martedì 14 gennaio 2020

Assemblea dell'USB dopo il blocco alla 106 degli operai Cigs ILVA AS

L'assemblea ha visto una buona partecipazione, più di 200 lavoratori, quasi tutti cassintegrati Ilva.
Al centro la questione urgente della corresponsione della cigs, dato che ad oggi il governo non ha ancora fatto il decreto per la copertura per l'anno 2020, e il rischio di vedersi ridurre l'indennità se non viene confermata l'integrazione del 10% (oggi pare che su questo il governo abbia dato garanzie).
Questa assemblea è venuta subito dopo il blocco improvviso vicino l'Eni. Questa giusta iniziativa, al di là delle critiche ai molti lavoratori assenti e appello a una partecipazione alle mobilitazioni da parte di tutti, perchè se si perde, si perde tutti, è stata utile, per riportare con la lotta il problema della condizione sempre più a rischio e senza futuro dei cassintegrati e aprire con azioni incisive l'anno 2020. In una situazione in cui i sindacati confederali, al di là di qualche lamentela, nulla fanno e anche sulla questione cassintegrazione c'è voluto il blocco degli operai perchè si facessero sentire.
Così come condividiamo la denuncia e il richiamo a non farsi illusioni, fatte da Francesco Rizzo, circa assunzioni in altre Ditte, nuovi lavori nell'Arsenale, o nei fumosi lavori del cosiddetto "Cantiere Taranto"; o peggio su attese di un aumento dell'incentivo per dimissionamento.
Si tratta di nere illusioni che spezzano la necessaria mobilitazione collettiva.

Ma detto questo, l'Usb non pone con forza e centrale l'unico obiettivo giusto: quello che i cassintegrati rientrino in fabbrica, alla produzione o ai lavori di bonifica. In questo modo anche l'Usb contribuisce ad accompagnare il morto e fa oggettivamente il gioco di governo e Mittal che ormai vogliono cancellare la questione del rientro dei cassintegrati, ora e in futuro.
Vari interventi degli operai hanno posto la questione della dignità "ci stanno togliendo la dignità!".
Ma la dignità ce la dobbiamo riprendere, riprendendo nelle nostre mani la lotta per rientrare in fabbrica. Una fabbrica aperta, come solo reale possibile centro di organizzazione, di unità dei lavoratori e di lotta!
Non è un "accordo di programma" tipo Genova la soluzione per il lavoro, nè la risposta all'attacco alla dignità. A Genova l'"accordo di programma" ha buttato fuori dalla fabbrica centinaia di operai, che devono fare, spezzettati, lavori di pubblica utilità, col rischio sempre che anche questi finiscano.
Le altre "soluzioni" significa andare ad elemosinare fondi del governo, della Regione, andare dietro i politici (giustamente nell'assemblea denunciati).

Senza riprendere in maniera chiara e aperta la battaglia per il rientro in fabbrica, si perderà via via su tutti i terreni o si arriva a quello che un operaio ha giustamente respinto: svendersi per pochi spiccioli.
Senza riaprire questa battaglia anche le cause contro le assunzioni unilaterali e discriminatorie fatte da ArcelorMittal perdono terreno, si indeboliscono - E molti dei giudici non vogliono altro per lavarsi le mani.

Quindi, occorre riprendere la battaglia perchè tutti gli operai siano dentro la fabbrica, uniti, non divisi tra società di serie A, B o C. La situazione attuale, che vede un governo diviso che ogni giorno tira fuori qualche soluzione e cede a Mittal, e gli stessi padroni che sembrano forti ma con una lotta seria andrebbero in crisi, questa situazione può essere rivolta a nostro vantaggio. 
Non dobbiamo accontentarci di miserie. Gli operai che producono tutto, devono volere tutto! Questo è battersi per la DIGNITA'! 

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