giovedì 15 dicembre 2022

Ex Ilva: I controllori non controllano

Si è aperta una nuova indagine sulla questione inquinamento/ambiente e sugli interventi che doveva fare Acciaierie d'Italia. Ma questa volta gli indagati sono per ora dirigenti e funzionari dell'Arpa e Ispra, cioè ci doveva controllare che quelle misure ambientali venissero fatte. E questo, chiaramente, sarebbe ancora più grave. 

Che il capitale è nocivo di per sè, che i padroni, privati o pubblici che siano, hanno come unico interesse il profitto e la riduzione dei costi del lavoro, da cui i tagli o la messa non all'OdG della sicurezza e la salute dei lavoratori e degli abitanti della citta', è una realta' chiara, che si può ridurre al massimo con la lotta dei lavoratori e della popolazione, ma non rovesciare finchè esiste il capitale; ma quanto gia' emerso nel processo "Ambiene svenduto" e ora in questa nuova indagine, dimostra anche che non si tratta di un capitalista (Riva prima e Mittal ora) ma di un sistema generale, economico, politico, statale, che salvaguardia solo gli interessi della classe dominante e che lo Stato, i governi sono altrettanto responsabili di morti operaie, di malattie, di attaccare la nostra salute e vita; per cui anche chi dovrebbe controllare i padroni agisce con la logica delle leggi dei padroni, o peggio.

Ma per l'ex Ilva dimostra ulteriormente che l'ingresso dello Stato in Acciaierie d'Italia non ha cambiato la situazione: capitale privato o capitale pubblico, lo sfruttamento e l'attacco ai diritti dei lavoratori e delle masse popolari è sempre lo stesso; smentendo le illusioni ultimamente diffuse da Uilm, Fiom, Usb che con un maggior ingresso dello Stato o con la nazionalizzazione tutto si risolve...

Troppo facilmente in questi mesi l'Ispra, l'Arpal hanno comunicato dati, situazioni in netto miglioramento,che gli interventi programmati sono stati quasi tutti completati e certificati", quindi l'inquinamento diminuiva, il futuro era "eccellente"...

Oggi alcuni di questi controllori sono indagati per "Tentata concussione, falso e inquinamento ambientale". Si è aperta "una nuova indagine per fare luce sui lavori di adeguamento dello stabilimento tarantino a dieci anni di distanza dal sequestro dell’area a caldo. Un percorso di messa in sicurezza che secondo l’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale deputata ai controlli dal Governo, procede – peraltro - senza particolari intoppi: dai controlli effettuati proprio dall’Ispra nel primo semestre del 2022, nel quale ci sarebbe stata la realizzazione di quasi tutti gli interventi programmati, tra cui quelli di riduzione delle emissioni convogliate e diffuse di polveri fini (in particolare provenienti dall’area a caldo, ossia area cokeria, agglomerato, altoforno e acciaieria), i lavori compiuti da Acciaierie d’Italia - la società partecipata dallo Stato, attraverso la controllata Invitalia, e la multinazionale ArcelorMittal – sarebbero stati eseguiti a regola d’arte.
Nel registro degli indagati sono finiti il 59enne barese Vincenzo Campanaro, dal 15 luglio del 2019 direttore scientifico di Arpa Puglia, il 55enne romano Francesco Astorri, responsabile della Sezione per la valutazione e i controlli degli impianti di interesse strategico nazionale dell’Ispra, e il 67enne romano Mario Carmelo Cirillo, fino al 31 luglio del 2021 direttore del dipartimento per la valutazione, i controlli e la sostenibilità ambientale di Ispra
". "Le indagini preliminari sono state disposte dal gip Francesco Maccagnano su richiesta del procuratore aggiunto Maurizio Carbone e del sostituto Maria Grazia Anastasia che coordinano le attività dei carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce..
Insomma se per Ispra i lavori per l'attuazione delle prescrizioni Aia procedono speditamente verso il termine previsto per agosto 2023, per la Corte al momento la salute di operai e tarantini è ancora a rischio. E gli impianti restano quindi sotto sequestro, anche se con facoltà d’uso"

"...Non una questione di poco conto, dato che anche dalla qualità e dall’efficacia di quei lavori di adeguamento degli impianti dell’acciaieria tarantina, dipende il dissequestro dell’area a caldo: uno dei principali elementi al centro della contesa tra Invitalia e ArcelorMittal. Senza dissequestro, infatti, l’accordo tra Stato e il socio privato per l’acquisto del complesso aziendale ex Ilva potrebbe non concludersi..." .

D'altra parte per questi "interventi fatti" sono stati impiegati un mucchio di soldi (mentre Acciaierie d'Italia, dichiarando crisi di liquidit, mette in cigs migliaia di operai cheprendono salari da fame).
"Secondo un report di Ilva in as aggiornato a giugno scorso, è di quasi un miliardo il totale speso sinora per interventi nelle aree produttive del siderurgico. Nello specifico si tratta di 936,533 milioni, divisi in 844,010 milioni per la parte ambientale e 92,523 per quella dei rifiuti. Tra le maggiori voci di spesa figurano 281,802 milioni per i parchi di stoccaggio delle materie prime, 130,710 per nastri trasportatori, torri di collegamento ed edifici, 186,258 per le cokerie, 32,351 per l'area gestione rottami ferrosi. Circoscrivendo la spesa al solo periodo 1 novembre 2018-30 giugno 2022 e quindi alla gestione AM InvestCo Italy e Acciaierie d'Italia, si hanno 732,593 milioni relativi alle prescrizioni attuate. Degli oltre 732 milioni, 674,383 milioni riguardano il solo capitolo ambientale".

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