1) Il valore dei prodotti è dato dalla quantità di lavoro necessario?
2) Questo lavoro è dispendio della forza lavoro semplice?
3) Ma è solo nella società capitalista che il “lavoro” produce merci?
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1) Il valore dei prodotti è dato dalla quantità di lavoro necessario, quindi le merci che sono prodotte nello stesso tempo di lavoro hanno lo stesso valore di scambio?
Il valore di scambio è il rapporto quantitativo in cui una merce si scambia con un'altra merce. Ma da che cosa dipende il suo valore di scambio? In che misura una merce si scambia con un'altra merce?
Se facciamo astrazione delle loro differenti caratteristiche fisiche, permane nelle merci una sostanza comune, che le rende uguali l'una all'altra, nonostante l'estrema loro diversità qualitativa. La sostanza comune, che rende le merci confrontabili e convertibili reciprocamente consiste nel fatto che esse sono prodotto di lavoro umano, materializzazioni di lavoro. Sostanza comune delle merci è dunque il lavoro. Il valore di una merce qualsiasi dipende dal lavoro incorporato in essa.
Se il valore di una merce dipende dal lavoro in essa incorporato, come se ne determina la grandezza? La grandezza si determina mediante la quantità della sostanza "valorificante" (il lavoro) da essa contenuta. Ma la quantità di lavoro si misura a sua volta con la durata temporale, ossia con il tempo di lavoro, calcolato a frazioni di tempo, come ora, giorno, mese ed anno. Quindi la misura della grandezza del valore è data dal tempo di lavoro.
Quindi le merci che sono prodotte nello stesso tempo di lavoro hanno lo stesso valore di scambio
Ma il tempo di lavoro di una merce è quello occorrente alla sua produzione in condizioni medie sociali. Benché tali condizioni varino di tempo in tempo e di paese in paese, ciononostante, in un'epoca data ed in un paese determinato, questo tempo di lavoro è dato, determinato. Ma che cosa significa specificatamente tempo di lavoro medio sociale? Significa che per merci della stessa natura, prodotte nello stesso periodo di tempo, si considera tempo di lavoro, non quello individuale del singolo produttore, bensì quello medio risultante dalla somma dei lavori oggettivati in quelle merci (altrimenti – per semplificare - un operaio lento farebbe, solo per questo, salire di valore la merce rispetto a quella prodotta da un operaio più svelto)
Il tempo di lavoro è una grandezza variabile. Esso varia con il cambiamento della forza produttiva del lavoro, che si verifica in conseguenza di molteplici fattori (sviluppo della tecnica, combinazioni sociali del lavoro, particolari situazioni naturali). La grandezza di valore di una merce varia comunque direttamente con il variare della quantità di lavoro (cioè, più c'è lavoro, tempo di lavoro e più incorporano valore), e inversamente col variare della forza produttiva (cioè di meno lavoro c'è bisogno meno valore ha quella merce). A determinare la grandezza del valore resta quindi soltanto il tempo di lavoro socialmente necessario a fornire un dato valore d'uso.
2) Questo lavoro è dispendio della forza lavoro semplice?
Facendo astrazione dal suo carattere utile, il lavoro, dal punto di vista esclusivo del valore, si presenta soltanto come dispendio di forza lavorativa umana, che ognuno in media possiede nel proprio organismo fisico. Tale dispendio di forza lavoro, senza sviluppo particolare, istruzione speciale, ecc., è il lavoro semplice. Per contro, tutti gli altri tipi di lavoro, che richiedono un grado maggiore di abilità, un'istruzione particolare, sforzi maggiori, ecc., sono lavoro complesso. Ogni lavoro complesso consiste in una quantità maggiore di lavoro semplice, può considerarsi come lavoro semplice potenziato o moltiplicato, e può quindi ridursi a lavoro semplice.
3) Ma è solo nella società capitalista che il “lavoro” produce merci?
Si. Come scrive Marx "La ricchezza delle società, nelle quali predomina il modo di produzione capitalistico, si presenta come una immane raccolta di merci e la singola merce si presenta come sua forma elementare."
Tutto ciò che si produce nella moderna società lo si produce per il mercato. Anche in passato i prodotti del lavoro sono stati destinati, entro certi limiti, al mercato. Ma è soltanto con il capitalismo che tale risultato diventa generale. Qui in linea di massima tutti i prodotti assumono la forma di merce; che, ripetiamo, ha la proprietà di appagare dati bisogni umani e quella di scambiarsi con altre merci secondo una certa proporzione.
Nel sistema sociale capitalistico i lavori privati, mediante lo scambio generalizzato, diventano immediatamente articolazioni naturali spontanee della divisione sociale del lavoro, del lavoro complessivo, lavori sociali che producono oggetti che diventano merci.
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