di Gino Martina
L'intervista a Romeo Cappello, zio di una vittima
Romeo Cappello lo ripete con rabbia e voce al limite del pianto. «Hanno preferito sacrificare una matricola per la produzione. Conosco i responsabili, voglio giustizia». Il 17 settembre del 2016, Giacomo Campo, suo nipote, a 25 anni rimane schiacciato dal rullo di un nastro trasportatore dell’Altoforno 4. Lavoravano assieme per la Steel Service, azienda dell’appalto dell’acciaieria Ilva di Taranto, addetta alle pulizie industriali. Giacomo con contratti rinnovati di sei mesi in sei mesi. A ottobre gli sarebbe scaduto l’ultimo.
Ha letto cosa scrivono i magistrati di Potenza, che idea si è fatto?
«Che la magistratura non funziona. Da 5 anni aspettiamo un processo. Se ci sono i soldi tutto si può comprare. Hanno promesso lavoro ai testimoni, ma c’è chi è ancora pronto a raccontare dopo aver visto Giacomo macellato. I primissimi rilevamenti sono, poi, quelli veritieri. So come funzionava quel macchinario, ci lavoravo anch’io».
Chi ha promesso lavoro?
«Ci sono responsabili anche non più alle dipendenze di Ilva. I nomi sono pronto a riferirli ai magistrati».
Cosa accadde quel giorno?
«Giacomo fu chiamato alle 2 del mattino dai capi perché c’era un’emergenza, il sistema era bloccato, era troppo pieno e perdeva materiale. Era danneggiato. Qualcuno gli diede comunque l’ordine di aspirare il minerale sul nastro trasportatore e rimosse le paratie di sicurezza, senza che vi fosse il meccanismo di bilanciamento attivato. Lui, pur di assecondare i capi, eseguì. Il sistema si rimise in moto dopo essere stato alleggerito e partì il contrappeso come un elastico. Il rinculo lo fece finire sotto il rullo, poco dopo le 6».
Lo aveva fatto entrare lei nella ditta?
«Sì, a 18 anni, e la sento ancora come una colpa. Gli ho dato il lavoro e la morte. Era un figlio per me. Sua madre, mia sorella, portata via da un ictus due anni fa, e il padre ebbero dei problemi. Lo hanno cresciuto i miei genitori. I suoi hanno avuto un risarcimento ridicolo. Anche se non lo riporteranno in vita, voglio vedere in galera chi ha speculato su di lui».
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