giovedì 5 dicembre 2019

AM info... Partiamo da quelle che l’azienda ha definitivo variazioni rispetto al piano originale - Che significa per i lavoratori. Le proposte dello Slai cobas

QUESTO PIANO PORTEREBBE A:
migliaia di esuberi - per cui il "meglio" della prospettiva sarebbe una mega cassintegrazione - con Taranto che diventerebba la citta' con piu' cassintegrati a livello europeo - costo che tra l'altro ricadrebbe sulla collettività;
più sfruttamento per i lavoratori che restano, dato che comunque la mittal vuole portare la produzione a 6 milioni di tonnellate dal 2021;
revisione in peggio dei contratti dei lavoratori, con decurtazione salariale, cancellazione di indennità (che sono legate alla lavorazione in siderurgia);
a parte la previsione del forno elettrico, non c'è un avanzamento sul piano delle bonifiche, di risanamento impianti, viene invece ridotta la copertura dei parchi minerali, senza spiegarne la motivazione.

LO SLAI COBAS PER IL SINDACATO DI CLASSE DICE:
nessun esubero, nessun licenziamento nell'appalto, tutti i cassintegrati ex Ilva devono rientrare, ponendo gli operai non impiegati nella produzione nell'attività di bonifiche/ristrutturazione impianti, attraverso anche una riqualificazione professionale che però deve avvenire con una formazione in corso di lavoro.
A questo si deve unire un prepensionamento, sia per l'amianto, sia perchè 25 anni bastano in una fabbrica siderurgica.
Come è più che legittimo pretendere, appunto in una fabbrica siderurgica comunque a rischio, che vi sia una riduzione dell'orario di lavoro a parità di paga, in AM e nell'appalto.

QUESTA PIATTAFORMA E' TUTT'ALTRA COSA DAL"RISPETTO E RITORNO ALL'ACCORDO DEL 6.9.18" (COME INVECE CHIEDONO I SINDACATI CONFEDERALI). 
E' quell'accordo - che già ha concesso di tener fuori 2600 operai e accettato le condizioni della Mittal - che ha dato forza alla Mittal e potere di ricatto.  

Ciò che non può essere è che ArcelorMittal e i padroni dell'acciaio possano tranquillamente continuare a fare profitti e che il governo vada incontro alle richieste della Mittal, e che solo gli operai e le masse popolari devono subire i danni.   
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IL PIANO PRESENTATO DALLA MITTAL
Per quanto riguarde le spedizioni, che nel 2020 saranno di 5 milioni di tonnellate, dal 2021 al 2024 aumentaranno leggermente a 5,5 milioni. Lo stesso dicasi per la produzione annua: resterà di 4,5 milioni anche nel 2020, per poi crescere a 6 milioni di tonnellate dal 2021 al 2024.
Per quanto attiene il mix produttivo e i volumi, dal 2023 è previsto l’ingresso della produzione con l’implementazione del forno elettrico. Negli anni definiti di transizione, 2020-2022, è prevista una maggiore quantità di coils e una quantità minore di prodotti zincati.

La produzione sarà effettuata tramite l’utilizzo di tre altiforni, l’1 il 2 e il 4, dell’acciaieria 2 e di quello parziale dell’acciaieria 1, di quattro batterie delle cokerie (7, 8, 9 e 12), e due linee di agglomerato. Mentre la parte rimanente di coke necessaria alla produzione, pari a 600 tonnellate, avverà attraverso terzi fornitori.
E’ prevista la fermata del Treno Nastri 1, dei Tubifici e la riduzione dei turni di lavoro del treno lamiere. La forza lavoro per enti Servizi e Staff sarà adeguata ai nuovi assetti produttivi.
Prevista anche la ricontrattazione del secondo livello e la revisione degli attuali accordi e delle prassi esistenti per adeguarli al CCNL nazionale.
Nel 2023 ci sarebbe la fermata dell’Altoforno 2 e della linea D dell’Agglomerato. Contemporaneamente è prevista la realizzazione del forno elettrico ad arco EAF, con una soluzione ibrida con caricamento di rottame e ghisa liquida e predisposizione a futuro caricamento con DRI (preridotto), che prevede un impegno finanziario pari a 230 milioni di euro. Il personale utilizzato presso il forno elettrico sarà rinvenuto da quello impiegato presso Afo 2.
Altra importante novità, è il no al revamping dell’altofono 5 che da solo provvedeva alla produzione del 45% dell’intero siderurgico, che sarebb costato 250 milioni di euro. Così come non ci saranno interventi per far ripartire le batterie 10 e 11 delle cokerie (che insieme ad Afo 2 e acciaierie avrebbero comportato un investimento pari a 138 milioni di euro).
Allo stesso tempo la copertura dei parchi minerali sarà ridotta: dai precendenti 700 metri si passerà a 500 metri.
Cambierebbe dunque, inevitabilmente, anche i livelli occupazionali. Che dai 10.798 del 2019 (di cui 7.007 solo a Taranto a cui si devono aggiungere i 1.660 in cig nel perimetro di Ilva in Amministrazione Straordinaria), passano ai 7.898 del 2020 (di cui 5.182 a Taranto) sino ad arrivare ai 6.098 del 2023 (di cui 3.562 a Taranto). L’ex Ilva di Taranto perderebbe quindi 3.445 unità lavorative a cui dovrebbero aggiungersi i 1.660 attualmente in cig in Ilva in AS. Di fatto parliamo di 5.105 lavoratori in meno.

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