giovedì 2 ottobre 2014

Ilva - tutti elemosinano alla corte dei grassi padroni indiani

Gli indiani vogliono l'Ilva a costo zero (anzi, chiedono al governo di metterci anche qualcosa di suo) - peggio di come fu con Riva che pagò la miseria di 1649 miliardi, ma li recuperò in poco più di un  anno guadagnando 100 miliardi al mese 

Il governo accetta ma chiede umilmente di garantire almeno l’occupazione - il resto: diritti, sicurezza, salute, risanamento impianti e ambientale... NIENTE!

Anche i sindacati confederali sembrano degli elemosinanti.

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Il Governo stringe i tempi per la vendita alla cordata ArcelorMittal-Marcegaglia


Lakshmi Mittal, magnete dell’acciaio
Lakshmi Mittal, magnete dell’acciaio
(dal Corriere del Mezzogiorno) - "TARANTO - Governo e commissario stringono i tempi. Il premier in persona, Matteo Renzi, vuole chiudere al più presto la trattativa per poter mettere nel suo curriculum il secondo salvataggio aziendale: Ilva dopo Alitalia... E le banche, per erogare la seconda tranche del prestito ponte (altri 125 milioni sui 250 complessivi), chiedono che la trattativa per la cessione faccia passi concreti. Gnudi, del resto, sa altrettanto bene che l’Ilva attuale perde molti milioni al mese: forse non i 60-70 della gestione di Enrico Bondi denunciati nel maggio scorso dal presidente di Federacciai Antonio Gozzi, ma sicuramente tanti. E quindi, stando così le cose, ogni giorno che passa il valore dell’acciaieria di Taranto diminuisce. Ed è facendo leva su questo aspetto che i possibili acquirenti dell’Ilva — i franco-indiani di ArcelorMittal in cordata con Marcegaglia — stanno tirando sul prezzo. Che, come anticipato ieri dal Corriere della Sera, potrebbe avvicinarsi allo zero o risultare perfino negativo. I rappresentanti del colosso indiano che si stanno occupando della trattativa — a partire dal chief executive officer per l’Europa, Aditya Mittal, figlio del patron Lakshmi — sono stati chiari nei loro recenti incontri al tavolo della ministra dello Sviluppo economico Federica Guidi: più che quantificare il valore dell’Ilva occorre valutare gli aspetti che lo deprimono.

A partire dai debiti a medio lungo termine che si attestano sul miliardo e mezzo ai quali vanno aggiunti i circa due miliardi dell’investimento ambientale e industriale necessario per poter rilanciare lo stabilimento con una produzione sostenuta e sostenibile, visto che si tratterà di accelerare sull’attività industriale in un contesto ambientale compatibile, ritornando a produrre a regime senza inquinare come in passato. Se a ciò si aggiunge che saranno necessari, secondo le stime degli acquirenti, almeno 6 mesi (ma forse anche un anno) per raggiungere gli standard che permettano di non perdere 60 milioni al mese, l’investimento complessivo raggiunge i 4 miliardi. Ovviamente soltanto per la nuova Ilva, al netto della bad company in cui resteranno i rischi civili e patrimoniali per il pregresso danno ambientale. Il governo e il commissario, dal loro canto, hanno chiesto che sia salvaguardata l’intera occupazione: 12 mila dipendenti a cui occorre garantire il futuro. Le parti stanno trattando da queste posizioni. Consapevoli che entrambe potranno considerarsi vittoriose in caso di esito positivo: gli indiani per aver acquisito la più grande acciaieria d’Europa senza pagarne un prezzo; il governo per aver salvato l’occupazione e aver posto le basi per il rilancio (che poi spetterà agli acquirenti) dell’acciaio italiano... Certamente dà più garanzie la partecipazione all’operazione di un importante gruppo industriale nazionale selezionato dal governo rispetto alla sola presenza indiana; ma lo stesso gruppo Marcegaglia nei mesi scorsi, proprio a Taranto, ha dismesso l’attività della controllata Buildtech a causa del crollo del mercato del fotovoltaico... Un ruolo importante, per il passaggio dell’Ilva alla cordata ArcelorMittal-Marcegaglia, sarà comunque certamente giocato dai sindacati. Se l’occupazione, come sembra, sarà salvaguardata, anch’essi potranno rivendicare una vittoria..."

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