Ammonta a 1,2 miliardi il tesoro della famiglia Riva che il gip ha trasferito nelle disponibilità del commissario straordinario dell’Ilva, Pietro Gnudi, per il risanamento della fabbrica di Taranto. La decisione del magistrato è giunta nelle scorse ore con l’accoglimento della richiesta formulata dallo stesso Gnudi sulla base dell’ultimo decreto “salva Ilva” approvato dal Governo Renzi. Una decisione, tuttavia, che la famiglia di industriali ha tentato di scongiurare: i legali di Adriano Riva, infatti, hanno sollevato eccezioni di incostituzionalità del decreto, ma il gip ha rigettato questa istanza per “manifesta infondatezza”.
Il denaro era stato sequestrato dalla Guardia di finanza al termine di una complessa indagine sul rientro di capitali dall’estero: in particolare il tesoro dei Riva era stato individuato in otto società trust domiciliate nell’isola inglese di Jersey. Anche la procura milanese aveva dato parere favorevole al trasferimento dei fondi, ma con la condizione che questi fossero utilizzati esclusivamente per adeguare gli impianti dello stabilimento siderurgico di Taranto alle prescrizioni imposte dall’autorizzazione integrata ambientale rilasciata alla fine del 2012, ma che ancora risulta inapplicata. Il denaro, quindi, non potrà essere utilizzato per il pagamento degli stipendi o per garantire la continuità dell’attività produttiva dell’acciaieria ionica, ma soltanto per l’ammodernamento dei reparti dell’Ilva che oggi, per l’accusa ionica, sono ancora fonte di malattia e morte.