mercoledì 16 ottobre 2013

Natuzzi: considerazioni da due operai della Rete 28 Aprile

CONSIDERAZIONI IN MERITO A MISTIFICAZIONI SINDACALI

Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal Uil hanno rilasciato dichiarazioni agli organi d’informazioni, riguardo agli accordi sottoscritti presso i Ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro il 10 ottobre 2013 con la Natuzzi, che non si possono che definire fantasiosi o addirittura vaneggianti. E’ bastato che i rispettivi verbali fossero accessibili, infatti, per scoprire che la realtà è abbastanza difforme da come la si narra. Qualcuno, poi, si è anche inventato che nelle assemblee sindacali convocate in precedenza, i lavoratori si sarebbero espressi a favore della firma, con oltre il 90% dei consensi. Niente di più falso, negli stabilimenti non c’è stata nessuna votazione e pressoché tutti gli intervenuti durante le assemblee hanno espresso parere negativo.

Prima di motivare le affermazioni sopra citate, però, è necessario premettere che i pessimi accordi raggiunti sono consequenziali all’atteggiamento di resa che le OO.SS. hanno assunto dopo la prima decade di Luglio, quando, le stesse si sono assunte la responsabilità di rifiutare ogni richiesta proveniente dai lavoratori di intensificare la lotta contro gli esuberi dichiarati. Mentre, viceversa, l’azienda ha mantenuto aperte le procedure di mobilità consapevole che il trascorrere del tempo giocava tutto a suo favore. Dunque, si è lasciato che la Natuzzi conducesse le trattative con, sul tavolo, puntata la pistola dei licenziamenti.

Ma entrando più nel merito dei protocolli: ad essere estromessi dal ciclo produttivo saranno 1800 unità, quindi un numero maggiore delle 1726 per cui erano state avviate le procedure secondo la Legge 223/1991 e potranno aumentare sino ad un massimo di 2000. Questi verranno collocati in Cigs a zero ore, secondo una selezione sostanzialmente aziendalista. Su quest’ultimo punto, tuttavia, non c’è niente di nuovo, considerando che è dal 2004 che il sindacato firma accordi di Cassa integrazione con simili contenuti.

I soli parametri che la Natuzzi si prefissa per ritornare a competere attengono soltanto all’aumento della produttività e la riduzione del costo del lavoro. Questa è nei fatti la conferma che l’industria santermana, ancora una volta, sceglie di puntare sull’offerta di un bene non di qualità fatto da artigiani dotati di professionalità e anni d’esperienza, ma appetibile solo per il prezzo contenuto. Si continua, dunque, a perseverare la strada che ha portato alla quasi estinzione del già fu Polo del mobile imbottito.

Infine, sono stati parecchio enfatizzati gli effetti salvifici che la costituzione di una New Co. avrà sul versante occupazionale, arrivando ad anticipare l’organico che questa conterà sino al 2018, grazie al rientro di commesse attualmente prodotte in Romania. Ora, prima di spendersi in valutazioni sindacali o politiche, urge porsi una domanda esclusivamente logica: può un’impresa che ancora non esiste impegnarsi per l’avvenire? Se la risposta è affermativa, è evidente che l’autore di questa ha poteri paranormali.
Se, invece, si vuole restare nell’ambito del razionale, si può solo asserire che, ci sono 101 milioni di euro messi a disposizione dalle istituzioni attraverso l’Accordo di programma del 8 febbraio 2013, per chi assume personale collocato in Cigs e nelle liste di mobilità o di disoccupazione, nell’ex bacino del mobile imbottito. Natuzzi è molto interessato a questi soldi, ma per usufruirne dovrebbe assumere, non dichiarare esuberi. Da qui, allora, si inizia a comprendere le motivazioni che spingono ad attivarsi in favore di una nuova società, a cui sarà sufficiente riprendere anche solo una parte dei cassintegrati per attingere al fondo sopra citato. Inoltre, a coloro che eventualmente fossero assunti dalla futura New Co. si potrà tranquillamente applicare un contratto di lavoro d’ingresso, senza riconoscere gli avanzamenti retributivi maturati in passato. D’altronde, le premesse sono che devono competere con i loro colleghi rumeni, si può allora provare ad immaginare quali saranno le prossime condizioni di vita per i lavoratori.
A conclusione di queste considerazioni, pare proprio il caso di aggiungere che siamo arrivati al paradosso per cui i lavoratori hanno necessità di organizzarsi e tutelarsi dagli accordi che le OO.SS. stipulano per loro.
La Rete 28 Aprile, pertanto, invita tutti i lavoratori a ricostituire, già a partire dal prossimo congresso della Cgil, un sindacato di classe, che faccia della democrazia e del conflitto la sua pratica quotidiana e non disposto a farsi rappresentare dai tanti esperti venditori di fumo che si spacciano per sindacalisti. Questa è l’unica soluzione per difendere e riscattare la dignità del lavoro.


FELICE DILEO GIOVANNI RIVECCA
RETE 28 APRILE-OPPOSIZIONE CGIL
PUGLIA E BASILICATA

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