domenica 8 febbraio 2015

LA CRITICA AL DECRETO SALVA ILVA (parte seconda)

i fatti di questi giorni -OPERAI APPALTO ILVA per i quali i crediti delle ditte vanno a finire nella massa passiva e l'esclusione delle società Ilva confermano la denuncia da noi dello SLAI COBAS fatta immediatamente di questo decreto.


All'art. 5 viene soprattutto istituito l'ennesimo Tavolo istituzionale; lì dove sappiamo bene quanto nulla anche nel recente passato abbiano prodotto in termini di interventi effettivi e utili questi mega Tavoli.
 
L'art. 6 è dedicato al Programma per la bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione dell'area di Taranto. Qui non poteva essere più generico! Si parla solo di “programma di misure” senza indicare quali, i tempi sono indefiniti ma la dizione: “medio e lungo termine” lascia presagire tempi lunghissimi e non controllabili; si usano poi tutta una serie di termini attenuativi: ”un adeguato livello di sicurezza per le persone e per l'ambiente”, “mitigare le criticità” ma... salvaguardando “la competitività delle imprese”, che mostrano che in realtà è decisamente poco quello che si intende fare. Per quanto riguarda le risorse economiche da impiegare, poi, queste vengono raccattate da vari fondi e non quantificate.
 
Sul fronte bonifiche, in realtà il decreto non dice nulla su ciò che era già previsto ma non ancora all'opera, in particolare ai Tamburi, Cimitero, Mar piccolo. E invece di andare nettamente più avanti nei lavori da realizzare, nei fondi da impegnare, nei tempi urgenti del programma di interventi, va indietro, riparte da zero, scrivendo che da questo decreto “il commissario straordinario... è incaricato di predisporre un programma di misure per la bonifica, ambientalizzazione, riqualificazione dell'intera area di Taranto, dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale...”. Questo porta come minimo ad un allungamento infinito dei tempi.
 
L'Art. 7 che affronta la questione del Porto, la sua vaghezza sembra fatta apposta, in essa ci entra eccome, sia pur dalla finestra, "Tempa Rossa", e su questo la formula introdotta di una sorta di "silenzio-assenso", da parte delle Istituzioni locali dopo 30 giorni dalla richiesta del Commissario straordinario, serve per scavalcare qualsiasi parere contrario.
 
L'art. 8 parla della valorizzazione della città e dell'Arsenale, per lo sviluppo dei beni culturali e turismo, ma qui ciò che appare certo sono i vari e contorti passaggi burocratici, con la lungaggine delle procedure; mentre i fondi restano incerti. Teniamo conto che una parte di essi erano già stati stanziati e sono insufficienti e il loro utilizzo non dà alcuna garanzia di ricaduta occupazionale, ambientale, turistico sulla città.
 
Sull'Arsenale, poi si va decisamente indietro. Tutte le aree occupate restano dell'Arsenale. Quindi viene azzerata ogni previsione di restituzione alla città anche di una parte di queste aree. E sotto l'ipocrito progetto di valorizzazione culturale e turistica (?) dell'Arsenale, di fatto con questo decreto si punta ad incrementare la sua funzione militare-bellica (non è un caso la presenza nel Tavolo istituzionale della Ministra delle Difesa).
Infine il 'centro di ricerca per i tumori infantili' nell'ospedale di Taranto, spacciato come fiore all'occhiello del "cuore" di Renzi, è semplicemente sparito dal decreto. D'altra parte sarebbe un ben misero provvedimento a fronte della richiesta di una nuova struttura ospedaliera specializzata; un provvedimento ipocrita nel momento in cui il decreto riduce gli interventi di bonifica, ridimensiona l'Aia, allunga i tempi.
 
In conclusione, un decreto che dichiara esplicitamente che lo Stato borghese l'unica nazionalizzazione che fa è per socializzare le perdite e privatizzare i profitti; con Riva lasciato in pace e i lavoratori e la popolazione inquinata gabbati.

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