Alla manifestazione di protesta di sabato 15 giugno contro il G7 di Puglia, abbiamo partecipato con una delegazione di Taranto rafforzata dai rappresentanti provenienti da altre città, appartenenti a Slai Cobas, proletari comunisti, al Movimento femminista proletario rivoluzionario. Una delegazione fatta essenzialmente da operai, lavoratori e lavoratrici che giornalmente lottano sui posti di lavoro, sul territorio, per la difesa degli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici e per formare la coscienza dei lavoratori e delle lavoratrici e tradurla in lotta politica sociale contro i padroni e il governo.
Non potevamo assolutamente mancare a questa manifestazione e non certo perché essa si è fatta in Puglia, dove in particolare a Taranto vi è una delle realtà di queste organizzazioni, ma per quello che è avvenuto in questo G7 che dimostra che così non si deve e non si può andare avanti.
Il G7 ha raccolto i capi di Stato e di governo dei 7 paesi più industrializzati, più ricchi del mondo; ad essi si sono aggiunti governi di diversi paesi, dall'India al Brasile, dalla Turchia al Medio Oriente, all'Argentina, eccetera. Vi hanno partecipato gli attuali rappresentanti della Comunità europea, e anche il Papa. Questa riunione ha deciso una cosa su tutto: 50 miliardi all’Ucraina per continuare la guerra; per continuare tutte le guerre per acutizzare le contraddizioni mondiali tra i paesi imperialisti occidentali e la Russia, la Cina. Un'acutizzazione militare ed economica che rappresentare un passo in avanti verso la terza guerra mondiale. Nello stesso tempo hanno deciso tutto insieme che prosegua nelle condizioni attuali il genocidio in Palestina condotto dallo Stato sionista di Israele.
Queste sono le decisioni che hanno preso in un residence di lusso a Borgo Egnazia. E per poterle prendere hanno trasformato la Puglia in una zona di emergenza, in uno stato d'assedio, con circa 8.000 uomini, forze dell'ordine di ogni genere, armati a tutto punto, con postazioni missilistiche con portaerei. Con disposizioni che hanno reso gli abitanti della zona del Vertice dei sequestrati in casa. E nello stesso tempo cercando di alimentare una paura verso chi voleva protestare.
A questo si è aggiunto il modo come hanno questo G7. Hanno occupato tutti gli alberghi di lusso, prima per tutto il resort di Borgo Egnazia. Hanno fatto delle grandi abbuffate, infinite foto di ogni genere. Hanno fatto colloqui collettivi e bilaterali. Hanno ostentato il loro potere sui destini del mondo.
In tutto questo il governo Meloni ha cercato di accreditarsi verso i cosiddetti “Grandi della terra”, con un atteggiamento di assoluto servizio, mettendo a disposizione di questi signori della guerra, del lusso e dello spreco la nostra Regione.
Contro questo Vertice vi sono state manifestazioni. Il giorno 13 giugno una opposizione quasi simbolica rappresentata dalla “cena dei poveri” contro la “cena dei ricchi” a Brindisi. Ma soprattutto il 15 giugno una bella, grossa, rappresentativa manifestazione. La manifestazione di Fasano che ha visto la partecipazione di più di un migliaio di persone.
È stato un'importante che la popolazione di Fasano non ha accettato la logica che le sue amministrazioni, il governo e le istituzioni gli volevano imporre di tenere tutto chiuso, di non partecipare a niente. Invece la manifestazione ha attraversato per 3 km Fasano, e ha visto in tanti vie del corteo una forte presenza ai lati della popolazione di Fasano, anche i tanti che si sono affacciati dai balconi. Abitanti di Fasano che ha potuto vedere con i propri occhi che in realtà quelli che lo Stato, il governo, la grande stampa, la stampa locale, le amministrazioni locali cercavano di presentare come coloro che avrebbero fatto violenze, erano invece tanti giovani, donne, lavoratori del territorio, di Taranto, Brindisi, Bari, della provincia, rappresentanti provenienti dalle altre città italiane.
Si sono visti operai che hanno affrontato lunghi viaggi come gli operai di Bergamo; si sono visti compagni e compagne, protagonisti delle lotte sui loro territori, sull'ambiente, contro le basi militari, venuti da Pisa, da Firenze, da Ravenna, Milano, ecc.; si sono visti tanti venuti dalle altre realtà del Sud, coloro che stanno contestando il ponte a Messina; coloro che a Palermo stanno conducendo tante manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese, insieme a un'importante lotta contro la guerra e soprattutto contro la principale industria bellica del nostro paese, la Leonardo.
E così il lungo corteo via via è diventato un'esplosione di slogan contro i signori della guerra, contro questo sistema capitalista/imperialista. Un'esplosione di solidarietà verso il popolo palestinese. Una manifestazione che ha dato via via voce a tutti che hanno potuto far sentire forte e chiara non solo la loro voce, ma tutto quello che rappresentavano.
Si è detto in questa manifestazione: loro sono 7, noi siamo tutto il resto del mondo. E quindi si poteva essere in 1000 o 10.000, non cambiava il fatto che tutta quella parte del mondo che non vuole una nuova guerra imperialista, che non vuole il genocidio Palestina, che non vuole la miseria, che non vuole la fame; tutto il mondo che nel nostro paese lotta per il lavoro, per il salario, contro la devastazione ambientale e territoriale; tutti gli studenti che contestano questa scuola e in tanti la occupano per dire: non vogliamo che la scuola serva la guerra, serva a consolidare i legami con Israele; tutti coloro che domandano pace, democrazia, e non certo guerra stato di polizia; tutti erano rappresentati nella manifestazione.
Una manifestazione fortemente antifascista perché avanza chiara la comprensione che abbiamo un governo fascista, moderno fascista, che vuole mettere le mani sull'intero paese.
Questa manifestazione è riuscita a smontare con lo slogan: la Puglia non è zona di guerra, mai più G7 nella nostra terra, l’immagine propagandata di questo G7; è riuscita a commuovere, a emozionare i cittadini, le donne di Fasano che hanno cominciato a vedere chiaro quello che era realmente questo G7, non quello che gli hanno raccontato le televisioni, i giornali servili, le televisioni, venute anche da altri paesi del mondo (c'erano giornalisti americani, giornalisti venuti perfino dal Giappone); questi giornalisti hanno dovuto parlare della manifestazione che secondo i grandi mass media non esisteva e comunque rappresentava “quattro gatti”.
Tutti in questa manifestazione facevano gara non solo per partecipare, gridare gli slogan, rivolgersi alla popolazione, ma anche per raccontare le ragioni della lotta, che non erano solo le loro ma erano le ragioni di tutti.
Noi siamo orgogliosi di essere stati in questa manifestazione. Ringraziamo col cuore il coordinamento anti G7 della Regione che l'ha resa possibile. Ringraziamo Bobo Aprile che tanto si è prodigato per costruire l'unità necessaria per questa manifestazione, senza sconti, senza inseguire Amministrazioni, anzi, come dicono questi compagni: ‘con voi ce l'ha dichiariamo dopo’, per quello che hanno fatto le amministrazioni, i proprietari degli alberghi, ecc. per mettersi a disposizione del G7, come le ignobili dichiarazioni di Emiliano, di tutta la nostra Regione, e così via.
La Puglia è diventata la vetrina del mondo? No, è diventata la vetrina della guerra. Questo G7 è stata una vera vergogna, un insulto non solo al nostro territorio, ma ai popoli del mondo, ai lavoratori di tutto il paese.
Questa manifestazione fino al 15 “inesistente”, ora si può vedere. Segnaliamo questo blog proletari comunisti, ma chiaramente tutti i mezzi di comunicazione di lotta che hanno pubblicato tanto di questa manifestazione. Tutti coloro che vi hanno partecipato hanno voluto mandare foto, video, commenti, perché hanno voluto trasmettere a chi non c’era quello che è stata questa manifestazione, quello che ha voluto significare.
Questa manifestazione ha tolto da maschera al governo Meloni, ai signori del G7 e a tutta la corte che li ha sostenuti. Ha tolto la maschera allo Stato, che è incapace di affrontare anche i problemi elementari delle persone, mentre è in grado di mandare 8.000, militari armati e addestrati, servizi segreti quando deve tenere questi vertici. Tutta una forza militare perché hanno paura, temono che le popolazioni non se la bevano e si ribellino a tutto questo.
E certo questo è stato il messaggio della manifestazione: È giusto ribellarsi! Ognuno di noi, tutte le organizzazioni, le associazioni che sono contro la guerra, contro il fascismo, contro la repressione, contro l'attacco al lavoro, al salario, alla salute; contro 50 miliardi per la guerra mentre la gente si deve pagare le medicine, i ragazzi costretti a emigrare o non ce la fanno a reggere i costi degli studi, e non hanno un vero futuro.
In questa manifestazione è stata molto presente la protesta delle donne, perché questo G7 si è occupato delle donne in una maniera strana; nel G7 la peggiore rappresentante delle donne era proprio la Meloni, il capo del nostro governo, che ha cercato di togliere ogni riferimento ai diritti delle donne e in particolare a quello importante e simbolico della libertà di scelta delle donne, che è la libertà d'aborto. E chiaramente anche su questo la manifestazione ha protestato.
Così, questa manifestazione è stata davvero una riappropriazione popolare della lotta di resistenza del popolo palestinese. “Siamo tutti palestinesi”, “Netanyahu assassino giù le mani dai bambini”. Ma non solo Netanyahu. La manifestazione ha avuto parole di denuncia, e la stampa se ne è dovuta accorgere, anche verso altri regimi presenti a questo vertice. Il regime di Erdogan fascista che conduce una guerra contro il popolo curdo, che ha riempito il paese di prigionieri politici - E nella manifestazione c'erano i rappresentanti dei curdi in Italia che hanno parlato e hanno trasmesso a tutta la manifestazione il ringraziamento e con lucidità hanno denunciato quello che sta avvenendo in Turchia. I rappresentanti del popolo palestinese hanno parlato col cuore e hanno rappresentato l'immane disastro di un popolo privato di tutto, a rischio di fame, a cui vengono negati anche gli aiuti umanitari; anno parlato degli ospedali, delle donne che non possono partorire, hanno parlato dei 15.000 bambini morti in questa guerra, hanno parlato dell'odio che caratterizza l'imperialismo, lo Stato sionista di Israele verso un popolo, tanto da volerlo cancellato con un genocidio. Hanno anche parlato della solidarietà che cresce e che anche il G7, ultra militarizzato dei signori del mondo, non è in grado di soffocare la voce dell'opposizione, la voce dei popoli.
Il G7 n un certo senso ha segnato una tappa. Il giorno dopo i signori della guerra sono andati a parlare di pace in Ucraina a Ginevra, mentre non solo alimentano e preparano la guerra e trasformano l'Ucraina in un territorio di immani distruzioni e di morti di tanti ucraini e di tanti russi ma vogliono farne una specie di centro, di punto di svolta per andare avanti verso una guerra mondiale.
Un G7 che ha visto i vari governanti sorridenti, abbracciati, mentre ognuno di loro pensa ai suoi interessi, chiaramente insieme agli altri, ma anche contro gli altri.
Sotto questo punto di vista i capi del governo sono apparsi capi deboli. Biden che rischia di non essere eletto alle prossime elezioni americane. Macron, il capo della Germania che venivano da una sconfitta elettorale. Tutti questi governanti si sono concentrati per difendere se stessi e gli interessi imperialisti che rappresentano.
In tutto questo è importante che si sia sentita forte e chiara la nostra voce. E’ stata una sorta di “colpo” ciò che noi abbiamo portato in questa manifestazione. Abbiamo affisso i ritratti di questi signori della guerra; abbiamo messo striscioni, cartelli che denunciavano ogni aspetto della loro politica; poi con i nostri interventi, delle nostre compagne e dei nostri compagni, abbiamo denunciato ciò che stava avvenendo e ciò che era il G7. Sono stati soprattutto interventi fatti col cuore, in stretto legame con coloro che rappresentiamo o che vogliamo rappresentare.
Certo, eravamo 1000, ma diciamo a tutti coloro che non sono venti: pensate se eravamo 10.000, se eravamo 100.000… pensate il significato che avrebbe avuto se in Puglia fossero scese decine di migliaia o centinaia di migliaia da tutto il paese. Pensate quale schiaffo sarebbe stato per i signori della guerra, quale schiaffo sarebbe stato per la Meloni. Pensate che significato avrebbe avuto per i popoli del mondo sapere che questi signori, laddove fanno i vertici, vengono accerchiati, costretti a sentire forte e chiara la voce dei popoli e in particolare della maggioranza del popolo, il proletariato, le masse povere, i giovani, le donne.
Ecco, questa mancanza è l'unica cosa negativa. Dove erano i sindacati? I sindacati sono in tutti i paesi sempre di più al servizio dei padroni e del governo. In Italia parlano, parlano, ma in realtà sono culo e camicia con padroni, ministri nei tavoli delle trattative. Questi sindacati non hanno mobilitato i lavoratori in questa occasione, anzi hanno cercato di tutto per non fargli sapere niente.
Inutile parlare dei partiti, la cosiddetta “opposizione”, impegnati fino al giorno prima nella campagna elettorale a parlare dei “bisogni della gente”, della “pace”…
I sindacati di base, a parte la Confederazione Cobas e lo Slai Cobas, non erano presenti. Dove era l'Usb? Dov'era il Si,Cobas? Dove erano tutte quelle organizzazioni che si definiscono antifasciste, anti-imperialiste, contro la devastazione territoriale? Dove erano i No Tav? Perché non sono scesi in Puglia? Perché hanno disertato questa scadenza?
Questa è una macchia nera per loro però, non per quelli che alla manifestazione c'erano.
Possiamo dire che in questa giornata del 15 sono emerse le due colline: la collina dell'imperialismo, del capitalismo, dei signori della guerra, dello sfruttamento, del fascismo, dell'oppressione dei popoli del mondo e la collina che lotta per rovesciare questo mondo, per eliminare questo sistema che produce la guerra.
La collina che dice fermiamo la guerra, ribelliamoci, organizziamoci, uniamoci, facciamo un grande fronte unito. E questo è stato detto con forza dal messaggio che viene da questa manifestazione. Facciamo un grande fronte, uniamoci a tutte le forze che nel mondo stanno contestando la guerra. Fermiamo il genocidio del popolo palestinese, costringiamo i nostri governi a rompere i legami economici, politici e militari con lo Stato di Israele - siamo per la condanna della Corte di giustizia europea internazionale per crimini di guerra del regime israeliano, siamo per il riconoscimento dello Stato palestinese perché in quella terra, la Palestina, serve uno Stato dal fiume al mare, che rappresenti coloro che ci hanno sempre abitato e tutti coloro che ci sono arrivati dopo in uno Stato non ebreo nazisionista. Ecco un grande fronte internazionale.
Ma serve anche un Partito che rappresenti questo popolo. Non possiamo delegare la politica ai partiti parlamentari. E’ necessario che il proletariato, le masse in piazza, abbiano il loro partito.
Questo è stato in un certo senso il messaggio particolare che abbiamo portato noi.
E non certo perché c'è bisogno di un altro partito che si presenta alle elezioni, ma per dire che il proletariato, il popolo deve costruire la sua forza: il Partito, il Fronte unito, e deve dichiarare guerra alla guerra, deve mobilitare tutte le forze per impedire che vada avanti la marcia della guerra e deve intanto strappare a questi signori della guerra tutto ciò che serve per migliorare la vita delle popolazioni, del proletariato, delle masse povere, dei giovani, delle donne.