Bisogna dare battaglia e attaccare frontalmente sindacalisti confederali/usb e istituzioni, alleati sulla pelle degli operai.
avevamo scritto nei giorni scorsi
“Nessuna
chiusura, nessun esubero - Nocivo è il capitale e non la fabbrica -
Sindacato di classe e piattaforma operaia per fermare il piano di
governo, padroni e loro alleati, per fare della classe operaia punto di
riferimento su tutti i problemi della città: lavoro, reddito, salute,
sicurezza, ambiente, scuole, servizi sociali“.
Su due
questioni, la prima è quella dell'insistenza perché ci sia un tavolo a
Palazzo Chigi e che il governo, nella figura della Presidente Meloni,
assuma la responsabilità della vertenza e dia una risposta alle
richieste dei lavoratori. Da tempo stiamo dicendo e confermiamo che la
linea della Meloni è esattamente quella che stanno portando al tavolo,
in premis il ministro Urso, in questi giorni; e quindi il piano di cui
si chiede il ritiro è già il piano del governo Meloni rispetto a questa
vertenza. Il punto è che se non c'è il ritiro di questo piano non è
possibile aprire una fase nuova della trattativa.
L'altra questione è
la richiesta della nazionalizzazione. Questa sì attualmente è in netto
contrasto con la posizione del governo Meloni-Urso e sostanzialmente in
forme ambigue viene sostenuta dai padroni. In forme ambigue perché una
parte dei padroni dice che è bene che la fabbrica la prenda lo Stato e
poi la consegni ai privati risanata – ma questo vorrebbe dire
esclusivamente socializzare le perdite per poter avere una fabbrica
pienamente in funzione per i profitti o, in maniera più sottile, far
passare attraverso la nazionalizzazione il piano che il governo
attualmente vuole far passare senza la nazionalizzazione.
Noi diciamo nessuna chiusura e non per il feticcio industrialista o per il feticcio della fabbrica, ma per un altro “feticcio” che è il “feticcio”/l’arma della lotta operaia. Senza la lotta operaia, senza che gli operai scendano in campo, senza che gli operai siano il centro della battaglia è assolutamente impossibile pensare a una soluzione avanzata per i lavoratori sia sul terreno dei bisogni immediati sia sul terreno delle prospettive.
Fare blocco contro la chiusura è una condizione necessaria, tutti coloro che sono per la chiusura sono antioperai, piccolo borghesi legati a frazioni del capitale finanziario e parassitario e questo sia a Genova sia soprattutto a Taranto.
L'altro concetto che diciamo è “nocivo il capitale e non la fabbrica”. Questo dovrebbe essere elementare non solo per gli operai ma per tutti coloro che si ritengono di sinistra. Ma oggi la maggior parte della sinistra sindacale non è anticapitalista, non si basa sulla lotta al capitale e l'analisi di esso, riduce i problemi della nocività del capitale, del modo di produzione capitalistica, che in questa fase dilagano tutti i campi della società, al problema delle fabbriche che evidentemente finché sono in gestione capitalistica sono la pratica applicazione del piano del capitale; ma senza capire che nocivo è il capitale e non la fabbrica non si può indirizzare la lotta nel senso corretto né tantomeno si comprende quanto importante sia la classe operaia e il suo ruolo.
E' chiaro che questa linea ha bisogno di un sindacato di classe. I lavoratori quando parli di sindacato di classe non capiscono esattamente cos'è o non trovano la maniera per poterlo ricostruire. La ricostruzione del sindacato di classe, di massa non è stata in nessuna maniera risolta dal sindacalismo di base e di conseguenza è una battaglia tutta da fare. E' nelle fabbriche, dove peraltro la presenza del sindacalismo di base o è inesistente, o, vedi l'ex Ilva di Taranto, l'USB ha una forza all'interno ma è un quarto sindacato sulla stessa linea del sindacalismo confederale.
La ricostruzione del sindacato di classe richiede un'altra rottura, una divisione fondata su piattaforme, lotte e avanguardie, comunque siano collegate, che se ne assumano la responsabilità, prima nella battaglia in corso, poi nella battaglia più generale, lavorando per conquistare la maggioranza dei lavoratori.
Il sindacato di classe e la piattaforma operaia parlano di rivendicazioni che rispecchiano gli interessi effettivi della classe operaia, sono due cose che vanno insieme. Senza piattaforma non basta una sigla sindacale o un'altra organizzazione sindacale. Senza un'organizzazione sindacale di classe nessuna piattaforma ha le gambe, prima di avanguardie e poi di massa, per potersi affermare. Quindi, la chiave sta in questi due elementi che possono portare la classe operaia a riavere un ruolo nello scontro di classe generale contro padroni a governo.
Per diventare essi il punto di riferimento delle rivendicazioni dei giovani e dei cittadini di Taranto.
A Taranto esiste il problema di metter fine alle fonti inquinanti, ai livelli di insicurezza sul lavoro, e su questo senza la trasformazione, ambientalizzazione della fabbrica, senza che dalla fabbrica partano le proposte alternative, è evidente che non si può andare da nessuna parte.
Il movimento ambientalista di Taranto è formato da piccoli e medi imprenditori o aspiranti tali, che travestiti da cittadini vogliono cancellare non la fabbrica ma la classe operaia e costruire una città a misura degli interessi della piccola e media borghese del capitale parassitario che punta su tutti i soldi che darebbe lo Stato per fare altre attività, per proporsi come nuova classe dirigente a livello locale, e come parte di questa battaglia a livello nazionale.
Questa impostazione da un punto di vista delle opinioni è condivisa dagli operai ma non è condivisa dalle loro avanguardie che sono inviluppate nella forma sindacato, che è parte del problema e non della soluzione e impedisce che si dinamizzi la lotta operaia all'insegna dell'autonomia operaia, della lotta di classe e dell'essere parte della battaglia più generale politica e sociale per rovesciare questo governo fascio padronale più di ogni altro degli ultimi tempi.
Nessun commento:
Posta un commento