La lunga serie di interventi di fondi statunitensi nel mercato italiano non sembra destinata a cessare e anche sull’ex Ilva la scadenza della soglia temporale per le offerte vincolanti porta con sé un derby americano per Acciaierie d’Italia, il gruppo in amministrazione straordinaria che controlla il grande polo di Taranto ed altri stabilimenti come quello di Genova. Si preannuncia che dopo un lungo processo di selezione in gara restino solo due fondi a stelle e strisce: Flacks, che è uscito allo scoperto per primo, e Bedrock.
Flacks, secondo quanto riportato dal fondatore Michael Flacks a Bloomberg, ha offerto la cifra simbolica di un euro per rilevare il 60% di Acciaierie d’Italia, lasciando il 40% allo Stato italiano, impegnandosi a investire 5 miliardi di dollari, a mantenere i livelli occupazionali e a conservare 8.500 posti di lavoro, garantendo poi a Roma la possibilità di acquisire il 40% rimanente per una circa compresa tra i 500 milioni e il miliardo di euro. Flacks è specializzata nei cosiddetti distressed assets, ovvero quelle aziende a rischio o pericolanti, e nella valorizzazione delle stesse per farne alzare i livelli operativi e i profitti.
Quello di Flacks è un atteggiamento da asset management cha da un lato garantisce un approccio teso a valorizzare il gruppo sul breve periodo ma dall’altro non lascia la prospettiva concreta del ritorno dell’ex Ilva ai tempi che furono: l’ambizione è innanzitutto quello del vedere la produzione salire a 4 milioni di tonnellate, per cui comunque a metà della capacità totale
Bedrock, invece, deve ancora formalizzare la sua azienda. Il fondo è formalmente più strettamente industriale e possiede già dei gruppi siderurgici. Ma, nota Italia Informa nei fatti “ha l’approccio tipicamente finanziario ma con una forte componente industriale: rilevare impianti in difficoltà, ripulire i conti, rimettere in funzione gli stabilimenti e valorizzarli nel medio periodo”.
La sfida è all’inizio ma nel vuoto della politica industriale italiana vediamo che dopo ArcelorMittal e l’interesse azero di Baku Steel gli unici compratori seri per Ilva sono stati i fondi Usa. I quali vedono una manna nell’Italia e nell’Europa, come dimostrato dal private equity europeo. E si torna alla supplenza privata degli investimenti pubblici in settori strategici, come l’acciaio. Su cui i fondi americani hanno la potenza di fuoco per compensare i limiti nostrani.
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