(ANSA) – STRASBURGO, 26 NOV – Tre dipendenti dell’Ilva hanno fatto
ricorso alla Corte di Strasburgo contro l’Italia affermando di essere
vittime degli effetti causati dalle emissioni nocive dell’acciaieria. Lo
rende noto la stessa Corte europea dei diritti umani nella
comunicazione del ricorso inviata al governo, che ora dovrà rispondere
alle domande formulate dai giudici. Questo è l’ultimo di 4 ricorsi
concernenti l’Ilva su cui la Corte ha deciso di avviare la fase
processuale. Per il ricorso dei tre lavoratori la Corte chiede alle
autorità italiane se “le condizioni in cui i tre uomini hanno lavorato
costituiscono un trattamento inumano e degradante, in violazione
dell’articolo 3 della convenzione europea dei diritti umani, tenuto
conto delle emissioni nocive a cui dicono di essere stati esposti”.
Inoltre i giudici vogliono sapere se data la loro attività
professionale, i tre dipendenti hanno subito anche una violazione della
loro vita privata.
Nel rispondere il governo dovrà tener conto di quanto già stabilito
dalla Corte nella sentenza Cordella e altri del gennaio 2019, in cui i
giudici hanno condannato l’Italia per aver “omesso di adottare tutte le
misure necessarie per assicurare la protezione effettiva del diritto
degli interessati (tutti residenti a Taranto o zone vicine) al rispetto
della loro vita privata” dato il “protrarsi di una situazione di
inquinamento ambientale che mette in pericolo la loro salute e, più in
generale, quella di tutta la popolazione residente nelle zone a
rischio”. Infine la Corte vuole sapere se i tre dipendenti avevano a
disposizione una via per ricorrere in Italia contro le violazioni che
dicono di aver subìto.
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