mercoledì 1 ottobre 2014

Grottesche elezioni della Provincia - I grandi assenti sono le masse reali e i loro problemi

Le grottesche elezioni provinciali, ultimo parto reazionario del governo e del parlamento delle “larghe intese” ha trovato a Taranto la sua manifestazione pratica più spudorata: i notabili addetti al voto hanno inciuciato per mesi e alla fine hanno eletto chi in questo inciucio si era mosso con abilità e anticipo, il sindaco di Massafra di centrodestra, Tamburrano, votato anche massicciamente dai consiglieri del PD orchestrati da Pelillo.
Un'elezione quindi all'insegna della vera antipolitica, un'elezione che non dispiacerà certo a Renzi che conduce alla grande tutto questo a livello nazionale. Un'elezione che a livello locale mette in luce quale coacervo di politicanti, arrivisti e cercapoltrone compone il PD, frazione vincente e frazione perdete - che in questo caso risulterebbero rispettivamente rappresentate dai due sindaci, quello di Bari, Emiliano in corsa per la Regione e quello di Taranto, Stefano che anche in queste elezioni ha fatto la figura del “peracottaro”.

Potremmo finirla qui se non ci trovassimo però poi di fronte a problemi concreti, citati da Bonelli: “A Taranto la Provincia dovrà decidere e dare parere sulle discariche, su quelle al servizio dell'Ilva, sul Porto, dovrà dare l'autorizzazione sul raddoppio dell'inceneritore di Massafra dell'Appia Energy di proprietà della Marcegaglia attuale presidente dell'ENI.
Che deciderà, quindi, questo coacervo di interessi che si raccoglie intorno a Tamburrano? Non è che sia chiaro, perchè siamo abituati a opposizioni a progetti padronali e anti ambientali che sono strumentali ad ottenere mazzette e favori e poi diventano consenso.
Diciamo che, comunque, sul piano politico si va sgretolando quell'asse di centrosinistra che controllava tutti gli Enti, da Vendola a Stefano.

I grandi assenti in tutta questa contesa sono anche qui le masse reali. Hanno fatto un'elezione che, a prescindere, le escludeva.

In fondo è una cosa chiara, da un lato il Palazzo della politica dei partiti, dall'altro le masse che sono “anti politica” nel senso di rigetto di questo modo di intendere la politica e che possono fare la politica vera attraverso la lotta e l'organizzazione. 

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