Quanto pagherà "la collettività" - cioè noi tutti - per dare soldi ad ArcelorMittal?
- 470 milioni di euro perchè lo Stato entri nel capitale di AMI attraverso Invitalia;
- 500 milioni di euro per il pagamento fatto da Ilva AS dei debiti con le banche;
- 230 milioni per gli ammortizzatori sociali
Altre soldi aggiuntivi che dovrebbero provenire dai fondi europei per il passaggio alla decarbonizzazione.
Che significherà per gli operai il piano Governo/ArcelorMittal?
Si dice: "perchè il piano arrivi a regime ci vorranno cinque anni... nel frattempo una parte consistente di dipendenti dovranno essere gestiti con la cassa integrazione". I numeri ufficialmente non si dicono, ma fonti stampa parlano sempre di quei 5mila già annunciati a giugno (tra gli attuali dipendenti AMI e quelli di Ilva AS che Mittal non vuole far rientrare più in fabbrica).
Con questo quadro, con questi incassi, perchè mai ArcelorMittal se ne dovrebbe andare il 30 novembre?
Come scrive M. Meneghello sul Sole 24 ore (la voce dei padroni) del 15 novembre:
"le ragioni industriali per un investimento del genere (sull'Ilva da parte di AM - ndr) c'erano allora e ci sono anche oggi, nonostante le difficoltà del mercato e qualche impaccio gestionale abbiano intralciato il percorso promesso al momento dell'acquisizione... Il mercato dell'acciaio è ciclico e non ci sono dubbi che dall'anno scorso il settore sia entrato in una fase recessiva. Ma la ripresa potrebbe essere più vicina di quanto si pensi e un asset come Taranto, collocato in pieno Mediterraneo, resta altamente strategico. Una ripresa dovrebbe passare con tutta probabilità dalle infrastrutture, grazie ai piani di incentivi che con il Recovery fund saranno messi in campo da tutti i governi nazionali e le lamiere anche i tubi di Taranto potrebbero fare la loro parte. Per non parlare del automotive, settore in piena ristrutturazione in attesa di un rimbalzo... La posizione geografica di Taranto poi è senza dubbio un'altra ragione a favore della scelta di ArcelorMittal...; Nel mediterraneo... un asset del genere in mano alla concorrenza, riportato a piena efficienza, potrebbe essere un problema, considerando che in quest'area il gruppo è di fatto monopolista...".
Certo - dice l'articolo - il conto economico di AM resta negativo, ha chiuso stabilimenti in Polonia, ceduto quelli in Romania, Macedonia e Repubblica Ceca, è uscito dal mercato Usa... quindi non potrebbe sostenere una "Italia fonte di perdite".
MA, C'E' LA VIA D'USCITA:
"se il gruppo riuscisse ad aprire il capitale, cedendo la maggioranza a un partner (come per esempio Invitalia), allora potrebbe tranquillamente consolidare le attività italiane, neutralizzando gli effetti sul bilancio.".
Tutt'altro quindi di quello che dice Arcuri, amministratore delegato di Invitalia - "...chi mette i soldi ha diritto, al pari dell'altro socio, a decidere le strategie e a gestire il gruppo...".
MA QUALE DECISIONE? MA QUALE GESTIONE? Si tratta solo di soldi dati al capitalista Mittal che farà quello che più gli serve per salvaguardare i suoi profitti e farne di nuovi - sulla pelle, sia chiaro, in primis degli operai, della popolazione di Taranto.
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