Riportiamo, di seguito, parti di un articolo apparso su MicroMega di Vladimiro Giacchè (di
cui, sia chiaro, riteniamo utile alcuni suoi interventi di analisi
critica, mentre non siamo d'accordo con le sue proposte), che riporta
alcuni punti del programma di Grillo/Movimento 5 stelle, insieme a ciò
che invece manca nel programma.
Da questi punti si vede
come si tratti di "spruzzatine", alcune presenti anche in altre liste,
altre abbastanza confuse, ma che vogliono soprattutto far contenta la
media con qualcosa anche per la piccola borghesia.
Ma soprattutto non solo
quasi nulla viene detto per gli operai, per i lavoratori, per i
proletari in generale - per le donne, non ne parliamo! Stendiamo anche
qui un velo pietoso... - se
non "l'abolizione della Legge Biagi" (ma anche la Fornero ha chiamato
la sua riforma un superamento della Legge Biagi) e il "sussidio di
disoccupazione garantito" o "reddito di cittadinanza" (che, per la
verità lo stanno ponendo anche altri partiti), ma c'è un assoluto
silenzio sull'abolizione dello Statuto dei lavoratori, dell'art. 18 in
particolare, che padroni e la maggioranza dei partiti si propone di
fare; insieme al silenzio su tutta un'altra serie di leggi anti operaie e
antipopolari, accordi, che difendono i profitti e scaricano la crisi
sui lavoratori e le masse popolari.
Questo, più di ogni altra
cosa, dà il segno effettivo di classe, della politica di Grillo,
portata avanti con metodi e logica populista.
Infine, tutte le varie, e
qui sì articolate, proposte che riguardano l'informatizzazione, non
saranno dettate anche dall'interesse economico della società del suo
"consigliere"?
MC
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Cosa c’è
nel programma economico di Grillo
Di economia non si parla troppo. Si chiede: «reddito di
cittadinanza» (punto 2), «misure immediate per il rilancio della piccola e
media impresa sul modello francese» (13), «ripristino dei fondi tagliati alla
sanità e alla scuola pubblica con tagli alle Grandi Opere Inutili come la Tav»
(14).
Hanno inoltre implicazioni economiche anche altri punti del programma: «legge anticorruzione» (punto 1), «abolizione dei contributi pubblici ai partiti» (3), «abolizione immediata dei finanziamenti diretti e indiretti ai giornali» (4), «referendum sulla permanenza nell’euro» (6), «informatizzazione e semplificazione dello Stato» (15), «accesso gratuito alla Rete per cittadinanza» (16).
Hanno inoltre implicazioni economiche anche altri punti del programma: «legge anticorruzione» (punto 1), «abolizione dei contributi pubblici ai partiti» (3), «abolizione immediata dei finanziamenti diretti e indiretti ai giornali» (4), «referendum sulla permanenza nell’euro» (6), «informatizzazione e semplificazione dello Stato» (15), «accesso gratuito alla Rete per cittadinanza» (16).
Energia. Si propongono incentivazioni per fonti rinnovabili e biocombustibili, e si chiede l’applicazione di norme già in essere, ma disattese, sul risparmio energetico. C’è anche qualche incoerenza. Ad esempio, prima si confrontano i rendimenti energetici attuali delle centrali termoelettriche dell’Enel con gli standard delle centrali di nuova generazione, poi però si dice che non bisogna costruire nuove centrali ma rendere più efficienti quelle già esistenti.
Informazione.
Il tema dell’informazione ha alcune implicazioni di natura economica: così è
per la «cittadinanza digitale per nascita, accesso alla rete gratuito per ogni
cittadino italiano» e per la «copertura completa dell’Adsl a livello di
territorio nazionale»; così è, soprattutto, per la «statalizzazione della
dorsale telefonica, con il suo riacquisto a prezzo di costo da Telecom Italia e
l’impegno da parte dello Stato di fornire gli stessi servizi a prezzi
competitivi a ogni operatore telefonico».
Economia.
Molte proposte concernono il funzionamento del mercato finanziario:
introduzione della class action, abolizione delle scatole cinesi in Borsa,
abolizione di cariche multiple da parte di consiglieri di amministrazione nei
consigli di società quotate (questo per la verità è già avvenuto con il decreto
legge 201/2011), «introduzione di strutture di reale rappresentanza dei piccoli
azionisti nelle società quotate», introduzione di un tetto per gli stipendi dei
manager delle società quotate in Borsa e delle aziende con partecipazione
rilevante dello Stato, divieto di nomina di persone condannate in via
definitiva come amministratori in aziende partecipate dallo Stato o quotate in
Borsa, abolizione delle stock options, divieto di acquisto a debito di una
società.
Altre riguardano più precisamente il settore bancario: divieto di incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale e l’introduzione della responsabilità e compartecipazione alle perdite degli istituti finanziari per i prodotti finanziari che offrono alla clientela.
Quanto al mercato del lavoro, troviamo la proposta di abolizione della (cosiddetta) legge Biagi e quella di un «sussidio di disoccupazione garantito» (che a dire il vero è un concetto diverso dal «reddito di cittadinanza» menzionato al secondo dei 16 punti citati sopra).
Riguardano i grandi settori economici della produzione di merci e servizi altri obiettivi: «impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno» (si propone anche di «favorire le produzioni locali»), abolire i «monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, Eni, Enel, Mediaset e Ferrovie dello Stato» e mettere in opera «disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (per esempio distributori di acqua in bottiglia)».
Infine, quanto alla riduzione del debito pubblico, si ritiene che essa possa essere conseguita «con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari» (corrisponde grosso modo al quindicesimo punto).
Altre riguardano più precisamente il settore bancario: divieto di incroci azionari tra sistema bancario e sistema industriale e l’introduzione della responsabilità e compartecipazione alle perdite degli istituti finanziari per i prodotti finanziari che offrono alla clientela.
Quanto al mercato del lavoro, troviamo la proposta di abolizione della (cosiddetta) legge Biagi e quella di un «sussidio di disoccupazione garantito» (che a dire il vero è un concetto diverso dal «reddito di cittadinanza» menzionato al secondo dei 16 punti citati sopra).
Riguardano i grandi settori economici della produzione di merci e servizi altri obiettivi: «impedire lo smantellamento delle industrie alimentari e manifatturiere con un prevalente mercato interno» (si propone anche di «favorire le produzioni locali»), abolire i «monopoli di fatto, in particolare Telecom Italia, Autostrade, Eni, Enel, Mediaset e Ferrovie dello Stato» e mettere in opera «disincentivi alle aziende che generano un danno sociale (per esempio distributori di acqua in bottiglia)».
Infine, quanto alla riduzione del debito pubblico, si ritiene che essa possa essere conseguita «con forti interventi sui costi dello Stato con il taglio degli sprechi e con l’introduzione di nuove tecnologie per consentire al cittadino l’accesso alle informazioni e ai servizi senza bisogno di intermediari» (corrisponde grosso modo al quindicesimo punto).
Trasporti.
Per quanto riguarda i trasporti, molti dei provvedimenti proposti vanno nella
direzione di un disincentivo all’uso dell’automobile nei centri urbani. Quanto
alle ferrovie, si propone il «blocco immediato della Tav in Val di Susa» e per
contro lo «sviluppo delle tratte ferroviarie legate al pendolarismo». Più in
generale, si propone una riduzione della mobilità lavorativa attraverso
incentivi al telelavoro e, ancora una volta, alla copertura dell’intero paese
con la banda larga.
Salute.
La risposta enunciata nel programma è l’imposizione di un ticket progressivo e
proporzionale al reddito sulle prestazioni non essenziali e la possibilità di
destinare l’8 per mille alla ricerca medico-scientifica.
Istruzione.
Qui si chiede l’abolizione della legge Gelmini, il finanziamento pubblico
esclusivamente per la scuola pubblica e investimenti nella ricerca
universitaria. Ma la parte di programma sull’istruzione che suscita maggiori
perplessità è quella relativa agli strumenti e alle modalità di studio: se si
può condividere l’obiettivo di una «diffusione obbligatoria di internet», la
«graduale abolizione dei libri di scuola stampati» non è affatto condivisibile.
Lo stesso «accesso pubblico via Internet alle lezioni universitarie» non sembra
un obiettivo confortato dai risultati (in genere tutt’altro che brillanti)
ottenuti dalle cosiddette «università a distanza». Infine, due obiettivi
francamente bizzarri, anche se molto di moda, sono le proposte di insegnamento
obbligatorio dell’inglese dall’asilo e di abolizione del valore legale dei
titoli di studio.
Cosa non
c’è nel programma economico di Grillo
Euro.
Si tratta della proposta di lanciare un «referendum sulla permanenza nell’euro»…
quest’unico accenno all’euro, slegato da ogni ragionamento sulla situazione
europea…
Lavoro.
gli unici cenni che riguardano il lavoro sono relativi all’abolizione della
legge Biagi e all’indennità di disoccupazione. L’abolizione di fatto del
diritto di reintegro per i lavoratori licenziati non per giusta causa (art. 18
dello Statuto dei lavoratori) e lo smantellamento del presidio rappresentato
dalla contrattazione nazionale (grazie all’articolo 8 del DL 138/2011 e alla
libertà di deroga in peggio a livello aziendale delle condizioni stabilite nel
contratto nazionale) rappresentano, molto semplicemente, una regressione di
quasi mezzo secolo per i diritti dei lavoratori…
Fisco.
Anche il tema del fisco è completamente trascurato… Stando ad alcuni interventi
pubblici dei mesi scorsi, si direbbe che Beppe Grillo negli ultimi mesi abbia
scelto la strada più facile sui temi della fiscalità: quella dell’attacco a
Equitalia …
Politica
industriale. Le indicazioni del programma del Movimento 5
Stelle in tema di economia sono molto focalizzate sui mercati finanziari, ed
esprimono abbastanza chiaramente gli interessi dei piccoli risparmiatori.
Significative al riguardo la proposta di introdurre una vera class action e
anche di introdurre «strutture di reale rappresentanza dei piccoli azionisti
nelle società quotate»…L’unico accenno a politiche di politica industriale dello Stato presente nel programma riguarda i «disincentivi alle aziende che generano un danno sociale»: ben poca cosa rispetto a quanto troviamo nella nostra Costituzione, all’articolo 41 e all’articolo 43…
(dal blog proletari comunisti)
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