Tutti gli operai all'Ilva sanno che la battaglia per il cambio tuta contro azienda e sindacati confederali l'ha fatta e lanciata lo Slai cobas per il sindacato di classe, già prima dell'accordo truffa di dicembre 2011 e soprattutto dopo sia sul piano aziendale che legale, facendo assemblee, raccolta firme, ricorsi ed esposti. Tutti sanno che questa battaglia lo slai cobas l'ha portata avanti da solo e che la stessa l'Usb non ha detto in tutto questo periodo una parola sulla questione.
Tutti sanno che lo slai cobas ha fatto anche l'esposto penale sull'argomento, alimentato da una inchiesta dell'Ispettorato del lavoro che lo slai cobas fa tutto per accelerare e portare a buon fine, è ora sul tavolo della Giud. Todisco, per essere valutato.
E anche su questo l'Usb non dice nulla.
Ora, improvvisamente, dopo la sentenza della Cassazione, e dopo il rilancio da noi fatto
all'Ilva per i ricorsi di massa, anche da parte di quegli operai che avevano firmato
la transazione, e per riprendere l'iniziativa contro l'accordo, facendo su questo volantinaggi
alla fabbrica, assemblea, diffondendo a chi lo chiede il testo della sentenza, viene fuori l'Usb.
Legittimo, anzi, diremmo, finalmente anche un sindacato di base fa questa battaglia per il
cambio tuta. E logica vorrebbe che l'Usb a questo punto si unisse a chi da anni la sta
portando avanti.
Invece, non solo niente di tutto questo, ma l'Usb da un lato dice bugie ai lavoratori,
dichiarando che loro erano sempre contro l'accordo - anche quando l'Usb non c'era ancora,
mentre poi non hanno mai detto e fatto nulla;
dall'altro – e qui è la cosa più grave – si appropria senza neanche dirlo del lavoro, delle
indicazioni dello Slai cobas, perfino dell'avvocato dello slai cobas; senza, ripetiamo, neanche
avere la correttezza di informare lo slai cobas, di dire agli operai che questo lavoro
lo sta facendo lo slai cobas.
E' lo Slai cobas che subito sopo la sentenza dà indicazione al suo legale di fare i ricorsi
anche per i lavoratori che hanno firmato, indicando anche i motivi legali a supporto di
questi nuovi ricorsi. Ora invece l'Usb vuol far credere che sia “un'dea” che è venuta negli
incontri dei primi di ottobre tra Usb e avvocato.
Non solo, ma in un comunicato l'Usb arriva all'assurdo di parlare di “indagine avviata dalla
magistratura, a seguito dell'esposto di alcuni lavoratori”; quando l'Usb e tutti gli operai sanno
bene che l'esposto con l'indagine seguente è stato fatto dallo Slai cobas.
Tutto questo è scorretto. L'Usb si appropria nella sostanza della battaglia, del lavoro anche
legale (vi assicuriamo, non semplice) che lo slai cobas ha fatto, alimentato, documentato,
dal 2011 e anche negli anni prima; senza neanche avere la correttezza e dignità
di riconoscerlo.
Tutto questo, ripetiamo, è gravemente scorretto, è cercare il consenso facile tra gli operai,
sulle spalle del lavoro dello Slai cobas.
Questi metodi potranno mai realmente affermare un sindacalismo di classe e di base
alternativo a quello della collusione dei confederali in fabbrica?
Invitiamo gli operai, anche gli iscritti all'Usb, a riflettere su questo. Perchè il problema all'Ilva
non è solo di conquistare un “piatto di lenticchie” (che neanche ti danno), ma di conquistare
soprattutto la dignità e un sindacalismo di classe che da decenni hanno tolto.
Ma per questo abbiamo bisogno di un sindacato di classe serio, coerente, modesto e
determinato, senza secondi fini, arroganza e strumentalismo.
SLAI COBAS per il sindacato di classe ILVA
TA. 16.10.13
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