la rete nazionale per la sicurezza e salute sui posti di
lavoro e
territorio
fa appello a una immediata reazione di solidarietà ai
familiari che occupano
l'aula giudiziaria e come ha già fatto in occasione
del processo di primo
grado
costruisce un ponte Thissenkrupp _ILVA Taranto
per una mobilitazione
nazionale organizzata
taranto direzione ilva
iniziativa nazionale 22 marzo ore 13.30 direzione
ilva- portinerie -
quartiere tamburi
nell'assemblea che si terrà alla fine sarà decisa una nuova
manifestazione
nazionale a torino in sintonia collaborazione con tutti gli
operai e
familiari impegnati in questo processo
rete nazionale
bastamortesullavoro@domeus.it
347-1102638
Thyssen,
non fu omicidio volontario pene ridotte, i parenti occupano l'aula
La Corte
d'Appello ha modificato il giudizio di primo grado, riducendo le
pene: da 16
10 anni per l'ad Espenhahn, ora accusato di omicidio colposo.
Il rogo alla
Thyssen non fu un omicidio volontario, ma omicidio colposo con
colpa
cosciente. E’ stata modificata questa mattina la storica condanna per
dolo
eventuale all’amministratore delegato Harald Espenhahn, al quale in
primo
grado furono inflitti 16 anni e mezzo di carcere, ridotti adesso a 10
anni.
Urla e disperazione al verdetto, alla fine i familiari delle vittime
hanno
occupato l'aula.
La corte d’Assise d’appello presieduta dal giudice Gian
Giacomo Sandrelli
ha modifcato anche le altre pen: 7 anni agli altri
dirigenti del consiglio
d’amministrazione Gerald Priegnitz e Marco Pucci. Per
il direttore dello
stabilimento Raffaele Salerno, otto anni. Uno sconto di
pena, peraltro già
chiesto dall’accusa, è stato concesso al responsabile
della sicurezza Cosimo
Cafueri (che in aula qualche settimana fa si era
commosso leggendo delle
dichiarazioni spontanee):8 anni. Per Daniele Moroni
la pena era già stata
più bassa in primo grado (10 anni e 10 mesi): ridotta a
9 anni.
La sentenza è stata accolta con urla di disperazione dai
familiari delle
vittime. In aula anche i parenti delle vittime dell'Eternit,
l'altra grande
tragedia dell'amianto che ha causato migliaia di vittime. Dai
familiari
delle vittime si sono levate grida "maledetti". Dal pubblico fanno
eco:
"Questa è la giustizia italiana, che schifo". I parenti delle vittime
del
rogo alla Thyssenkrupp hanno deciso di occupare la maxi aula del Palazzo
di
Giustizia incui è stata da poco letta la sentenza d'appello. L'iniziativa
è
una protesta contro le riduzioni di pena decise dalla Corte. "Non
lo
accetto - dice una ragazza - mio fratello e altri sei ragazzi sono morti
e
queste pene sono troppo basse". Nell'aula, che è ancora molto
affollata,
sono entrati dei carabinieri. Una donna ha lanciato insulti contro
gli
avvocati difensori. Parzialmente soddisfatto l'avvocato Ezio Audisio,
legale
dell'amministratore delegato della Thyssen Harald
Espenhahn,"Sono
soddisfatto per la parte in cui è stata accolta la tesi
dell'insussistenza
del dolo" dice prima di lasciare l'aula.Una sentenza
pilota, quella inflitta
per l’incendio che scoppiò la notte del 6 dicembre
2007 lungo la linea 5 in
cui morirono sette operai: Antonio Schiavone,
Roberto Scola, Angelo Laurino,
Bruno Santino, Rocco Marzo, Rosario Rodinò,
Giuseppe Demasi. L’accusa
portata avanti dal procuratore Raffaele
Guariniello, e dai sostituti Laura
Longo e Francesca Traverso aveva sostenuto
che lo stabilimento di corso
Regina era stato abbandonato dalla dirigenza in
vista della chiusura e del
trasferimento degli impianti a Terni. L’ad
Espenhahn si sarebbe dunque
rappresentato il rischio, e lo avrebbe accettato,
che potesse capitare un
infortunio, anche grave e mortale, preferendo non
investire nella sicurezza
per ragioni di risparmio economico. In particolare
non erano stati messi gli
impianti di rilevazione e spegnimento antincendio
che la stessa
assicurazione aveva indicato come interventi necessari dopo che
un analogo
incendio (per fortuna senza conseguenze) si era verificato in
Germania nello
stabilimento di Krefeld.
La sentenza del primo grado
era arrivata il 15 aprile del 2011: la corte d’assise
presieduta da Maria
Iannibelli, aveva condannato Harald Espenhahn,
amministratore delegato della
Thyssen, a 16 e sei mesi; Gerald Priegnitz,
Marco Pucci, Raffaele Salerno e
Cosimo Cafuerri a 13 anni e 6 mesi e Daniele
Moroni a 10 anni e 10
mesi.
La difesa della Thyssen (il pool di legali è guidato da Ezio
Audisio, e la
Thyssen come persona giuridica è assistita dagli avvocati
Franco Coppi e
Cesare Zaccone) aveva puntato a sostenere che la
responsabilità dell’incendio
fu in parte degli operai, che esisteva un
sistema di deleghe da parte di
espenhahn verso i suoi collaboratori, che non
vi era alcun obbligo di
installazione di impianti di rilevazione fumo in quel
tratto della linea, e
che in ogni caso Espenhahn non avrebbe potuto
immaginare la situazione di
degrado e sporcizia dello stabilimento visto che
in occasione delle sue
visite questo veniva tirato a
lucido.
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