giovedì 3 ottobre 2024

Nel processo per la morte di Giacomo Campo - operaio dell'appalto Ilva - importanti testimonianze accusano i capi dell'Ilva ma anche la Procura di Capristo

Dall'articolo sulla GdM di Casula e Cannetiello

TARANTO - «Giacomo stava accanto a me, a pochi metri». Si spezza nel pianto il racconto di Roberto Taurisano, collega di Giacomo Campo, l’operaio della Steel Service che il 17 settembre 2016 è morto schiacciato all’interno di un nastro trasportatore dell’ex Ilva... Insieme a lui ieri mattina (il 1° ottobre) sono stati interrogati anche altri due colleghi: Alessio Vorace e Luca D’Andria. Proprio quest’ultimo, nelle sue dichiarazioni, ha puntato il dito in particolare contro uno degli imputati, il capo turno dell’Ilva Antonio Bianco.

Quella notte il nastro era bloccato per un accumulo di materiale e la squadra di Giacomo fu chiamata (alle 2,30 di notte, dopo che Campo aveva già fatto il suo turno di lavoro) per dare man forte ai colleghi: stando a quanto hanno raccontato in aula e durante le indagini, infatti, il capo squadra smontante avrebbe detto ai colleghi di non intervenire fino a quando non fosse arrivato il sostituto, ma le cose andarono diversamente: «Bisognava aspettare il capo squadra con il tubo nuovo per aspirare il materiale, ma il signor Bianco ci diede l’ordine di cominciare. Io dissi di stare fermi e Bianco rispose “Tu fatti i fatti tuoi. Qui comando io”. A Giacomo gli ho detto più volte di scendere dal nastro, ho anche provato a tirare il tubo che stringeva nelle mani, ma Bianco ha detto di andar via. Così sono salito e quando mi sono affacciato di nuovo, Giacomo era sotto il nastro»...

Ma insieme a questo fatto gravissimo, si indica anche un altro:

"quella vicenda è arrivata anche nei fascicoli della Procura di Potenza, che ha chiesto e ottenuto il processo per l'ex commissario straordinario dell'ILva Enrico Laghi e Carlo Maria Capristo all'epoca procuratore di Taranto: tra le accuse contestate, infatti, c'era anche la decisione dell'allora capo della procura Capristo che, su indicazione di Pietro Amara, consulente legale di Ilva poi finito in numerose inchieste giudiziarie, aveva nominato un consulente gradito alla fabbrica e concesso in poco più di 24 ore il dissequestro del nastro trasportatore per non interrompere la produzione dell'acciaieria"

Il punto sulla ex-Ilva - da controinformazione Rossoperaia

 

lunedì 30 settembre 2024

5 ottobre il governo vieta la manifestazione di Roma - Ma questo divieto non si può accettare - la manifestazione si farà lo stesso e noi ci saremo!

 il comunicato diffuso da Giovani Palestinesi d’Italia:

“La questura di Roma ha vietato formalmente ogni manifestazione prevista il 5 ottobre a Roma, coerentemente con le dichiarazioni del ministro Piantedosi.

La prescrizione da parte della questura di Roma è un divieto politico, come si evince dalle motivazioni espresse da parte delle autorità. Ancora una volta il governo italiano, forte della sua complicità con “Israele”, utilizza gli strumenti della repressione per mettere a tacere ogni forma di solidarietà nei confronti del popolo palestinese.

Dietro alla questione dell’ “ordine pubblico” si cela invece la volontà politica di censurare la nostra mobilitazione in un clima di repressione politica mai visto prima. Dopo il divieto del 27 gennaio e le ripetute violenze da parte delle forze dell’ordine durante le manifestazioni in solidarietà al popolo palestinese, questo divieto ribadisce la posizione del governo italiano ad un anno dall’inizio del genocidio.

La gravità di questo provvedimento è inaudita.

Dopo un anno di Genocidio in Palestina, mentre assistiamo al massacro in Libano, è il movimento italiano di solidarietà alla Palestina ad essere colpevole. Dopo più di 42mila vittime in Palestina e 600 in 3 giorni di attacchi indiscriminati in Libano, è la nostra resistenza il colpevole. È il movimento di solidarietà con la Palestina, non i macellai di Tel Aviv, quello da fermare, solo perché diciamo: è giusto resistere al colonialismo e all’oppressione. A questo punto il problema non è solo “Israele”, che da 76 anni porta avanti coerentemente il progetto coloniale sionista.

La democrazia è malata e sta fallendo, e il problema è l’Italia, che arma e protegge il regime genocidario, mentre cerca di reprimere chi si oppone alla guerra.
Questo divieto non è altro che il preludio dello stato di guerra che entrerà in vigore con il ddl 1660, il nuovo decreto sicurezza del Governo Meloni, messo a punto per reprimere brutalmente qualsiasi forma di protesta e di dissenso, come nel nostro caso. Un precedente pericoloso per chiunque si batte per il diritto alla libertà di manifestazione e di espressione.

Scendere in piazza il 5 ottobre è  un atto minimo di disobbedienza, contro “Israele” e i suoi crimini, contro la NATO che ci ha portati nel barato della guerra, contro il Governo Meloni, prima che sia troppo tardi, prima che non esistano più le libertà fondamentali. Contro l’accanimento nei confronti del nostro popolo e di tutte le nostre forme di resistenza al colonialismo che ci priva di vivere la nostra terra e le nostre famiglie da più di un secolo e che oggi colpisce ancora una volta, i nostri fratelli libanesi. Scendiamo in piazza, non ci renderanno complici della protezione e impunità di “Israele”.

Il 5 ottobre in piazza denunceremo a voce alta l’illegittimità dell’intoccabile alleato italiano e ricorderemo i nostri martiri palestinesi e libanesi.”

Occupazione subito dei lavoratori ex Pasquinelli - ultim'ora

 ULTIM'ORA:

A seguito sit-in di questa mattina dei lavoratori ex Pasquinelli sotto Palazzo di città, vi è stato un incontro con assessore ambiente e assessore partecipate, da cui è scaturito il verbale che segue - speriamo che non ci siano ulteriori novità negative...


COMUNICATO INVIATO QUESTA MATTINA DALLO SLAI COBAS

E' da questa primavera che i 20 lavoratori ex pasquinelli dovevano iniziare il loro lavoro sull'impianto di selezione rifiuti, a tutt'oggi ancora niente di niente!

Rinvii dopo rinvii, annunci stampa di imminente assunzione si sono rivelati nient'altro che una presa in giro. I lavoratori sono senza reddito, hanno finito la Naspi. Non sono più accettabili nuovi rinvii.

Vogliamo oggi una risposta certa e immediata.

Iniziare subito il lavoro, per i lavoratori e per la città - che sta in uno stato pietoso, con raccolta differenziata ai minimi regionali

Attendiamo in mattinata notizie

Saluti


SLAI COBAS per il sindacato di classe

Calderazzi Margherita

Per com. WA 3519575628 - tel 3475301704 - via Livio Andronico, 47 Taranto

Ancora sulla manifestazione di Bari di sabato - video e immagini





domenica 29 settembre 2024

Arrivederci a presto Semeraro

Non pensiamo proprio che Cosimo Semeraro non si impegnerà ancora, come ha sempre fatto dal 2012, per mantenere viva la memoria degli operai uccisi in fabbrica dai padroni per il loro profitto e la necessità di lottare. 
Ieri circa 400 studenti di varie scuole hanno partecipato all'evento in mare; in questi ultimi anni Semeraro si è impegnato soprattutto verso questi giovani. Questo è importante e deve continuare.
Semeraro ci ha detto ieri che farà di tutto per essere all'assemblea che faremo il 14 ottobre con le parti civili e avvocati, sulla vergognosa sentenza di annullamento del processo "Ambiente svenduto" di 1° grado.


sabato 28 settembre 2024

Manifestazione oggi a Bari in occasione dell'inaugurazione della Fiera del Levante

  
 

Doveva esserci la Meloni, poi non si è presentata, rinviando la sua presenza diretta al 22 ottobre per la Conferenza delle Regioni. In "compenso" c'è stato un suo video e il Ministro Urso a sostituirla

Il Tavolo di coordinamento regionale post G7 divenuto oggi "per la Palestina, contro le guerre imperialiste e il governo Meloni" aveva lanciato una manifestazione regionale per contestare la presenza della Meloni, riprendendo i temi innanzitutto della solidarietà alla Palestina, della lotta alle guerre imperialiste, in particolare l'Ucraina e la lotta naturalmente contro il governo Meloni e, in particolare in questi giorni, contro il Ddl liberticida 1660.

La Fiera derl Levante offriva inoltre l'occasione per denunciare la Regione Puglia di Emiliano, mai schieratasi contro il genocidio in Palestina e sempre più asservita alle logiche economiche e politiche del governo Meloni.

La campagna per la manifestazione è stata significativa a Bari al consolato israeliano e alla III Regione aerea nei giorni precedenti e a Taranto dove per iniziativa dei compagni dello Slai cobas e di proletari comunisti è stato fatto un presidio in piazza e una campagna di volantinaggi e locandine in città, in alcune scuole e alle portinerie delle Accieierie e dell'appalto.

La manifestazione di oggi ha raccolta un centinaio di compagne e compagni, in maggioranza studenti e giovani di Cambiare rotta, Osa e Fgc.
Vi è stato un concentramento all'ingresso orientale della Fiera, "sanzionato" con striscioni, bamdiere, soprattutto della Palestina, comizi volanti e slogan. Un lungo corteo poi è partito per raggiungere il centro della città di Bari nei pressi della Prefettura. 
Un corteo animato da striscioni, slogan e molti interventi che hanno spigato alle persone presenti lungo il percorso le ragioni della manifestazione. 

Attivi al concentramento e nel corteo i compagni e le compagne in rappresentanza dello Slai cobas, proletari comunisti, movimento femminista proletario rivoluzionario impegnato con interventi sulla difesa del diritto d'aborto, dato che questo sabato è la giornata internazionale a difesa del diritto d'aborto.

Le foto che pubblichiamo testimoniano presenze e contenuti della manifestazione.

Gli interventi che hanno avuto maggior risalto sono stati la grande solidarietà al popolo palestinese, l'opposizione nelle scuole e nelle università al governo Meloni e alle riforme reazionarie del Min. Valditara, la denuncia generale del governo e dei suoi decreti sicurezza.


Il coordinamento ha mostrato con questa iniziativa di voler continuare ad essere il punto di riferimento e centro di raccolta di tutte le realtà sociali e politiche che vogliono realmente lottare contro la guerra e il governo Meloni su tutti i campi.

Un percorso cominciato bene con l'importante manifestazione contro il G7 di Fasano e ripreso oggi con questa manifestazione. 


Occorre dire, però, dal nostro punto di vista che la manifestazione di oggi è stata soprattutto di testimonianza e d'avanguardia ma non è riuscita a raccogliere tutte le realtà politiche e sociali che pure fanno riferimento al coordinamento. Questo è un fatto negativo, che dimostra come queste realtà politiche e sociali nelle diverse città della Puglia, in particolare Bari, Taranto, Brindisi, Lecce, sono ancora lontane dall'aver compreso la centralità di questa lotta, il suo valore politico nazionale e il suo essere l'unica reale alternativa nella Regione alle forze della falsa opposizione di centrosinistra e di falsa sinistra e del sindacalismo confederale che proprio nella nostra Regione dimostrano di essere ceti politici e sindacali del tutto interni alla logica del governo, dei padroni, dello Stato del capitale, sui temi chiave della Palestina, della guerra imperialista, della repressione, dell'economia di guerra e militarizzazione, della difesa degli interessi dei proletari e degli studenti sui posti di lavoro, nelle scuole, sul territorio; peraltro colpiti da crisi economiche e industriali - vedi questione ex Ilva, ecc. - da disastri territoriali e ambientali e dall'imposizione di un "moderno" sviluppo che tutela solo i profitti del capitale e i profitti dei settori di ricchi parassiti della Regione,

Al coordinamento, quindi, spetta non solo di fissare scadenze ma di condurre una lotta di posizione, di prassi in tutte le realtà della Regione. Ed è certo quello che faremo a partire da Taranto, città chiave della Regione per molte ragioni. 

Occorre poi aggiungere che in questo caso le scelte organizzative della manifestazione, imposte chiaramente dai diktat della Questura, non sono state corrispondenti alle necessità di esprimere una protesta combattiva e visibile là dove si concentrava l'inaugurazione della Fiera del Levante con la presenza di ministri e autorità.

E' una questione da tenere presente in occasione delle prossime iniziative di lotta, quando hanno come teatro la città di Bari. 


venerdì 27 settembre 2024

Le farneticanti dichiarazioni dell’ambasciata israeliana su intervista Ambasciatrice Palestinese a Bari in questi giorni

Comunicato stampa
Il Comitato per la Palestina, contro le guerre imperialiste ed il governo Meloni conferma l’appuntamento di sabato 28 settembre alle ore 9,00 davanti l’ingresso Orientale della Fiera del Levante per contestare Governo Regionale e Nazionale, per poi andare in corteo verso il centro della città di Bari. 

Il nostro Comitato rimane sbalordito dalle parole usate dall’ambasciata israeliana contro le dichiarazioni della Ambasciatrice Palestinese presente a Bari in questi giorni.
L’ambasciata israeliana afferma che la loro guerra è contro Hamas non contro il popolo di Gaza .
Ci sembra che il Genocidio in atto smentisca tremendamente queste affermazioni, non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania.
E’ sotto gli occhi di tutto il mondo che il loro obiettivo è cancellare la presenza del Popolo Palestinese ed appropriarsi di quelle terre.
Una nazione nata nel 1948 da una risoluzione dell’ONU che aveva raccolto i rimasti abitanti europei di religione ebraica, una sorta di risarcimento storico di fronte agli orrendi avvenimenti della seconda guerra mondiale, diventa oggi una nazione feroce ed aguzzina .

Saremo davanti la Fiera del Levante per contestare la Regione Puglia che non dice una parola mentre è attraversata da profondi processi di militarizzazione, di riarmo per adeguarsi agli standard Nato; il tutto per sostenere le guerre come in Ucraina .
La Regione Puglia mostra inoltre un assordante silenzio verso Israele che ha una grossa presenza nella nostra regione attraverso con la stessa Regione, Università e industria delle armi, fabbriche di armi, raccordate da un pericoloso consolato israeliano. 

Continueremo a denunciare l’atteggiamento sempre più servile della Meloni alla Nato ed agli Americani, contenta di ricevere il premio Atlantista da Elon Musk che in Inghilterra voleva la guerra civile contro gli immigrati e gli antirazzisti. Per passare poi a leggi decisamente incostituzionali come il ddl 1660 definito “No Ponte”, approvato già alla Camera dei deputati e passato al Senato, dove di fatto le libertà Costituzionali vengono abrogate. 

Insomma c’è di tutto e di più per contestare severamente tutti davanti la Fiera del Levante; una Fiera che tra l’altro andrebbe chiusa visto che è diventa la fiera del “folletto e della porchetta”, senza offesa per queste.

Bari 27.09.2024

Tavolo Regionale per la Palestina, contro le guerre imperialiste ed il governo Meloni

PS. Da Taranto a Bari partenza sabato alle ore 7 (puntuale) presso la sede Slai cobas via L. Andronico, 47.

giovedì 26 settembre 2024

Appalto Acciaierie d'Italia Taranto: il comizio dello Slai cobas oggi

 

Vogliono spezzettare Acciaierie, per avere massimi profitti e minimi costi

L'annuncio di 15 manifestazioni di interesse, in realtà si riducono a tre che hanno prospettato la volontà di prendere l’intero perimetro del gruppo.

Queste tre sarebbero: Vulcan Steel, Stelco e Baku Steel, ma devono trasformare la manifestazione di interesse in offerta vincolante di acquisto.
Fino al 30 novembre altri potranno inviare la manifestazioni di interesse; tra questi vi sarebbero Arvedi, Metinvest e  Nippon Steel.

Parlare di spezzare il gruppo è molto negativo; lascerebbe ai nuovi padroni la possibilità di prendersi ciò che più conveniente e lasciare il resto dello stabilimento, e quindi tagliare migliaia di posti di lavoro.

Questo spezzettamento creerebbe una divisione tra gli operai che indebolirebbe la forza contrattuale e di lotta.

Per questo va respinto.

Da una compagna: stare realmente sulle "barricate", con la resistenza del popolo palestinese

Riceviamo e pubblichiamo con piacere

"E qua che si vede chi è realmente sulle barricate e da che parte si sta. 
Se lor signori "ostacolano", vietano, e tutto il resto... bisogna infrangere i loro specchi, aggiungere sempre rabbia su rabbia, coscienza su conoscenza... 
 
Il popolo palestinese sta resistendo al genocidio, alla distruzione ed alla fame, alla sete ed alle malattie. Sta resistendo e non da ora, da decenni e decenni. 
E c'è "qualcuno" che si fa intimidire e costringere dai divieti. Ma questi qualcuno si conoscono... se si vuol riconoscerli... 
 
Ogni sforzo, ogni sacrificio, ogni lotta ha "valore", ogni forma di lotta diventa seme. 
 
Continuano in tanti a stare aggrappati alle loro "assenze", alle loro "felicita'" indotte, precostituite, prefabbricate da chi vorrebbe tutti contenti e famiglie del mulino bianco. 
 
Oggi piu' che mai "Palestina libera" diventa la "parola d'ordine" di rivolta e di "scelta" partigiana🇵🇸

mercoledì 25 settembre 2024

Sabato a Bari manifestazione regionale per la Palestina, contro le guerrre imperialiste e il governo Meloni


Manifestazione regionale a Bari 28 settembre ore 9 sit-in davanti a una delle porte dell’ingresso della fiera, cui seguirà un corteo per le vie di Bari

in occasione dell’inaugurazione della fiera del 

Levante

 

Solidarietà con il popolo e la resistenza palestinese contro il

 genocidio portato avanti dal regime sionista di Israele 

appoggiato dall’imperialismo USA/Nato, con la complicità del governo Meloni, per la rottura dei rapporti economici diplomatici e militari con Israele

- Contro le guerre imperialiste, la partecipazione italiana, contro

 l’aumento delle spese militari,  

le industrie della guerra e della morte e la militarizzazione della Puglia

- contro la Meloni ed il suo “governo infame” con gravi tagli delle

 spese sociali, sanità scuola, fondi per il lavoro e l’ambiente

- contro il decreto 1660 sulla sicurezza per la repressione contro i 

movimenti, i sindacati di base, le lotte per la casa, l’ambiente, le 

grandi opere, le lotte nelle carceri, le lotte dei migranti.

 

Sarà anche l’occasione per dimostrare la nostra rabbia contro una

Regione Puglia che fa della collaborazione con Israele un momento

importante delle sue politiche e non ha mai detto una parola sul 

genocidio a Gaza;

Tavolo regionale per la Palestina, contro il Governo Meloni e le guerre imperialiste - compagni e realtà di Taranto

per partecipare da Taranto alla manifestazione a Bari ore 7 info WA 3519575628

martedì 24 settembre 2024

Cosa succede ad Acciaierie d'Italia e cosa non succede

 Operai, 

la vostra fabbrica è diventata un terreno di "guerra tra multinazionali", di concorrenza, per avere la fabbrica al prezzo più basso o per non farla prendere alle acciaierie concorrenti. 

La vogliono, alcuni capitalisti, anche a pezzetti, per avere loro tutti i benefici, fare profitti senza avere alti costi, soprattutto degli operai.

Ancora nessuno ha presentato piani industriali ne tantomeno piani ambientali; mentre con la sentenza di annullamento del processo "Ambiente svenduto" hanno già avuto la garanzia che questo governo gli consegnerà una fabbrica senza confische, condanne, con un processo lontano dai loro occhi e orecchie. 

Nello stesso tempo che succede in fabbrica? Gli operai non hanno alcun peso, voce in questa "guerra" ne per il loro presente ne per il loro futuro; perfino quando lottano non pesano: le lotte vengono usate dai sindacati confederali per i Tavoli romani, o dai padroni e padroncini dell'appalto per avere i loro crediti. Gli operai anche quando lottano non hanno una loro "piattaforma operaia", per difendere solo e soltando i propri interessi.

In questa "guerra di concorrenza dei padroni" ti può cadere una "bomba" in testa o avere una visita ipocrita di ministro, ma tu, operaio, comunque non decidi niente.

Si può continuare così, ad aspettare cosa ti porta il vento? 

NO!

E allora rimboccati le maniche!

Controinformazione rossoperaia - Con articoli sull'annullamento del processo "Ambiente svenduto"

LO DIFFONDEREMO AD ACCIAIERIE/APPALTO 

E' uscito ORE 12 Controinformazione Rossoperaia nuovo - richiedicelo - leggilo - diffondilo - contribuisci con testi audio o scritti e commenti - pcro.red@gmail. com

Bari - domani 25 conferenza stampa - sabato Manifestazione ore 9 ingresso Fiera del levante - per la Palestina, contro le guerre imperialiste, il governo Meloni

Per partecipare WA 3519575628 - partenza da Taranto 
per sabato ore 7

Il Tavolo Regionale per la Palestina, contro le guerre imperialiste, il governo Meloni,la deriva autoritaria con il ddl 1660 sulla sicurezza, promuove una Conferenza stampa Mercoledì 25 settembre alle ore 9,00 davanti la III regione aerea; dopo il consolato israeliano saremo davanti ai militari che sostengono la Nato nelle guerre, in modo particolare quella in Ucraina.

La conferenza stampa serve per fare il punto per il sit in con successivo corteo il 28 settembre alle ore 9,00 davanti gli ingressi della Fiera del levante per contestare Emiliano e la Meloni.

La Regione Puglia sostiene nei fatti Israele nell'intreccio tra istituzioni, fabbriche di armi, università, collaborazioni militari con Israele, non contestando la presenza non certo neutra del consolato israeliano che unisce tutti questi aspetti. Il governo Meloni appoggia Israele, l'Ucraina inviando soldi ed armi, addestramento, riarmo. Appoggiando pienamente le politiche di guerra della Nato.

 

sabato 21 settembre 2024

Chi sono le aziende interessate a rilevare Acciaierie d'Italia - Info

Ex Ilva, 15 le manifestazioni d’interesse

Da Gianmario Leone - Corriere di Taranto
pubblicato il 21 Settembre 2024, 16:04

Ad un minuto dalla mezzanotte di ieri è scaduto il termine per presentare le buste con le manifestazioni d’interesse per il polo siderurgico ex Ilva, previsto dal bando pubblicato lo scorso 31 luglio del ministero delle Imprese e del Made in Italy, firmato anche dai commissari straordinari di Ilva in AS (Danovi, Di Ciommo e Savi) e dai commissari di AdI in AS (Fiori, Quaranta e Tabarelli), che ha messo sul mercato tutto il gruppo siderurgico italiano. In pole, secondo indiscrezioni emerse negli ultimi giorni, ci sarebbero il gruppo ucraino Metinvest dell’oligarca Rinat Akhmetov, le indiane Vulcan Green Steel (ramo cadetto della famiglia Jindal) e Steel Mont e la canadese Stelco a loro volta da poco acquisiti dagli americani di Cleveland-Cliffs, le uniche che pare sarebbero interessate ad acquistare l’intero gruppo. Le altre aziende in corsa guarderebbero di più ai singoli asset come le italiane Marcegaglia, Sideralba e forse Arvedi, mentre sullo sfondo resta il colosso giapponese Nippon Steel che nelle scorse settimane pare abbia preso contatti con il governo. La manifestazione di interesse potrà essere fatta per acquisire “i beni e le attività aziendali di Ilva in Amministrazione Straordinaria (AS) e Acciaierie d’Italia in AS, nonché delle altre società appartenenti ai rispettivi gruppi”. Tra queste ci sono Ilva Servizi Marittimi, Ilvaform, Taranto Energia, Socova, Adi Energia, Adi Servizi Marittimi, Adi Tubiforma e Adi Socova. La priorità, su indicazione dei commissari, sarà data alle manifestazioni di interesse complessive.
Vedremo nelle prossime settimane chi realmente sarà interessato e a cosa. E quali prospettive propone. Ma bisognerà aspettare almeno sino a novembre inoltrato per avere un quadro più chiaro della situazione.
La gara internazionale “questa notte ha chiuso la fase preliminare con le manifestazioni di interesse da parte 15 attori internazionali e nazionali, alcuni dei quali hanno presentato una manifestazione di interesse per l’intero asset produttivo ed altri per parti non complete degli asset produttivi“. L’annuncio arriva dal ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, parlando a margine di SiciliaFiera a Catania. “Ora inizia una fase in cui queste aziende potranno accedere a ulteriori informazioni sulla base delle quali costruire i loro piani industriali, finanziari, ambientali e occupazionali e, nel contempo dove ci fossero altri interessati, potrebbero comunque farle in cordata con questi e comunque in ogni caso è sempre possibile ad altri di accedere a una manifestazione di interesse“...
...“Rimaniamo convinti che ogni stabilimento abbia bisogno e sia legato agli altri e una vendita a pezzi significherebbe rendere vulnerabili tutti i siti, decretandone la chiusura, a partire da Taranto. Sarebbe una prospettiva insostenibile. Inoltre ribadiamo la necessità di una presenza di garanzia dello Stato nella nuova società... Ora vogliamo conoscere nel dettaglio i progetti occupazionali, ambientali e industriali che verranno presentati. Le nostre priorità indissolubili restano ambiente, tutela occupazionale non a tempo, come previsto nel bando, per tutti i lavoratori diretti, dell’appalto e in Ilva AS e produzione ecosostenibile”. Così Rocco Palombella, segretario generale Uilm.
 

L’Ufficio Studi sideweb ha tracciato brevi profili delle aziende che nei mesi scorsi hanno ufficializzato il proprio interesse o hanno visitato gli impianti che riportiamo qui di seguito per una migliore comprensione del lettore.
Vulcan Green Steel – La società, parte del Jindal Group of Companies, ha una sede produttiva nell’Oman. Il sito è in fase di realizzazione (la conclusione dei lavori è prevista per il 2026) e avrà una capacità produttiva di 5 milioni di tonnellate annue di acciaio decarbonizzato, realizzato con l’impiego di idrogeno verde prodotto con l’utilizzo di risorse rinnovabili (solare e eolico). Secondo Vulcan Green Steel il proprio acciaio avrà un’impronta carbonica inferiore a 0,6-0,7 tonnellate di CO2 per tonnellata di acciaio. L’output dell’azienda sarà orientato alla produzione di piani e derivati (coils a caldo, coils a freddo e lamiere).
Steel Mont – È una società europea specializzata nel trading internazionale di materie prime, in particolare acciaio, carbone, coke, oltre ai prodotti chimici, energia e prodotti agricoli. Per la siderurgia, Steel Mont importa coils a caldo, lamiere da treno, lamiere da coils, tondo per cemento armato, vergella, billette, bramme, inox e rottame. Inoltre, fornisce una serie di servizi che spaziano dall’energia eolica, alla fornitura di attrezzature minerarie e metallurgiche ai finanziamenti commerciali. La società, inoltre, ha collegamenti commerciali diretti con Germania, Turchia, Emirati Arabi Uniti, India, Cina, Repubblica Ceca e Italia. Il fatturato dell’azienda è, secondo quanto dichiarato dalla medesima impresa, «superiore ai 100 milioni di euro» annui.
Stelco – Steel Company of Canada (Stelco) è un’impresa storica per la siderurgia nordamericana. Fondata nel 1910, dopo una lunga serie di fusioni e incorporazioni che l’avevano portata nel 2007 nella galassia di US Steel, nel 2017 è stata ceduta a Bedrock Industries Group e oggi si definisce un «produttore siderurgico integrato verticalmente, indipendente e canadese». Può contare su due impianti (Lake Erie Works e Hamilton Works) e realizza prodotti per i comparti dell’auto, delle costruzioni, degli elettrodomestici e per la produzione di tubi in acciaio. Il fatturato 2023 è stato di 1,92 miliardi di euro, per un utile di 98,6 milioni di euro.
Nippon Steel – Il gruppo Nippon Steel & Sumitomo Metal Corporation è il principale produttore siderurgico giapponese e tra i maggiori a livello globale. Oltre al settore siderurgico, vanta attività nei comparti metallurgico, chimico, elettronico e dell’edilizia. Il gruppo conta su 23 sedi in Giappone e 15 all’estero (7 in Asia, 5 tra America settentrionale e meridionale, 2 in Oceania e una in Europa) e dispone di nove impianti produttivi, una centrale elettrica e dieci laboratori di ricerca e sviluppo. La produzione della holding (pari a 35 milioni di tonnellate l’anno scorso) è molto variegata, e include: prodotti piani (coils, lamiere da treno), barre, rotaie, acciaio inossidabile e acciaio al titanio. Il fatturato del gruppo, nel 2023, è stato di oltre 55 miliardi di euro, con un utile di 5,6 miliardi.
Gruppo Arvedi – Il gruppo siderurgico ha conosciuto una forte crescita, in particolare negli ultimi anni, che l’ha portato a essere una delle maggiori realtà europee della siderurgia, potendo contare su attività di produzione e trasformazione dell’acciaio che impiegano oltre 6.400 dipendenti, per volumi superiori alle 5 milioni di tonnellate annue, generando un fatturato consolidato di oltre 6 miliardi di euro nel 2023. Il Gruppo Arvedi può contare su una forte presenza sia nel comparto dell’acciaio al carbonio (con Acciaieria Arvedi, Arvedi Tubi Acciaio, Metalfer, CSI, CSA ed Euro-Trade), sia in quello dell’acciaio inossidabile (Arvedi AST, Iltainox, Arinox, SDF, Terninox e Tubificio di Terni).
Gruppo Marcegaglia – Il Gruppo Marcegaglia, fondato nel 1959, si sviluppa attraverso una serie di società controllate (Marcegaglia Ravenna, Marcegaglia Carbon Steel, Marcegaglia Buildtech, Marcegaglia Stainless Sheffield, Marcegaglia Gazoldo Inox, Marcegaglia Specialties e Marcegaglia Plates) lungo tutta la filiera produttiva, con un’amplissima gamma di prodotti sia nel segmento del carbonio, sia in quello dell’inox. Il Gruppo è il principale trasformatore indipendente di acciaio al mondo e recentemente ha effettuato due acquisizioni entrando nella produzione primaria di acciaio: nel gennaio 2023 ha acquisito un’acciaieria a Sheffield (Regno Unito) per la produzione di acciai speciali e nel 2024 ha annunciato di aver rilevato l’impianto francese di Fos-sur-Mer, nel quale saranno investiti circa 600 milioni di euro per arrivare ad una produzione di 1-1,2 milioni di tonnellate di acciaio, cui verranno aggiunti un impianto di colata continua bramme (invece degli attuali lingotti) e un impianto per la laminazione in coils a caldo, per una capacità di produzione totale compresa tra 1,6 e 2 milioni di tonnellate. Nel 2023 il gruppo ha fatturato 7,8 miliardi di euro, per un utile di 191 milioni.
Sideralba – La società, con sede in provincia di Napoli, è stata fondata nel 1993 e appartiene al Gruppo Rapullino. Dalla sua nascita, l’impresa ha conseguito una costante e forte crescita, acquisendo la leadership in Italia nella lavorazione del coil zincato per il settore edile ed agricolo. Oltre alla sede storica di Acerra (NA – produzione di tubi, lamiere e nastri), il gruppo può contare su altri tre siti produttivi, due in Italia (Basciano – TE; Meridionale Grigliati – Gioia del Colle – BA) ed uno in Tunisia (SM Tunis Acier S.A. – joint venture con Marcegaglia Carbon Steel). La capacità produttiva annua è di circa 600.000 tonnellate, soprattutto di coils, tubi saldati, lamiere e profili aperti. Il fatturato nel 2023 è stato di circa 300 milioni di euro.
Metinvest – È una multinazionale ucraina attiva nei settori minerario e siderurgico, con siti produttivi sia in Europa (Ucraina, Italia, Bulgaria e Regno Unito), sia negli Stati Uniti. Prima dello scoppio della guerra in Ucraina era uno dei principali produttori siderurgici europei e globali (42° nella classifica annuale stilata dalla World Steel Association nel 2021), ma successivamente la perdita di alcuni impianti a causa del conflitto ha portato ad una contrazione dei volumi e del giro d’affari. Nel 2023 la produzione siderurgica è stata pari a 2,025 milioni di tonnellate di acciaio liquido ed a 3,1 milioni di tonnellate di ghisa, a cui si sono affiancate 5,5 milioni di tonnellate di carbon coke e 9,3 milioni di tonnellate di minerale ferroso. Il fatturato è stato di 6,6 miliardi di euro, per una perdita di 174 milioni.
Negli ultimi giorni si sono fatte sempre più insistenti anche le voci su Nippon Steel che nelle scorse settimane pare abbia preso contatti con il Governo.
Come ricordato, la manifestazione di interesse potrà essere fatta per acquisire «i beni e le attività aziendali di Ilva in Amministrazione Straordinaria (AS) e Acciaierie d’Italia in AS, nonché delle altre società appartenenti ai rispettivi gruppi». Tra queste ci sono Ilva Servizi Marittimi, Ilvaform, Taranto Energia, Socova, Adi Energia, Adi Servizi Marittimi, Adi Tubiforma e Adi Socova. La priorità, su indicazione dei commissari, sarà data alle manifestazioni di interesse complessive.

giovedì 19 settembre 2024

PER COMPRENDERE, ORGANIZZARSI E LOTTARE: Torniamo sul significato dell'accordo di Acciaierie d'Italia - Dall'assemblea nazionale di proletari comunisti del 31/8

In questo articolo torniamo sull'accordo di luglio a Roma di Acciaierie d'Italia, per parlare del legame che la vicenda Acciaierie d’Italia ha in questo momento con la realtà nazionale e internazionale della siderurgia, con gli universi industriali in relazione col mondo della siderurgia sia come utilizzatori dell'acciaio sia come fornitori; e per parlare delle motivazioni che vi sono dietro la vicenda ex Ilva pienamente in linea con il carattere di questo governo.

I dati della borghesia dicono che il 40% della produzione industriale italiana è legata al ciclo della siderurgia e di questo la parte maggioritaria è rappresentata dalle vicende che toccano Acciaierie d’Italia. Quindi, quando si parla di acciaierie, siamo nel cuore del sistema industriale dell'intero paese, oltre che di una vicenda sociale, politica e umana che riguarda l'intera città di Taranto.

Partiamo dal problema del recente accordo di luglio che ha posto una tappa con l'accettazione di un accordo da parte di tutti i sindacati, compresa l’Usb che, come sindacato di base, avrebbe dovuto essere il sindacato dell'opposizione dei lavoratori a questo accordo.

Questo accordo è per pilotare, attraverso un processo di cassa integrazione permanente, il tentativo di ripresa industriale dell'ex Ilva dentro il mercato nazionale e mondiale, consegnando la fabbrica, svendendola, per la terza volta a nuovi padroni che se la stanno disputando con diverse ragioni. Si tratta di soggetti forti dell'industria italiana e internazionale.

Noi siamo coloro che conoscono meglio la situazione e quindi siamo in grado di orientare e fornire ai lavoratori, intesi in senso lato, un quadro più approfondito e ricco, adeguato alla profondità della questione. Abbiamo fatto nel 2012 sul sistema Ilva un libro “Ilva la tempesta perfetta”, un libro presentato anche in diverse città italiane e che ogni volta ha trovato attenzione.

Anche ora siamo intervenuti in forma articolata, analizzando nei dettagli l'accordo, con una critica della filosofia che c'è dietro le scelte del governo, dei padroni.

Gli operai che ci sono ora in fabbrica sono stati ridotti da questo accordo ai minimi numeri e fanno un livello di produzione limitata. La ricaduta sull'appalto non è meccanica perché esistendo comunque l'obiettivo della ripresa della produzione da parte dei Commissari che ora gestiscono Acciaierie d’Italia, gli operai dell’appalto stanno facendo un'attività di manutenzione di messa a punto degli impianti; questo fa sì che la maggiorparte degli operai delle ditte attualmente sono al lavoro.

Questa situazione in Acciaierie pone un problema consistente perché tu ti rivolgi a operai che ora stanno lavorando ma che diventeranno subito cassintegrati. Mentre la massa di operai che è fuori perché già da tempo in cassintegrazione non è possibile raggiungerla facilmente.

Nel testo dell’accordo gli elementi sono davvero molti, a parte i piani di cassintegrazione che sono la sostanza. Si tratta di un accordo storico, sia per il modo di affrontare crisi di questa natura, sia per le forme nuove di gestione della cassa integrazione. (rimandiamo all’analisi dell’accordo fatta da noi e trovabile nel blog tarantocontro)

Il testo effettivo definitivo dell'accordo non è ancora pubblicato. Questo testo è pieno di clausole che chiariscono la filosofia, che sono una sorta di anticorpi per evitare che si rompa il blocco sociale, corporativo, padroni-governo-sindacati che tiene tutto insieme. Noi pensiamo che se riusciamo a bucare, come si può dire, il tallone del ferro di questo accordo i risultati possono essere abbastanza clamorosi. Perché nello sforzo di regolamentare tutto, di prevedere i minimi particolari, fa sì che ogni minimo particolare possa entrare in crisi rischiando di far saltare tutto questo pallone gonfiato, a cui sono incatenati in questo momento tutti i sindacati. E proprio questo incatenamento forzoso può essere un anello che tiri tutta la catena.

Noi siamo sostenitori della Piattaforma operaia, che è una questione di contenuti, non una definizione. Contiene la risposta di classe dei lavoratori a questa situazione, e non con obiettivi estremisti, ma in forme che corrispondono all’effettiva situazione che si sta determinando. Tra gli obiettivi principali c’è l’integrazione al 100% della cassintegrazione. Lo Slai cobas ha posto questa rivendicazione sin dall'inizio, poi alcuni sindacati, fondamentalmente la Uilm l'hanno fatta solo parzialmente propria. Il 100%. di integrazione alla cassintegrazione non è certo perché per motivi demagogici. In una fabbrica, come l’ex Ilva, con grossa crisi ambientale e di lavoro, l'integrazione salariale va considerata parte del risarcimento sociale degli operai che oltre ad avere patito la crisi ambientale e occupazionale hanno la beffa di essere buttati fuori e messi a sotto salario permanente al di sotto di quelli del salario percepito quando sono in attività perché integrato da varie indennità, premi, salario che poteva sfiorare le 2000 euro mensili per una fetta abbastanza consistente di operai. Ora gli operai in cigs si vedono tagliare i salari di quasi il 50%.

La cassintegrazione nell’accordo viene posta chiaramente come anticamera di esubero, perché tutti i piani industriali temporanei e future, tutti i piani dei possibili nuovi padroni italiani o esteri che si stanno disputando l’ex Ilva; dal Canada all’Ucraina, all’India nuovamente, al Giappone, ecc., prevedono una riduzione della forza lavoro che va da 2500 a 5000 degli attuali.

Su questo, chiaramente la nostra posizione è assolutamente intransigente, assolutamente fondata su dati precisi. In certi momenti sindacalisti dei sindacati confederali, soprattutto della Uilm sindacato maggioritario in Acciaierie, hanno detto: Sì, voi avete ragione, ma siccome noi abbiamo la forza noi possiamo ottenere, voi no. E questo fa sì che gli operai staranno con noi, non con voi. Quindi fatevene una ragione.

Però i fatti sono più duri delle parole. Noi siamo convinti che gli operai si faranno effettivamente “i conti di tasca” e questi “conti in tasca” daranno conferma alla nostra analisi.

Noi abbiamo “scommesso” su questa fabbrica, noi pensiamo che in questa fabbrica ci sarà una ribellione di minoranza e questa ribellione sarà con noi.

Questo accordo con tutte le motivazioni che ci sono state dietro e che l’accompagnano non va banalizzato come uno dei tanti accordi peggiorativi, ha un valore nazionale, un valore politico, in un certo senso è lo specchio dello scontro tra proletariati, masse popolari e lo Stato del capitale.

Taranto e l’Acciaieria, è stato detto dal Ministro Urso, hanno un valore strategico anche a livello internazionale, e l’accordo esprimerebbe questa importanza strategica.

Noi, da tutt’altro punto di vista, siamo in parte d’accordo con questa valutazione. Per due aspetti in particolare.

L’accordo è motivato come affermazione di una politica nazionalista. Altro che nazionalizzazione, qui siamo al sovranismo. L’'intervento di Urso alla festa dell’Usb * era tutto volto a valorizzare l'acciaio italiano in concorrenza con l'acciaio degli altri paesi, in particolare della Cina. Quindi con una forte caratterizzazione nazionalista, dietro cui c’è anche il discorso della guerra per difendere l'acciaio italiano.

L'altro aspetto è il corporativismo, che è legato al nazionalismo. Il dirigente nazionale dell’Usb, Colautti, che ha partecipato a tutte le trattative a Roma su Acciaierie, fino all’accordo, partendo dal dire che non ci sono più ideologie, né di destra né di sinistra, ha condiviso il discorso del Min. Urso sulla difesa dell'acciaio italiano con una concordanza di fatto sulla questione del nazionalismo veramente imbarazzante, molto più che imbarazzante.

Il corporativismo è espresso in maniera organica dalla Cisl, non solo a Taranto ma a livello nazionale. Nei mesi passati ha anche raccolto firme intorno a una ordine del giorno, una sorta di nuovo patto tra azienda, lavoratori, anche singoli lavoratori.

In questo corporativismo viene a fagiolo proprio l'Usb. Nella richiesta che fa per gli operai in cassintegrazione dal 2018 perché lasciati in Ilva AS - esprimendo anche, purtroppo, posizioni individuali imbarbarite di operai che stanno da tanti anni fuori dalla fabbrica che vogliono o incentivi o di lavorare nei lavori di pubblica utilità per raccattare qualche cosa - non si batte per il loro rientro in fabbrica, e soprattutto crea una contrapposizione tra operai in cassintegrazione e operai che lavorano.

Rivendica i Lavori di pubblica utilità con motivazioni simili a quelle che può fare il governo, i padroni: stare in cassintegrazione si perde il senso del lavoro, non deve essere permesso che uno non dia il suo contributo alla società. E così l'operaio dovrà andare a dare una mano alla raccolta differenziata, a scopare i viali delle amministrazioni locali, ecc.

Sulla “fine delle ideologie” è entrato a gamba tesa Emiliano che, sempre alla festa dell’Usb, ha detto: con gli altri governi non mi sono mai sentito così in sintonia come con questo; io non sono fascista ma nella storia del nostro paese mai vi è stato un ministro più bravo di Urso…

E da parte sua Urso, via via incoraggiato esponeva tutta la sua visione di pace, nazione, leggeva in termini esaltanti l’accordo Acciaierie, affermando che tutti i sindacati accettano il valore dell'economia nazionale, della patria e tutti partecipiamo alla guerra in atto nel paese attraverso l'istituzione di dazi sociali a tutela della patria e della nazione.

* (La festa , iniziata subito dopo il giorno dell’accordo, è stata partecipatissima, anche se non erano tutti operai. Questa festa il primo giorno, in cui vi era un dibattito sull’accordo e la situazione Acciaierie, con la presenza del Min. Urso e di Emiliano, si è conclusa con una sorta di ovazione al ministro del governo fascista, con dichiarazioni di massimo elogio da parte dell’Usb. (tutto lo svolgimento del dibattito, i discorsi, li abbiamo raccontati nella trasmissione di Controinformazione rossoperaia, nel blog tarantocontro, e in un foglio diffuso alla fabbrica, ma sicuramente non eguagliano la diretta dell’assemblea, i toni, le espressioni, ecc.).

Iniziativa studentesca davanti a una scuola - verso lamanifestazione di Bari del 28 settembre

Anche a Taranto, come in tutta Italia, contro il genocidio in Palestina e la Scuola-Azienda, fermiamo il governo Meloni!

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mercoledì 18 settembre 2024

Verso la manifestazione del 28 a Bari - info per Taranto WA 3519575628

Sono Bobo Aprile del Tavole Regionale per la Palestina,contro le guerre imperialiste,contro il governo meloni” e racconto cosa è accaduto in relazione alla manifestazione alla Fiera del Levante del 28 Settembre prossimo.
Ieri pomeriggio, 17 Settembre, la Questura di Bari mi ha chiesto di recarmi da loro in relazione all’avviso che avevo fatto per la conferenza stampa, ma chiaramente lo scopo era parlare del 28 Settembre.
Intanto nell’incontro ho rifiutato lo spostamento e per questo ho ricevuto le prescrizioni.
Alla domanda sul 28 ho risposto che saremo vicino agli ingressi per contestare Emiliano e la Meloni .
Questa mattina,18 Settembre, abbiamo esposto gli striscioni della prossima manifestazione ed è diventato di fatto un presidio nel centro di Bari, sono arrivati i giornalisti, soprattutto delle televisioni e on line. Sono riuscito a vedere alle 14,00 su rai3 Regione un breve resoconto della mattinata.
La domanda che si è ripetuta più volte è quella che avviene in queste situazioni: cosa accadrà il 28 Settembre alla Fiera?
La risposta è quella che con determinazione abbiamo dato il giorno prima in questura, “contestare Emiliano e Meloni” .
Abbiamo aggiunto, così si può dire, il disastro della sentenza tarantina.
La carta stampata vediamo cosa scrive domani.
Ci siamo lasciati con i presenti che sono stati i giovani dell’Osa, del Fronte dei Giovani Comunisti, di Taysir, del Cobas, di chiedere a tutti la realizzazione di una nuova conferenza stampa diventato anche un presidio per il 25 Settembre dove fare il punto della situazione; formalizzeremo nelle prossime ore alla questura l’informativa per la manifestazione con corteo del 28 Settembre .
A Brindisi saremo in piazza il 21 Settembre in collegamento ideale alla piazza di Firenze contro la Nato, con i risvolti di carattere locale, per propagandare il 28 Settembre a Bari.

Per partecipare da Taranto - slai cobas WA 3519575628

Lavoratrici e lavoratori di ausiliariato e pulizia degli asili comunali VERSO LO SCIOPERO!

 

E ORA SCIOPERO!

Martedì 24/9 alle ore 17, nella sede Slai cobas faremo il piano per lo sciopero; uno sciopero che deve pesare! - E' importante che tutte le lavoratrici e lavoratori ci siano, indipendentemente dall'iscrizione sindacale

Il Tavolo di "conciliazione" convocato dalla Prefettura ha avuto esito negativo.

La Prefettura, nonostante nostra esplicita richiesta, non aveva convocato il Comune, che invece è diretto responsabile della maggiorparte delle problematiche da noi sollevate in questo anno, è responsabile di averci scippato il mese estivo e quindi di che fine fanno i soldi (presi dal "quinto" del nostro appalto) già stanziati e non utilizzati per noi; è obbligato in solido per le regolarità contrattuali e applicazione da parte della ditta del capitolato d'appalto; è responsabile del miglioramento da noi richiesto per il prossimo nuovo contratto d'appalto (questo in corso scade a novembre di quest'anno). L'assessorato ai servizi educativi si è limitato ad inviare alla Prefettura una lunga nota per ribadire le solite cose dette nei nostri incontri diretti: va tutto bene, le lavoratrici non sono nostre dipendenti e quindi ve la dovete vedere solo con la ditta.

Servizi Integrati, presente al Tavolo, ha solo ribadito che non vuole fare nessuna contrattazione di secondo livello (prevista dal CCNL) e quindi non vuole dare aumenti salariali.

La Prefettura da parte sua si è limitata a registrare nel verbale le posizioni, senza fare neanche il minimo tentativo di "conciliazione" - dimostrando che questo "Tavolo di conciliazione" serve solo a mettere i bastoni tra le ruote alla proclamazione dello sciopero.

Insieme allo sciopero, avvieremo un ricorso collettivo. Per questo martedì sarà presente in sede la nostra avvocata.

Le nostre richieste sono giustissime, ma solo con la lotta possiamo ottenerle. Dobbiamo essere in tante allo sciopero per essere più forti.

SLAI COBAS

Cancellati con un’ordinanza sette anni di processo Ilva - Intervento dell'Avv. Enzo Pellegrin di Torino

di Enzo Pellegrin - Avvocato di Torino di parti civili/lavoratori cimiteriali dello Slai cobas sc al processo "Ambiente svenduto"

Alla fine è successo ciò che si temeva. Nel peggiore degli scenari possibili.

Chi scrive ne aveva parlato ad aprile di quest’anno (1).

Venerdì 13 settembre il Presidente della Corte d’Assise d’Appello di Taranto, accogliendo un’eccezione formale (e formalistica) della difesa degli imputati, ha letto il dispositivo dell’ordinanza che ha annullato la sentenza di primo grado e l’intero processo ILVA, stabilendo che il processo doveva celebrarsi, e dovrà essere celebrato nuovamente, a Potenza, ripartendo dalla fase delle indagini preliminari.

Oltre sette anni di processo di 1° grado, incidenti probatori, studi scientifici, audizioni di testimoni, periti, consulenti tecnici, parti civili, speranze e aspettative di giustizia di cittadini e lavoratori di Taranto vanno completamente in fumo.

L’eccezione formale accolta dalla Corte di Secondo Grado riguardava l’articolo 11 del nostro Codice di Procedura Penale: “I procedimenti in cui un magistrato assume la qualità di persona sottoposta ad indagini, di imputato ovvero di persona offesa o danneggiata dal reato, che secondo le norme di questo capo sarebbero attribuiti alla competenza di un ufficio giudiziario compreso nel distretto di corte d'appello in cui il magistrato esercita le proprie funzioni o le esercitava al momento del fatto, sono di competenza del giudice, ugualmente competente per materia, che ha sede nel capoluogo del distretto di corte di appello determinato dalla legge”.

Che vuol dire in termini concreti?

La difesa degli imputati aveva  sostenuto che nel processo vi siano state le Costituzioni di parte civile di due magistrati nel distretto di Taranto, costituzioni di parte civile compiute quando i magistrati non facevano più parte dell’ordine giudiziario e peraltro subito revocate e mai entrate nella contesa processuale.

Inoltre i medesimi difensori avevano sostenuto che quasi ogni magistrato del distretto tarantino residente nel capoluogo di provincia pugliese poteva considerarsi, al pari delle parti civili, una persona offesa o danneggiata da reato. 

Nonostante nessuno di questi magistrati si fosse mai ulteriormente costituito od avesse mai assunto formalmente la qualità di persona offesa, danneggiato o parte civile nel processo, per i difensori tanto bastava per attivare una norma processuale eccezionale che derogava ad un principio e diritto fondamentale sacralizzato nell’art. 25 Cost.: “Nessuno può essere distolto dal giudice naturale precostituito per legge”.

Proprio perché norma eccezionale, e derogativa di un principio costituzionale, l’applicazione della deroga dell’art. 11 c.p.p., che comporta il trasferimento del processo ad altro giudice del Distretto di Corte d’Appello più vicino, deve essere di stretta interpretazione e non ammette interpretazioni estensive od analogiche.

E’ seguendo questa logica che la giurisprudenza prevalente aveva riservato l’applicabilità di tale normativa solamente ai casi in cui un magistrato scenda sostanzialmente ed attivamente in campo nel processo avanzando pretese risarcitorie: costituisce, infatti, «ius receptum (n.d.r.: principio consolidato) nella giurisprudenza il principio secondo cui, per l’attribuzione ad un magistrato della qualità di danneggiato, è necessaria un’assunzione formale della qualità di persona offesa (che passa attraverso un’iniziativa volta a lamentare un danno o a chiederne il risarcimento), non essendo sufficiente la denuncia di un fatto, in quanto atto finalizzato soltanto a portare un determinato fatto a conoscenza delle autorità competenti e non ad avanzare pretese risarcitorie». (2).

Nello stesso senso avevano deciso i giudici di primo grado e respinto l’eccezione presentata.

La Corte di Secondo Grado ha invece deciso di applicare la norma nel modo estensivamente formalistico ritenuto dalle difese, ansiose di trovare un cavillo che potesse consentire loro di difendersi dal processo, più che nel processo.

L’imparzialità astratta del Collegio è stata ritenuta offuscata anche se nessun collega magistrato sia mai intervenuto formalmente ad assumere la qualità di parte offesa o danneggiata nel processo. La pronuncia ha effetti dirompenti proprio per i processi agli inquinatori: seguendo questa logica estremamente formalistica, gli inquinatori non potrebbero mai essere processati nei territori che inquinano. Portando la logica agli estremi, se un disastro doloso interessasse l’intero territorio nazionale (come ad esempio una fuoriuscita di radionuclidi radioattivi, come fu quella di Chernobyl, che interessò le atmosfere ed i territori di tutta Europa), non ci sarebbe Corte italiana che potesse riunirsi in giudizio contro di loro!

Quali sono le ragioni che hanno portato a consentire una simile estensione dalle estreme conseguenze? Occorrerà attendere le motivazioni che la Corte depositerà entro quindici giorni.

Per ora rimane solo il dolore di un enorme schiaffo ai cittadini ed ai lavoratori tarantini, i quali pure dovevano aver riposto una qualche fiducia nel fatto che se un soggetto economico lede la salute e l’ambiente, calpestando norme e limiti con la compiacenza di autorità infedeli, in qualche modo debba essere punito o quantomeno fermato.

Peraltro, valga ricordare che l’ipotesi di accusa era costruita su di un solido impianto probatorio di natura scientifica, oltre che su rilevanti intercettazioni che mostravano la collusione e la compiacenza delle autorità di controllo con la fabbrica inquinante. (3)

Di fronte alla tristezza del momento, torna in mente lo Sciascia del Giorno della Civetta, laddove faceva riflettere il capitano dei Carabinieri sull’enorme numero di omicidi per causa d’onore sentenziati in Sicilia, al tempo in cui l’omicidio passionale si pagava poco:

 “Il delitto passionale, il capitano Bellodi pensava, in Sicilia non scatta dalla vera e propria passione, dalla passione del cuore; ma da una specie di passione intellettuale, da una passione o preoccupazione di formalismo, come dire? giuridico: nel senso di quella astrazione in cui le leggi vanno assottigliandosi attraverso i gradi di giudizio del nostro ordinamento, fino a raggiungere quella trasparenza formale in cui il merito, cioè l’umano peso dei fatti, non conta più; e, abolita l’immagine dell’uomo, la legge nella legge si specchia” (4)

Quel dolore dell’abolizione dell’immagine dell’uomo e dell’umano peso dei fatti è ciò che resta per ora a noi dall’epilogo di Venerdì 13 settembre nell’aula tarantina. Insieme a questo, lo sfogo di molti, per cui tanto asciutto formalismo sia molto lontano dall’idea di Antigone, la quale  tutelava i diritti sostanziali contro la spietata fiscalità di Creonte. Un umano, amaro, ed erroneo convincimento, di un sapore metallico, che rimanda alle riflessioni di Pasolini e ai versi di De Andrè:  “se non del tutto giusto, quasi niente sbagliato”?

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(1) https://www.marx21.it/italia/inizia-lappello-del-processo-ambiente-svenduto/

(2) Così il passo della sentenza di primo grado in https://www.giurisprudenzapenale.com/2024/09/14/processo-ilva-la-sentenza-di-primo-grado-sulle-eccezioni-di-incompetenza-funzionale-ex-art-11-c-p-p/

(3) cit. nota 1 : Come rilevato in un precedente scritto, l’equipe di periti allora incaricati dal GIP Todisco rispose affermativamente ai quesii circa la nocivita’ delle emissioni dello stabilimento pe la vita dei lavoratori e degli abitanti del distretto di Taranto, inclusi i comuni di Massafra e Statte, mettendo inoltre a punto una perizia basata su dati che poi hanno generato un vero e proprio studio epidemiologico, trasformatosi in articolo pubblicato e sottoposto a revisione paritaria in sede scientifica, nonche’ affiancato da altra letteratura sperimentale di conferma.

(4) L. Scascia, Il giorno della civetta, Einaudi 15ma ed. 1972, p. 110.