mercoledì 6 febbraio 2013

Ma chi sono i possibili nuovi soci dell'Ilva?

In questi giorni Ferrante sta ipotizzando la possibilità che in Ilva entrino dei soci, i più probabili finora sarebbero due grandi società indiane, la Tata Steel e la Essar Stell e per l'Italia la Technint della famiglia Rocca.

Chi sono questi "soci"?

La Tata è il maggiore conglomerato industriale indiano. Costituito da 85 compagnie principali, copre svariati settori produttivi manifatturieri e metallurgici, oltre ad essere presente nel mondo delle telecomunicazioni, dell'energia, dell'informatica, della finanza e della distribuzione. La capogruppo è guidata dal Presidente Ratan Tata ed  è controllata per circa il 65 % dalla Fondazione Tata. E' tra i massimi produttori mondiali di veicoli commerciali, medi e pesanti. Tata Motors dispone anche di un Centro industriale per lo Sviluppo e la Ricerca Automobilistica. In Italia Melian Italia Srl, la cui sede operativa è a Salorno (in provincia di Bolzano), dal 1995 è il distributore degli autoveicoli Tata in Italia.

Essar Steel Limited produce e offre servizi integrati nel settore dell’acciaio, gestendo anche l’unico porto indiano dedicato alla commercializzazione del metallo, completamente automatizzato e capace di muoverne annualmente 8 milioni di tonnellate. Il valore dell’azienda è stimato intorno ai 15 MLD di dollari. Il RINA ha certificato il Global Data Center (GDC). La Essar Steel è una “vecchia conoscenza” di Emilio Riva. Quando Riva comprò l’Ilva Laminati Piani dall’Iri tra i soci c’era anche il gruppo Essar della famiglia Ruia. Riva, a poco a poco, riacquistò le azioni dei soci che nel ‘95 lo avevano affiancato nella cordata. La quota di Essar, in particolare, tornò nelle mani del “re dell’acciaio” in due mosse: prima Riva riacquistò una quota dell’8%, poi completò l’operazione con l’ultimo 24%.

Della Technint di Rocca conosciamo bene il suo stabilimento più importante la Dalmine di Bergamo.

Ma alcune notizie sono illuminanti di chi sono questi nuovi padroni.

La Tata Steel negli ultimi anni ha tagliato posti di lavoro in impianti europei, 200 posti "per la necessità di ristrutturare la forza lavoro nel business dei tubi d'acciaio provata dal calo della domanda in Europa. I tagli hanno interesseto gli stabilimenti di Corby in Gran Bretagna, Zwijndrecht, Maastricht e Oosterhout in Olanda. Inoltre ha chiude i battenti l'impianto Teesside in Gran Bretagna con un taglio della forza lavoro pari a 1.700 unità.

La famiglia Rocca, alla Dalmine, grazie ad un accordo con i sindacati confederali, ha tagliato 741 posti di lavoro, per un "generale recupero di efficienza e produttività", che tradotto vuol dire aumento dello sfruttamento degli operai, e di un’organizzazione del lavoro più flessibile, vale a dire aumento di orari, turni, tempi di lavoro. Al posto degli operai licenziati sta procedendo ad assunzione di apprendisti, in deroga anche alla stessa legge.A Piombino, poi, il mantenimento dello stabilimento è stato subordinato al "ricatto": le istituzioni si accollino il risanamento del disastro ambientale provocato dalla stessa azienda e i costi delle infrastrutture (non molto diverso da padron Riva).

E a proposito della tutela dell'ambiente

La TATA Steel e la Essar Steel sono tra i maggiori finanziatori dell’operazione Green Hunt in India.
La più grande operazione per cacciare milioni di abitanti, Adivasi, dalle loro terre  allo scopo di impiantare fabbriche di acciaio nella Regione, che distruggerebbero l'ambiente esistente. Una cacciata fatta come una grande operazione militare, con violenze inaudite, villaggi bruciati, uccisioni di contadini, stupri di donne, ecc.; un'operazione che trova ostacolo solo nella resistenza e guerra popolare portata avanti dalle popolazioni e dirette dai maoisti.

E' bene che forze e anche alcuni operai che in questo periodo affermano che il problema è tutto nella cacciata dei Riva, che altre aziende sicuramente non sarebbero come i Riva, riflettessero su questi fatti.

















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