Nell'udienza del 19 febbraio, hanno cominciato a parlare i Pubblici
Ministeri, puntando il dito soprattutto su amministratori, politici,
funzionari ministeriali, enti pubblici, dal presidente
della Regione Puglia, Nichi Vendola (ipotesi di reato, concussione
aggravata), al sindaco di Taranto, Ippazio Stefano (abuso d'ufficio e
omissione in atti d'ufficio), dall'ex presidente della Provincia di
Taranto, Gianni Florido (concussione), all'assessore regionale alla
Qualità dell'Ambiente, Nicastro, per il quale si ipotizza il
favoreggiamento personale a Vendola. Si sono sentiti i nomi dei "servi"
del potere, di funzionari della questura, ufficiali di polizia
giudiziaria; come i nomi di alti prelati della Chiesa locale che,
incassando periodicamente soldi da Riva, gli accordavano la
"benedizione" per i suoi morti.
La
Procura ha depositato altri documenti, tra cui una consulenza
commissionata da Nicola Riva (imputato nel processo) dalla quale
emergere che i cosiddetti 'fiduciari' a libro paga di Riva Fire erano
funzionali alle direttive impartite dalla dirigenza Ilva.
Il
pm Cannarile ha rimarcato il ruolo di questi 'fiduciari' del gruppo
Riva nell'eseguire le direttive della proprietà a scapito del rispetto
delle norme ambientali; denunciando i danni ambientali causati dall'inquinamento dell'Ilva agli abitanti del quartiere Tamburi, a ridosso del Siderurgico.
Un altro pm del 'pool' della Procura, Buccoliero, ha detto: "se
oggi si decidesse di eseguire un sopralluogo nell'area delle batterie
delle cokerie Ilva per verificare se ci siano stati interventi per far
diminuire l'inquinamento ambientale, potrebbe emergere che nulla o quasi
è cambiato rispetto al 26 luglio 2012, quando gli impianti a caldo
vennero posti sotto sequestro su disposizione della magistratura".
Il procuratore aggiunto Pietro Argentino, ha documentato come il sindaco di Taranto, Ippazio Stefàno, sia venuto meno al suo ruolo di vigilanza e prevenzione dell'inquinamento ambientale causato dall'Ilva, nè - ha detto - lo 'assolverebberò lettere o ordinanze ritenute, dall'accusa, quanto meno tardive, mentre nulla ha fatto per porre in atto misure cautelari.
Nella
prossima udienza del 6 marzo gli altri due PM esamineranno il ruolo di
complicità con Riva di alcuni politici, tra cui Vendola; le
responsabilità della dirigenza Ilva in infortuni/omicidi di due operai
dell'Ilva e uno dell'appalto (Claudio Marsella, Francesco Zaccaria e
Ciro Moccia); e la posizione delle 3 società.
Ed
è proprio la questione delle tre società, escluse nella precedente
udienza dalle responsabilità dei risarcimenti, che è vergognosa e
inaccettabile. Su questo è il governo Renzi che, con il suo decreto,
dichiarando sostanzialmente il fallimento di Ilva spa, ha messo al
riparo le società, facendo un grosso regalo ancora una volta ai Riva. Il
governo ha affermato il principio dei padroni che chi "inquina NON
paga", e ha dato un ulteriore pesante "schiaffo" a tutti i lavoratori,
gli abitanti dei quartieri inquinati,i familiari degli operai uccisi, ai
bambini ammalati e morti, ecc.
A
questo si è aggiunta un'applicazione del decreto da parte del GUP oltre
misura, che pone pesanti dubbi: ancora il decreto era in discussione
nella commissioni per gli emendamenti; si è estesa l'esclusione anche
alle due società Riva Fire e Riva Forni Elettrici che non rientrano nel
decreto, ecc.
QUESTA
"GIUSTIZIA" DI MERA APPLICAZIONE DELLE LEGGI DEL GOVERNO
DEI PADRONI, NON PUO' NE' DEVE ESSERE QUELLA DEGLI OPERAI E DELLE MASSE
POPOLARI.
E QUESTA ALTRA VERA GIUSTIZIA SI DEVE VEDERE E SENTIRE NEL PROCESSO!
La responsabilità dell'Ilva anche nei risarcimenti resta, quindi, una battaglia in corso. La partecipazione organizzata dallo Slai cobas sc di parti civili a questo processo è proprio per non accettare le sue regole, per fare del processo un terreno di lotta e di mobilitazione dei lavoratori e delle masse, di giustizia e risarcimenti veri.
La responsabilità dell'Ilva anche nei risarcimenti resta, quindi, una battaglia in corso. La partecipazione organizzata dallo Slai cobas sc di parti civili a questo processo è proprio per non accettare le sue regole, per fare del processo un terreno di lotta e di mobilitazione dei lavoratori e delle masse, di giustizia e risarcimenti veri.
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