martedì 15 ottobre 2024

Dopo Taranto, Torino...


"Non finisce qui!" - avevamo detto alla lettura di annullamento della sentenza processo Ilva di 1° grado - E ieri abbiamo cominciato a renderla realtà...



Riportiamo i temi principali che sono stati posti nell'assemblea di parti civili e avvocati, tenutasi ieri alla Provincia.

Prima di iniziare vi è stato un forte saluto/ricordo di Massimo Battista, operaio, delegato, morto il 7 ottobre, che ha combattuto contro i Riva, i padroni pubblici e privati dell'ex Ilva e che nella sua lunga battaglia soprattutto in fabbrica è stato un riferimento per tanti operai.

Noi avevamo detto dall'inizio che questo processo "Ambiente svenduto" era ed è un processo storico. Non andava visto, quindi, come un processo normale, sia pur necessario, contro padroni, ma anche rappresentanti complici delle istituzioni, della politica, ecc.. E' un processo storico sia per la quantità di imputati, chiaramente prima di tutto i Riva e le società che hanno gestito l'Ilva per vari anni, poi tutta la catena che in un certo senso dà un'immagine concreta di quello che è il sistema del capitale, perché ci sono i politici, ci sono i rappresentanti istituzionali, gli Enti che dovevano controllare, c'è la Chiesa, le forze dell'ordine; sia per l'insieme dei reati che in un certo senso coprono tutto l'arco di violazioni sulla sicurezza e la salute per cui i lavoratori sono colpiti e viene messa in pericolo la vita degli operai e delle popolazioni - dalle violazioni che avvengono nei cantieri edili a quelle nella siderurgia, a quelle nei porti, nei trasporti ferroviari, eccetera.

E anche questa sentenza di annullamento, fa diventare questo un processo storico.

Il 13 settembre è stata scritta una brutta pagina per la città di Taranto, per la difesa del diritto alla salute dei cittadini, per la difesa dei diritti dei lavoratori, della sicurezza.

Sono stati cancellati 7 anni del processo di primo grado. Ma in realtà di più, perché dal 2012 che la questione generale dell’Ilva è balzata sul fronte giudiziario.

Altrettanto esemplare in negativo è stato l'atteggiamento del Presidente della Corte d'appello. Fin dall'inizio, Del Coco ha fatto sollevare, da parte nostra ma non solo nostra, parecchi sospetti circa una posizione di costante imparzialità. 

Fin dalla seconda udienza il presidente Del Coco ha fatto un’ordinanza con cui, per la prima volta in un processo del genere, ha sospeso la provvisionale. Questo è stato un segnale abbastanza pesante, non solo per gli effetti sulle parti civili – qui stiamo parlando di più di 1500 parti civili di cui l’80% si tratta di lavoratori, donne, uomini che hanno subito nella loro vita anche pesanti risvolti economici, sia per lo sfruttamento sul lavoro e la mancanza di sicurezza, sia per il problema proprio della salute, con tutti gli iter della catena di sofferenze, fatte di ospedali, viaggi per la salute ecc - ma per la motivazione che c'è stata dietro questa ordinanza. Una motivazione visibilmente di parte, politica, che va al di là delle motivazioni giuridiche. Perché si diceva che se gli imputati, i Riva e gli altri, fossero stati assolti, per loro sarebbe stato un enorme danno economico aver sborsato questa provvisionale e non poter riuscire a recuperare questi soldi. Una motivazione, quindi, che non c'entrava per niente con le norme giudiziarie.

Questa sentenza è molto grave perché insieme a cancellare tanti anni di udienze, ha buttato a mare tante testimonianze di operai, di cittadini abitanti nei quartieri inquinati, di lavoratori cimiteriali, veramente importanti. Queste testimonianze hanno dato un quadro anche del fatto che non è che non era possibile “un'altra fabbrica”. Il problema, era ed è, che la fabbrica è gestita chiaramente ai soli fini del massimo profitto, e tutto il sistema politico, istituzionale è sostenitore di questo interesse dei padroni. Ma dalle testimonianze degli operai emerge un’altra realtà; gli operai nel denunciare quello che succedeva in fabbrica dicevano anche cosa loro proponevano, quantomeno per limitare l'inquinamento, le violazioni continue di normative sulla salute, sulla sicurezza. Loro lo dicevano ma per questo venivano puniti, declassati, trasferiti, anche se erano delegati.

Questo processo non è da vedere solo come processo ambientale, ma è un processo che ha messo in luce il rapporto tra produzione, attività produttiva, e operai. Cioè è un processo al modo di produzione capitalista. "E' stata una radiografia del capitalismo", come ha detto Marescotti di Peacelink.

Un processo sintetizzato da una concezione espressa da alcuni avvocati degli imputati: “Voi parlate di giustizia, noi parliamo di diritto”. Un diritto che in questo sistema capitalista è fondato sul diritto borghese, non certo su un diritto per gli operai e le masse popolari. Un diritto che in questo processo d’appello si è basato su veri e propri cavilli giuridici (che precedentemente la Cassazione aveva già respinto. Per esempio, come ha detto ieri un'avvocata, come mai la Corte d’appello ha dato valore alla costituzione di parte civili di due giudici onorari, ma non al ritiro di queste costituzioni?) li amplificano al massimo e sulla base di questi cavilli buttano a mare un impianto di circa 3800 pagine del processo di primo grado.

In questo senso quello che è alla fine più grave è che annullando questo processo, è come se si fosse detto: il modo di produzione capitalista non si tocca. Padroni e complici sono stati accusati di “associazione a delinquere”? Ma è un’ “Associazione a delinquere” che può continuare e che padroni, governo, Stato portano avanti ogni giorno; e una parte della magistratura dice che i capitalisti che sfruttano, uccidono, inquinano l’ambiente, mettono in pericolo la vita di operai, donne, bambini… devono poterlo fare, senza che ci siano giudici, pochissimi, lavoratori o cittadini che pretendano giustizia, che li intralcino.

Ma, come abbiamo detto fin dal 13 settembre: non finisce qui; cercheremo di opporci in ogni modo a questo annullamento.

Per questo ieri abbiamo organizzato l'assemblea delle parti civili con gli avvocati di Taranto – Fabrizio Lamanna e Antonietta Ricci – e gli avvocati di Torino in collegamento telematico – Gianluca Vitale e Enzo Pellegrin, e altre realtà interessate a opporsi a questo “schiaffo”, tra queste principalmente Marescotti di Peacelink.

E i nostri avvocati dal 13 settembre non sono stati fermi. E ieri nell’assemblea hanno annunciato, e argomentato, il deposito di una istanza ex art. 572 CPP, con cui chiedono alla Procura Generale presso la Corte d’Appello di Taranto di proporre ricorso per Cassazione avverso la sentenza del 13 settembre.

Nello stesso tempo – come ha detto Marescotti - siamo di fronte ad un passo indietro ma non ad un'assoluzione degli imputati; le prove raccolte, le perizie, la documentazione scientifica a base del processo “Ambiente svenduto” restano; come restano le disposizioni/ordinanze di sequestro fatte dalla Todisco. L'annullamento non ha per niente smentito i FATTI.

D’altra parte, questa sentenza di annullamento sembra “caduta a fagiolo”. Il governo in questo periodo ha al centro il problema della vendita dell'Ilva. Ci sono addirittura 15 possibili acquirenti, in generale multinazionali estere, qualcuna italiana, che hanno fatto la propria offerta per l'Ilva.

Ecco, è come se questa sentenza incide anche su questo. Cioè si vuole consegnare l'ex Ilva, oggi Acciaierie d'Italia a nuovi padroni, come una fabbrica che non sia sotto il “tallone di Achille” di condanne, di ordinanze della Procura. Ritorna anche con questa sentenza il discorso della depenalizzazione. La questione è che i nuovi padroni devono stare “liberi e franchi” da ogni catenaccio.

Oggi è annunciata la ripartenza dell’Afo 1 con la presenza del Min. Urso, accensione celebrata in modo trionfalista, mentre non c’è tuttora un piano che coniughi l’aumento della produzione con la salute dei lavoratori, dei cittadini, con la tutela dell’ambiente. Quindi è una ripartenza – come è stato detto in assemblea - per continuare la “morte” e lo sfruttamento

Questa sentenza, quindi, va colta in tutta la sua importanza e gravità.

Chi deve essere veramente interessato a questa nuova fase della battaglia che è di lotta di classe, devono essere gli operai, devono essere i lavoratori cimiteriali, devono essere i cittadini dei tamburi, ma devono essere anche tutti lavoratori delle altre fabbriche, delle altre città a livello nazionale. 

Per questo, per portare la questione Ilva livello nazionale, è stato annunciato che il 21 ottobre un'assemblea, organizzata da Medicina democratica e Slai cobas sc, si terrà a Torino 

lunedì 14 ottobre 2024

Oggi e domani

Oggi, lunedì 14 ottobre alle ore 16,30 nella sala Lacaita della provincia - ex biblioteca, sita all'inizio di via Anfiteatro (quasi ad angolo con lungomare - a piano terra), terremo un'importante assemblea sulla sentenza che ha annullato il processo di 1° grado di "Ambiente svenduto", per decidere come agire per opporci a questo "schiaffo" ai lavoratori e alla città.
Saranno presenti gli avvocati.

15 ottobre in occasione della venuta del ministro Urso - presidio di protesta ore 14 portineria A Acciaierie - poi si andrà alla direzione

info Slai cobas per il sindacato di classe Taranto 3519575628




domenica 13 ottobre 2024

Ieri a Taranto informazione su Roma per la Palestina e gli avvenimenti attuali in Libano




Ieri mentre si manifestava a Milano e Roma per la Palestina e il Libano in migliaia e migliaia - a Taranto per iniziativa del comitato #iostoconlapalestina compagni e compagne erano in piazza Della Vittoria con bandiere della Palestina, striscioni, locandine e volantini per fare informazione e controinformazione.

Si sono susseguiti il racconto di Roma 5 ottobre da parte di chi da Taranto c’era a rappresentare le realtà cittadine di lavoratori, giovani, donne che non si sono mai fermati e che a Roma sono intervenuti, violando il divieto nella piazza e nel corteo.

E' seguita la controinformazione su ciò che accade in queste ore in Libano per opera del "cane pazzo" Netanyahu sostenuto dall’imperialismo, con forte denuncia del governo Meloni.

Il riscontro della piazza è stato positivo - giovani ma anche donne, anziani e numerosi cittadini hanno firmato la petizione-adesione a #iostoconlapalestina e condiviso i discorsi e gli speakeraggi.

Ora ci si prepara a tornare a Bari il 22 ottobre dove viene la Meloni nel quadro della nuova iniziativa decisa dal Tavolo regionale per la Palestina, contro le guerre imperialiste e il governo Meloni.

Info per partecipare da Taranto WA 3519575628

sabato 12 ottobre 2024

#iostoconlapalestina - Stasera in piazza Della Vittoria quello che è stata la grande manifestazione di Roma

"...Il 5 ottobre a Roma alla grande manifestazione per la Palestina da Taranto sono venuti i lavoratori e lavoratrici che hanno deciso di esserci proprio perché la manifestazione era vietata, proprio perché non si poteva accettare questo divieto di manifestare - certo i lavoratori e le lavoratrici sono ancora pochi in queste manifestazioni, ma sono lavoratori e lavoratrici d'avanguardia, organizzati, che hanno fatto interamente la loro parte in questa manifestazione....

12 ottobre ORE 18 piazza Della Vittoria - WA 3519575628 

venerdì 11 ottobre 2024

Lunedì 14 assemblea sulla sentenza di annullamento processo Ilva di 1° grado

"Tutto quello che è stato fatto va buttato nel cesso, sostanzialmente. Il che significa che se ci abbiamo messo 12 anni a fare il primo processo, se aspettiamo altri 12 anni a Potenza penso che i nostri eredi non vedranno la sentenza definitiva. Forse il tentativo di fare ricorso in Cassazione, magari riproponendo questione di legittimità costituzionale potrebbe tentare la "mossa disperata" di riportare il tutto a Taranto".

Lunedì 14 ottobre alle ore 16,30 nella sala Lacaita della provincia - ex biblioteca, sita all'inizio di via Anfiteatro (quasi ad angolo con lungomare - a piano terra), terremo un'importante assemblea sulla sentenza che ha annullato il processo di 1° grado di "Ambiente svenduto", per decidere come agire per opporci a questo "schiaffo" ai lavoratori e alla città.

Saranno presenti gli avvocati.

Si sollecita la presenza di tutte le parti civili, e di tutti coloro, realtà che sono interessati che 10 anni di processo non vadano cancellati, per decidere insieme i passi successivi.

SLAI COBAS per il sindacato di classe

WA 3519575628

giovedì 10 ottobre 2024

Urso a Genova - molto ambiguo su spezzatino, su forno elettrico a GE e mantenimento altoforni a TA - Viene a TA per far accettare questo piano? Fim e Fiom di GE concordano...

GENOVA - "...Il ministro Urso ha spiegato che "...Per ora si è chiusa la prima fase delle manifestazioni di interesse: “Lo hanno fatto in 15, tre grandi player nazionali per l’intero asset produttivo, 12 nazionali e internazionali per alcune parti”. Per Cornigliano è tornata in auge l’ipotesi dello spezzatino, cioè un futuro industriale indipendente dalle sorti di Taranto, in solitaria o più probabilmente insieme agli altri impianti del Nord Italia, come ha proposto ad esempio Marcegaglia. In un quadro del genere avrebbe ancora più senso, dopo la chiusura dell’altoforno nel 2005, l’idea già al vaglio di tornare a produrre rotoli d’acciaio a Genova con un nuovo forno elettrico.
Ma il ministro Urso chiarisce: “Noi privilegiamo l’unica assegnazione, che risponda al piano di rilancio produttivo nella sostenibilità ambientale e ai requisiti occupazionali e sociali che sono nella procedura”. E specifica: “La procedura è molto chiara e trasparente, privilegia la vendita a un unico player o cordata perché riteniamo che sia la soluzione migliore. Ovviamente nella fase successiva queste manifestazioni di interesse dovranno essere concretizzate con un piano industriale, finanziario, produttivo, occupazionale, sociale e ambientale. Quando questo sarà fatto, entro fine novembre, sarà possibile confrontare le proposte e trovare la soluzione migliore. I lavoratori sanno che possono avere fiducia in questo governo”.
E sulla possibilità che lo Stato resti in una quota di minoranza dentro l'amministrazione Urso dice: "L'esperienza dello Stato in Acciaierie d'Italia è stata fallimentare, chi ha concepito l'accordo di cinque anni fa ha commesso per lo meno qualche errore con l'azienda che gestiva e lo Stato che ci metteva i soldi, noi non lo faremo"

I sindacati

Christian Venzano, segretario generale Fim Cisl Liguria ha commentato: "...Su ex Ilva che comprende i lavoratori di Acciaierie d’Italia in AS e Ilva in AS, abbiamo avuto conferma che l’ipotesi di realizzare un forno elettrico o un laminatoio a caldo a Genova può diventare realtà: è fondamentale mantenere compatto l’asset strategico dell’acciaio ma è giusto trovare soluzioni che permettano di sfruttare pienamente le potenzialità dello stabilimento di Cornigliano con le sue specificità come la banda stagnata..."

Critica nei confronti del ministro la posizione della Uilm Liguria con il coordinatore Antonio Apa: "Non è stato un grande portatore di idee e soluzioni. Serve un punto di equilibrio tra Taranto e Genova per quanto riguarda l'ex Ilva. L'errore è stato fatto all'inizio con un bando che non ha precisato i punti di cardine che dovranno seguire i gruppi che vogliono entrare nell'asset. Andavano discussi con il sindacato..."

Stefano Bonazzi, segretario generale della Fiom di Genova - “...Abbiamo affrontato anche il tema dell’Ilva e, alla nostra specifica richiesta di portare avanti una gara che veda anche investimenti consistenti su Genova, la risposta del Ministro è stata favorevole. Il ministro ha dichiarato in maniera esplicita, salvo la disponibilità dei futuri investitori, di forno elettrico e di laminatoio a caldo: sono prospettive importanti per un unico grande gruppo nazionale che noi crediamo debba rimanere e progredire.

mercoledì 9 ottobre 2024

Sabato ancora con la Palestina

Sabato ore 18,30 piazza Della Vittoria,  informazione su Roma e dopo Roma e il punto sulla situazione in Palestina e Libano #iostoconlapalestina - info -wa 3519575628

martedì 8 ottobre 2024

Lavoratrici asili Taranto - 7 ottobre bene sciopero e presidio - e non finisce qui....

 

In tutti gli asili le lavoratrici hanno scioperato. Un presidio vivace, determinato sotto Palazzo di città ha poi fatto arrivare forte al Comune, agli assessori che passavano la denuncia delle condizioni vergognose, misere in cui devono lavorare, la denuncia dello sfruttamento di anni e anni da parte di Amministrazioni comunali e Ditte che pretendono più lavoro, sempre più servizi ma non vogliono sborsare un centesimo per migliorare una condizione fatta di pochissime ore, tanto lavoro, salari al di sotto del cosiddetto "salario minimo", di periodi di non lavoro, fatto di continue pretese delle direzioni degli asili, di discriminazioni volte a dividere le stesse lavoratrici - tra le "cattive", quelle dello Slai cobas e dell'Usb e le "buone" quelle dei sindacati confederali o di appartenenze intoccabili -; una condizione anche a rischio salute perchè si deve lavorare come 70 anni fa spaccandosi la schiena e anche in ambienti pieni di scarafaggi (come è successo a settembre), fregandosene anche della tutela igienica dei bambini. 
Nello stesso tempo ieri le lavoratrici hanno fatto sentire la loro determinazione ad ottenere risposte concrete, non ennesimi incontri inutili.
Ma siccome senza lotta non si ottiene niente - l'abbiamo visto in questi anni in cui solo con scioperi, lotte, ricorsi giudiziari si sono strappati risultati, anche se ancora piccoli (da un aumento dell'orario di lavoro, al riconoscimento dell'ausiliariato, al lavoro di un mese in estate, alle sostituzioni al 100% di personale assente, ecc.) - allora anche questo sciopero continuerà.
Il Comune ha tentato nei giorni scorsi di fare un incontro nello stesso orario del presidio, allo scopo di far fallire lo sciopero ed evitare il presidio, ma questo tentativo è stato respinto! e l'assessorato è stato costretto a fissare altra data di incontro. 
Vogliamo evidenziare 2 cose:
- Nello sciopero e nel presidio, indetto dallo Slai cobas, è stata importante l'unità tra le lavoratrici Slai cobas e lavoratrici Usb, che ha posto in generale la necessità dell'unità di tutte le lavoratrici e lavoratori a fronte dei tentativi, in atto anche per ieri, di ostacolare lo sciopero con allargamento delle precettazioni per i servizi minimi, seminando false preoccupazioni, ecc. Così come è importante un'azione di convincimento, critica tra le lavoratrici che non scioperano, per loro atteggiamenti sbagliati o perchè seguono i diktat dei sindacati confederali - perchè esse danneggiano sè e tutte le altre.
- Importante, ma anche naturale, è stata la solidarietà da parte di tutte/tutti durante il presidio al popolo palestinese, alla sua resistenza, con la denuncia del genocidio di Israele, dei massacri di bambini e donne, espressasi anche con dei cartelli, perchè le lavoratrici, i lavoratori sono parte di un unico popolo del mondo.
Così come importante è stata la comprensione e la denuncia dell'azione repressiva del governo Meloni, che ora sta per varare il nuovo decreto sicurezza che punta a impedire, criminalizzare qualsiasi lotta, protesta, dissenso in ogni ambito per imporre peggioramenti delle condizioni di lavoro e di vita, dei diritti democratici, con provvedimenti che violano la stessa Costituzione.
Lo sciopero e le iniziative di lotta servono anche per questo, per avanzare nella coscienza della situazione più generale e nella comprensione che occorre molto di più per liberarci di questo sistema che pensa solo al suo potere.  
Lavoratrici e lavoratori asili Taranto

“Rivendichiamo i nostri diritti”


Prosegue la protesta delle lavoratrici e dei lavoratori degli asili comunali

Da Corriere di Taranto

pubblicato il 08 Ottobre 2024, 08:37

“I nostri problemi sono ampiamente conosciuti così come le condizioni sempre più peggiorative per lavoratori e lavoratrici degli asili comunali. Adesso vogliamo risposte e soluzioni definitive”. Così Margherita Calderazzi dello Slai Cobas per il sindacato di classe ribadiva ieri durante lo sciopero e il presidio all’esterno di Palazzo di Città, la posizione del sindacato nei confronti della vertenza che riguarda decine di lavoratrici e lavoratori che operano nel capitolato d’appalto comunale affidato alla ditta Servizi Integrati che scadrà a novembre e che verrà quasi sicuramente rinnovato.

“Cambiano gli assessori al ramo, ma agli incontri arrivano sempre impreparati: si documentassero prima di incontrarci – ha urlato nel megafono l’esponente del sindacato di classe -. L’assessore Simili ci ha detto che essendo nuova del ramo non è ancora a conoscenza dei nostri problemi. E allora glieli abbiamo ricordati noi ancora una volta: la miseria delle ore lavorate e dei salari, le pretese delle coordinatrici degli asili che spesso vanno oltre le attività previste dal contratto, la tutela della salute. Sarà fornita nuova documentazione all’assessore Simili, compreso l’esposto del nostro avvocato che è molto dettagliato. In modo tale che l’assessore possa essere a conoscenza di tutto. Ma magari potrebbe anche farsi un giro negli asili nido comunali per osservare direttamente con i suoi occhi quali sono le condizioni di lavoro che denunciamo”.

La prossima settimana ci sarà un nuovo incontro con l'Assessore e “proporremo la partecipazione di una delegazione larga con permessi sindacali essendo l’incontro di mattina. Dopo di che faremo le prime verifiche, che non pensiamo saranno ciò che ci aspettiamo. Anche perché a novembre questo appalto scade – ha ricordato ancora la Calderazzi – ma quasi sicuramente Servizi Integrati otterrà una proroga sino a giugno alle stesse condizioni: per questo o nella proroga il Comune interviene aumentando le ore di lavoro, aggiornando le condizioni migliorative di salario (introducendo ad esempio quello "minimo" come hanno già avuto modo di fare altre amministrazioni comunali in altri capitolati di appalto) che sia almeno di 9 euro netti, migliora le condizioni per la salute di lavoratrici e lavoratori, altrimenti continueremo la nostra protesta. Che però ha bisogno anche di una maggiore partecipazione tra i lavoratori – ha poi concluso rivolgendosi alle lavoratrici e ai lavoratori l’esponente dello Slai Cobas per il sindacato di classe -: perché chi non sciopera contribuisce a peggiorare la condizione di tutte e tutti noi. Anche perché non abbiamo altra strada che insistere nella nostra lotta”.

Gravina di Puglia, un nuovo terribile femminicidio pluri annunciato


Maria Arcangela Turturo temeva di essere uccisa. Ed è avvenuto. Il marito "ha dato fuoco all'auto su cui si trovava la moglie e poi, quando la donna ricoperta di ustioni è riuscita a uscire dalla vettura in fiamme, l'ha raggiunta, bloccata a terra e soffocata 
con il peso del proprio corpo e premendole un ginocchio sull'addome. "Mi voleva uccidere, mi ha messo le mani alla gola, mi ha chiuso in auto con le fiamme", le ultime parole della donna prima di morire.
Però questo marito, Giuseppe Lacarpia, aveva già dei precedenti per "delitti contro il patrimonio e la persona". In carcere ci era già finito più di dieci anni fa per aver provato ad accoltellare a morte uno dei suoi figli.
Una delle figlie ha detto: "Era violento, ci ammazzava di botte... e nel 2009 mamma, presa dalla disperazione, ha dato fuoco al trattore di papà”. "Arcangela aveva provato a salvarsi anche in passato. Litigava col marito e si rifugiava dalle figlie. A casa loro passava dieci giorni e poi tornava da lui. "Stava da me o da mia sorella dieci giorni e poi rientrava a casa”. In ospedale era finita già altre tre volte per le botte del marito. “Mia madre continua a preoccuparsi di lui”, ha aggiunto la figlia..."
Ma ancora una volta, ennesima volta l'uomo ha potuto uccidere! 
Sembra una sorta di fotocopia di un film uscito in questi giorni "Familia", basato su un fatto vero: in cui un figlio dopo aver provato disperatamente ma inutilmente di denunciare alla polizia le violenze del padre verso la madre, il suo pericolo di vita - una polizia burocratica, riempi-carte che però ben conosceva il padre essendo questi stato in carcere - alla fine ha dovuto lui uccidere il padre, facendosi poi lui anni di carcere.
Questa deve essere la sola via d'uscita per liberarsi degli uomini assassini?!
NO e SI. Se, come tanti femminicidi dimostrano, questo Stato non solo non può difendere ma è complice di questa guerra quotidiana di bassa intensità contro le donne; se il governo invece di fare leggi contro le violenze sessuali - perchè sono ipocrite, vergognose e inutili le norme su "braccialetti", "divieto di avvicinamento" e stronzate di questo genere - pensa solo a fare leggi fasciste per reprimere le proteste, le lotte, le manifestazioni di pensiero; se quindi nessuna difesa può venire da questo Stato, da questo governo; allora è la lotta, la solidarietà, l'unità delle donne la strada per colpire prima gli uomini che odiano le donne, ma soprattutto per lottare, "uccidere" questo sistema barbaro che alimenta i femminicidi.
TUTTA LA NOSTRA SOLIDARIETA' ALLE FIGLIE, AI FIGLI DI MARIA ARCANGELA
 
Le compagne del Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario di Taranto

lunedì 7 ottobre 2024

Massimo Battista ci ha lasciato - La nostra tristezza, il nostro impegno a mantenere tra gli operai ex Ilva il suo esempio di combattività


Massimo Battista ci ha lasciato. Un operaio e delegato dell’ex Ilva che ha lottato e combattuto contro i padroni in questa fabbrica ottenendo repressione e mobbing ma non arrendendosi mai, anzi alzando il tiro di denuncia e impegno divenendo per un certo periodo una voce e un riferimento per tanti operai.

Noi così lo vogliamo ricordare. E lo ricorderemo alla fabbrica e tra i lavoratori nei prossimi giorni.  

I funerali di Massimo saranno domani alle 16.30 alla concattedrale.

Slai cobas per il sindacato di classe - Taranto

LIVE Roma, manifestazione pro-Palestina a Roma del 5/10: la piazza, gli interventi, il corteo... - L'intervento del compagno operaio dell'Ilva dello Slai cobas sc di Taranto

Alla manifestazione di Roma, da Taranto ha partecipato una delegazione di proletari comunisti, di operai - Ilva e Porto - di lavoratrici e compagne, di giovani della Fgc

L'intervento del compagno operaio dell'Ilva dello Slai cobas sc 
va da: 1:40:32 a 1:46:14

Il faro di ISPRA e ARPA sull’ex Ilva - Info - La realtà e le parole...

 

Diverse le criticità emerse in varie aree dello stabilimento siderurgico

- Dal Corriere di Taranto

pubblicato il 05 Ottobre 2024, 07:00

In attesa di conoscere quale sarà, se sarà, il futuro dell’ex Ilva di Taranto sotto ogni punto di vista (produttivo, lavorativo, ambientale e sanitario), dopo l’ultimo aggiornamento a seguito delle attività di controllo ordinario svolte da ISPRA sugli interventi previsti dal Piano Ambientale ex DPCM 29/09/2017 presso lo stabilimento siderurgico di Taranto, relativo al secondo trimestre 2024, sono state rese note anche le risultanze del rapporto conclusivo dell’ultima attività di controllo ordinaria.

Sono diverse le criticità emerse nell’attività di controllo ordinaria effettuata da ISPRA con il supporto di ARPA Puglia dal 27/05/2024 al 02/07/2024 presso lo stabilimento siderurgico Acciaierie d’Italia di Taranto (ex Ilva). Si tratta, lo ricordiamo, di un’ispezione ambientale effettuata nell’ambito di un programma e in accordo a quanto previsto nell’Autorizzazione Integrata Ambientale (ai sensi dell’art. 29 decies comma 3, con oneri a carico del gestore).

Il rapporto conclusivo, valido come Relazione visita in loco, contiene i pertinenti riscontri in merito alla conformità dell’installazione alle condizioni di autorizzazione e le conclusioni riguardanti eventuali azioni da intraprendere. La prima criticità evidenziata nella relazione inviata al ministero dell’Ambiente, sottolinea come “dall’analisi documentale ne emerge che gli interventi prescritti non risultano completati. E vi è una incongruenza del cronoprogramma rispetto alla pianificazione totale degli interventi. Si ritiene necessario mantenere informata la ASL di Taranto relativamente allo svolgimento dei monitoraggi della qualità dell’aria ambiente nei luoghi di lavoro“.

Vi è innanzitutto “la non corretta applicazione della procedura di stima delle emissioni in quanto sono stati fornite stime di inquinanti relative ad una durata dell’evento inferiore rispetto a quanto visionato (in relazione alle operazioni di colata comprensivo della granulazioni della loppa in vasca e del sistema di condensazione dei vapori effettuate)”. Il Gruppo Ispettivo ha chiesto al Gestore un approfondimento su come viene condotto il monitoraggio della temperatura e dei diversi parametri di funzionamento dei forni di cokefazione, le procedure operative relative al monitoraggio della temperatura all’interno delle camere di combustione. Si chiedono inoltre maggiori dettagli sulla “fase fumi” e di fornire una planimetria della sezione sottoprodotti di cokeria con indicazione di tutti i punti di emissione convogliata, anche non significativi, e con le indicazioni delle varie sotto-sezioni, ottenendo dall’azienda la documentazione richiesta alla data del sopralluogo. Per quanto attiene invece la problematica relativa alle emissioni diffuse e/o fuggitive in atmosfera si evidenzia che “dall’analisi delle relazioni annuali di esercizio si rileva un aumento costante degli eventi di emissioni visibili rilevate con i sistemi a videocamera WES. L’aumento è ritenuto consistente soprattutto per le cosiddette emissioni visibili da fasi di normale processo produttivo che secondo quanto dichiarato dal Gestore nei riscontri forniti “Sono riconducibili alle operazioni che rientrano per la preparazione del forno, per le fasi di sfornamento o caricamento:  Apertura del Cappellotto, Apertura Porte LM – LC, Spianamento, Porta a fine carica prima della sua registrazione”. Tale tematica rappresenta un aspetto rilevante nell’ambito del monitoraggio delle emissioni diffuse e fuggitive che potranno essere rivalutate nel corso dell’attuale procedimento di riesame dell’AIA, al fine di limitarne e prevenirne l’impatto sul contesto ambientale circostante.

Inoltre il Gruppo Ispettivo evidenzia che, sebbene la procedura di controllo operativo deputata a definire le modalità di controllo e gestione delle emissioni visibili delle batterie dei forni a coke e a minimizzare tali emissioni e che si applica a tutti i punti di generazione di emissioni visibili dalle batterie, dall’analisi anche degli allegati forniti emerge una criticità sulla rappresentatività di tali ultimi documenti rispetto a quella delle registrazioni degli eventi di emissione visibile mediante sistema WES. In sostanza, dall’analisi degli allegati in cui compaiono solo valori nulli, non emergono in alcun modo le criticità evidenziate dal sistema WES. E’ stato anche richiesto di conoscere lo stato del contratto circa la manutenzione della rete di Qualità dell’Aria che risulterebbe scaduto a marzo, visto che anche in questo caso per i due enti di controllo tale tematica rappresenta un aspetto rilevante nell’ambito del monitoraggio delle emissioni fuggitive, di sostanze volatili incluso il benzene, che potranno essere rivalutate nel corso dell’attuale procedimento di riesame dell’AIA, al fine di limitarne e prevenirne l’impatto sul contesto ambientale circostante. 

Restando in ambito di emissioni, ci si è concentrati poi sul sistema di trattamento del gas coke presente nello stabilimento di Taranto, unitamente ad uno schema di flusso che, sostanzialmente, ripercorre i principali stadi di trattamento attivi (e in fase riattivazione): rimozione del catrame;  rimozione dell’idrogeno solforato; rimozione dell’ammoniaca; ripristino del sistema di rimozione della naftalina (cd. ‘denaftalinaggio’). Nel rapporti redatto da ISPRA e ARPA Puglia si legge che “deve far riflettere circa l’opportunità di prevedere tutti i trattamenti del gas in questione, e soprattutto pone la questione della manutenzione attenta, costante e corretta dell’intera filiera produttiva e di purificazione del gas coke che, per diversi motivi, tra cui quello ambientale, deve essere trattato prima di essere utilizzato come combustibile”. Il Gruppo Ispettivo ribadisce nel rapporto la necessità di dotare l’impianto Sottoprodotti di tutte le sotto-sezioni di trattamento del COG, peraltro originariamente presenti presso lo stabilimento di Taranto, in particolare gli impianti di denaftalinaggio e di debenzolaggio. Sempre per quanto riguarda l’Area Sottoprodotti il è sono state evidenziate le attività di manutenzioni presso l’area rispetto alle ispezioni precedenti. Infatti, il Gestore, relativamente agli indicatori di perdite utilizzati in corrispondenza degli accoppiamenti flangiati di acido solforico visionati durante il sopralluogo del 11 giugno 2024, evidenzia che “essi rappresentano una miglioria adottata dal gestore per il controllo dell’impianto e una parte degli indicatori risultati danneggiati sono stati oggetto di sostituzione con attività svolta in data 01/07/2024. È in corso l’approvvigionamento di ulteriori indicatori per la prosecuzione dell’attività”. Allo stesso tempo però è stato chiesto all’azienda di rivalutare la modalità di gestione dei controlli periodici sulle tubazioni gas coke del reparto sottoprodotti con una frequenza trimestrale adottando non solo la metodologia del controllo  di tipo visivo ma anche con un monitoraggio LDAR. E di segnalare le anomalie e gli interventi di ripristino e/o la richiesta di ulteriori rilevazioni mirate posti allo scopo della risoluzione dell’irregolarità insistenti le tubazioni del gas coke dell’area sottoprodotti.

Durante il sopralluogo straordinario del 14/09/2023, i funzionari ARPA Puglia avevano visionato le reti delle aree GRF e Parchi Primari evidenziando lo stato delle reti “…constatato ed evidenziando al Gestore che alcuni pannelli di rete erano sganciati ed altri mancanti…” e chiedendo l’immediata riparazione delle stesse. Le reti hanno iniziato ad essere sostituite però soltanto dal 08-09 luglio 2024, poiché nei mesi precedenti il Gestore era in attesa di un ordine di cui non è specificato l’anno.

Dall’analisi documentale ne emerge che gli interventi relativi alla gestione delle acque meteoriche delle aree a caldo (AM5, AM6, AM 8, AM9, AM10 e AM11) hanno subito un ritardo consistente rispetto ai termini previsti dal Gestore nella DIR 212/2023. A tal riguardo il Gruppo Ispettivo segnala l’urgenza di procedere ad una revisione delle tempistiche previste per il completamento degli interventi relativi alla prescrizione.

Per quanto riguarda la tematica riguardante i rifiuti invece, in relazione alle prescrizione UP3 (comma 10 dell’art. 1 del DM 546 del 29/12/2022 “Si prescrive al Gestore di allontanare dall’area di cui al comma 2 almeno 100.000 tonnellate di rifiuti all’anno a partire dal 1° aprile 2023” Accertamento violazione con nota ISPRA 29712 del 28/05/2024 e diffida MASE prot. n. 31645 del 06/06/2024) il dato, aggiornato al 15 luglio 2024, del materiale allontanato e conferito a terzi e di quello ancora giacente in loco pari, rispettivamente, a circa: 11.641 tonnellate e 301.314 tonnellate. Il cronoprogramma dei conferimenti aggiornato al 15/07/2024 evidenzia ritardi nel completamento degli ordini (spedizioni su tratta nazionale) già assegnati. Infatti, a fronte di un complessivo quantitativo di materiale da trasferire da aprile 2024 al 15/01/2025 pari a 48.400 t, al 15/07/2024 il quantitativo conferito è stato pari a sole 3.992 t circa. In 3 mesi e mezzo (da aprile al 15 luglio) il Gestore, per rispettare le scadenze del cronoprogramma, avrebbe invece dovuto trasferire 16.940 t (4.840 t/mese) cioè più del quadruplo. Questo rende anche inverosimile la previsione, al 15/07/2024, di assegnare, entro il 2024, nuovi incarichi per 40.000 t con completamento al 15/01/2025. Per gli ordini (spedizioni transfrontaliere) già assegnati, a fronte di un complessivo quantitativo di materiale da trasferire da aprile 2024 al 31/03/2025 pari a 40.000 t, al 15/07/2024 il quantitativo conferito è stato pari a 7.648 t circa. Il Gestore, per rispettare le scadenze del cronoprogramma, dovrebbe trasferire mediamente 3.333 t/mese e quindi, al 15 luglio, avrebbe dovuto sviluppare 11.666 t di trasferimenti. In questo caso, in realtà, il ritardo sul cronoprogramma non si è ancora verificato perché delle 40.000 t previste al 31/03/2024, 24.000 sono calendarizzate a partire dal 01/07/2024 fino al 31/03/2025 mentre, le restanti 16.000, dal 01/04/2024 al 15/01/2025. Esaminando quindi solo quest’ultimo quantitativo il conferimento medio mensile deve essere pari a circa 1.684 t/mese, cioè circa 5.894 t al 15/07/2024 a fronte delle 7.648 t circa effettivamente trasferite. 

Infine, per l’Area impianto di trattamento acque cokeria il Gestorenon ha fornito nessun riscontro in merito all’eventuale presenza di studi preesistenti circa l’opportunità di copertura delle vasche di trattamento dei reflui di cokeria. Ma l’azienda ha chiarito che la copertura è a piè impianto nell’attesa di terminare la pulizia della vasca C a fronte dell’ordine 78495/24 del 05/08/2024 con fornitore “Evoluzione Ecologica”. Pertanto il gestore dovrà l’evidenza ad ISPRA e ad ARPA Puglia della copertura della vasca C dell’impianto biologico dei reflui di cokeria appena terminata la pulizia della vasca. 

In totale il Gruppo Ispettivo ha evidenziato dieci criticità e prescritto all’azienda ventitré condizioni d monitoraggio. ISPRA ed ARPA Puglia continueranno ad effettuare con cadenza trimestrale i controlli sulle suddette prescrizioni, fornendo successivi aggiornamenti specifici in merito. Nella speranza che almeno tutte queste attività possano essere portate a compimento nei tempi previsti, o comunque non troppo in là nel tempo. Anche in un’eventuale prospettiva in cui l’azienda vedrà la sua capacità produttiva ridimensionata o traghettata verso un ciclo ibrido con l’innesto dei forni elettrici. Resta quindi centrale il tema dell’attuazione completa del Piano Ambientale e del rispetto delle indicazioni fornite dagli enti preposti al controllo, a prescindere da ciò che sarà, per continuare a garantire il più possibile la tutela dei lavoratori e dei cittadini, dentro e fuori la grande fabbrica.

giovedì 3 ottobre 2024

Nel processo per la morte di Giacomo Campo - operaio dell'appalto Ilva - importanti testimonianze accusano i capi dell'Ilva ma anche la Procura di Capristo

Dall'articolo sulla GdM di Casula e Cannetiello

TARANTO - «Giacomo stava accanto a me, a pochi metri». Si spezza nel pianto il racconto di Roberto Taurisano, collega di Giacomo Campo, l’operaio della Steel Service che il 17 settembre 2016 è morto schiacciato all’interno di un nastro trasportatore dell’ex Ilva... Insieme a lui ieri mattina (il 1° ottobre) sono stati interrogati anche altri due colleghi: Alessio Vorace e Luca D’Andria. Proprio quest’ultimo, nelle sue dichiarazioni, ha puntato il dito in particolare contro uno degli imputati, il capo turno dell’Ilva Antonio Bianco.

Quella notte il nastro era bloccato per un accumulo di materiale e la squadra di Giacomo fu chiamata (alle 2,30 di notte, dopo che Campo aveva già fatto il suo turno di lavoro) per dare man forte ai colleghi: stando a quanto hanno raccontato in aula e durante le indagini, infatti, il capo squadra smontante avrebbe detto ai colleghi di non intervenire fino a quando non fosse arrivato il sostituto, ma le cose andarono diversamente: «Bisognava aspettare il capo squadra con il tubo nuovo per aspirare il materiale, ma il signor Bianco ci diede l’ordine di cominciare. Io dissi di stare fermi e Bianco rispose “Tu fatti i fatti tuoi. Qui comando io”. A Giacomo gli ho detto più volte di scendere dal nastro, ho anche provato a tirare il tubo che stringeva nelle mani, ma Bianco ha detto di andar via. Così sono salito e quando mi sono affacciato di nuovo, Giacomo era sotto il nastro»...

Ma insieme a questo fatto gravissimo, si indica anche un altro:

"quella vicenda è arrivata anche nei fascicoli della Procura di Potenza, che ha chiesto e ottenuto il processo per l'ex commissario straordinario dell'ILva Enrico Laghi e Carlo Maria Capristo all'epoca procuratore di Taranto: tra le accuse contestate, infatti, c'era anche la decisione dell'allora capo della procura Capristo che, su indicazione di Pietro Amara, consulente legale di Ilva poi finito in numerose inchieste giudiziarie, aveva nominato un consulente gradito alla fabbrica e concesso in poco più di 24 ore il dissequestro del nastro trasportatore per non interrompere la produzione dell'acciaieria"

Il punto sulla ex-Ilva - da controinformazione Rossoperaia

 

lunedì 30 settembre 2024

5 ottobre il governo vieta la manifestazione di Roma - Ma questo divieto non si può accettare - la manifestazione si farà lo stesso e noi ci saremo!

 il comunicato diffuso da Giovani Palestinesi d’Italia:

“La questura di Roma ha vietato formalmente ogni manifestazione prevista il 5 ottobre a Roma, coerentemente con le dichiarazioni del ministro Piantedosi.

La prescrizione da parte della questura di Roma è un divieto politico, come si evince dalle motivazioni espresse da parte delle autorità. Ancora una volta il governo italiano, forte della sua complicità con “Israele”, utilizza gli strumenti della repressione per mettere a tacere ogni forma di solidarietà nei confronti del popolo palestinese.

Dietro alla questione dell’ “ordine pubblico” si cela invece la volontà politica di censurare la nostra mobilitazione in un clima di repressione politica mai visto prima. Dopo il divieto del 27 gennaio e le ripetute violenze da parte delle forze dell’ordine durante le manifestazioni in solidarietà al popolo palestinese, questo divieto ribadisce la posizione del governo italiano ad un anno dall’inizio del genocidio.

La gravità di questo provvedimento è inaudita.

Dopo un anno di Genocidio in Palestina, mentre assistiamo al massacro in Libano, è il movimento italiano di solidarietà alla Palestina ad essere colpevole. Dopo più di 42mila vittime in Palestina e 600 in 3 giorni di attacchi indiscriminati in Libano, è la nostra resistenza il colpevole. È il movimento di solidarietà con la Palestina, non i macellai di Tel Aviv, quello da fermare, solo perché diciamo: è giusto resistere al colonialismo e all’oppressione. A questo punto il problema non è solo “Israele”, che da 76 anni porta avanti coerentemente il progetto coloniale sionista.

La democrazia è malata e sta fallendo, e il problema è l’Italia, che arma e protegge il regime genocidario, mentre cerca di reprimere chi si oppone alla guerra.
Questo divieto non è altro che il preludio dello stato di guerra che entrerà in vigore con il ddl 1660, il nuovo decreto sicurezza del Governo Meloni, messo a punto per reprimere brutalmente qualsiasi forma di protesta e di dissenso, come nel nostro caso. Un precedente pericoloso per chiunque si batte per il diritto alla libertà di manifestazione e di espressione.

Scendere in piazza il 5 ottobre è  un atto minimo di disobbedienza, contro “Israele” e i suoi crimini, contro la NATO che ci ha portati nel barato della guerra, contro il Governo Meloni, prima che sia troppo tardi, prima che non esistano più le libertà fondamentali. Contro l’accanimento nei confronti del nostro popolo e di tutte le nostre forme di resistenza al colonialismo che ci priva di vivere la nostra terra e le nostre famiglie da più di un secolo e che oggi colpisce ancora una volta, i nostri fratelli libanesi. Scendiamo in piazza, non ci renderanno complici della protezione e impunità di “Israele”.

Il 5 ottobre in piazza denunceremo a voce alta l’illegittimità dell’intoccabile alleato italiano e ricorderemo i nostri martiri palestinesi e libanesi.”

Occupazione subito dei lavoratori ex Pasquinelli - ultim'ora

 ULTIM'ORA:

A seguito sit-in di questa mattina dei lavoratori ex Pasquinelli sotto Palazzo di città, vi è stato un incontro con assessore ambiente e assessore partecipate, da cui è scaturito il verbale che segue - speriamo che non ci siano ulteriori novità negative...


COMUNICATO INVIATO QUESTA MATTINA DALLO SLAI COBAS

E' da questa primavera che i 20 lavoratori ex pasquinelli dovevano iniziare il loro lavoro sull'impianto di selezione rifiuti, a tutt'oggi ancora niente di niente!

Rinvii dopo rinvii, annunci stampa di imminente assunzione si sono rivelati nient'altro che una presa in giro. I lavoratori sono senza reddito, hanno finito la Naspi. Non sono più accettabili nuovi rinvii.

Vogliamo oggi una risposta certa e immediata.

Iniziare subito il lavoro, per i lavoratori e per la città - che sta in uno stato pietoso, con raccolta differenziata ai minimi regionali

Attendiamo in mattinata notizie

Saluti


SLAI COBAS per il sindacato di classe

Calderazzi Margherita

Per com. WA 3519575628 - tel 3475301704 - via Livio Andronico, 47 Taranto

Ancora sulla manifestazione di Bari di sabato - video e immagini





domenica 29 settembre 2024

Arrivederci a presto Semeraro

Non pensiamo proprio che Cosimo Semeraro non si impegnerà ancora, come ha sempre fatto dal 2012, per mantenere viva la memoria degli operai uccisi in fabbrica dai padroni per il loro profitto e la necessità di lottare. 
Ieri circa 400 studenti di varie scuole hanno partecipato all'evento in mare; in questi ultimi anni Semeraro si è impegnato soprattutto verso questi giovani. Questo è importante e deve continuare.
Semeraro ci ha detto ieri che farà di tutto per essere all'assemblea che faremo il 14 ottobre con le parti civili e avvocati, sulla vergognosa sentenza di annullamento del processo "Ambiente svenduto" di 1° grado.


sabato 28 settembre 2024

Manifestazione oggi a Bari in occasione dell'inaugurazione della Fiera del Levante

  
 

Doveva esserci la Meloni, poi non si è presentata, rinviando la sua presenza diretta al 22 ottobre per la Conferenza delle Regioni. In "compenso" c'è stato un suo video e il Ministro Urso a sostituirla

Il Tavolo di coordinamento regionale post G7 divenuto oggi "per la Palestina, contro le guerre imperialiste e il governo Meloni" aveva lanciato una manifestazione regionale per contestare la presenza della Meloni, riprendendo i temi innanzitutto della solidarietà alla Palestina, della lotta alle guerre imperialiste, in particolare l'Ucraina e la lotta naturalmente contro il governo Meloni e, in particolare in questi giorni, contro il Ddl liberticida 1660.

La Fiera derl Levante offriva inoltre l'occasione per denunciare la Regione Puglia di Emiliano, mai schieratasi contro il genocidio in Palestina e sempre più asservita alle logiche economiche e politiche del governo Meloni.

La campagna per la manifestazione è stata significativa a Bari al consolato israeliano e alla III Regione aerea nei giorni precedenti e a Taranto dove per iniziativa dei compagni dello Slai cobas e di proletari comunisti è stato fatto un presidio in piazza e una campagna di volantinaggi e locandine in città, in alcune scuole e alle portinerie delle Accieierie e dell'appalto.

La manifestazione di oggi ha raccolta un centinaio di compagne e compagni, in maggioranza studenti e giovani di Cambiare rotta, Osa e Fgc.
Vi è stato un concentramento all'ingresso orientale della Fiera, "sanzionato" con striscioni, bamdiere, soprattutto della Palestina, comizi volanti e slogan. Un lungo corteo poi è partito per raggiungere il centro della città di Bari nei pressi della Prefettura. 
Un corteo animato da striscioni, slogan e molti interventi che hanno spigato alle persone presenti lungo il percorso le ragioni della manifestazione. 

Attivi al concentramento e nel corteo i compagni e le compagne in rappresentanza dello Slai cobas, proletari comunisti, movimento femminista proletario rivoluzionario impegnato con interventi sulla difesa del diritto d'aborto, dato che questo sabato è la giornata internazionale a difesa del diritto d'aborto.

Le foto che pubblichiamo testimoniano presenze e contenuti della manifestazione.

Gli interventi che hanno avuto maggior risalto sono stati la grande solidarietà al popolo palestinese, l'opposizione nelle scuole e nelle università al governo Meloni e alle riforme reazionarie del Min. Valditara, la denuncia generale del governo e dei suoi decreti sicurezza.


Il coordinamento ha mostrato con questa iniziativa di voler continuare ad essere il punto di riferimento e centro di raccolta di tutte le realtà sociali e politiche che vogliono realmente lottare contro la guerra e il governo Meloni su tutti i campi.

Un percorso cominciato bene con l'importante manifestazione contro il G7 di Fasano e ripreso oggi con questa manifestazione. 


Occorre dire, però, dal nostro punto di vista che la manifestazione di oggi è stata soprattutto di testimonianza e d'avanguardia ma non è riuscita a raccogliere tutte le realtà politiche e sociali che pure fanno riferimento al coordinamento. Questo è un fatto negativo, che dimostra come queste realtà politiche e sociali nelle diverse città della Puglia, in particolare Bari, Taranto, Brindisi, Lecce, sono ancora lontane dall'aver compreso la centralità di questa lotta, il suo valore politico nazionale e il suo essere l'unica reale alternativa nella Regione alle forze della falsa opposizione di centrosinistra e di falsa sinistra e del sindacalismo confederale che proprio nella nostra Regione dimostrano di essere ceti politici e sindacali del tutto interni alla logica del governo, dei padroni, dello Stato del capitale, sui temi chiave della Palestina, della guerra imperialista, della repressione, dell'economia di guerra e militarizzazione, della difesa degli interessi dei proletari e degli studenti sui posti di lavoro, nelle scuole, sul territorio; peraltro colpiti da crisi economiche e industriali - vedi questione ex Ilva, ecc. - da disastri territoriali e ambientali e dall'imposizione di un "moderno" sviluppo che tutela solo i profitti del capitale e i profitti dei settori di ricchi parassiti della Regione,

Al coordinamento, quindi, spetta non solo di fissare scadenze ma di condurre una lotta di posizione, di prassi in tutte le realtà della Regione. Ed è certo quello che faremo a partire da Taranto, città chiave della Regione per molte ragioni. 

Occorre poi aggiungere che in questo caso le scelte organizzative della manifestazione, imposte chiaramente dai diktat della Questura, non sono state corrispondenti alle necessità di esprimere una protesta combattiva e visibile là dove si concentrava l'inaugurazione della Fiera del Levante con la presenza di ministri e autorità.

E' una questione da tenere presente in occasione delle prossime iniziative di lotta, quando hanno come teatro la città di Bari.