Le imprese sono meno
8,3 a Taranto rispetto a un dato nazionale di 1,2. Chiusure e
fallimenti 72,7 rispetto ad una media nazionale di 23,6. Il tasso di
disoccupazione resta altissimo anche rispetto alla media altissima
nazionale. L'economia industriale è in caduta libera. L'Ilva si
trascina il Porto, l'ENI minaccia di andarsene, la Cementir è in
agonia.
Questi
dati non trovano attualmente alcuna possibilità di essere
contrastati dalle politiche del governo Renzi che anzi li aggravano.
Confindustria
e finanza locale cercano di far leva sulla crisi per ottenere dal
governo aiuti e sostegni, mentre imboscano i soldi che si sono
guadagnati quando l'economia “tirava”.
Noi non pensiamo che se per i padroni va bene, va bene anche per i lavoratori, né che i soldi e il lavoro debbano servire ad ingrassare i commercianti.
Noi non pensiamo che se per i padroni va bene, va bene anche per i lavoratori, né che i soldi e il lavoro debbano servire ad ingrassare i commercianti.
Il
capitalismo a Taranto è il vero responsabile della situazione.
E la
lotta anticapitalista è l'unica vera soluzione.
Operai,
proletari e masse popolari o intraprendono questa strada, liberandosi
anche delle fumisterie ambientaliste “libere e pensanti” che
perorano una Taranto che passando da soluzioni simil Bagnoli arrivi
alla “città del sole”, o non c'è futuro.
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