Da Piero, operaio dell'Acciaieria 1 dell'Ilva, rappresentante dello Slai cobas:
La notizia della cassintegrazione per 6500 lavoratori ha preso gli operai in contropiede. Stavamo facendo anche noi dell'area a caldo alcune settimane di cassintegrazione a rotazione ma fino al 2 marzo; d'altra parte io che dovevo andare in cassa da questo lunedì sono stato richiamato dall'azienda.
Le precedenti notizie della Direzione aziendale sui 535 rientri e altri in cassintegrazione, ma per un massimo di poco più di 1300 erano evidentemente una bugia.
In realtà alla fine, anche se ora dicono di No, ci saranno gli esuberi. Se, come dicono, serviranno 1000 operai per un milione di tonnellate di acciaio, visto che dovranno produrre massimo 8 milioni di tonnellate, vuol dire allora che 3500/4000 operai andranno via in mobilità o con un nuovo prepensionamento.
Poi i soldi che l'Ilva dice di voler mettere, 2 miliardi e mezzo, sono una farsa, perchè non bastano assolutamente per investire nel risanamento degli impianti.
Nello stesso tempo, qui in acciaieria stiamo lavorando alla grande, e continuano le emissioni nocive soprattutto la notte, come è successo qualche giorno fa.
Insieme alla questione della cassintegrazione restano sempre i grossi problemi della sicurezza, al Mof ma anche in tutti i reparti. Qui al danno si unisce la beffa: i capi hanno avuto un premio di 1000 euro per il calo degli infortuni (che però spesso i capi ti "consigliano" di non denunciare), mentre a noi operai poche centinaia di euro; vale a dire: io lavoro in condizioni pietose, a rischio e sarebbe merito tuo, del capo, se non mi sono fatto male e non merito mio che sono stato attento!
E' chiaro che bisogna respingere questa cassintegrazione; ma
io non sono d'accordo con la proclamazione di "scioperi ad oltranza" in
cui a fare il picchetto alle portinerie ci sono pochi lavoratori.
Bisogna unirsi e unire tutti quelli che non vogliono questa cassintegrazione
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