CONSIDERAZIONI
IN MERITO A MISTIFICAZIONI SINDACALI
Fillea-Cgil,
Filca-Cisl e Feneal Uil hanno rilasciato dichiarazioni agli organi
d’informazioni, riguardo agli accordi sottoscritti presso i
Ministeri dello Sviluppo Economico e del Lavoro il 10 ottobre 2013
con la Natuzzi, che non si possono che definire fantasiosi o
addirittura vaneggianti. E’ bastato che i rispettivi verbali
fossero accessibili, infatti, per scoprire che la realtà è
abbastanza difforme da come la si narra. Qualcuno, poi, si è anche
inventato che nelle assemblee sindacali convocate in precedenza, i
lavoratori si sarebbero espressi a favore della firma, con oltre il
90% dei consensi. Niente di più falso, negli stabilimenti non c’è
stata nessuna votazione e pressoché tutti gli intervenuti durante le
assemblee hanno espresso parere negativo.
Prima
di motivare le affermazioni sopra citate, però, è necessario
premettere che i pessimi accordi raggiunti sono consequenziali
all’atteggiamento di resa che le OO.SS. hanno assunto dopo la prima
decade di Luglio, quando, le stesse si sono assunte la responsabilità
di rifiutare ogni richiesta proveniente dai lavoratori di
intensificare la lotta contro gli esuberi dichiarati. Mentre,
viceversa, l’azienda ha mantenuto aperte le procedure di mobilità
consapevole che il trascorrere del tempo giocava tutto a suo favore.
Dunque, si è lasciato che la Natuzzi conducesse le trattative con,
sul tavolo, puntata la pistola dei licenziamenti.
Ma
entrando più nel merito dei protocolli: ad essere estromessi dal
ciclo produttivo saranno 1800 unità, quindi un numero maggiore delle
1726 per cui erano state avviate le procedure secondo la Legge
223/1991 e potranno aumentare sino ad un massimo di 2000. Questi
verranno collocati in Cigs a zero ore, secondo una selezione
sostanzialmente aziendalista. Su quest’ultimo punto, tuttavia, non
c’è niente di nuovo, considerando che è dal 2004 che il sindacato
firma accordi di Cassa integrazione con simili contenuti.
I
soli parametri che la Natuzzi si prefissa per ritornare a competere
attengono soltanto all’aumento della produttività e la riduzione
del costo del lavoro. Questa è nei fatti la conferma che l’industria
santermana, ancora una volta, sceglie di puntare sull’offerta di un
bene non di qualità fatto da artigiani dotati di professionalità e
anni d’esperienza, ma appetibile solo per il prezzo contenuto. Si
continua, dunque, a perseverare la strada che ha portato alla quasi
estinzione del già fu Polo del mobile imbottito.
Infine,
sono stati parecchio enfatizzati gli effetti salvifici che la
costituzione di una New Co. avrà sul versante occupazionale,
arrivando ad anticipare l’organico che questa conterà sino al
2018, grazie al rientro di commesse attualmente prodotte in Romania.
Ora, prima di spendersi in valutazioni sindacali o politiche, urge
porsi una domanda esclusivamente logica: può
un’impresa che ancora non esiste impegnarsi per l’avvenire? Se la
risposta è affermativa, è evidente che l’autore di questa ha
poteri paranormali.
Se,
invece, si vuole restare nell’ambito del razionale, si può solo
asserire che, ci sono 101 milioni di euro messi a disposizione dalle
istituzioni attraverso l’Accordo di programma del 8 febbraio 2013,
per chi assume personale collocato in Cigs e nelle liste di mobilità
o di disoccupazione, nell’ex bacino del mobile imbottito. Natuzzi è
molto interessato a questi soldi, ma per usufruirne dovrebbe
assumere, non dichiarare esuberi. Da qui, allora, si inizia a
comprendere le motivazioni che spingono ad attivarsi in favore di una
nuova società, a cui sarà sufficiente riprendere anche solo una
parte dei cassintegrati per attingere al fondo sopra citato. Inoltre,
a coloro che eventualmente fossero assunti dalla futura New Co. si
potrà tranquillamente applicare un contratto di lavoro d’ingresso,
senza riconoscere gli avanzamenti retributivi maturati in passato.
D’altronde, le premesse sono che devono competere con i loro
colleghi rumeni, si può allora provare ad immaginare quali saranno
le prossime condizioni di vita per i lavoratori.
A
conclusione di queste considerazioni, pare proprio il caso di
aggiungere che siamo arrivati al paradosso per cui i lavoratori hanno
necessità di organizzarsi e tutelarsi dagli accordi che le OO.SS.
stipulano per loro.
La
Rete 28 Aprile, pertanto, invita tutti i lavoratori a ricostituire,
già a partire dal prossimo congresso della Cgil, un sindacato di
classe, che faccia della democrazia e del conflitto la sua pratica
quotidiana e non disposto a farsi rappresentare dai tanti esperti
venditori di fumo che si spacciano per sindacalisti. Questa è
l’unica soluzione per difendere e riscattare la dignità del
lavoro.
FELICE
DILEO GIOVANNI RIVECCA
RETE
28 APRILE-OPPOSIZIONE CGIL
PUGLIA
E BASILICATA
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