mercoledì 15 ottobre 2014

Ilva, vendita in dirittura d'arrivo, ma i Riva restano della partita

Il tempo stringe e dietro l'offerta in arrivo di Arcelor-Mittal le cose si stanno muovendo velocemente. nuovi candidati si fanno avanti e diversi hanno preso contatto con la famiglia valutando anche ipotesi di partnership. sotto la attenta regia di Mediobanca

Chi resterà a contendere l'Ilva al colosso mondiale della siderurgia, Arcelor Mittal che produce acciaio in venti paesi del mondo ed è presente in sessanta? I concorrenti indiani di Jindal Steel o qualche altro competitor asiatico come Hebei Steel Group? Comunque sia, sarebbe un errore considerare definitivamente fuori dai giochi la famiglia Riva, subentrata nella proprietà del gruppo italiano all'Iri una ventina d'anni e nel business siderurgico da sessanta. Attraverso Mediobanca, infatti, la famiglia è stata contattata da alcuni gruppi internazionali che hanno manifestato la loro 
disponibilità a valutare insieme il dossier Ilva.

La partita è davvero incandescente, come ben sanno il ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi e il commissario straordinario Piero Gnudi. La linea del governo sulla vicenda- Ilva è molto netta: chiudere rapidamente l'operazione alle migliori condizioni possibili. 
Facile a dirsi, ben più complicato centrare l'obiettivo. A fare la differenza, però, è l'interesse manifestato per la conquista dell'acciaio dei Riva. Il primo a muoversi è stato il leader mondiale del settore, ArcelorMittal, sede legale in Lussemburgo e principale azionista indiano, 91,2 milioni di tonnellate prodotte nel 2013, fatturato di 79,4 miliardi di dollari, un margine operativo lordo di 6,9 e 232mila dipendenti.

Già presente in Italia con la Magona, ArcelorMittal ha presentato al governo le linee guida del suo progetto che punterebbe a integrare, "senza sovrapposizioni", le produzioni dell'Ilva all'interno del suo gruppo. Il punto di forza dell'offerta è rappresentato dalla riorganizzazione societaria dell'Ilva, con la creazione di una "bad company" dentro cui far convergere debiti e contenziosi, e una "good company" in cui inserire gli asset produttivi e i lavoratori. La nuova società così strutturata  intenderebbe lavorare da subito al rilancio dello stabilimento di Taranto, potenziando la produzione con nuovi impianti e investimenti, ma rilanciando anche lo stabilimento di Genova Cornigliano, strategico dal punto di vista logistico per il suo affaccio diretto sul mare, con il potenziamento delle 
linee di zincatura e il ritorno prepotente sul mercato della banda stagnata.

La trattativa con il commissario Gnudi prosegue a intervalli ravvicinati e ora ArcelorMittal si prepara all'offerta finale. Dovrà comunque vedersela innanzitutto con i concorrenti indiani di Jindal Steel, 11,8 milioni di tonnellate prodotte, che hanno visitato nelle scorse settimane gli impianti del gruppo e sono stati a discutere con il management nel quartier generale di Milano, prima di far ritorno in India per decidere il da farsi. Ma è probabile che anche altri soggetti internazionali entreranno ufficialmente nel confronto. Nelle scorse settimane si era parlato di un possibile interessamento degli arabi di Emirates Steeel, ma è possibile che qualche gruppo asiatico si sia comunque avvicinato al dossier, o manifestando ai Riva la propria disponibilità ad approfondire insieme l'operazione, o in 
prima persona.

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