mercoledì 1 ottobre 2014

Alcuni dati economici confermano la crisi di Taranto.

Le imprese sono meno 8,3 a Taranto rispetto a un dato nazionale di 1,2. Chiusure e fallimenti 72,7 rispetto ad una media nazionale di 23,6. Il tasso di disoccupazione resta altissimo anche rispetto alla media altissima nazionale. L'economia industriale è in caduta libera. L'Ilva si trascina il Porto, l'ENI minaccia di andarsene, la Cementir è in agonia.
Questi dati non trovano attualmente alcuna possibilità di essere contrastati dalle politiche del governo Renzi che anzi li aggravano.
Confindustria e finanza locale cercano di far leva sulla crisi per ottenere dal governo aiuti e sostegni, mentre imboscano i soldi che si sono guadagnati quando l'economia “tirava”.
Noi non pensiamo che se per i padroni va bene, va bene anche per i lavoratori, né che i soldi e il lavoro debbano servire ad ingrassare i commercianti.
Il capitalismo a Taranto è il vero responsabile della situazione.
E la lotta anticapitalista è l'unica vera soluzione.

Operai, proletari e masse popolari o intraprendono questa strada, liberandosi anche delle fumisterie ambientaliste “libere e pensanti” che perorano una Taranto che passando da soluzioni simil Bagnoli arrivi alla “città del sole”, o non c'è futuro.  

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