Ben detto! Ci sono altri miliardi nascosti dai Riva, frutto dello sfruttamento degli operai dell'Ilva di Taranto, che devono essere sequestrati e usati per una reale bonifica sia all'interno dello stabilimento che nei quartieri inquinati
(dalla Gazzetta del Mezzogiorno) - MILANO
– Il "diritto all’ambiente salubre, al lavoro e alla salute" prevalgono
su quello "proprietario" e sugli "interessi patrimoniali". E’ anche per
questo motivo che il gip di Milano Fabrizio D’Arcangelo ha sbloccato 1
miliardo e 200 milioni di euro sequestrati dalla Procura di Milano nel
maggio del 2013 ai fratelli Emilio (morto sei mesi fa) e Adriano Riva e
ai due loro consulenti per trasferirli nelle casse dell’Ilva in vista
degli interventi di risanamento necessari per tenere in vita lo
stabilimento di Taranto...
Nelle 15 pagine di decreto il gip ha disposto la conversione del denaro e dei titoli a cui erano stati messi i sigilli in azioni "a titolo di futuro aumento di capitale" dell’Ilva. "Le azioni di nuova emissione – ha precisato il magistrato - dovranno essere intestate al Fondo Unico Giustizia e, per esso, al gestore ex lege Equitalia Giustizia spa".
Nel motivare la sua decisione il giudice D’Arcangelo ha voluto sottolineare che, come in questo caso, "nel conflitto tra i diritti proprietari dei soggetti attinti da trasferimento coattivo e gli interessi costituzionalmente rilevanti al diritto all’ambiente salubre, al lavoro e alla salute, i primi debbano assumere una valenza necessariamente" secondaria.
Inoltre ha osservato che non è la prima volta che "l'interesse strategico di determinate attività economiche induce il legislatore ad interventi straordinari e urgenti ed, in tali contesti normativi (...) (in tema di amministrazione delle grandi imprese in stato di insolvenza) gli interessi patrimoniali (come quello dei creditori delle imprese di grandi dimensioni) devono recedere di fronte a quello alla conservazione delle risorse produttive e dei livelli occupazionali"...
Nelle 15 pagine di decreto il gip ha disposto la conversione del denaro e dei titoli a cui erano stati messi i sigilli in azioni "a titolo di futuro aumento di capitale" dell’Ilva. "Le azioni di nuova emissione – ha precisato il magistrato - dovranno essere intestate al Fondo Unico Giustizia e, per esso, al gestore ex lege Equitalia Giustizia spa".
Nel motivare la sua decisione il giudice D’Arcangelo ha voluto sottolineare che, come in questo caso, "nel conflitto tra i diritti proprietari dei soggetti attinti da trasferimento coattivo e gli interessi costituzionalmente rilevanti al diritto all’ambiente salubre, al lavoro e alla salute, i primi debbano assumere una valenza necessariamente" secondaria.
Inoltre ha osservato che non è la prima volta che "l'interesse strategico di determinate attività economiche induce il legislatore ad interventi straordinari e urgenti ed, in tali contesti normativi (...) (in tema di amministrazione delle grandi imprese in stato di insolvenza) gli interessi patrimoniali (come quello dei creditori delle imprese di grandi dimensioni) devono recedere di fronte a quello alla conservazione delle risorse produttive e dei livelli occupazionali"...
Infine ha sottolineato che "la lamentata compressione del
diritto di proprietà sui beni originariamente attinti dal sequestro
preventivo non è costituzionalmente illegittima quando si rilevi
preordinata a consentire il soddisfacimento contestuale di una pluralità
di interessi costituzionalmente rilevanti e di rilievo superiore a
quello del diritto inciso".
E cioè, "risanare l’ambiente e la tutela della salute unitamente al mantenimento dei livelli occupazionali".
E cioè, "risanare l’ambiente e la tutela della salute unitamente al mantenimento dei livelli occupazionali".
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