venerdì 17 ottobre 2014

Ieri, fuori e dentro il processo Ilva

FUORI dall'aula processuale
Presidio dello Slai cobas per il sindacato di classe con la presenza di operai Ilva, tanti lavoratori cimiteriali, Disoccupate organizzate, familiari di lavoratori morti, abitanti dei Tamburi - mentre il presidio è durato per tutta la durata del processo, una gran parte di loro, come parte civile, sono entrati nell'aula del processo, tanti con una pettorina, fatta dallo Slai cobas, con foto di alcuni tra i troppi operai ilva e appalto assassinati e con la scritta "Giustizia, contro i padroni assassini!". La Digos ha cercato di intimidire e di bloccare le pettorine ma tanti lavoratori parte civili le avevano ormai incollate sulle loro magliette.

Ieri a parte lo Slai cobas, gli unici a manifestare sono stati i giovani di Officine Tarantine, che si sono uniti con i lavoratori e i disoccupati slai cobas.


Anche i Disoccupati Organizzati, con una rappresentanza quasi tutta di donne, ha manifestato al presidio di ieri, per portare la loro battaglia pienamente interna alla lotta contro l'Ilva e le Istituzioni, complici prima e immobili adesso per i lavori di bonifica




Forte è stata la denuncia non solo della politica criminale fatta negli anni da Riva e rappresentanti Istituzionali, ma anche di quella che imperterrita continua oggi, con morti operai, ultimo Angelo Iodice, con morti di bambini per tumore, con una serie di grossi "incidenti" in fabbrica, che mostrano che non si vuole fare alcun risanamento; e con un governo ora più di prima a difendere solo gli interessi dei padroni, vecchi e nuovi.






DENTRO l'aula processuale

Quelli che rompevano un quadro fatto solo di avvocati erano gli operai ilva, i lavoratori cimiteriali, alcuni abitanti dei tamburi organizzati dallo slai cobas, che questa volta erano venuti in tanti; più pochi altri, come i familiari degli operai Ilva Francesco Zaccaria e Claudio Marsella, morti a pochi mesi l'uno dall'altro.
Anche all'interno i lavoratori denunciavano ai giornalisti la situazione grave dal punto di vista della salute che tutt'ora si vive sia all'Ilva che al cimitero, con in più all'Ilva la incertezza del futuro lavorativo; esprimendo insieme una totale sfiducia e critica verso Stato, governo.
Come verso i sindacati confederali.
Questi avrebbero dovuto stare tra gli imputati e invece stavano bellamente a presentarsi come parte civile al processo. Un operaio dell'Ilva si è rivolto con rabbia al dirigente regionale della Uil chiedendo "ma finora dove eravate... che ci fate qui?".

Le lunghe ore del processo non sono state, quindi, solo di attesa. Esse sono anche servite agli operai, ai lavoratori cimiteriali, ai familiari degli operai uccisi da Riva, a conoscersi meglio, per trovare più forza nel portare avanti insieme questa battaglia (riportiamo a parte un intervento del padre di Francesco Zaccaria).

Altri operai Ilva trovano ora più coraggio a rompere con il clima di paura che l'azienda e i capi creano in fabbrica e chiedono allo slai cobas di costituirsi parte civile; lo stesso stanno facendo alcuni familiari di ragazzini uccisi dall'inquinamento e diventati una sorta di simbolo della battaglia a Taranto.



Poi nell'aula vi erano i "venditori di fumo": Liberi e pensanti e Usb, ma rappresentati (a parte tre del LP) solo dal loro avvocato. Buoni a fare denuncia, buoni anche a criticare gli operai e i cittadini che "non si muovono", ma pronti a lasciar fare e lasciare in pace gli addetti ai lavori, invece di contribuire a fare di questo un processo popolare ai padroni assassini e ai loro servi.
Questi non hanno presentato alcun operaio o cittadino come parte civile ma solo le loro organizzazioni, formatesi da poco più di due anni; perchè il problema è ottenere il riconoscimento in quanto organizzazioni, non mobilitare i lavoratori e gli abitanti dei quartieri inquinati a fare anche del processo un terreno di lotta per pretendere che gli assassini vengano condannati e paghino.
Questa situazione è stata quasi grottescamente rappresentata dall'avvocato (lo stesso sia per i LP che per l'Usb), il quale presentando al giudice le parti sociali dell'USB - a livello nazionale, regionale, provinciale, territoriale, di fabbrica... mancava solo "a livello mondiale" - ha detto che l'Usb "pur essendo nata solo nel 2010 - cosa tra l'altro non vera, essendosi formata in Ilva a fine 2012 e quel pochissimo che c'era sul territorio non si occupava affatto della realtà di rischio costante di vita e salute che gli operai vivevano continuamente in fabbrica - i suoi attivisti avevano, negli anni prima, comunque agito all'interno di precedenti sindacati... (?!)". Della serie: Che c'azzecca? Allora dovevano presentarsi come Fiom, Fim, Uilm? (le organizzazioni dove negli ultimi cinque anni sono stati gli attivisti del Usb dell'Ilva).

Tornando a questioni più serie. Il pool dei 5 avvocati rappresentati dall'Avv. Bonetto di Torino ha presentato unitariamente le parti civili organizzate dallo slai cobas. Portando avanti quel rapporto non personalista e in legame orizzontale/unitario con lo slai cobas, che è e deve essere durante tutto il processo la caratteristica e la diversità in positivo di questa difesa legale.

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