All'art. 5 viene soprattutto istituito l'ennesimo Tavolo istituzionale; lì dove sappiamo
bene quanto nulla anche nel recente passato abbiano prodotto in termini di
interventi effettivi e utili questi mega Tavoli.
L'art. 6 è dedicato al Programma
per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell'area di Taranto.
Qui non poteva essere più generico! Si parla solo di “programma di misure” senza indicare quali, i tempi sono indefiniti
ma la dizione: “medio e lungo termine”
lascia presagire tempi lunghissimi e non controllabili; si usano poi tutta una
serie di termini attenuativi: ”un adeguato
livello di sicurezza per le persone e per
l'ambiente”, “mitigare le criticità” ma... salvaguardando “la competitività delle imprese”, che
mostrano che in realtà è decisamente poco quello che si intende fare. Per
quanto riguarda le risorse economiche da impiegare, poi, queste vengono raccattate
da vari fondi e non quantificate.
Sul fronte bonifiche, in realtà il decreto non dice nulla
su ciò che era già previsto ma non ancora all'opera, in particolare ai Tamburi,
Cimitero, Mar piccolo. E invece di andare nettamente più avanti nei lavori da
realizzare, nei fondi da impegnare, nei tempi urgenti del programma di
interventi, va indietro, riparte da zero, scrivendo che da questo decreto “il commissario straordinario... è incaricato
di predisporre un programma di misure per la bonifica, ambientalizzazione,
riqualificazione dell'intera area di Taranto, dichiarata ad elevato rischio di
crisi ambientale...”. Questo porta come minimo ad un allungamento infinito
dei tempi.
L'Art. 7 che affronta la questione del Porto, la sua vaghezza sembra fatta apposta, in essa ci entra
eccome, sia pur dalla finestra, "Tempa Rossa", e su questo la formula
introdotta di una sorta di "silenzio-assenso", da parte delle
Istituzioni locali dopo 30 giorni dalla richiesta del Commissario straordinario,
serve per scavalcare qualsiasi parere contrario.
L'art. 8 parla della valorizzazione della città e dell'Arsenale, per lo sviluppo dei beni culturali e
turismo, ma qui ciò che appare certo sono i vari e contorti passaggi
burocratici, con la lungaggine delle procedure; mentre i fondi restano incerti.
Teniamo conto che una parte di essi erano già stati stanziati e sono
insufficienti e il loro utilizzo non dà alcuna garanzia di ricaduta
occupazionale, ambientale, turistico sulla città.
Sull'Arsenale, poi si va decisamente indietro. Tutte le aree occupate
restano dell'Arsenale. Quindi viene azzerata ogni previsione di restituzione
alla città anche di una parte di queste aree. E sotto l'ipocrito progetto di
valorizzazione culturale e turistica (?) dell'Arsenale, di fatto con questo
decreto si punta ad incrementare la sua funzione militare-bellica (non è un
caso la presenza nel Tavolo istituzionale della Ministra delle Difesa).
Infine il 'centro di
ricerca per i tumori infantili' nell'ospedale di Taranto, spacciato come
fiore all'occhiello del "cuore" di Renzi, è semplicemente sparito dal
decreto. D'altra parte sarebbe un ben misero provvedimento a fronte della
richiesta di una nuova struttura ospedaliera specializzata; un provvedimento
ipocrita nel momento in cui il decreto riduce gli interventi di bonifica,
ridimensiona l'Aia, allunga i tempi.
In conclusione,
un decreto che dichiara esplicitamente che lo Stato borghese l'unica
nazionalizzazione che fa è per socializzare le perdite e privatizzare i
profitti; con Riva lasciato in pace e i lavoratori e la popolazione inquinata
gabbati.
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