Ieri a parte lo Slai cobas, gli unici a manifestare sono stati i giovani di Officine Tarantine, che si sono uniti con i lavoratori e i disoccupati slai cobas.
DENTRO l'aula processuale
Quelli che rompevano un quadro fatto solo di avvocati erano gli operai ilva, i lavoratori cimiteriali, alcuni abitanti dei tamburi organizzati dallo slai cobas, che questa volta erano venuti in tanti; più pochi altri, come i familiari degli operai Ilva Francesco Zaccaria e Claudio Marsella, morti a pochi mesi l'uno dall'altro.
Anche all'interno i lavoratori denunciavano ai giornalisti la situazione grave dal punto di vista della salute che tutt'ora si vive sia all'Ilva che al cimitero, con in più all'Ilva la incertezza del futuro lavorativo; esprimendo insieme una totale sfiducia e critica verso Stato, governo.
Come verso i sindacati confederali.
Questi avrebbero dovuto stare tra gli imputati e invece stavano bellamente a presentarsi come parte civile al processo. Un operaio dell'Ilva si è rivolto con rabbia al dirigente regionale della Uil chiedendo "ma finora dove eravate... che ci fate qui?".
Le lunghe ore del processo non sono state, quindi, solo di attesa. Esse sono anche servite agli operai, ai lavoratori cimiteriali, ai familiari degli operai uccisi da Riva, a conoscersi meglio, per trovare più forza nel portare avanti insieme questa battaglia (riportiamo a parte un intervento del padre di Francesco Zaccaria).
Altri operai Ilva trovano ora più coraggio a rompere con il clima di paura che l'azienda e i capi creano in fabbrica e chiedono allo slai cobas di costituirsi parte civile; lo stesso stanno facendo alcuni familiari di ragazzini uccisi dall'inquinamento e diventati una sorta di simbolo della battaglia a Taranto.
Poi nell'aula vi erano i "venditori di fumo": Liberi e pensanti e Usb, ma rappresentati (a parte tre del LP) solo dal loro avvocato. Buoni a fare denuncia, buoni anche a criticare gli operai e i cittadini che "non si muovono", ma pronti a lasciar fare e lasciare in pace gli addetti ai lavori, invece di contribuire a fare di questo un processo popolare ai padroni assassini e ai loro servi.
Questi non hanno presentato alcun operaio o cittadino come parte civile ma solo le loro organizzazioni, formatesi da poco più di due anni; perchè il problema è ottenere il riconoscimento in quanto organizzazioni, non mobilitare i lavoratori e gli abitanti dei quartieri inquinati a fare anche del processo un terreno di lotta per pretendere che gli assassini vengano condannati e paghino.
Questa situazione è stata quasi grottescamente rappresentata dall'avvocato (lo stesso sia per i LP che per l'Usb), il quale presentando al giudice le parti sociali dell'USB - a livello nazionale, regionale, provinciale, territoriale, di fabbrica... mancava solo "a livello mondiale" - ha detto che l'Usb "pur essendo nata solo nel 2010 - cosa tra l'altro non vera, essendosi formata in Ilva a fine 2012 e quel pochissimo che c'era sul territorio non si occupava affatto della realtà di rischio costante di vita e salute che gli operai vivevano continuamente in fabbrica - i suoi attivisti avevano, negli anni prima, comunque agito all'interno di precedenti sindacati... (?!)". Della serie: Che c'azzecca? Allora dovevano presentarsi come Fiom, Fim, Uilm? (le organizzazioni dove negli ultimi cinque anni sono stati gli attivisti del Usb dell'Ilva).
Tornando a questioni più serie. Il pool dei 5 avvocati rappresentati dall'Avv. Bonetto di Torino ha presentato unitariamente le parti civili organizzate dallo slai cobas. Portando avanti quel rapporto non personalista e in legame orizzontale/unitario con lo slai cobas, che è e deve essere durante tutto il processo la caratteristica e la diversità in positivo di questa difesa legale.
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