venerdì 1 febbraio 2013

A proposito della paranoia sul "blocco della città" per difendere salute e lavoro. L'esperienza importante e vincente della rivolta delle lavoratrici e dei lavoratori delle pulizie nel 2007.

Dall'opuscolo "Bilancio e storia della rivolta delle lavoratrici e lavoratori delle pulizie dell'estate 2007 a Taranto" - L'opuscolo integrale - contenente tanti altri risvolti importanti di questa lotta, utili anche in questa fase calda della questione Ilva/quartieri inquinati - si può richiedere a slaicobasta@gmail.com.

"...A Taranto, si è sviluppata una grande lotta di circa 1500 lavoratrici e lavoratori delle pulizie e dei servizi degli appalti pubblici che, partita dall’autunno del 2006, soprattutto tra aprile e agosto 2007 ha assunto la forma di una rivolta prolungata... che ha costretto tutti, dal governo, alle istituzioni locali, alle aziende, ai sindacati confederali, a cambiare i loro piani e progetti iniziali...
(Questa lotta riuscì a respingere centinaia di licenziamenti insieme ad una drastica riduzione dei salari per i lavoratori che rimanevano; grazie a quella rivolta è a Taranto che fu "inventata" la cassintegrazione in deroga che permise a tutti i lavoratori di andare a lavorare e di avere la copertura al 100% del salario, pur facendo ogni giorno metà ore e metà cassintegrazione - ndr)
...Le forme di lotta assunte sono state da un lato il frutto inevitabile di una situazione assurda, inaccettabile, di una disparità e ingiustizia che diventa sempre più grande; dall’altro della direzione riconosciuta dei dirigenti dello slai cobas per il sindacato di classe.
... dai blocchi delle entrate del Provveditorato e del Comune, impedendo l’accesso agli impiegati, alle occupazioni di aule della Prefettura, del Comune... fino all’occupazione dell’aula del consiglio comunale per due giorni e una notte, al blocco dei servizi di pulizia in tutti i posti di lavoro, impedendo anche fisicamente a lavoratori crumiri di fare le pulizie (nei rari casi in cui osavano pulire, i lavoratori in sciopero passavano a sporcare), ai cortei improvvisi di lavoratori a piedi e in macchine suonanti e sbandieranti, che bloccavano improvvisamente il traffico delle principali strade di Taranto, costringendo la Digos ad organizzare in fretta e furia il passaggio del corteo, ecc.
Ma la lotta principale, la “vera lotta” è stata il blocco ripetuto del ponte girevole che... I blocchi sono durati dalla mattina alla sera, e per 2/3 giorni di seguito, bloccando di fatto quasi mezza città. Via via i blocchi sono diventati sempre più “scientifici”: lo slai cobas dava l’indicazione, a volte faceva il primo necessario “passo”, ma poi i lavoratori e soprattutto le lavoratrici facevano di loro e di più: non veniva bloccato solo il ponte, ma ogni strada da cui poteva essere deviato il traffico, i lavoratori si organizzavano in gruppi con cassonetti, traverse, in modo che pur in qualche centinaio potevano bloccare intere zone della città.
Con i blocchi lo slai cobas e i lavoratori hanno rotto un provvedimento di divieto di manifestazione/passaggio dal ponte, fatto ad hoc dalla questura... che considerava il ponte girevole una sorta di “zona rossa”. Il ponte, invece, come in una “battaglia”, è stato ripreso dai lavoratori e dallo slai cobas, tanto che nei giorni caldi della rivolta era riconosciuto anche dai cittadini come “zona occupata”, in cui “comandavano” i lavoratori in lotta, tanto che si chiedeva ai compagni del cobas com’era la situazione del ponte. 
(in quelle giornate, non solo non sorse alcun contrasto tra i lavoratori delle pulizie e i cittadini comuni, ma questi si interessavano di come stesse andando la lotta, perchè tantissimi avevano nella loro famiglia disoccupati, precari, lavoratori che stavano o avevano perso il lavoro - ndr)
I lavoratori hanno costretto per la prima volta, fatto nuovo anche a livello nazionale, il Prefetto di Taranto, Alecci, ad andare sul ponte a parlare con loro; Prefetto che in uno dei giorni più calde dei blocchi disse allo slai cobas che lui mai avrebbe mandato la polizia contro i lavoratori che stavano lottando per un posto di lavoro. Poi nei giorni delle elezioni comunali di giugno i lavoratori hanno imposto ai due candidati sindaci, Florido e Stefano, entrambi di centrosinistra, di andare anch’essi sul ponte, parlare dalle trombe della macchina dello slai cobas, fare la spola tra ponte e Prefettura, prendendosi, il candidato più compromesso col potere, Florido, anche un sonoro schiaffo da parte di lavoratori esasperati...
(per questi blocchi nessun lavoratore, nessuna lavoratrice, nè i rappresentanti dello slai cobas è stato mai denunciato! - ndr)
...L’altro risultato è il riconoscimento dello slai cobas. Tutte le istituzioni, dal Ministro Damiano, al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Letta, dal consigliere economico del governo Prodi Boccia, al Prefetto, al Sindaco di Taranto, hanno dovuto accettare, volente o non volente, l’”anomalia” della forza e egemonia dello slai cobas a Taranto.
Tutti sono stati costretti a chiamare lo slai cobas a tutti i Tavoli, perché era chiaro a loro stessi che senza lo slai cobas o contrapporsi allo slai cobas era contrapporsi direttamente alla maggioranza dei lavoratori, allo parte più coerente e determinante della lotta, e che quindi nessuna soluzione sarebbe stata possibile. Hanno dovuto “imporre” ai segretari generali provinciali di cgil, cisl e uil, che all’inizio hanno fatto una vera guerra contro lo slai cobas per avere ‘Tavoli separati’, di sedersi ad un unico Tavolo e accettare, loro malgrado, l’anomalia di Taranto. “Non mi sono fuso il cervello – ha sostenuto in un incontro Boccia – so bene chi sono i cobas, ma a Taranto non possiamo non tenerne conto…”.
...Gli incontri non erano altra cosa della rivolta, dei blocchi: anche qui vi erano i nemici da combattere (aziende, parte delle istituzioni, i sindacalisti più reazionari e stupidi); vi era il fronte, sempre controparte, da disgregare, da neutralizzare, da dividere puntando anche sulle loro contraddizioni, da costringere a scegliere da che parte stare (l’esempio più eclatante di questo è stata espressa dalla figura del nuovo prefetto che, assumendo posizioni anomale al suo ruolo, ha dovuto appoggiare le richieste e le lotte dei lavoratori, impedire nelle occasioni più calde che la polizia caricasse i blocchi, frenare le posizioni di padroni o rappresentanti istituzionali più oltranziste e chiuse, imporre e legittimare la presenza dello slai cobas  – certo, tendando sempre di normalizzare una situazione non normalizzabile, ma nel concreto ha rappresentato una contraddizione utile a impedire che tutta le controparti – compreso i sindacati confederali - si coalizzassero contro i lavoratori e la loro espressione più coerente, lo slai cobas)...".

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