Su Il Manifesto
di oggi, in una pagina dedicata ai "duri e puri dell'astensione", una
pagina che si butta più sulla sociologia che sulla politica, vi è una
foto degli operai Ilva di Taranto e un articolo di Gianmario Leone sul
fenomeno dell'astensionismo a Taranto.
Scrive Leone: "E' molto probabile che i
tarantini che si recheranno ai seggi per votare saranno pochi, se non
pochissimi. Anzi, a guardare i dati delle amministrative 2012 c'è il
rischio concreto di registrare un record storico dell'astensionismo. Lo
scorso maggio al 1° turno votò poco più del 60%... e al ballottaggio,
vinto dal rieletto Stefano appoggiato da tutto il centrosinistra (e non
solo, diciamo noi), votò invece soltanto il 43%; su 174mila aventi
diritto, se ne presentarono 74.997, in 100mila preferirono "andare al
mare" (espressione volgare e insultante, stia tranquillo Leone al mare
non ci andarono più di quanto ci andassero gli altri giorni)".
Dopo di che l'articolo si dilunga
sull'Ilva, riprendendo l'attuale vicenda e la lunga tematica che
l'attraversa, sulle responsabilità dei partiti politici e delle
istituzioni nella vicenda tragica dell'inquinamento e sull'attuale
allineamento a Riva e al governo - vedi decreto Aia - dei partiti,
cercando di stabilirvi una sorta di causa/effetto.
Qui Leone si
sbaglia. Il primato e la
crescita dell'astensionismo si sviluppa a Taranto molto prima, ed è
un'astensionismo operaio e popolare che nasce sui problemi del lavoro
innanzittutto, della povertà, dei diritti negati in fabbrica e in città,
nella discarica del dissesto finanziario sulla povera gente, e
naturalmente della sicurezza e salute in fabbrica e sul territorio. Ma
esso trova il suo
radicamento anche nel fatto che una forza politica e sindacale precisea,
lo slai cobas per il sindacato di classe e Proletari comunisti,
conducono in forma organizzata e sistematica la linea e la pratica del
non voto e del
boicottaggio elettorale, organizzando negli anni iniziative e forme di
lotta quali riconsegna collettiva di
certificati elettorali, proteste e forme di rivolta nei giorni di
campagna elettorale - vedi in
particolare negli anni scorsi quelle delle lavoratrici e lavoratori
delle ditte di pulizia delle scuole, degli appalti
comunali e più recentemente quella dei disoccupati organizzati - che
unitamente alla campagna esplicita con volantini all'Ilva e appalto di
Taranto, hanno fatto del non voto e
perfino della minaccia credibile di blocco delle scuole dove stavano i
seggi elettorali, una costante arma di lotta.
A questo, oggi certamente si è aggiunta la
vicenda Ilva, ma non nel senso che ne parla Leone. Perchè qui i
sostenitori più spinti della chiusura dell'Ilva si sono sempre
presentati alle elezioni e anche in queste elezioni esponenti di essi
votano e sono candidati. Perfino nelle fila del Comitato liberi e
pensanti, sono non pochi coloro che votano per 'Rivoluzione civile' o
'Grillo'.
Se fosse tutto un fenomeno "spontaneo e
sociologicamente determinato", come mai non si registra in altre
regioni e in altre provincie vicine che sono toccate dagli stessi
problemi di lavoro,precarietà povertà? Come mai non si registra nelle altre città dove esistono
analoghi disastri ambientali? Come mai Grillo viene a Taranto e non
riempie la piazza?
Anche se questa
volta anche a Taranto, trainato da tv e Mass media, Grillo prenderà
parecchi voti a Taranto anche tra gli operai
dell'Ilva. Ma certamente anche questi signori non sono in grado di
ricucire il distacco tra masse e Stato borghese che trova le sue ragioni
nei
problemi sociali e politici dei proletari e delle masse popolari, e che
qui a Taranto ha trovato una precisa sponda politica e sindacale di
classe che contribuisce ad
lalimentarla, orientarla e si sforza di trasformarla nel tempo in
coscienza e
organizzazione.
E non si tratta di 'puri e duri'
dell'astensionismo, come si dice con superficialità, ma di comunisti,
classisti e antagonisti che lavorano quotidianamente per trasformare questo rifiuto del
voto in rivolta popolare organizzata e che operano perchè il rifiuto del voto sia
embrione di coscienza da "deviare", indirizzare verso l'unica strada
vera e concreta la rivoluzione (non quella "civile", ma proletaria) per
porre fine a un sistema che nega salute, lavoro, salari, vita dignitosa. Una strada ancora lunga e tortuosa, ma che avanza determinata
In questo senso, pensiamo che l'altra Taranto, la tarantocontro, farà la sua parte anche in questa elezione
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