Che i soldi sequestrati ai Riva debbano servire per il risanamento dell'area siderurgica è un bene. Nello stesso tempo prima di stare tranquilli ci sono ancora troppi passaggi a rischio.
I 1,2 miliardi verranno gestiti da Gnudi che finora ha usato i soldi solo e soltanto per dare una boccata d'ossigeno all'Ilva, per la continuità della produzione, per pagare fornitori e gli stipendi agli operai, senza utilizzare un centesimo per il risanamento degli impianti, tanto che gli "incidenti", che mettono a rischio la salute degli operai e della popolazione della città, stanno aumentando, insieme ad una ripresa degli infortuni.
I passaggi di questi soldi, perchè siano effettivamente usati per i lavori sugli impianti inquinanti, sono ancora farraginosi e a rischio di altri inceppamenti burocratico-legali.
Tuttora permane da parte del governo l'ipotesi, nella vendita dell'Ilva ad altri soci, della creazione di una "bad company" dove scaricare tutti i costi e di debiti per le bonifiche.
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(dalla stampa) - Il gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo ha
trasferito nelle disponibilità del commissario straordinario del
siderurgico ionico il denaro sequestrato nell'ambito dell'indagine sul
rientro di capitali dall’estero: in particolare il tesoro dei Riva era
stato individuato in otto società trust domiciliate nell’isola inglese
di Jersey
Ammonta a 1,2 miliardi il tesoro della famiglia Riva che il gip ha trasferito nelle disponibilità del commissario straordinario dell’Ilva, Pietro Gnudi, per il risanamento della fabbrica di Taranto. La decisione del magistrato è giunta nelle scorse ore con l’accoglimento della richiesta formulata dallo stesso Gnudi sulla base dell’ultimo decreto “salva Ilva” approvato dal Governo Renzi. Una decisione, tuttavia, che la famiglia di industriali ha tentato di scongiurare: i legali di Adriano Riva, infatti, hanno sollevato eccezioni di incostituzionalità del decreto, ma il gip ha rigettato questa istanza per “manifesta infondatezza”.
Il denaro era stato sequestrato dalla Guardia di finanza
al termine di una complessa indagine sul rientro di capitali
dall’estero: in particolare il tesoro dei Riva era stato individuato in
otto società trust domiciliate nell’isola inglese di Jersey.
Anche la procura milanese aveva dato parere favorevole al trasferimento
dei fondi, ma con la condizione che questi fossero utilizzati
esclusivamente per adeguare gli impianti dello stabilimento siderurgico di Taranto alle prescrizioni imposte dall’autorizzazione integrata ambientale rilasciata alla fine del 2012, ma che ancora risulta inapplicata. Il denaro,
quindi, non potrà essere utilizzato per il pagamento degli stipendi o
per garantire la continuità dell’attività produttiva dell’acciaieria ionica, ma soltanto per l’ammodernamento dei reparti dell’Ilva che oggi, per l’accusa ionica, sono ancora fonte di malattia e morte.
Il Gip ha
disposto che i beni sequestrati siano convertiti in azioni "a titolo di
futuro aumento di capitale" dell’Ilva, spiegando che "le azioni di
nuova emissione dovranno essere intestate al Fondo unico giustizia e,
per esso, al gestore ex legge Equitalia Giustizia spa".
Il denaro era stato sequestrato dalla Guardia di finanza al termine di una complessa indagine sul rientro di capitali dall’estero: in particolare il tesoro dei Riva era stato individuato in otto società trust domiciliate nell’isola inglese di Jersey. Anche la procura milanese aveva dato parere favorevole al trasferimento dei fondi, ma con la condizione che questi fossero utilizzati esclusivamente per adeguare gli impianti dello stabilimento siderurgico di Taranto alle prescrizioni imposte dall’autorizzazione integrata ambientale rilasciata alla fine del 2012, ma che ancora risulta inapplicata. Il denaro, quindi, non potrà essere utilizzato per il pagamento degli stipendi o per garantire la continuità dell’attività produttiva dell’acciaieria ionica, ma soltanto per l’ammodernamento dei reparti dell’Ilva che oggi, per l’accusa ionica, sono ancora fonte di malattia e morte.
La richiesta di Gnudi di dissequestrare le somme e di farle tornare nella disponibilità della società Ilva è stata possibile in quanto il 21 agosto scorso è entrata in vigore la legge cosiddetta "Terra dei Fuochi", la quale prevede la possibilità di utilizzare i fondi sequestrati in procedimenti diversi da quello per reati ambientali (condotto dalla procura di Taranto), per il risanamento degli impianti dello stabilimento pugliese. (GdM)
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