mercoledì 10 dicembre 2025

Ex Ilva - Messaggio dello Slai cobas per il sindacato di classe agli operai che vogliono ragionare con la loro testa e ribellarsi allo stato di cose esistente

Bisogna dare battaglia e attaccare frontalmente sindacalisti confederali/usb e istituzioni, alleati sulla pelle degli operai.

Consiglio di fabbrica ed Enti locali si sono riuniti oggi e hanno approvato un documento comune - che naturalmente esamineremo. La sostanza, però, è che:
Primo, ribadiscono che non vogliono il piano ‘corto‘ ma il "piano lungo" di prima; piano che non era stato approvato da nessuno, neanche ufficialmente da loro, e che per quanto riguarda la cig è rimasta quella di prima - senza il nuovo aumento ritirato dal governo - anch’esso non accettato.
Quindi non è passo in avanti ma un passo indietro senza alcuna garanzia ne sul piano industriale ne sul piano ambientale e meno che mai sul problema di riduzione degli esuberi, fine della cassaintegrazione ecc.
Secondo, vogliono l’intervento della Meloni; questa è una telenovela senza sostanza in quanto tutto quello che i suoi ministri stanno facendo è esattamente quello che vuole la Meloni.
Terzo, ripropongono un Tavolo unico - cosa che a furor di lotta e di applausi, non vogliono i sindacati di Genova, Fiom in testa e gli Enti locali di Genova con dietro i padroni dell’acciaio che sono d’accordo con loro.
Dopo di che, Emiliano e Bitetti continuano il doppio gioco per cui una cosa dicono al governo quando lo incontrano e un altra ai lavoratori.
Questo gioco delle parti sulla pelle dei lavoratori e delle masse popolari di Taranto deve finire - e la lotta urgente e necessaria deve prendere un‘altra strada, dato che ci sono aziende dell’appalto che stanno licenziando e gli operai diretti comunque sono in cassa integrazione non condivisa, penalizzati sul salario e sul futuro 

Slai cobas per il sindacato di classe - WA 3519575628
 
 

avevamo scritto  nei giorni scorsi

“Nessuna chiusura, nessun esubero - Nocivo è il capitale e non la fabbrica - Sindacato di classe e piattaforma operaia per fermare il piano di governo, padroni e loro alleati, per fare della classe operaia punto di riferimento su tutti i problemi della città: lavoro, reddito, salute, sicurezza, ambiente, scuole, servizi sociali“.
Su due questioni, la prima è quella dell'insistenza perché ci sia un tavolo a Palazzo Chigi e che il governo, nella figura della Presidente Meloni, assuma la responsabilità della vertenza e dia una risposta alle richieste dei lavoratori. Da tempo stiamo dicendo e confermiamo che la linea della Meloni è esattamente quella che stanno portando al tavolo, in premis il ministro Urso, in questi giorni; e quindi il piano di cui si chiede il ritiro è già il piano del governo Meloni rispetto a questa vertenza. Il punto è che se non c'è il ritiro di questo piano non è possibile aprire una fase nuova della trattativa.
L'altra questione è la richiesta della nazionalizzazione. Questa sì attualmente è in netto contrasto con la posizione del governo Meloni-Urso e sostanzialmente in forme ambigue viene sostenuta dai padroni. In forme ambigue perché una parte dei padroni dice che è bene che la fabbrica la prenda lo Stato e poi la consegni ai privati risanata – ma questo vorrebbe dire esclusivamente socializzare le perdite per poter avere una fabbrica pienamente in funzione per i profitti o, in maniera più sottile, far passare attraverso la nazionalizzazione il piano che il governo attualmente vuole far passare senza la nazionalizzazione. 


Noi diciamo nessuna chiusura e non per il feticcio industrialista o per il feticcio della fabbrica, ma per un altro “feticcio” che è il “feticcio”/l’arma della lotta operaia. Senza la lotta operaia, senza che gli operai scendano in campo, senza che gli operai siano il centro della battaglia è assolutamente impossibile pensare a una soluzione avanzata per i lavoratori sia sul terreno dei bisogni immediati sia sul terreno delle prospettive. 
Fare blocco contro la chiusura è una condizione necessaria, tutti coloro che sono per la chiusura sono antioperai, piccolo borghesi legati a frazioni del capitale finanziario e parassitario e questo sia a Genova sia soprattutto a Taranto.
L'altro concetto che diciamo è “nocivo il capitale e non la fabbrica”. Questo dovrebbe essere elementare non solo per gli operai ma per tutti coloro che si ritengono di sinistra. Ma oggi la maggior parte della sinistra sindacale non è anticapitalista, non si basa sulla lotta al capitale e l'analisi di esso, riduce i problemi della nocività del capitale, del modo di produzione capitalistica, che in questa fase dilagano tutti i campi della società, al problema delle fabbriche che evidentemente finché sono in gestione capitalistica sono la pratica applicazione del piano del capitale; ma senza capire che nocivo è il capitale e non la fabbrica non si può indirizzare la lotta nel senso corretto né tantomeno si comprende quanto importante sia la classe operaia e il suo ruolo.
E' chiaro che questa linea ha bisogno di un sindacato di classe. I lavoratori quando parli di sindacato di classe non capiscono esattamente cos'è o non trovano la maniera per poterlo ricostruire. La ricostruzione del sindacato di classe, di massa non è stata in nessuna maniera risolta dal sindacalismo di base e di conseguenza è una battaglia tutta da fare. E' nelle fabbriche, dove peraltro la presenza del sindacalismo di base o è inesistente, o, vedi l'ex Ilva di Taranto, l'USB ha una forza all'interno ma è un quarto sindacato sulla stessa linea del sindacalismo confederale.
La ricostruzione del sindacato di classe richiede un'altra rottura, una divisione fondata su piattaforme, lotte e avanguardie, comunque siano collegate, che se ne assumano la responsabilità, prima nella battaglia in corso, poi nella battaglia più generale, lavorando per conquistare la maggioranza dei lavoratori. 
Il sindacato di classe e la piattaforma operaia parlano di rivendicazioni che rispecchiano gli interessi effettivi della classe operaia, sono due cose che vanno insieme. Senza piattaforma non basta una sigla sindacale o un'altra organizzazione sindacale. Senza un'organizzazione sindacale di classe nessuna piattaforma ha le gambe, prima di avanguardie e poi di massa, per potersi affermare. Quindi, la chiave sta in questi due elementi che possono portare la classe operaia a riavere un ruolo nello scontro di classe generale contro padroni a governo.
Per diventare essi il punto di riferimento delle rivendicazioni dei giovani e dei cittadini di Taranto.
A Taranto esiste il problema di metter fine alle fonti inquinanti, ai livelli di insicurezza sul lavoro, e su questo senza la trasformazione, ambientalizzazione della fabbrica, senza che dalla fabbrica partano le proposte alternative, è evidente che non si può andare da nessuna parte. 
Il movimento ambientalista di Taranto è formato da piccoli e medi imprenditori o aspiranti tali, che travestiti da cittadini vogliono cancellare non la fabbrica ma la classe operaia e costruire una città a misura degli interessi della piccola e media borghese del capitale parassitario che punta su tutti i soldi che darebbe lo Stato per fare altre attività, per proporsi come nuova classe dirigente a livello locale, e come parte di questa battaglia a livello nazionale. 

Questa impostazione da un punto di vista delle opinioni è condivisa dagli operai ma non è condivisa dalle loro avanguardie che sono inviluppate nella forma sindacato, che è parte del problema e non della soluzione e impedisce che si dinamizzi la lotta operaia all'insegna dell'autonomia operaia, della lotta di classe e dell'essere parte della battaglia più generale politica e sociale per rovesciare questo governo fascio padronale più di ogni altro degli ultimi tempi.

Nessun commento:

Posta un commento