mercoledì 14 giugno 2017

A Taranto l'astensione è espressione di civiltà

Il primo "partito" a Taranto è stato l'astensionismo. E sia chiaro per tutti, questo astensionismo - che ora tanti esponenti delle liste o cercano di nascondere, di esorcizzare o cercano, arrampicandosi sugli specchi, di darne una versione qualunquista - è prima di tutto un astensionismo operaio, di classe, un astensionismo popolare di protesta cosciente da parte delle masse popolari di Taranto.
E' la maggioranza degli operai dell'Ilva che si è astenuta. Perchè dovevano votare, quando i candidati sindaci o non dicevano nulla sul loro futuro (hanno biascicato qualcosa sull'Ilva proprio quando non potevano farne a meno, quando le pagine dei quotidiani erano pieni del decreto di svendita), o propugnavano la chiusura dell'Ilva con alternative superficiali, quanto impossibili, che celano bellamente che tutto in questo sistema capitalista, dal turismo, all'agricoltura, alla pesca, sono pregne della logica del profitto e dello sfruttamento della natura che distrugge e inquina ogni cosa.

Eppure a Taranto, fenomeno unico a livello nazionale, vi erano 37 liste, più di 1100 candidati, quasi ogni famiglia aveva un candidato, o amico del candidato; quale maggiore dimostrazione di "qualunquismo", di voto clientelare, c'è stato?! Altro che "democrazia", come spacciano alcuni, è stata la vetrina della falsa democrazia, in cui un altro poco ognuno si faceva la "sua lista"...  Quindi era facile proprio il voto qualunquista o clientelare.
A maggior ragione l'astensionismo a Taranto è stato invece proprio un prendere le distanze, un rifiuto di questo andazzo. Si può ben dire che buona parte di chi è andato a votare ha dato un voto qualunquista o inutile (che c'era di più qualunquista di candidati sindaci, come un Brandimarte, un Lessa, uno sconosciuto Romandini, ecc. che non hanno detto nulla) ; mentre è chi non è andato o ha annullato la scheda ha fatto un'azione cosciente e utile, lungo la strada che afferma che per cambiare, per imporre gli interessi dei lavoratori, dei giovani, dei disoccupati, delle donne, occorre l'organizzazione della lotta non il voto.

Quindi l'astensione è stata una partecipazione di emancipazione dal "perverso gioco elettorale", dal voto clientelare; un'espressione di civiltà. Da questo punto di vista, l'unico serio, le elezioni sono andate bene e andranno ancora meglio. Altro che Taranto macchia nera a livello nazionale, noi dobbiamo essere orgogliosi.

Anche chi è onesto mentalmente, questo non lo riesce di capire - vedi anche i giornali nazionali che o cercano di parlare pochissimo di Taranto, o ne parlano dalla finestra. Non capiscono i lavoratori e le masse popolari di Taranto, danno una versione folkloristica di Taranto, o ultraparziale, o da "luoghi comuni", fatti di inchieste e "analisi" banali; il "fuoco sotto la cenere" non lo vedono e non lo vogliono vedere, le differenze di classe tra borghesia, piccolo borghesia, proletariato e masse popolari tanto meno.

Hanno chiamato voti di "protesta" quelli al M5S e a Cito, quando gli uni erano espressione della piccola borghesia (o di quei pochissimi operai che volutamente non si considerano operai ma stupidamente "cittadini") che vuole un cambiamento solo per la "sua tranquillità" e una vita "piena di niente" e condivide nel suo profondo o esplicitamente concezioni razziste; gli altri sono espressione del sottoproletariato, sia sociale che come sub cultura, del peggiore qualunquismo.

Ma questa astensione dal voto è potuta essere in generale una protesta cosciente perchè ha avuto la sua "organizzazione", il suo riferimento. Proletari comunisti, Slai cobas per il sindacato di classe, le donne del Mfpr hanno chiamato al "boicottaggio" e al non voto. Hanno portato le ragioni altamente politiche, di reale democrazia, di classe del non votare in queste elezioni dovunque, ma soprattutto all'Ilva e nelle realtà di lavoratori in lotta, delle masse popolari dei quartieri inquinati.
E questo dà la garanzia e il futuro prossimo che quell'astensione si trasformi sempre più in lotta, in organizzazione per la lotta sindacale, sociale, politica.

Poi, entriamo un momento nel merito dei voti.
Qualunque Giunta uscirà fuori, sia di Baldassari, sia di Melucci, sarà comunque una giunta minoritaria, votata da pochissimi, e quindi rappresenterà un'estrema minoranza.
Camuffata (come tante liste) da nuova liste civiche, sono i soliti vecchi mostri che tornano: dai residuati della Di Bello (che si è mangiata Taranto) nelle liste della Baldassari; ai ben noti area PD, dai parlamentari jonici del PD ai sindacati confederali, sempre "esponenti" dei padroni e del governo.

Cito ha perso il suo seguito. Aveva detto che "vinceva lui", e si è trovato con ben 8mila voti in meno rispetto alle precedenti elezioni. Una lista all'insegna della illegalità, con capo effettivo un pluricondannato.
Il M5S a Taranto è l'immagine di quella disgregazione interna che si sta vedendo a livello nazionale.
Come avevamo detto, la venuta di Grillo è servita a far perdere voti, con il suo atteggiamento sgradevole, arrogante quanto totalmente ignorante della realtà della gente di Taranto.

Su Fornaro e Sebastio, verso cui facciamo una netta distinzione dagli altri candidati, abbiamo già detto che, prima illusi poi delusi, facevano meglio al popolo a non presentarsi e a dare il loro contributo alla città in ben altra maniera.
Ma. Fornaro non può dire: "la città non ci ha capito". Possiamo facilmente dire il contrario: "Tu non hai capito e non puoi capire la città". Poi, quale città? La città della piccola borghesia ambientalista l'ha capito e l'ha votato. Ma è la città degli operai, dei disoccupati che non può capire. Non può farsi rappresentare da un De Magistris che viene a Taranto e dice, con tutta tranquillità: "la soluzione a Taranto è fare come a Bagnoli...". Ma scherziamo, stiamo facendo lo spirito ad un funerale? Stiamo prendendo in giro gli operai dell'Ilva e la popolazione dei tamburi ponendo a modello una realtà che è invece proprio l'esempio che 'chiudi una fabbrica e resta per 30 anni il disastro, sia ambientale che malavitoso, peggio di prima'?
Ora Fornaro probabilmente farà il consigliere. Ma quanto sia impotente un consigliere lo ha già dimostrato Bonelli. Fornaro sarebbe molto più utile a portare avanti con più forza la sua battaglia nel territorio e in tribunale.

Sebastio avrebbe tanto da fare per contrastare lo scandaloso andazzo della procura di taranto e del processo Ilva, a che servirebbe come consigliere comunale: a fare da "garante" ma di che? Di una legalità che viene ogno giorno messa sotto i piedi? Siamo seri!
Sebastio che ora considera "inammissibile " l'astensione, mentre "sorride" sui voti a Cito, giustificando di fatto "una parte della città che l'ha preferito"?
Siamo seri.

Nessun commento:

Posta un commento