giovedì 28 febbraio 2013

Infortunio, prime iniziative e primi accertamenti

Lo Slai cobas per il sindacato di classe ha avviato subito ieri mattina, appena appresa la notizia, la sua iniziativa e anche la sua inchiesta sulla dinamica dell'infortunio.
Abbiamo dichiarato uno sciopero di 24 ore, come tutti gli altri sindacati in fabbrica, abbiamo portato striscioni e cartelli al Tribunale, dove doveva tenersi un'udienza per il 'cambio tuta', e alle portinerie dell'Ilva.
Ma innanzitutto, parlando con i nostri compagni operai e con quelli che abbiamo trovato alla portineria abbiamo cercato di saperne di più. Infine, abbiamo acquisito notizie sui primi accertamenti fatti dagli Enti preposti. Queste notizie che sono ulteriormente da verificare, le portiamo a conoscenza degli operai e di tutti gli interessati e stiamo verificando se debbono essere materia di denuncia ed esposto.


"L’operaio morto, Moccia, era stato mandato per un pronto intervento di manutenzione – risistemazione binario - alla Batteria 9, dove una macchina che carica carbon coke e che transitava sui binari che fiancheggiano la batteria, si era bloccata a causa di un binario sollevato che ostruiva il passaggio.

Qui, dati gli interventi in corso di messa a norma della batteria, la Ditta MR addetta a lavori di sistemazione mattoni refrattari, aveva sistemato delle lastre di circa 2 metri per 2 a copertura degli spazi vuoti creati dai lavori di rifacimento.

Moccia è salito – pare saltato - sopra una di queste lastre (non è ancora chiaro il motivo) che ha ceduto, ed è precipitato da un’altezza di 7 metri.
L’altro operaio Liddi, ferito, non doveva operare in questi lavori di pronto intervento; non è chiaro perché stava insieme a Moccia, forse mandato dalla sua Ditta per aiutare nei lavori. La sua “fortuna” è stata di precipitare sopra il corpo di Moccia, attutendo l’impatto.


E' quasi sicuro che la lastra non fosse fissata.  



Anche da questi primi accertamenti verrebbero fuori le responsabilità sia della Ditta MR che aveva messo queste lastre, senza alcuna protezione/barriera per evitare che qualcuno vi salisse sopra; sia la responsabilità dell’Ilva che ha mandato operai senza verificare eventuali rischi e che non poteva non sapere dello stato delle lastre". 

slai cobas ilva per il sindacato di classe taranto
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1 marzo 2013

il luogo della morte dell'operaio

Ilva, i luoghi della tragedia tre morti in quattro mesi Una nuova tragedia ha scosso l'Ilva di Taranto questa mattina all'alba: il crollo di un ponteggio in una cokeria in via di rifacimento ha provcato la morte di Ciro Moccia, 42 anni, mentre il suo collega Antonio Liti è rimasto ferito gravemente. Qui nella foto in esclusiva per Repubblica il ponteggio crollato. Sono tre gli operai morti sul lavoro in quattro mesi. Il 28 novembre una tromba d'aria a Taranto provocò la morte di Francesco Zaccaria, mentre il 30 ottobre era stato vittima di un incidente sul lavoro l'operaio di 29 anni Claudio Marsella.

questa mattina al tribunale di taranto immediata iniziativa dello slai cobas ilva


la cronaca sull'ilva della gazzetta del mezzogiorno Taranto, tragedia all'Ilva crollano passerelle un morto ed un ferito


 
TARANTO – Un operaio è morto e un altro è rimasto ferito questa notte in un incidente all’Ilva di Taranto. Il grave incidente avvenuto circa alle 4 e trenta per il crollo di alcune passerelle di sicurezza alla batteria 9 delle cokerie. L'operaio morto si chiamava Ciro Moccia, aveva 42 anni ed era un dipendente dell’Ilva. Il lavoratore rimasto ferito si chiama Antonio Liti, ed è un dipendente della ditta Mir. A quanto si è saputo per ora, sono caduti, mentre erano insieme al lavoro sul piano di carico della batteria n.9 delle cokerie. I due operai erano stati chiamati per un pronto intervento alla colata. Le condizioni di Liti sono gravi.

IL SIDERURGICO SOSPENDE TUTTE LE ATTIVITA'«Con profondo dolore Ilva comunica che questa mattina alle 4.40 si è verificato un incidente nello stabilimento che ha coinvolto due lavoratori«. Lo comunica l’Ilva in una nota. «Ciro Moccia operaio della manutenzione di 42 anni è morto - prosegue l’azienda - Antonio Liddi lavoratore di 46 anni della ditta esterna Mr è ricoverato presso l’ospedale Ss Annunziata di Taranto in condizioni che sono in corso di valutazione. I familiari sono stati informati. L'incidente è avvenuto nell’area cokerie durante una operazione di intervento di manutenzione alla batteria 9, una delle batterie ferme perchè in rifacimento - continua la nota - La dinamica è in corso di accertamento, l’autorità giudiziaria è sul posto. Il Presidente ed il Direttore di Stabilimento esprimono la loro vicinanza ai parenti e in segno di cordoglio sono state sospese tutte le attività di Stabilimento».

FIM CISL PROCLAMA 24 ORE DI SCIOPEROUno sciopero, proclamato poco fa dalla Fim Cisl, sta per iniziare nello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto dopo la morte di Ciro Moccia, 42 anni, di San Marzano di San Giuseppe, avvenuta questa notte intorno alle 5 nel settore della batteria 9. Un altro operaio Antonio Liti della ditta Mir, è ferito in modo grave. «Dopo alcuni anni in cui non si verificavano incidenti mortali, 3 morti nel giro di pochi mesi sono fatti gravi e inaccettabili», dichiara il segretario nazionale della Fim Marco Bentivogli. La Fim Cisl chiede che «si accertino subito le responsabilità di quanto accaduto, il lavoro deve essere salubre e sicuro». Lo sciopero è stato proposto anche alla Uilm Uil e alla Fiom Cgil.

SLAI COBAS TARANTO ADERISCONO A SCIOPEROUno «sciopero immediato di 24 ore»: lo proclama lo Slai Cobas di Taranto e lo chiede alle altre organizzazioni sindacali per la morte di Ciro Moccia e il ferimento di Antonio Liddi, mentre erano impegnati in un lavoro di manutenzione nella batteria 9 delle cokerie dell’Ilva. «In questa fabbrica – affermano i Cobas di Taranto – la morte non si ferma mai, 3 operai morti nel breve arco di pochi mesi. Lo slai cobas per il sindacato di classe Ilva Taranto si unisce al dolore della famiglia e dei compagni di lavoro».

UILM: BASTA CON QUESTE TRAGEDIE«Un incidente inconcepibile. E’ inaccettabile che i lavoratori rischino la vita nella prestazione della loro opera in un azienda in funzione; è ancor più assurdo che la perdano nel settore di una fabbrica che è fermo». Lo afferma Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm e responsabile del settore siderurgico commenta il tragico incidente mortale avvenuto questa mattina nell’area delle cokerie dell’Ilva di Taranto.
«Siamo vicini alla famiglia di Ciro Moccia - continua Ghini - per la scomparsa del congiunto e seguiamo l’evolversi della prognosi di Antonio Liddi che per pura fortuna si è salvato cadendo dall’impalcatura che sosteneva entrambi. Il primo era un dipendente dell’azienda siderurgica, il secondo è dipendente di una ditta esterna - conclude - siamo stanchi di sottolineare ogni volta che si verificano queste sciagurate circostanze che ci vuole attenzione a prevenzione e sicurezza. Aggiungiamo che bisogna essere anche severissimi anche nella gestione degli appalti esterni».

E' IN INFERMERIA IL CORPO DELLA VITTIMAE' nell’infermeria dello stabilimento Ilva di Taranto il corpo di Ciro Moccia, l’operaio di 43 anni morto stamani nel siderurgico di Taranto. La direzione ha ricevuto poco fa i parenti della vittima, con i quali è ancora in corso un colloquio: tra loro, la moglie, le due figlie e l’anziana mamma di Ciro Moccia che, appena giunta, è stata colta da malore ed è stata soccorsa da operatori del servizio di emergenza sanitaria 118 che sono nella fabbrica. Costernazione e dolore tra i colleghi di Ciro Moccia che lo descrivono come «una persona molto esperta, un uomo che sapeva di sicurezza».

Nello stabilimento sono tuttora in corso gli accertamenti per stabilire le modalità dell’incidente: sono al lavoro gli esperti dell’ispettorato del lavoro e il procuratore di Taranto, Franco Sebastio.

IL DIRETTORE DELLO STABILIMENTO: UN OPERAIO MODELLO«E' stato un incidente drammatico, è un evento che ci ha coinvolto tutti, molto doloroso. Ciro Moccia è stato un lavoratore modello, era con noi sin dal 2002 e era un lavoratore molto preparato e disponibile». Lo sottolinea Antonio Lupoli, direttore dello stabilimento Ilva di Taranto, commentando l’infortunio mortale avvenuto la notte scorsa nello stabilimento.
«Lui – aggiunge Lupoli – era impegnato nella manutenzione meccanica delle cokerie e svolgeva un incarico molto importante che richiede impegno e tanta capacità. Nel merito dell’incidente, l’autorità giudiziaria sta facendo tutti gli accertamenti del caso e ne chiarirà la dinamica. Su questo aspetto non possiamo e non vogliamo dire nulla». Lupoli esprime il «cordoglio e la vicinanza» dell’azienda alla famiglia di Ciro Moccia e auspica «una veloce guarigione» per Antonio Liddi, l’altro operaio coinvolto nell’incidente.

IL PROCURATORE SEBASTIO IN FABBRICAUn fascicolo di inchiesta è stato aperto dalla Procura di Taranto sull'incidente avvenuto stamani nello stabilimento Ilva. «Le indagini – ha detto all’ANSA il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, che stamani si è recato in fabbrica – sono in corso e le modalità di accertamento dell’accaduto sono in fase avanzata. Abbiamo un testimone importante che è ricoverato in ospedale e che sentiremo quanto prima se i medici ce lo consentiranno».

«Sono in corso – ha aggiunto Sebastio – verifiche tecniche sul posto e sarà fatta una accurata ricostruzione di quanto accaduto e poi trarremo le conclusioni». Sebastio non ha voluto commentare l’ennesimo episodio che coinvolge l’Ilva, azienda sulla quale sono in corso indagini per disastro ambientale che coinvolgono anche i vertici aziendali. «Noi – ha detto Sebastio – facciamo e lavoriamo, non commentiamo». Moccia – si è appreso – era nato a Portici (Napoli) e risiedeva a San Marzano di San Giuseppe (Taranto) con la famiglia – moglie e due figlie – da quando era stato assunto all’Ilva una decina di anni fa.


La testimonianza: non c'erano le condizioni di sicurezza
TARANTO – «Siamo andati sul posto e secondo noi non c'erano assolutamente condizioni di sicurezza: le lamiere dalle quali sono precipitati i due operai erano poggiate su un piano di calpestio, messe lì per evitare la caduta di materiale che poteva danneggiare le persone che lavoravano giù, sotto le lamiere c'era un vuoto di dieci metri». Lo afferma un operaio dell’Ilva di Taranto, Gaetano Cerfeda, della Rs Fiom, a proposito dell’incidente nello stabilimento siderurgico di Taranto dove un lavoratore è morto e un altro è rimasto ferito. I due operai, a quanto pare, stavano attraversando passerelle in lamiera.

«Hanno attraversato queste lamiere - racconta Cerfeda – e giù c'era il vuoto: non so cosa sia accaduto, è strano che abbiano attraversato, credo che nessuno avrebbe attraversato quelle lamiere, ed è strano che lo abbia fatto proprio la vittima, un uomo di 130-140 chili, che aveva esperienza, che lavorava in questa azienda da tanti anni».

LA DENUNCIA FIOM: LE LAMIERE NON ERANO ANCORATE«Non erano ancorate» le passerelle in lamiera dalla quale sono precipitati gli operai dell’Ilva nell’incidente costato la vita a un operaio: lo denuncia Donato Stefanelli, segretario della Fiom di Taranto, che si trova nel siderurgico dove sta incontrando alcuni lavoratori. «I lavori in corso – racconta – erano di risanamento ed erano affidati alla azienda Mr con i suoi addetti. Pare che Ciro Moccia stesse lì per eseguire una operazione di saldatura non inerente quei lavori. Era li, a quanto sembra, per ripristinare un pezzo del binario del macchinario che carica le batterie».
«Il piano di calpestio – aggiunge Stefanelli – era stato messo lì a protezione dei lavoratori addetti allo smantellamento del forno. Non si sa per quale ragione entrambi gli operi sono saliti sul piano di calpestio di lamiere precarie, lamiere che non erano ancorate e che hanno ceduto facendo precipitare i due lavoratori».

oscena sentenza d'appello per la thissenkrupp di torino - rivolta dei familiari - la rete li invita alla manifestazione di taranto del 22 marzo

la rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di lavoro e
territorio
fa appello a una immediata reazione di solidarietà ai familiari che occupano
l'aula giudiziaria e come ha già fatto in occasione  del processo di primo
grado
costruisce un ponte Thissenkrupp _ILVA Taranto per una mobilitazione
nazionale organizzata
taranto direzione  ilva iniziativa nazionale 22 marzo ore 13.30 direzione
ilva- portinerie - quartiere tamburi
nell'assemblea che si terrà alla fine sarà decisa una nuova manifestazione
nazionale a torino in sintonia collaborazione con tutti gli operai e
familiari impegnati in questo processo

rete nazionale
bastamortesullavoro@domeus.it
347-1102638


Thyssen, non fu omicidio volontario pene ridotte, i parenti occupano l'aula
La Corte d'Appello ha modificato il giudizio di primo grado, riducendo le
pene: da 16  10 anni per l'ad  Espenhahn, ora accusato di omicidio colposo.
Il rogo alla Thyssen non fu un omicidio volontario, ma omicidio colposo con
colpa cosciente. E’ stata modificata questa mattina la storica condanna per
dolo eventuale all’amministratore delegato Harald Espenhahn, al quale in
primo grado furono inflitti 16 anni e mezzo di carcere, ridotti adesso a 10
anni. Urla e disperazione al verdetto, alla fine i familiari delle vittime
hanno occupato l'aula.

La corte d’Assise d’appello presieduta dal giudice Gian Giacomo Sandrelli
ha modifcato anche le altre pen:  7 anni agli altri dirigenti del consiglio
d’amministrazione Gerald Priegnitz e Marco Pucci. Per il direttore dello
stabilimento Raffaele Salerno, otto anni.  Uno sconto di pena, peraltro già
chiesto dall’accusa, è stato concesso al responsabile della sicurezza Cosimo
Cafueri (che in aula qualche settimana fa si era commosso leggendo delle
dichiarazioni spontanee):8  anni. Per Daniele Moroni la pena era già stata
più bassa in primo grado (10 anni e 10 mesi): ridotta a 9 anni.

La sentenza è stata accolta con urla di disperazione dai familiari delle
vittime. In aula anche i parenti delle vittime dell'Eternit, l'altra grande
tragedia dell'amianto che ha causato migliaia di vittime.  Dai familiari
delle vittime si sono levate grida "maledetti". Dal pubblico fanno eco:
"Questa è la giustizia italiana, che schifo". I parenti delle vittime del
rogo alla Thyssenkrupp hanno deciso di occupare la maxi aula del Palazzo di
Giustizia incui è stata da poco letta la sentenza d'appello. L'iniziativa è
una protesta contro le riduzioni di pena decise dalla Corte.  "Non lo
accetto - dice una ragazza - mio fratello e altri sei ragazzi sono morti e
queste pene sono troppo basse". Nell'aula, che è ancora molto affollata,
sono entrati dei carabinieri. Una donna ha lanciato insulti contro gli
avvocati difensori. Parzialmente soddisfatto l'avvocato Ezio Audisio, legale
dell'amministratore delegato della Thyssen Harald Espenhahn,"Sono
soddisfatto per la parte in cui è stata accolta la tesi dell'insussistenza
del dolo" dice prima di lasciare l'aula.Una sentenza pilota, quella inflitta
per l’incendio che scoppiò la notte del 6 dicembre 2007 lungo la linea 5 in
cui morirono sette operai: Antonio Schiavone, Roberto Scola, Angelo Laurino,
Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò, Giuseppe Demasi. L’accusa
portata avanti dal procuratore Raffaele Guariniello, e dai sostituti Laura
Longo e Francesca Traverso aveva sostenuto che lo stabilimento di corso
Regina era stato abbandonato dalla dirigenza in vista della chiusura e del
trasferimento degli impianti a Terni. L’ad Espenhahn si sarebbe dunque
rappresentato il rischio, e lo avrebbe accettato, che potesse capitare un
infortunio, anche grave e mortale, preferendo non investire nella sicurezza
per ragioni di risparmio economico. In particolare non erano stati messi gli
impianti di rilevazione e spegnimento antincendio che la stessa
assicurazione aveva indicato come interventi necessari dopo che un analogo
incendio (per fortuna senza conseguenze) si era verificato in Germania nello
stabilimento di Krefeld.

La sentenza del primo grado era arrivata il 15 aprile del 2011: la corte d’assise
presieduta da Maria Iannibelli, aveva condannato Harald Espenhahn,
amministratore delegato della Thyssen, a 16 e sei mesi; Gerald Priegnitz,
Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafuerri a 13 anni e 6 mesi e Daniele
Moroni a 10 anni e 10 mesi.

La difesa della Thyssen (il pool di legali è guidato da Ezio Audisio, e la
Thyssen come persona giuridica è assistita dagli avvocati Franco Coppi e
Cesare Zaccone) aveva puntato a sostenere che la responsabilità dell’incendio
fu in parte degli operai, che esisteva un sistema di deleghe da parte di
espenhahn verso i suoi collaboratori, che non vi era alcun obbligo di
installazione di impianti di rilevazione fumo in quel tratto della linea, e
che in ogni caso Espenhahn non avrebbe potuto immaginare la situazione di
degrado e sporcizia dello stabilimento visto che in occasione delle sue
visite questo veniva tirato a lucido.

altre solidarietà con ern e margh per la condanna per la rivolta degli immigrati di manduria

COMPLICI E SOLIDALI !!!Grandi COMPAGNI !! mai un passo indietro!
jack di Alba amico di pinuccia cane...



alessandra Magrini : ...mi hanno toccato i mie genitori politici...ecco mo so cazzi vostri...infami...Giù le mani da Ernesto e Margherita......Ingroia quelli come te hanno condannato i miei compagni fottiti...

all'ilva questa mattina


morte all'ilva .. ma lo spesal ?

Ma  lo SPESAL (Servizio di Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro) cosa fa, sono sempre a corto di personale,oppure gli RLS
presenti in Azienda dovrebbero denunciare sempre, cercando di prevenire gli incidenti  invece si fa finta di nulla perchè legati ai sindacati concertativi che non vogliono creare problemi all'Azienda.
Siamo nel 2013 negli anni del progresso in tutti i sensi  e dobbiamo assistere ancora inermi a queste continue morti, è
inaccettabile che si esca la mattina per andare a lavorare per poi non tornare più dai propri cari, ma che società è questa!!!!!
Basta morti sul lavoro, fermiamo lo stabilimento portatore di morte!!!!!!!!!
Saluti Angelo Miccoli

per l'operaio morto all'ilva da Sinistra critica taranto

Ancora un morto e un ferito grave alla nona batteria della cokeria all'ILVA di Taranto.

Le compagne e i compagni di Sinistra Critica solidarizzano con i familiari dei due operai!
I due operai, uno dell'ILVA, Ciro Moccia, deceduto, e l'altro di una ditta dell'appalto, Antonio Liti, rimasto gravemente ferito, sono le ultime vittime di un elenco che si fa sempre più lungo in questo stabilimento che produce morte anche quando è sotto la lente di ingrandimento della Magistratura ma, soprattutto, dei lavoratori. Non più tardi di un paio di mesi fa, altri due operai erano rimasti vittime in un’azienda che si dimostra sempre più come una Dea assetata di sacrifici umani, non solo interni la fabbrica, con morti violente, ma anche di cittadini/cittadine che subiscono l'inquinamento di un padrone mai soddisfatto dei profitti che ha fatto e che vuole continuare a fare.
L'Ilva deve essere spropriata e messa sotto il controllo di chi la fa funzionare; vanno messi sotto sequestro i beni della famiglia Riva per garantire la bonifica e la ristrutturazione degli impianti, buttando a mare l'AIA concessa dal ministro Clini e avviato un procedimento per verificare la fattibilità per cambiare l'attuale tecnologia degli altoforni con quelle nuove esistenti come gli impianti FINEX o, in alternativa, COREX. Questo sarà possibile, però, solo se gli operai prenderanno nelle proprie mani il loro futuro.

solidarietà per ern e margh da sinistra critica taranto

Compagna Margherita, compagno Ernesto
alle/ai compagne/i dello SLAI/COBAS
La condanna che la magistratura vi ha comminato non va presa solo come una "porcata", ma è la dimostrazione(lo diciamo soprattutto a chi va nei cortei a gridare viva i magistrati di Taranto sulla vicenda ILVA), che i magistrati sono lontani dal comune sentire delle masse sfruttate che lottano contro le vessazioni del sistema capitalistico. Magistrati ambientalisti? Totò avrebbe detto "Ma mi faccia il piacere"!
Sono tanto ambientalisti da condannare i compagni e una compagna per i blocco dei camion provenienti dalla Campania alla discarica Italcave.
Detto questo, vi giunga la solidarietà dalle compagne e dai compagni di Sinistra Critica, disponibile a iniziative che si riterranno necessarie.
Un caro saluto

ancora una vita operaia persa all'ILVA padroni assassini - sciopero generale immediato

questa mattina alle 4.40  Ciro Moccia di 42 anni  operaio Ilva manutentore è morto alla batteria 9 della cokeria una di quelle in corso di verifica per messa a norma
e un altro operaio di 46 anni Antonio Liddi di una ditta dell'appalto Emmerre è gravemente ferito
in questa fabbrica la morte non si ferma mai
3 operai morti nel breve arco di pochi mesi

sospese tutte le attività nello stabilimento

lo slai cobas per il sindacato di classe ilva taranto si unisce al dolore della famiglia e dei compagni di lavoro
e invita tutte le organizzazioni sindacali allo sciopero immediato di 24 ore

slai cobas per il sindacato di classe taranto
347-5301704


manifestazione nazionale a taranto
22 marzo all'ilva e ai tamburi di taranto ore 13.30 
direzione ilva


la rete nazionale per la sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio
come già annunciato nell'assemblea nazionale del 7 dicembre a Taranto e
trovato conferma negli incontri e assemblee che si sono tenuti e si vanno
tenendo in tutta italia promuove una iniziativa nazionale all'ilva di
taranto e al quartiere tamburi per venerdì 22 marzo
per la difesa del lavoro e della salute in fabbrica e il territorio a
all'ilva come in tutte le fabbriche e i siti inquinanti, a Taranto come in
tutte le città in lotta contro la devastazione ambientale e territoriale,
contro padron riva, il governo dei padroni e lo stato dei padroni
non si tratta di un corteo di sabato, non ci interessa un corteo nel centro
della città
ma quello che la RETE organizza  in un giorno normale in cui gli operai sono
in fabbrica e saranno chiamati ad aaderire in massa all'iniziativa è un
'assedio politico-sociale' alla direzione ilva e incontro di massa con gli
operai Ilva che comincerà alle 13.30 dalla Direzione ilva e toccherà le
portinerie A e D e
 alle 16.30-17 l'iniziativa si trasferirà -. anche qui in un pomeriggio-sera
normale - ai tamburi nella zona più inquinata della città al Cimitero di san
brunone, nel cui piazzale si terrà un saluto agli operai e i cittadini morti
sul lavoro da lavoro e inquinamento e un incontro con i lavoratori
cimiteriali in lotta per poi trasferirsi in una grande assemblea sempre ai
tamburi dove potranno intervenire tutte le realtà partecipanti, operai,
famigliari, organismi precari e disoccupati avvocati, ispettori, medici, rls
impegnati su questo fronte dalla Thissen Eternit, a paderno Dugnano, da
Marghera a Ravenna, da napoli a Palermo
alla manifestazione sono invitate delegazioni di tutte le città, di
fabbriche e territori, senza discriminazione alcuna e con le loro bandiere e
parole d'ordini, sia politiche che sindacali e sociali
tutte parleranno e potranno portare le loro proposte agli operai ilva e agli
incontri con i proletari del quartiere.
chiamiamo tutti ad aderire in mille forme alla iniziativa promossa e
organizzata dalla Rete - di tutte le adesioni sarà data comunicazione e
inserite nella lista- sin da ora, fino al giorno della manifestazione
tutti possono richiederci volantini e locandine della rete per
circolazione,diffusione, affissioni ecc
tutti possono chiederci dossier e documenti su ilva e taranto e sulle altre
realtà della Rete
tutti possono realizzare loro volantini e locandine di adesione e sostegno
all'iniziativa

info
bastamortesullavoro@gmail.com
mailinglist
bastamortesullavoro@domeus.it
blog
http://bastamortesullavoro.blogspot.com
tel.
347-1102638

non siamo su facebook e twitter, anche se invitiamo tutti a pubblicizzare
l'iniziativa

26 febbraio 2013

solidarietà agli immigrati condannati per la rivolta del Cara di Bari

appello alla mobilitazione regionale dello slai cobas per il sindacato di classe

    vendetta di stato a bari contro la rivolta degli immigrati al Cara di Bari del 1 agosto 2011




Immigrati, rivolta 2011
al «Cara» di Bari:
14 migranti condannati

BARI – Il gup del tribunale di Bari Giovanni Abbattista ha condannato a pene comprese tra i 3 anni e 10 mesi e i 2 anni di reclusione 14 migranti che presero parte alla rivolta del Cara di Bari-Palese del primo agosto 2011. In particolare, sono stati condannati rispettivamente a 3 anni e 10 mesi e 3 anni e 6 mesi due dei tre presunti capi della rivolta, il 36enne libico Idris Mohamed, soprannominato 'Gheddafì e il 32enne del mali Mohamed Osman. I due sono accusati di istigazione a delinquere finalizzata alla rivolta

solidarietà con i compagni condannati per la rivolta degli immigrati tunisini a manduria manduria

pc 28 febbraio - solidarietà con i compagni di taranto

: archiviobpetrone@libero.it
compagni tarantini condannati per la rivolta immigrati di manduria
;esprimiamo solidarietà a Ernesto e Margherita per questa infame condanna ,se;affermare che quelle tendopoli non dovevano tramutarsi in prigioni, se ipresidi dei fascisti e mazzieri dianzi a quell tendopoli Da condannare sono i carcerieri e quelli che organizzavano la caccia agli ;immigrati!!!
solidarietà dalla redazione di www.pugliantagonista.it

la mia solidarietà personale e mi impegno a far girare in rete
per adesso un forte abbraccio
antonio camuso e famiglia

AL FIANCO DI ERNESTO E MARGHERITA

LA REPRESSIONE DI QUESTO STATO  AL SERVIZIO DEL CAPITALE  NON FERMERA' LA
GIUSTA   E SACROSANTA LOTTA DI CLASSE
CONTRO UN SISTEMA FATTO SOLO DI OPPRESSIONE, SFRUTTAMENTO, MISERIA PER OPERAI,
LAVORATORI, PRECARI, MIGRANTI , GIOVANI, DONNE...

SLAI COBAS PER IL S.C. PALERMO


condannati per rivolta immigrati di manduria
Solidarietà completa ai compagni Margherita ed Ernesto!
Andrea Tranchina delegato Cobas Sonepar/Italia Palermo

mercoledì 27 febbraio 2013

Condannati Margherita ed Ernesto per la rivolta di Manduria

dal blog proletari comunisti - 27 febbraio - 

CONDANNE PER LA RIVOLTA DEGLI IMMIGRATI DI MANDURIA

Mentre il Viminale domani, 28 febbraio, vuole cacciare 13mila immigrati, famiglie, arriva per i due coordinatori dello Slai cobas per il sindacato di classe, dirigenti di Proletari comunisti, Margherita Calderazzi e Ernesto Palatrasio, una condanna a 15 gg di carcere, perchè ritenuti responsabili della grande rivolta dei tunisini nel campo di Manduria in provincia di Taranto del 2 aprile 2011.

A parte la vigliaccata di questa condanna, che non accettiamo e vogliamo il processo per fare noi un processo ad un governo e Stato razzisti, noi siamo onorati di aver contribuito a quella rivolta, in cui migliaia e migliaia di immigrati abbatterono le recinzioni, spalancarono i cancelli che li tenevano prigionieri (come dei criminali) e al grido di "libertè libertè" uscirono in massa unendosi a noi e agli altri antirazzisti, compagni.

Rivendichiamo la giustezza della nostra azione: prima nella piazza di Manduria dove abbiamo fatto appello alle persone, giovani, donne ad abbandonare il comizio elettorale di Vendola e ad andare al campo degli immigrati - e tantissimi seguirono il nostro appello svuotando per più della metà la piazza, con grande disappunto di Vendola e dei suoi amici; poi nel far andare via a gambe levate un manipolo di manduriani fascisti che stazionava davanti al campo da giorni e dava la caccia agli immigrati che riuscivano a fuggire dal campo, con la complicità e l'accordo della polizia; poi nell'opporci con forza e nell'aver fatto fallire il blocco della polizia al campo che voleva impedire con la forza di farci avvicinare ai cancelli; infine nell'aver incoraggiato gli immigrati alla rivolta di massa.
Il 2 aprile 2011 a Manduria è stata una delle pagine più belle ed emozionanti della battaglia degli immigrati.

Siamo orgogliosi che la condanna della Magistratura dà di fatto un riconoscimento ai compagni dello Slai cobas e di Proletari comunisti che hanno in quella giornata e nei giorni successivi dimostrato cosa è e deve essere il vero antirazzismo: lotta e unità di lotta contro il governo e lo Stato italiano. E non il pietismo assistenziale di alcune associazioni antirazziste - che anche in quei giorni a Manduria cercarono di impedire e poi frenare la rivolta.
Ma c'è da dire che ci va riconosciuto un'altra cosa. Grazie a quella rivolta, a quella giornata, il governo si decise a concedere migliaia di permessi temporanei umanitari.

Certo, ora lo Stato ci ritenta, e vuole cacciare gli immigrati, ma quella rivolta ha dimostrato e dimostra qual'è la strada per opporsi, ieri e oggi.

Margherita Calderazzi
Ernesto Palatrasio 

i grillini eletti e miracolati dal voto di protesta sono i peggiori di tutti

Non rubano... almeno non ancora, non li conosce nessuno... ma faremo presto a conoscere la loro assoluta nullità.
Ma almeno tra loro a volte si conoscono... e se si conoscono si evitano.
A Taranto è stato eletto un certo Alessandro Furnari. Ma ecco come lo racconta l'eletto di Andria, D'Ambrosio:
"...Taranto ha un problema... un problema gigantesco, cosa che ho detto  pubblicamente più volte... io ho anche chiesto di non votare Alessandro Furnari e non ho nessuna remora a ridirlo anche adesso... non è normale che un candidato di Taranto non abbia organizzato neanche un incontro... la verità è che è stato messo in un listino (non lo dice D'Ambrosio, ma lo diciamo noi, da Grillo stesso)...
insomma questo Furnari è l'ennesimo carrierista pezzo di m. che ha trovatoil treno giusto...".

Circa l'altra eletta, una certa Vincenza Labriola, stendiamo un velo pietoso...
Questa pincopallina si era già presentata alle elezioni qualche mese fa e aveva preso... un solo voto!
Come dire, si era votata solo lei - neanche uno della famiglia, un vicino, una vicina di casa.. niente di niente!
E una tizia così, grazie il meccanismo diabolico del sistema elettorale truffaldino e alla collazione grillesca nella lista, si ritrova oggi in Parlamento!

Signori, è il degrado della politica, dell'impegno sociale  e politico della persona

22 marzo all'Ilva e ai Tamburi di Taranto

La Rete nazionale per la sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio, come 
già annunciato nell'assemblea nazionale del 7 dicembre a Taranto e che ha 
trovato conferma negli incontri e assemblee che si sono tenute e si vanno 
tenendo in tutta Italia, promuove una iniziativa nazionale all'Ilva di Taranto 
e al quartiere Tamburi per venerdì 22 marzo,
per la difesa del lavoro e della salute in fabbrica e sul territorio, all'Ilva come 
in tutte le fabbriche e i siti inquinanti, a Taranto come in tutte le città in lotta 
contro la devastazione ambientale e territoriale, contro padron Riva, il governo 
dei padroni e lo Stato dei padroni.
 
Non si tratta di un corteo di sabato, nè di un corteo nel centro della città, 
perchè la RETE vuole organizzare l'iniziativa in un giorno feriale in cui la 
maggioranza degli operai è in fabbrica e saranno chiamati ad aderire in massa 
all'iniziativa; si tratta di un "assedio politico-sociale" alla direzione Ilva e di 
un incontro di massa con gli operai Ilva, che comincerà alle 13.30 alla 
Direzione Ilva e toccherà le portinerie A e D.
Alle 16,30-17 l'iniziativa si trasferirà - anche qui in un pomeriggio-sera 
normale - ai Tamburi, nella zona più inquinata della città, il Cimitero di San  
Brunone, nel cui piazzale si terrà un saluto agli operai e ai cittadini morti sul 
lavoro, da lavoro e da inquinamento e un incontro con i lavoratori cimiteriali 
in lotta; per poi trasferirsi in una grande assemblea sempre ai Tamburi, dove 
potranno intervenire tutte le realtà partecipanti, operai, familiari, organismi 
precari e disoccupati, avvocati, ispettori, medici, Rls impegnati su questo 
fronte, dalla Thyssen, Eternit, a Paderno Dugnano, da Marghera a Ravenna, 
da Napoli a Palermo. 
 
Alla manifestazione sono invitate delegazioni di tutte le città, di fabbriche e 
territori, senza discriminazione alcuna e con le loro bandiere e parole d'ordini, 
sia politiche che sindacali e sociali.
Tutte parleranno e potranno portare le loro proposte agli operai Ilva e negli 
incontri con i proletari del quartiere.
Chiamiamo tutti ad aderire in mille forme alla iniziativa promossa e 
organizzata dalla Rete - di tutte le adesioni sarà data comunicazione e inserite 
nella lista.
Sin da ora e fino al giorno della manifestazione tutti possono richiederci 
volantini e locandine della Rete per circolazione, diffusione, affissioni, ecc.
Tutti possono chiederci dossier e documenti su Ilva e Taranto e sulle altre 
realtà della Rete
Tutti possono realizzare loro volantini e locandine di adesione e sostegno  
all'iniziativa

info: bastamortesullavoro@gmail.com 
 
mailinglist: bastamortesullavoro@domeus.it 
 
blog: http://bastamortesullavoro.blogspot.com 
 
tel. 3471102638

non siamo su facebook e twitter, anche se invitiamo tutti a pubblicizzare  
l'iniziativa

27 febbraio 2013

martedì 26 febbraio 2013

anche all'ilva, pur se non lo dicono adesso, il primo partito non è Grillo ma il rifiuto del voto

con nulle e bianche a Taranto città circa il 40 per cento rifiutano il voto, si tratta del più alto dato in tutta italia tra le città importanti
TARANTO – Cala l’affluenza ai seggi nella città dell’Ilva e irrompe il voto di protesta con Grillo che spopola superando la soglia del 26%. I sondaggi dei giorni scorsi davano in netta ascesa il Movimento 5 Stelle, che alle elezioni comunali del maggio 2012 aveva ottenuto appena l’1,7% delle preferenze. Numerosi lavoratori del Siderurgico, anche attraverso i social network avevano fatto intendere che avrebbero sostenuto il comico genovese.

Ma questa indicazione da sola non basta a spiegare il responso delle urne. Difficile dire, vista la grande avanzata che il Movimento 5 Stelle ha avuto in tutt'Italia, che lo Tsunami Grillo sia stato alimentato a Taranto dal ciclone Ilva In città ha votato il 62,90% degli aventi diritto alla Camera, con una perdita secca di 4,5 punti percentuali (67,57% rispetto alle precedenti consultazioni).

Tutti i nomi degli eletti in Puglia e i 5 di taranto

pelillo,chiarelli,duranti,furnari,labriola
BARI – Sono 42 i deputati eletti in Puglia, due in meno dell’ultima consultazione in seguito alla diminuzione della popolazione. Quindici sono del Pd, nove del Pdl, otto di M5s, cinque di Sel, due per la lista Monti, uno ciascuno per Fratelli d’Italia, Centro democratico e Udc.

Pd (15): Franco Cassano, Michele Bordo, Massimo Bray, Liliana Ventricelli, Teresa Bellanova, Antonio Decaro, Francesco Boccia, Michele Pelillo, Salvatore Capone, Dario Ginefra, Gero Grassi, Alberto Losacco, Ivan Scalfarotto, Elisa Mariano e Colomba Mongiello.

Pdl (9): Raffaele Fitto, Antonio Leone, Antonio Distaso, Francesco Paolo Sisto, Benedetto Fucci, Elvira Savino, Rocco Palese, Gianfranco Chiarelli e Roberto Marti.

M5S (8): Giuseppe D’Ambrosio, Giuseppe L’Abbate, Diego De Lorenzis, Giuseppe Brescia, Alessandro Furnari, Emanuele Scagliusi, Francesco Cariello e Vincenza Labriola.

Sel (5): Nichi Vendola, Nicola Fratoianni, Annalisa Pannarale, Toni Matarrelli e Donatella Duranti.

Lista Monti (2): Salvatore Matarrese e Gaetano Piepoli.

Fratelli d’Italia (1): Ignazio La Russa.

Cd (1): Pino Pisicchio.

Udc (1): Lorenzo Cesa.

In Puglia sono stati eletti venti senatori, uno in meno rispetto a cinque anni fa a causa della diminuzione della popolazione. Undici sono rappresentanti del Pdl, quattro del Movimento 5 stelle, tre del Pd, uno ciascuno per Sel e lista Monti.

Pdl (11): Silvio Berlusconi, Donato Bruno, Francesco Amoruso, Luigi D’Ambrosio Lettieri, Antonio Azzollini, Lucio Tarquinio, Luigi Perrone, Pietro Iurlaro, Vittorio Zizza, Massimo Cassano e Pietro Liuzzi.

M5S (4): Maurizio Buccarella, Alfonso Ciampolillo, Daniele Donno e Barbara Lezzi.

Pd (3): Anna Finocchiaro, Nicola Latorre e Salvatore Tomaselli.

Sel (1): Dario Stefano.

Lista Monti (1): Angela D’Onghia.

pc 26 febbraio - a Taranto.. il primo partito non è Grillo ma il rifiuto del voto!

Un lavoratore di Taranto questa mattina ci ha detto: invece che 'basta-ladri' hanno votato 'grillo'!
La protesta è giusta ma la soluzione è sbagliata.
Il voto è servito ad eleggere a Taranto un pincopallino, di cui chi l'ha votato non sa nulla.
Questo non ha nulla a che fare con la democrazia; per questo il voto a Grillo è il più antidemocratico che ci sia. Questo pincopallino eletto a Taranto non ha mai fatto nulla per i lavoratori, i precari, i disoccupati, i poveri e certamente non comincerà ora.
Il voto a Grillo è di protesta contro i politici attualmente al governo e non contro il governo dei padroni, il parlamento dei padroni, lo Stato dei padroni; non è contro le elezioni in un sistema elettorale truffaldino e antidemocratico, non contro le elezioni in questo sistema come delega in bianco, sui cui chi vota non ha nessun potere e nessun controllo.
E' una protesta contro i ladri, ma non contro il capitale che li produce.
Anche il più onesto dei politici in un sistema capitalista, serve al capitalismo e al suo funzionamento.
Operai, lavoratori arrabbiati, stanchi e alla frutta, invece che organizzarsi a livello di massa per lottare realmente per difendere i loro interessi di classe e per rovesciare con la forza questo sistema, si affidano al più impotente degli strumenti... il voto a Grillo.

L'esperienza diretta dimostrerà molto presto tutto questo.
E allora ?

circolo di proletari comunisti Taranto

risultati nazionali

Risultati in tempo reale - Camera

il senato in tempo reale

Altri
1,7%
- seggi

Liste e risultati per circoscrizione






Aggiorna
Ultimo aggiornamento: 26 febbraio 2013 ore 03:48
61.446 sezioni su 61.446
Partiti Voti % Seggi
Partito Democratico (Pd) 8.642.700 25,4 292
Sinistra ecologia e libertà (Sel) 1.090.802 3,2 37
Centro Democratico 167.201 0,5 6
Südtiroler Volkspartei (Svp) 146.804 0,4 5
Totale coalizione - Pier Luigi Bersani 10.047.507 29,5 340
Il Popolo della libertà (Pdl) 7.332.121 21,6 97
Lega Nord 1.390.156 4,1 18
Fratelli d'Italia 666.001 2,0 9
La Destra 220.312 0,6 -
Grande Sud - Mpa 148.570 0,4 -
Mir - Moderati in Rivoluzione 81.972 0,2 -
Partito Pensionati 55.050 0,2 -
Intesa Popolare 25.680 0,1 -
Liberi per una Italia Equa 3.238 - -
Totale coalizione - Silvio Berlusconi 9.923.100 29,1 124
Scelta Civica con Monti per l'Italia 2.823.814 8,3 37
Unione di centro (Udc) 608.292 1,8 8
Futuro e libertà (Fli) 159.454 0,5 -
Totale coalizione - Mario Monti 3.591.560 10,5 45
MoVimento 5 Stelle - beppegrillo.it 8.688.545 25,5 108
Totale coalizione - Beppe Grillo 8.688.545 25,5 108
Rivoluzione Civile 765.054 2,2 -
Totale coalizione - Antonio Ingroia 765.054 2,2 -
Fare per Fermare il Declino 380.937 1,1 -
Totale coalizione - Oscar Giannino 380.937 1,1 -
Partito comunista dei lavoratori 89.970 0,3 -
Forza Nuova 89.832 0,3 -
Lista Amnistia Giustizia Libertà 64.744 0,2 -
Die Freiheitlichen 48.317 0,1 -
Casapound Italia 47.788 0,1 -
Fiamma Tricolore 44.748 0,1 -
Io Amo l'Italia 42.529 0,1 -
Indipendenza Veneta 33.274 0,1 -
Liberali per l'Italia - Pli 28.026 0,1 -
Partito sardo d'azione 18.585 0,1 -
Liga Veneta Repubblica 15.838 0,0 -
Riformisti Italiani 8.223 0,0 -
Indipendenza per la Sardegna 7.598 0,0 -
Partito Repubblicano Italiano (Pri) 7.143 0,0 -
Partito di alternativa comunista 5.159 0,0 -
Movimento Progetto Italia - Mid 4.786 0,0 -
I Pirati 4.557 0,0 -
Progetto Nazionale 2.865 - -
Tutti Insieme per l'Italia 1.452 - -
Staminali d'Italia 598 - -
Democrazia Atea 556 - -
Altre liste 39.232 0,1 -
Totale altri 605.820 1,7 -


Riepilogo Italia
Abitanti / Elettori
56.995.744 / 47.126.326
Seggi da assegnare
618

Affluenza alle urne (in percentuale)

Politiche 2001
Politiche 2006
Politiche 2008 (alla chiusura delle operazioni)
Politiche 2013 (alla chiusura delle operazioni)

lo slai cobas per il sindacato di classe non è su facebook

lo slai cobas per il sindacato di classe non è su facebook e non consideriamo assolutamente questo mezzo quello giusto per dialogare e organizzare i lavoratori
ogni iniziativa su facebook riferita a noi non è ufficiale, anche se ringraziamo chi pubblica i nostri comunicati debitamente firmati
in facebook circola tanta ma tanta merda e soprattutto circolano piccoli e meschini individui che lo usano
solo per chiacchiericcio dannoso a chi legge e soprattutto ai lavoratori
è bene che i lavoratori siano quindi informati di questo

in facebook poi vi è tanta ma tanta questura e questurini
anche questi vanno denunciati

così come vanno denunciati chi dialoga con i questurini, quando è ben chiaro che tali sono

AIA, IL COSTO RESTA UN MISTERO

AIA, IL COSTO RESTA UN MISTERO
di Gianmario Leone
TarantOggi 21 02 2013

Appena una settimana fa, ci chiedevano quanto sarebbe costata all’Ilva
l’applicazione di tutte le prescrizioni presenti nell’AIA rilasciata lo
scorso 26 ottobre dal ministero dell’Ambiente. Come si ricorderà, il
ministro Clini mesi addietro parlò di una cifra tra i 3 e i 4 miliardi di
euro. Una cifra importante, ma molto lontana dai 10 miliardi di euro
ipotizzati nel mese di settembre scorso, dopo le valutazioni dei custodi
giudiziari sullo stato reale degli impianti dell’area a caldo. La
settimana scorsa invece, pubblicammo i dati dell’ultimo studio del “Centri
Studi Siderweb”, secondo il quale basterebbe al massimo un miliardo e
mezzo di euro. Il Centro parlava di “stima dettagliata e approfondita che,
se confermata dalle fonti ufficiali, scioglierebbe ogni dubbio sulla
sostenibilità degli stessi e ben lontana dai 3/4 miliardi di euro sin qui
stimati”. La previsione era stata redatta sulla base degli ultimi bilanci
dell’azienda, visionando i quali si sarebbe valutato come il limite
massimo delle risorse da impiegare per il risanamento degli impianti,
debba essere contenuto entro i due miliardi di euro affinché non venga
rotto “l’equilibrio necessario alla sopravvivenza aziendale”. Nella
giornata di martedì però, nella presentazione del piano di
ristrutturazione aziendale, l’Ilva ha dichiarato che il costo per mettere
a norma lo stabilimento Ilva di Taranto sarà di 2 miliardi e 250 milioni.
Dunque, come sempre accade quando di mezzo c’è l’Ilva, ballano le cifre
più disparate e la chiarezza non è mai di casa. Ma questa grande
incertezza ha anche altre responsabilità. Perché l’AIA rilasciata all’Ilva
dal ministero dell’Ambiente prevede che l’azienda debba ridurre le
emissioni inquinanti applicando le migliori tecnologie disponibili, sulle
quali la scelta finale, per legge, spetta all’azienda, soprattutto da un
punto di vista economico. Eppure, la perizia dei chimici aveva posto come
parametro di valutazione di base, le migliori tecnologie in assoluto,
previste peraltro dall’articolo 8 della normativa sull’AIA (d. lgs.
59/2005), che recita testualmente: “Se, a seguito di una valutazione
dell'autorità competente, che tenga conto di tutte le emissioni coinvolte,
risulta necessario applicare ad impianti, localizzati in una determinata
area, misure più rigorose di quelle ottenibili con le migliori tecniche
disponibili, al fine di assicurare in tale area il rispetto delle norme di
qualità ambientale, l'autorità competente può prescrivere nelle
autorizzazioni integrate ambientali misure supplementari particolari più
rigorose, fatte salve le altre misure che possono essere adottate per
rispettare le norme di qualità ambientale”. Ecco perché le cifre ballano
senza criterio alcuno. L’Ilva, dal canto suo, ha giustificato la riduzione
dei costi sostenendo che i 3 miliardi e passa del ministro Clini erano una
stima approssimativa, mentre ora si é entrati nella fase della
quantificazione nella quale si stanno “definendo le progettazioni,
stringendo i contatti con le imprese fornitrici e in diversi casi gli
ordini di lavoro e di acquisto sono già partiti”. Ma le cifre potrebbero
ancora oscillare di un 20%, sostiene sempre l’Ilva, perché una valutazione
“definitiva potrà essere fatta una volta ricevute le offerte tecniche
complete per tutte le attività previste”. Come sia dunque possibile che
l’Ilva, come sostenuto dalla stessa azienda lo scorso 23 gennaio, abbia
già ottemperato al 65% delle prescrizioni dell’AIA, resta di fatto uno dei
tanti misteri di questa vicenda. Altro aspetto poco chiaro, sono i singoli
investimenti previsti dall’Ilva impianto per impianto. Ad esempio per le
cokerie si parla di 860 milioni di euro: eppure, in un documento dello
scorso anno dal titolo “Investimenti per l’ambiente”, in un’apposita
tabella l’azienda sosteneva di aver investito nello stesso reparto dal
1995 al 2011, 480 milioni di euro. Dunque, per quello che è il reparto più
inquinante del ciclo produttivo del siderurgico, secondo un piccolo
calcolo, dal 1995 al 2015, il gruppo Riva avrà investito la “bellezza” di
1 miliardo di euro, ovvero 67 milioni ogni anno: eppure, sono
completamente da rifare. Così come appare quanto meno “sospetta” la cifra
che servirà per coprire i parchi minerali: 300 milioni di euro, quando
l’Enel di Brindisi ha investito 120 milioni di euro per coprire i due
carbonili della centrale di Cerano, che hanno dimensioni decisamente
minori rispetto a quelle dell’Ilva. Non solo. Perché nel documento
presentato ieri dalla Riva Fire, al punto n.3.1 si parla del “livello
degli investimenti degli anni precedenti”. I programmi di investimento
attuati dall’Ilva SpA funzionali “all’efficienza impiantistica ed alla
compatibilizzazione ambientale”, vengono riportati in una tabella in cui
compaiono i dati consuntivi relativi agli investimenti attuati negli
ultimi anni dall’azienda. Come sempre siamo in presenza di una tabella che
non dice assolutamente nulla da un punto di vista di concretezza degli
interventi attuati sui vari impianti. Nello stesso tempo però, ci informa
che su un presunto totale di quasi 2 miliardi di euro di investimenti dal
2007 al 30 settembre 2012, soltanto 433 milioni di euro sono serviti, come
si evince dalla tabella, “di cui per ecologia”. I maligni ora penseranno:
allora non è vero che hanno investito un miliardo di euro nella
“ambientalizzazione” dell’Ilva. E qui casca l’asino: perché nel documento
dello scorso anno sugli investimenti per l’ambiente, c’è scritto che dal
1995 al 2006 sono stati effettuati investimenti per 689 milioni di euro.
Ed ecco che, magicamente, i conti tornano. Chiosa finale. Più di qualcuno,
a cominciare dai sindacati, si è accorto che mandare in cassa integrazione
migliaia di operai sino al 2015, vorrà dire per l’Ilva un risparmi
economico per centinaia di milioni di euro: secondo un calcolo
forfettario, si tratta di oltre 800 milioni di euro. Che si accollerà lo
Stato, ovvero i cittadini, anche di Taranto. Domanda: ma la cifra
risparmiata all’Ilva non è la stessa a cui ammonterebbe il valore
dell’acciaio sequestrato dalla Procura? E poi dicono che la matematica non
è un’opinione.

Gianmario Leone
g.leone@tarantooggi.it

lunedì 25 febbraio 2013

Per protesta non votano due contrade potentine «Ridateci le poste»

Per protesta non votano
due contrade potentine
«Ridateci le poste»

POTENZA – I cittadini di due contrade di Comuni del Potentino, Possidente di Avigliano e Sant'Antonio Casalini di Bella, hanno deciso di non votare in segno di protesta contro la chiusura degli uffici postali. La protesta, promossa dai Comitati costituti dagli stessi cittadini, va avanti da alcuni mesi contro la riorganizzazione degli uffici decisa da Poste Italiane e contestata in diverse occasioni anche dalla Regione e dall’Anci della Basilicata.
Nella prima giornata delle elezioni politiche, si stanno comunque svolgendo regolarmente le operazioni di voto in Basilicata, regione nella quale sono chiamati alle urne circa 476 mila persone (il dato è riferito alla Camera) per eleggere 13 parlamentari, sette senatori e sei deputat

ancora dati elettorali

L'affluenza in Puglia - Dati ufficiali
ORE 12,00 ORE 19,00 ORE 22,00 lunedi ORE 15,00
% PREC. % PREC. % PREC. % PREC.
PUGLIA 11,62 13,21 36,63 38,98 47,40 55,48 - -
BARI 13,10 15,07 37,63 41,80 51,05 56,50 - -
BRINDISI 10,80 12,04 37,02 39,87 44,51 53,70 - -
FOGGIA 11,34 12,37 33,67 36,20 48,87 59,47 - -
LECCE 11,12 17,18 39,76 44,39 45,09 56,46 - -
TARANTO 10,81 11,72 34,84 37,80 49,02 63,17 - -
BARLETTA-ANDRIA-TRANI 10,40 11,73 33,74 34,67 46,33 51,81