nostre energie per raggiungerlo".

 Ecco la notizia che riporta l'agenzia di stampa Ansa.
"Il Tribunale ha confuso la permanenza del reato con la permanenza degli effetti del reato, la Corte di Appello ha inopinatamente aggiunto all'evento costitutivo del disastro eventi rispetto ad esso estranei ed ulteriori, quali quelli delle malattie e delle morti, costitutivi semmai di differenti delitti di lesioni e di omicidio".

Ad avviso della Cassazione l'imputazione di disastro a carico dell'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny non era la più adatta da applicare per il rinvio a giudizio dal momento che la condanna massima sarebbe troppo bassa, per chi miete morti e malati, perché punita con 12 anni di reclusione. Lo scrivono i supremi giudici nel verdetto Eternit. In pratica "colui che dolosamente provoca, con la condotta produttiva di disastro, plurimi omicidi, ovverosia, in sostanza, una strage" verrebbe punito con solo 12 anni di carcere e questo è "insostenibile dal punto di vista sistematico, oltre che contrario al buon senso", aggiunge la Suprema Corte.

Secondo la Cassazione "a far data dall'agosto dell'anno 1993" era ormai acclarato l'effetto nocivo delle polveri di amianto la cui lavorazione, in quell'anno, era stata "definitivamente inibita, con comando agli Enti pubblici di provvedere alla bonifica dei siti". "E da tale data - prosegue il verdetto - a quella del rinvio a giudizio (2009) e della sentenza di primo grado (13/02/2012) sono passati ben oltre i 15 anni previsti" per "la maturazione della prescrizione in base alla legge 251 del 2005".

"Per effetto della constatazione della prescrizione del reato, intervenuta anteriormente alla sentenza di I grado", cadono "tutte le questioni sostanziali concernenti gli interessi civili e il risarcimento dei danni". Lo scrive la Cassazione.