martedì 30 luglio 2024

Contro la coordinatrice dello Slai cobas il Tribunale riconosce la legittimità della azione legale ma la condanna ugualmente per "diffamazione"

Riassumiamo i fatti: Nel giugno 2018 la Coordinatrice dello Slai cobas per il sindacato di classe aveva presentato alla Procura di Taranto denuncia e richiesta di indagini nei confronti dell'allora presidente del PD Jonico, nonchè parlamentare prima nazionale poi europeo ed ex segretario provinciale della CGIL, tale Vico Ludovico, che nel processo Ilva "Ambiente svenduto", sentito come teste, aveva ammesso di aver ricevuto un contributo di 49mila euro dall’azienda dei Riva per le elezioni politiche del 2006, tramite Archinà, factotum dei Riva, ha ammesso di aver ricevuto un contributo di 49mila euro dall’azienda dei Riva per le elezioni politiche del 2006, e di aver avuto una lunga serie di contatti con questo personaggio, il quale ad un certo punto gli propose iniziative parlamentari volte alla modifica dell’art. 674 del codice penale (getto pericoloso di cose).

Invece di aprire una effettiva indagine su Vico Ludovico, per accertare se e come vi era stato uno scambio tra Vico e i Riva/Archinà tra soldi e favori politici - questione sollevata anche da vari organi di stampa - la Procura pensò bene di avviare un processo contro la coordinatrice Slai cobas per calunnia nei confronti di questo deputato.

Ad aprile di quest'anno il processo si è chiuso, con una mezza "verità e giustizia", che non dà giustizia non solo alla giusta iniziativa dello Slai cobas ma soprattutto agli operai, abitanti dei quartieri, ammalati, morti non solo per l'azione criminale dei Riva e suoi fiduciari, ma anche per la collaborazione di politici, sindacalisti che avvenne (e che avviene).

Da un lato, infatti, la sentenza assolve la coordinatrice dalla condanna di "calunnia" perchè "il fatto non costituisce reato", dall'altro la condanna per "diffamazione" ad una multa di 500 euro, perchè all'epoca lo Slai cobas rese pubblica la sua iniziativa, come è naturale, perchè gli operai, le parti civili del processo Ilva, gli abitanti dei quartieri inquinati dovevano sapere cosa avveniva alle loro spalle, i legami tra esponenti della cosiddetta "sinistra" parlamentare, ex Cgil, che avrebbero dovuto stare dalla loro parte, e i Riva.

Riportiamo stralci della motivazione della sentenza.


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