giovedì 28 ottobre 2021

Tessitura di Mottola chiama Gkn risponde

DAGLI OPERAI E OPERAIE DELLA TESSITURA ALBINI

Ciao lavoratori della GKN in lotta.

Ci presentiamo, siamo lavoratori e lavoratrici di una fabbrica tessile di Mottola (TA) che si trovano nella stessa vostra situazione, vi mandiamo questa lettera perché siamo vicini alla vostra lotta e ne condividiamo a pieno le ragioni e la vostra battaglia contro le delocalizzazioni.

Come vi dicevamo siamo alcuni lavoratori delle 116 unità lasciate a terra dalla Tessitura di Mottola srl, azienda che fa parte del gruppo “Cotonificio Albini” con sede ad Albino (BG).Per 17 anni abbiamo prodotto tessuti di altissima qualità, proprio a Mottola in provincia di Taranto. L'azienda in questione ha ben deciso di chiudere totalmente i cancelli dal primo decreto pandemico (marzo 2020) con la successiva messa in liquidazione della società, mentre continuano a produrre nelle aziende delocalizzate fuori dalla nostra nazione, vedi in Repubblica Ceca e in Egitto.

Siamo in presidio permanente, 24 ore al giorno da circa 4 mesi ma nessuno ci dà voce e tantomeno solidarietà, per questo abbiamo deciso con un gruppo di lavoratori di unirci, se pur distanti, alla vostra lotta.
Vogliamo coinvolgere tutta la società che ci circonda perché non è assolutamente giusto che per colpa di questo maledetto fenomeno chiamato delocalizzazione, ci ritroveremo in tutta Italia con migliaia di famiglie senza un futuro e soprattutto senza un lavoro.

Per queste motivazioni abbiamo deciso di indire, intorno al 5 o 12 novembre, un'assemblea cittadina e ci farebbe piacere se ci fosse una vostra delegazione a partecipare, così da essere uniti e far capire a tutti cosa sta succedendo alle aziende che producono o meglio producevano in Italia.

Noi vorremmo fortemente la vostra presenza, quindi se per caso siete disposti a raggiungerci a Mottola (TA) potremmo eventualmente accordarci per trovare una data in cui siete disponibili.
 
In attesa di un vostro riscontro, INSORGIAMO con voi!
Forti saluti

Nico Caragnano - zionic@hotmail.it
Ventrella Pietro
Grazia Ripa
e altri

Per comunicazioni: WhatsApp 3519575628

Mottola (TA) 25 ottobre 2021

 

DAGLI OPERAI DELLA GKN FIRENZE

Ciao a voi lavoratori e lavoratrici in lotta.
Abbiamo preso in carico la vostra richiesta e vi aggiorneremo quanto prima.
Intanto però vi vorremmo segnalare che sabato saremo a Roma e all'interno della manifestazione per la giustizia climatica contro i G20 abbiamo organizzato lo spezzone "Insorgiamo" che vedrà la presenza di molti altri lavoratori e vertenze aperte su tutto il territorio nazionale.
La piazza romana, tra le altre, potrebbe essere una buona occasione per conoscerci di persona.

mercoledì 27 ottobre 2021

Contro il G20 - Appello ai lavoratori - dal blog proletari comunisti

Il 30 ottobre vengono i capi dei paesi imperialisti che fanno le guerre, che provocano la fame nel mondo, che opprimono i popoli, che provocano, loro, le migrazioni di massa, a cui rispondono col razzismo, spesso armato, che sono responsabili del disastro ambientale, della pandemia; i capi dei paesi come Modi/India, Bolsonaro/Brasile, Erdogan/Turchia, ecc. che schiacciano i loro popoli con regimi fascisti, che attuano la più feroce repressione, galera, torture, fino alla morte, illudendosi di fermare le rivolte dei popoli, le guerre popolari, paesi che hanno provocato milioni di morti con la pandemia; i capi imperialisti che all'interno delle delle cittadelle imperialiste e capitaliste portano sfruttamento, licenziamenti, miseria, carovita, repressione, smantellamento dei diritti, attacco alla salute, alla scuola, un moderno medioevo per le donne, ecc. ecc.

A livello mondiale lo scontro è tra reazione/fascismo e rivoluzione proletaria/guerre di popolo. 

Occorre l'unità internazionalista di proletari e popoli contro i comuni nemici, per dire: rovesciamo questo sistema di morte, il potere deve essere operaio!

Tessitura Albini di Mottola, vertenza in un limbo - MA QUALCOSA SI MUOVE...

SULLA VICENDA DEGLI OPERAI E OPERAIE DELLA TESSITURA DI MOTTOLA PUBBLICHIAMO A PARTE IL COMMENTO DELLO SLAI COBAS ALL'ULTIMO INCONTRO REGIONALE E LA "NOVITA'" DELLA NASCITA ANCHE IN QUESTA FABBRICA DELLO SLAI COBAS DA PARTE DI UN GRUPPO DI OPERAI.

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Aggiornamento in una riunione della task force regionale per l'occupazione: la società di scouting Vertus alla ricerca di nuovi investitori, lo scoglio della cessione del sito che il gruppo Albini non vuole svendere. Resta il presidio dei lavoratori

- Corriere di Taranto

pubblicato il 25 Ottobre 2021

La vertenza dei lavoratori del sito Tessitura Albini di Mottola è ancora ferma al palo. O, per dirla meglio, è ancora nel limbo nel quale è entrata da diversi mesi oramai. Quando nel marzo scorso l’azienda bergamasca, dopo aver mandato segnali per diversi mesi, annunciò la messa in liquidazione del sito con la delocalizzazione delle attività all’estero o a Bergamo. Una vicenda che ricorda molto da vicino quella di tante altre vertenze ancora oggi irrisolte (l’ex Miroglio di Castellaneta, l’ex Cementir, l’ex Marcegaglia Buildtech solo per citarne alcune tra le più eclatanti): giunto a Mottola nel 2003 grazie agli incentivi statali per investire al Sud agli inizi degli anni duemila, venne aperto il polo industriale su una superficie di 30.892 m2, in cui svolgere le fasi di preparazione e tessitura. Diciotto anni dopo, la crisi economica morde (ed è indubbio che questa ci sia, ingigantita in ogni settore per la pandemia da Covid-19) ed i conti rischiano di non tornare più, e quindi si preferisce fare armi e bagagli, salvando soltanto il profitto a scapito dei lavoratori, delle loro famiglie e del territorio.

La conferma della fase di stallo è arrivata dall’ultima riunione dello scorso 14 ottobre, che si è svolta in videoconferenza convocato dal Comitato SEPAC – la task force regionale per l’occupazione, a cui hanno partecipato i rappresentanti del comitato (Caroli, Basile, Piscazzi, Violante), i tecnici regionali dell’Area di crisi industriale (Biancolillo, Maiellaro) e delle Politiche Attive per il Lavoro Pallotta), il sindaco del comune di Mottola (Giovanni Piero Barulli), i rappresentanti del gruppo Albini (Romani, Piacezzi, Magdy, Simoneschi), della società di scouting Vertus (Balzarini, Fontana, Brockhaus), Confindustria Taranto (Meschiari) e le organizzazioni sindacali Femca Cisl, Filctem Cgil, Uiltec Uil ed Ugl Chimici con i loro rappresentanti sindacali.

Ricordiamo che la vertenza, esplosa lo scorso marzo, riguarda 115 lavoratori che sino al 31 ottobre usufruiranno della ‘copertura‘ degli ammortizzatori sociali previsti dalla cassa Covid-19 estesa dal governo per alcuni particolari settori come appunto il tessile. Dopo di che scatterà la cassa integrazione straordinaria per cessazione di attività (in vigore dal 28 giugno scorso al 3 luglio, mentre dal 4 luglio tornò appunto la cassa Covid prevista da un decreto del governo), che avrà come sempre una durata di 12 mesi (dal 1 novembre al 28 ottobre 2022). Al termine dei quali, se non ci saranno novità, i lavoratori entreranno in NASPI, ovvero la procedura di indennità per la disoccupazione che spetta ai lavoratori che hanno perso il lavoro non per loro responsabilità: procedimento che ha un periodo di copertura massima pari a due anni. Dopo quest’ultimo passaggio restano due strade: la continua, disperata ricerca di un nuovo lavoro o la povertà. Il che lascia ben comprendere come sia di vitale importanza fare tutto il necessario affinché il sito trovi un nuovo sbocco industriale, oppure riqualificare i lavoratori attraverso una formazione che possa renderli davvero abili per una nuova professione e appetibili per il mercato del lavoro. Altrimenti, come già accaduto per tantissimi casi, si riveleranno essere soltanto un palliativo, un pannicello caldo che non servirà a costruire un futuro diverso.

Proprio su questo aspetto è la Regione Puglia a cui toccherà avviare le pratiche per i corsi di formazione, oltre ad un lavoro con l’ausilio dell’ANPAL Servizi per cercare di ricollocare i lavoratori in altre aziende nel raggio di circa 50 chilometri. Con l’impegno di convocarli appena si concretizzerà qualche opportunità per sostenere i colloqui di lavoro.

A tal proposito i rappresentanti della Vertus, a cui il gruppo Albini affidò nella scorsa primavera l’attività di scouting per trovare nuovi acquirenti, non hanno portato sul tavolo novità di rilievo. Al di là di ben 500 contatti con altre attività imprenditoriali, di cui sette avrebbero inviato manifestazioni preliminare d’interesse, di queste cinque avrebbero firmato accordi di riservatezza ma soltanto quattro società avrebbero visionato il sito produttivo di Mottola; e in particolar modo ci sarebbero due
manifestazioni d’interesse
, che hanno anche presentato dei progetti (senza però una concreta manifestazione d’interesse) che però al momento hanno davanti a sè un ostacolo apparentemente insormontabile, rappresentato dalla volontà del gruppo Albini nel non voler cedere gratis lo stabilimento (cosa che per esempio accadde all’interno della vertenza Miroglio, con il gruppo piemontese che cedette la proprietà dei siti di Ginosa e Castellaneta al prezzo simbolico di 1 euro).

Giova infatti ricordare che lo scorso marzo affermò di aver affidato ad una società l’incarico di reindustrializzazione dell’impianto, tempo previsto nove mesi. Oltre a trenta giorni di tempo per provare a redigere un piano strategico per rimodulare e ritrovare l’equilibrio economico-finanziario, così da recedere dalla decisione intrapresa, che già allora appariva un’exit strategy per prendere tempo ed addolcire la pillola che altro. Come i fatti hanno dimostrato nei mesi a venire.

I sindacati confederali, dal canto loro, restano per ora in attesa di novità concrete. Proseguendo però nel presidio dello stabilimento, avviato lo scorso luglio, per far si che ci sia una presenza costante dei lavoratori e per evitare possano essere portati via dallo stabilimento le apparecchiature (timore diffuso soprattutto quest’estate), che non consentirebbero un futuro industriale ed occupazionale del sito. Staremo a vedere.

Tessitura di Mottola - La posizione dello Slai cobas - dal Corriere di Taranto

 

“Tessitura, nessuna prospettiva: unica novità arrivo dei Cobas”

Per lo Slai Cobas la vertenza del gruppo Albini è l'ennesima delocalizzazione permessa dal governo e dai sindacati confederali
pubblicato il 25 Ottobre 2021

“L’unica prospettiva per i 118 lavoratori e lavoratrici, che dall’inizio dell’estate sono anche in presidio davanti alla fabbrica per impedire che l’azienda la smantelli, è la cassa integrazione, che tra cig covid e nuova cigs consentirà un minimo di reddito per sopravvivere (non per vivere), fino ad ottobre 2022. Per il resto, niente. La sorte di questi lavoratori, come di tantissimi in questa Regione, solo a Taranto vi ci sono i 1600 operai ex Ilva, i 51 della Cemitaly, è di fare corsi di “riqualificazione” e colloqui per una ricollocazione di singoli lavoratori. Entrambe le cose negative”. Così commentano dallo SLAI COBAS per il sindacato di classe – Taranto le ultime notizie sulla vertenza dei lavoratori dell’azienda Tessitura Mottola del gruppo Albini.

“Perchè i corsi, senza una finalizzazione ad un progetto reale di prospettiva occupazionale sono totalmente inutili e generici (come già l’esperienza per Ilva e Cemitaly ha dimostrato) – tenendo conto, poi, che stiamo parlando di operai e operaie già con una buona, a volte alta professionalità nel settore. Perchè le eventuali ricollocazioni dividerebbero i lavoratori, indebolirebbero la forza di trattativa e contrattuale, diventerebbero di fatto un ricatto per i singoli lavoratori (o accetti o rischi di perdere anche la cig), che potrebbero trovarsi a dover accettare lavori precari, contratti a tempo determinato, demansionamento, perdita di tutto quello che hanno conquistato in tanti anni di attività (livelli, indennità, ecc.). Intanto, come si legge sempre nel verbale della Regione, continuerebbe la ricerca sul mercato, per verificare le possibilità occupazionali di aziende, anche di altri settori produttivi, esistenti nell’arco di 50 Km dall’attuale luogo della Tessitura” proseguono dallo Slai Cobas.

“Anche qui, quindi, con una, bene che vada, prospettiva di frammentazione dei lavoratori e di assoggettamento a condizioni lavorative peggiori. Tra l’altro, come sottolinea il Presidente della Sepac, Leo Caroli, anche questa prospettiva avrebbe tempi lunghi, tanto che alla fine l’appello oltre che alla parte aziendale è ai lavoratori ad accettare “riqualificazione in funzione dei bisogni reali del mercato lavorativo”, che tradotto vuole dire: non fate i pretenziosi, prendete tutto quello che eventualmente il mercato offre… Unico, differente spiraglio sembra l’attività della Agenzia Vertus per una prospettiva di acquisizione della fabbrica e quindi degli operai da parte di un’altra azienda. Qui si è partiti dal contattare ben 450 aziende (!?), anche di differenti settori produttivi, e si è arrivati per ora solo a: due che hanno presentato progetti e una che ha manifestato interesse; mentre si sta cercando ancora qualche altro possibile investitore. Su questo un aggiornamento sarà a fine anno” prosegue la nota.

“Ma purtroppo, primo, questa “storia” l’abbiamo già vista in altre realtà (vedi vicenda Whirpool), in cui dopo anni di ricerca i lavoratori sono a rischio licenziamento; secondo, non si spiegano i motivi del mancato interesse da parte di altre aziende, nè si dice se anche quelle che avrebbero manifestato interesse prenderebbero tutti i 118 lavoratori della Tessitura e a quali condizioni. Però, ciò che è più inaccettabile di questa “vertenza”, ben espressa dal verbale del 14 ottobre, sono due. L’azienda, il gruppo Albini, che interviene e viene trattata come se non fosse la prima, principale responsabile di questo attacco al posto di lavoro! Una azienda multinazionale che ha campato e ha fatto profitti sul lavoro dei 118 operai e operaie per anni, che ha usufruito di fondi pubblici, incentivi, sgravi fiscali, contributivi; un’azienda che non chiude perchè in crisi ma semplicemente perchè altrove, soprattutto all’estero, può fare più profitti, per taglio dei costi della manodopera, meno diritti per i lavoratori, ecc. A questa, come ad altre aziende che licenziano per delocalizzazione, però non succede nulla, anzi viene trattata con tanto di “guanti bianchi”, quasi ringraziata perchè ha “concesso” di richiedere la cassintegrazione – di cui una parte, quella covid, è peraltro totalmente gratuita per Alabini. Una cosa inaccettabile!” commentano dallo Slai Cobas.

“Come inaccettabile è l’atteggiamento dei sindacati confederali, che richiedono solo “informazioni“, non fanno richieste, non portano loro proposte, non mettono in discussione l’andamento attuale. Sindacati che continuano, grazie al grande sforzo di lavoratori e lavoratrici, a tenere in piedi un presidio, da cui però non partono iniziative di lotta che possano pesare nella trattativa e rendere visibile questa realtà lavorativa, ai più anche a Taranto, sconosciuta; sindacati che hanno accettato la lettera di minaccia/ricatto dell’azienda di entrare in fabbrica per fare manutenzione e atti amministrativi, vanificando, quindi, lo scopo del presidio.

Soprattutto per questa realtà sindacale, un gruppo di lavoratori e lavoratrici ha deciso di organizzare lo Slai cobas. E questa è l’unica vera novità che comincerà a pesare!” concludono dallo SLAI COBAS per il sindacato di classe – Taranto.

Ieri sciopero alla Leonardo - Solidarietà


Le ragioni dello sciopero nel comunicato di Fiom e Uilm:

“Il sito produttivo di Grottaglie è interessato da un vuoto lavoro, una parte del quale di carattere strutturale, decretato da scenari di mercato antecedenti la grave crisi del trasporto aereo che ha solo successivamente aggravato notevolmente la riduzione della produzione (tuttavia giа annunciata da BOEING verso la fine del 2019) a causa degli effetti delle normative anti Covid-19 sul traffico aereo. La pandemia globale ha quindi solo acuito gli effetti preesistenti e reso fortemente precaria la visione futura della divisione Aerostrutture e in particolar modo dello stabilimento di Grottaglie, vincolato alla mono commessa produttiva B787. Nel corso degli incontri sindacali intercorsi in sede nazionale durante le scorse settimane, la Leonardo SPA ha annunciato la volontà di ricorrere alla cassa integrazione guadagni ordinaria (CIGO) per gestire il vuoto lavoro previsto per l’anno 2022. Ribadiamo che non vi è volontà alcuna da parte dei lavoratori interessati di aderire a programmi di ammortizzatori sociali, in ragione del fatto che non esistono percorsi chiari, definiti, programmatici e specifici di reindustrializzazione, ma soprattutto, che mirino alla reale tenuta futura dell’intera filiera produttiva".

lunedì 25 ottobre 2021

Ecco chi sono quelli che dirigono le manifestazioni "NO green pass/No vaccini"... alcuni venuti anche a Taranto

Da Lavoratori combattivi in CGIL

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ciao compagni,
abbiamo visto che siete tra i pochi a non aver ceduto alla parola d'ordine di estrema destra NoGreenPass alias NoVax.
vi segnaliamo un nostro contributo sul tema.

"...L𝐎 𝐒𝐂𝐈𝐎𝐏𝐄𝐑𝐎 𝐃𝐈 𝐓𝐑𝐈𝐄𝐒𝐓𝐄 𝐄̀ 𝐎𝐑𝐆𝐀𝐍𝐈𝐙𝐙𝐀𝐓𝐎 𝐄 𝐆𝐔𝐈𝐃𝐀𝐓𝐎 𝐃𝐀𝐈 𝐅𝐀𝐒𝐂𝐈𝐒𝐓𝐈

Ci sembra opportuno ribadire cosa pensiamo della mobilitazione dei portuali di Trieste. I leader sindacali – alcuni dei quali hanno rotto con la USB anni fa – sono sostenitori di tesi apertamente NoVax. Non ne fanno mistero e lo dichiarano in diretta TV. Quanto sopra riportato circa le rivendicazioni sullo sciopero generale chiesto da Giuliano Castellino di Forza Nuova, trovano sbocco nello sciopero organizzato dal comitato dei lavoratori portuali di Trieste.

Citando Marco Imarisio, inviato a Trieste del Corriere: "Puzzer, il portavoce delle dichiarazioni forti, esce quando arriva una troupe televisiva e con la faccia stravolta dal sonno invita anche i giornalisti a insorgere «con ogni mezzo» contro «l’Italia e l’Europa dei plutocrati che ci vogliono far finire come la Grecia, schiavi delle grandi corporazioni». Per dovere di cronaca occorre dare conto di altre sue opinioni sparse, sul Covid che ha «poche differenze» con l’influenza stagionale e il vaccino «che me lo sono fatto anch’io, ma chissà quale veleno c’è dentro». «Noi siamo la faccia che i No Pass stavano cercando».
A due metri di distanza da lui, il presidente del CLPT, Sebastiano Grison, sostiene una tesi opposta: «La nostra non sarà una manifestazione, e neppure un picchetto, ma solo un presidio. Consentiremo l’entrata a tutti i lavoratori, ci mancherebbe altro». L’unico a non uscire mai dalla piccola stanza dove si telefona e si discute in modo febbrile e il segretario, lo storico Alessandro detto Sandi Volk, il più anziano del gruppo con i suoi 62 anni. (...) Nel Coordinamento c’è dentro di tutto. Il collante ideologico di partenza è l’indipendentismo, con la rivendicazione dell’extraterritorialità del porto. Da qui in poi, ognuno per sé. Il presidente Grison vota a destra. Gli ultras della Triestina presenti nel sindacato rappresentano una frangia di ultradestra, vicina a Forza nuova. Qualcuno si professa no vax, ma nel Comitato direttivo i vaccinati sono dodici su 15. Puzzer è un fuoriuscito dalla Cisl. Molti iscritti sono ex della Cgil. Nella sua stanza, Volk si definisce «comunista che si trova meglio con i fascisti» e sostiene che la Clpt è «una ricca maionese»”

Non è tuttavia la prima volta che nel corso della storia un segmento della classe operaia sciopera contro i propri interessi. È successo, ad esempio, già tra ‘800 e ‘900 contro la parità di diritti tra maschi e femmine, contro l’uguaglianza salariale tra autoctoni ed immigrati, così come ci sono stati scioperi a favore delle guerre e a sostegno di mobilitazioni reazionarie (come nella Germania nazista contro la Repubblica di Weimar). Più recentemente, nel 2009, i lavoratori inglesi hanno duramente e lungamente scioperato contro lavoratori edili italiani, la cui ditta aveva vinto un contratto d’appalto nella regione del Lincolnshire, inalberando lo slogan “British Jobs for British Workers” (lavoro inglese per lavoratori inglesi).

Dal profilo di Marco Santopadre, citiamo: “Il Coordinamento dei Lavoratori Portuali di Trieste, che due anni fa ha rotto il patto federativo siglato nel 2015 con l'Unione Sindacale di Base, non avendo titolo per proclamare lo sciopero si è affidato alla Fisi, la Federazione italiana sindacati intercategoriali, con sede a Eboli (Salerno). Una sigla sconosciuta dietro la quale si nasconde ben poco dal punto di vista sindacale. Tra i leader della Fisi ci sono il noto medico no vax Dario Giacomini e Pasquale Bacco, in passato candidato alle elezioni politiche con CasaPound e sindaco a Bitonto con la Fiamma Tricolore. Nell'autunno scorso Bacco aveva capeggiato una manifestazione a Taranto incitando a togliersi la mascherina e a violare il lockdown”.

Rolando Scotillo, segretario “generale” della Fisi, è stato candidato col centrodestra alle elezioni regionali in Campania. In questi giorni il portavoce del CLPT, Stefano Puzzer, ha più volte ribadito, nelle interviste e su alcuni post facebook, di considerare la pandemia di Covid19 poco più che una influenza stagionale, ritenendo ingiustificate le draconiane misure di prevenzione e la richiesta di vaccinazione. Da cui la protesta per l'eliminazione del Green Pass come requisito indispensabile per accedere al proprio posto di lavoro (qui il link https://www.msn.com/…/trieste-al-porto-i-%C2%ABd…/ar-AAPx0qh)

Il leader del CLPT è Puzzer. Nel 2015 ha condotto uno sciopero indipendentista teso a discriminare i lavoratori non originari di Trieste. Si chiedeva la ricezione, da parte dell’Autorità portuale, del testo integrale dell’Allegato VIII del Trattato di Parigi del 1947, che garantisce esplicitamente la priorità ai lavoratori triestini nelle assunzioni e negli incarichi presso il Porto di Trieste e che, secondo Puzzer, dovrebbe essere “legge vigente all’interno del Porto Franco internazionale di Trieste al fine di renderlo applicabile ai giorni nostri”. Puzzer ha rilasciato diverse dichiarazioni NoVax sia a mezzo stampa che sul suo profilo personale.

Le tempistiche con cui Castellino (Forza Nuova) lancia dal palco di Roma, prima dell'assalto alla CGIL, lo sciopero generale e la proclamazione del FISI, con alla coda il CLPT, lasciano facilmente intendere vi fosse una pianificazione di queste azioni.
Il segretario generale della Fisi è Rolando Scotillo, attuale commissario dell'UDC di Eboli, e ad affiancarlo in segreteria c'è – tra gli altri – il dottor Pasquale Mario Bacco, medico legale che ha assunto nel sindacato l'incarico di Segretario Nazionale della categoria medici. È costui la figura maggiormente di spicco di questo sindacato.

Bacco è anche socio fondatore – insieme al celeberrimo dottor Giulio Tarro (manco a dirlo! Guida suprema di tutto il movimento NoVax italiano e noto truffatore) – dell'associazione "L'Eretico", con cui il sindacato rivendica di aver "stretto un rapporto di collaborazione" e che afferma di voler essere "cassa di risonanza delle verità nascoste, dei pensieri e delle opinioni censurate". De L'Eretico, in qualità di presidente, fa parte anche Angelo Giorgianni, magistrato co-autore con Bacco del libro "Strage di Stato, le verità nascoste della Covid-19". Il volume è un condensato di teorie cospirazioniste: si afferma che la pandemia è un complotto orchestrato da ebrei, Big Pharma, Bill Gates and company e non mancano anche frasi antisemite: "Vogliamo dire chi comanda nel mondo? Comandano gli ebrei! Sta tutto in mano a loro! Tutte le lobby economiche e le lobby farmaceutiche, hanno tutto in mano loro".
Giorgianni è stato uno dei protagonisti sabato scorso della manifestazione contro il green pass di Roma. Dal palco di Piazza del Popolo ha arringato la folla parlando di "preavviso di sfratto a coloro che occupano abusivamente i palazzi del potere" dato loro "dal popolo italiano" e di volere "per loro un processo, una nuova Norimberga" per "i morti, le privazioni e la sofferenza che hanno causato". Poi ha annunciato che avrebbe "appeso la toga al chiodo". "Sono venuto ad onorare il popolo sovrano, e a coloro che dicono che la mia posizione è incompatibile dico che io tra voi e il popolo scelgo il popolo sovrano e lascio la toga". Non risulta l'abbia ancora fatto.

Pasquale Bacco, segretario del Fisi-medici, è una vecchia conoscenza negli ambienti no vax e complottisti: lo scorso 30 ottobre, ad esempio, intervenne a Taranto in un comizio di piazza e arringò così la piccola folla che lo ascoltava: "Questo virus si cura, curatevi a casa, non andate in ospedale, abbracciatevi tutti, fate l’amore, amatevi, solo così se ne esce fuori". Pochi mesi prima – come ricorda Open – fece persino peggio partecipando a una conferenza stampa organizzata dalla deputata Sara Cunial alla Camera dei Deputati: in quel caso affermò che nei primi mesi di pandemia i medici degli ospedali avevano sbagliato i protocolli terapeutici e che dunque avrebbero ucciso i pazienti "bruciando" con l’ossigeno i loro polmoni. "È stato come curare un diabetico con lo zucchero", dichiarò in un'intervista Bacco che in seguito, durante una manifestazione no vax a Roma, disse anche che il vaccino contro il Covid sarebbe stata "una truffa! Acqua di fogna. Un regalo alle lobby farmaceutiche". Era il settembre del 2020 e nessun vaccino era ancora stato approvato.

Bacco è stato candidato nel 2008 con le liste fasciste La Destra - Fiamma Tricolore e nel 2013 con Casapound Italia.
Tra gli animatori della protesta di Trieste spunta il portuale Tuiach. Eletto alle elezioni amministrative del 5 giugno 2016 a Trieste in quota Lega come consigliere comunale. A causa di alcune sue dichiarazioni sul femminicidio (che a suo dire non esiste, “un’invenzione della sinistra”), il vicesindaco ne chiese l’espulsione e lui passò a Forza Nuova per poi passare un anno dopo al Gruppo Misto come indipendente. È proprio per le sue dichiarazioni e posizioni che Tuiach è diventato noto. Maometto? “Un pedofilo”. Stefano Cucchi? “Spacciatore eroinomane”. Cittadinanza onoraria a Liliana Segre? “Da profondamente cattolico mi sono sentito un po’ offeso perché ha detto che Gesù era ebreo, quindi mi astengo”. Pandemia? “Dovevo portare la mozione per multare le mogli con il mal di testa” e che quindi si sarebbero negate a fare sesso con i propri mariti o compagni durante il lockdown. L’atto omossessuale? “Rito di iniziazione satanica”..."

domenica 24 ottobre 2021

La Corte d’appello di Lecce condanna due ex dirigenti dello stabilimento di Taranto per la morte da mesotelioma di alcuni operai esposti per anni ad amianto

Ilva: per i morti e i malati per lavoro si può ancora avere giustizia

By Stefano Palmisano Avvocato ambientale ed enoalimentare - Fasano (Br)

La Corte d’appello di Lecce condanna due ex dirigenti dello stabilimento di Taranto per la morte da mesotelioma di alcuni operai esposti per anni ad amianto

Indice
    La sentenza
    Il processo
    Una (buona) morale

1) La sentenza

Ieri la Corte d’appello ha condannato due ex dirigenti dello stabilimento Italsider \ Ilva di Taranto per l’omicidio colposo di sei lavoratori morti di mesotelioma pleurico; per altri tre ha dichiarato la prescrizione del fatto: è passato troppo tempo da quando sono morti e il reato così è andato in fumo.

2) Il processo

Si chiude una vicenda processuale che chi scrive ha iniziato a seguire – come difensore dell’Associazione Italiana Esposti Amianto costituita parte civile – da quando è iniziato il dibattimento, nell’ottobre 2012, innanzi al Tribunale di Taranto.

Sono stati nove anni di udienze lunghe e faticose, di gradi e sedi diverse di giudizio – dal primo e secondo grado a Taranto fino ai due processi di Cassazione, a Roma, per tornare, in sede di giudizio di rinvio, a Lecce – di questioni giuridiche complesse, di contraddittori aspri, di pietre d’inciampo processuali, più o meno giustificate, tra diritti di garanzia degli imputati e diritti di giustizia delle vittime.

Nove anni di lavoro duro e appassionato; che forse non è ancora finito, dato che c’è ancora la possibilità di un altro ricorso per Cassazione degli imputati condannati.

Ma ieri questo lavoro, quello di altre parti civili e quello della Procura Generale di Lecce hanno sortito un risultato importante.

Nessun trionfalismo e la consapevolezza che in Cassazione può cambiare di nuovo tutto.

3) Una (buona) morale

Ma c’è una notizia che merita di essere adeguatamente evidenziata e comunicata: secondo una Corte d’appello di questa Repubblica, è ancora possibile affermare il nesso causale tra l’esposizione a una micidiale sostanza tossica come l’amianto e la morte da mesotelioma di uno o più sventurati che a quella sostanza sono stati esposti, a lungo esposti: sul posto di lavoro, per ragioni di lavoro.

E, sulla base di questa evidenza, secondo quella stessa Corte si può, si deve condannare penalmente chi ha esposto quelle persone a quella sostanza senza garantire loro le necessarie e adeguate protezioni.

Vuol dire che in questo Paese la tutela penale della salute dei lavoratori e dei cittadini non soffre (ancora) di zone franche; neanche in quei terreni bui e dolorosi che sono le malattie da lavoro, quelle da inquinamento ambientale, fuori o dentro le fabbriche.

Non è una notizia da poco, specie di questi tempi.

La campagna dello Slai cobas ad Acciaierie d'Italia/appalto, al porto

Alle portinerie di Acciaierie d'Italia

Alle ditte dell'appalto AdI

Al porto

LA REGISTRAZIONE DELL'ASSEMBLEA SU VACCINI... CON LA PARTECIPAZIONE DEL RICERCATORE FABRIZIO CHIODO

Mettiamo a disposizione sia delle persone che hanno partecipato all'importante assemblea - più di 80 e da più di 10 città - sia di coloro che non hanno partecipato la registrazione integrale delle relazioni, dei vari interventi, delle risposte date da Fabrizio Chiodo, che ha apportato un grande contributo scientifico, apprezzatissimo dai lavoratori e lavoratrici. 

Il link per scaricare la registrazione:


Successivamente faremo anche una pubblicazione con i principali interventi

Taranto, sospeso dal lavoro con WhatsApp - Una pratica illegale che si va estendendo - Solidarietàal lavoratore

di Corriere di Taranto
pubblicato il 22 Ottobre 2021

“Vi ricordiamo che avete l’ obbligo, come dipendente subordinato, di obbedire alle direttive gerarchiche del datore di lavoro”. E’ il tenore dei messaggi che arrivano sulla chat WhatsApp dei dipendenti che da qualche settimana sono traslati dall’appalto Tundo a quello della RT Padovano, Dover e Scoppio che si occupa del trasporto disabili della provincia di Taranto.

Così a un dipendente considerato “disobbediente” solo perché aveva chiesto, come suo diritto, di conoscere con anticipo gli orari di lavoro del suo contratto part-time, sempre via WhatsApp è arrivata la sospensione con il seguente testo: “Lei è sospeso dal servizio ed abbiamo inviato raccomandata alla quale deve rispondere. Nessun ordine di servizio le è stato assegnato per oggi e per i prossimi giorni. Distinti saluti”.

“E’ un appalto che non ha dignità.– dice Mimmo Sardelli, della Funzione Pubblica CGIL e che insieme a Francesco Zotti, segretario della FILT segue la vertenza – Lo stesso in cui per mesi è stato negato il lavoro ad una operatrice, sospesa solo perché osava chiedere il pagamento degli stipendi e che ora, malgrado il cambio di azienda (la precedente Tundo è stata raggiunta da una indagine condotta dal Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza – ndr) si continua a condurre in un clima insostenibile e di chiare ed evidenti intimidazioni nei confronti dei lavoratori”.

Dopo le denunce svolte a più riprese dal sindacato di categoria e da quello confederale era stata proprio la CGIL a chiedere che su determinati servizi il “pubblico” assumesse impegni e responsabilità.

“La sospensione di un lavoratore, eppoi attraverso un messaggio WhatsApp, è un atto gravissimo – commenta anche il segretario generale della CGIL di Taranto, Paolo Peluso – che ci dimostra, se mai ce ne fosse ancora bisogno, quanto sia utile procedere in appalti delicati come questi che riguardano il bisogno di assistenza di cittadini fragili, procedere con l’internalizzazione della forza lavoro. Un gesto di dignità per operatori e assistiti”.

 

venerdì 22 ottobre 2021

Tessitura di Mottola srl - Nessuna concreta prospettiva - Unica novità: comincia a nascere il cobas

Riportiamo, di seguito, l'ultimo verbale dell'incontro convocato il 14 ottobre dalla Task force della Regione sulla situazione occupazionale dei lavoratori della Tessitura di Mottola srl.

Come si può leggere, l'unica prospettiva per i 118 lavoratori e lavoratrici, che dall'inizio dell'estate sono anche in presidio davanti alla fabbrica per impedire che l'azienda la smantelli, è la cassa integrazione, che tra cig covid e nuova cigs consentirà un minimo di reddito per sopravvivere (non per vivere), fino ad ottobre 2022.

Per il resto, niente. La sorte di questi lavoratori, come di tantissimi in questa Regione, solo a Taranto vi ci sono i 1600 operai ex Ilva, i 51 della Cemitaly, è di fare corsi di "riqualificazione" e colloqui per una ricollocazione di singoli lavoratori. 

Entrambe le cose negative. 
Perchè i corsi, senza una finalizzazione ad un progetto reale di prospettiva occupazionale sono totalmente inutili e generici (come già l'esperienza per Ilva e Cemitaly ha dimostrato) - tenendo conto, poi, che stiamo parlando di operai e operaie già con una buona, a volte alta professionalità nel settore. Perchè le eventuali ricollocazioni dividerebbero i lavoratori, indebolirebbero la forza di trattativa e contrattuale, diventerebbero di fatto un ricatto per i singoli lavoratori (o accetti o rischi di perdere anche la cig), che potrebbero trovarsi a dover accettare lavori precari, contratti a tempo determinato, demansionamento, perdita di tutto quello che hanno conquistato in tanti anni di attività (livelli, indennità, ecc.).
Intanto, come si legge sempre nel verbale della Regione, continuerebbe la ricerca sul mercato, per verificare le possibilità occupazionali di aziende, anche di altri settori produttivi, esistenti nell'arco di 50 Km dall'attuale luogo della Tessitura. 
Anche qui, quindi, con una, bene che vada, prospettiva di frammentazione dei lavoratori e di assoggettamento a condizioni lavorative peggiori. Tra l'altro, come sottolinea il Presidente della Sepac, Leo Caroli, anche questa prospettiva avrebbe tempi lunghi, tanto che alla fine l'appello oltre che alla parte aziendale è ai lavoratori ad accettare "riqualificazione in funzione dei bisogni reali del mercato lavorativo", che tradotto vuole dire: non fate i pretenziosi, prendete tutto quello che eventualmente il mercato offre...

Unico, differente spiraglio sembra l'attività della Agenzia Vertus per una prospettiva di acquisizione della fabbrica e quindi degli operai da parte di un'altra azienda. Qui si è partiti dal contattare ben 450 aziende (!?), anche di differenti settori produttivi, e si è arrivati per ora solo a: due che hanno presentato progetti e una che ha manifestato interesse; mentre si sta cercando ancora qualche altro possibile investitore. Su questo un aggiornamento sarà a fine anno.

Ma purtroppo, primo, questa "storia" l'abbiamo già vista in altre realtà (vedi vicenda Whirpool), in cui dopo anni di ricerca i lavoratori sono a rischio licenziamento; secondo, non si spiegano i motivi del mancato interesse da parte di altre aziende, nè si dice se anche quelle che avrebbero manifestato interesse prenderebbero tutti i 118 lavoratori della Tessitura e a quali condizioni.

Però, ciò che è più inaccettabile di questa "vertenza", ben espressa dal verbale del 14 ottobre, sono due. 

L'azienda, il gruppo Albini, che interviene e viene trattata come se non fosse la prima, principale responsabile di questo attacco al posto di lavoro! Una azienda multinazionale che ha campato e ha fatto profitti sul lavoro dei 118 operai e operaie per anni, che ha usufruito di fondi pubblici, gravi fiscali, contributivi; un'azienda che non chiude perchè in crisi ma semplicemente perchè altrove, soprattutto all'estero, può fare più profitti, per taglio dei costi della manodopera, meno diritti per i lavoratori, ecc 
A questa, come ad altre aziende che licenziano per delocalizzazione, però non succede nulla, anzi viene trattata con tanto di "guanti bianchi", quasi ringraziata perchè ha "concesso" di richiedere la cassintegrazione - di cui una parte, quella covid, è peraltro totalmente gratuita per Alabini. 
Una cosa inaccettabile!
 
Come inaccettabile è l'atteggiamento dei sindacati confederali, che richiedono solo "informazioni", non fanno richieste, non portano loro proposte, non mettono in discussione l'andamento attuale. 
Sindacati che continuano, grazie al grande sforzo di lavoratori e lavoratrici, a tenere in piedi un presidio, purtroppo sempre più inutile, da cui non partono iniziative di lotta che possano pesare nella trattativa e rendere visibile questa realtà lavorativa, ai più anche a Taranto, sconosciuta; sindacati che hanno accettato la lettera di minaccia/ricatto dell'azienda di entrare in fabbrica per fare manutenzione e atti amministrativi, vanificando, quindi, lo scopo del presidio. 
 
Soprattutto per questa realtà sindacale, un gruppo di lavoratori e lavoratrici ha deciso di organizzare lo Slai cobas. E QUESTA E' L'UNICA VERA NOVITA' che comincerà a pesare!

 

VERSO LA MANOVRA ECONOMICA. I PADRONI CHIAMANO, IL GOVERNO RISPONDE - dal blog proletari comunisti

FINANZIAMENTI A FAVORE DEI CETI MEDI, DELLE AZIENDE, ALLE MASSE POPOLARI L’ILLUSIONE E LE BRICIOLE DELLE RIFORME. 

MA GLI INTERESSI DI CLASSE SI POSSONO AFFERMARE SOLO CON UNA AMPIA MOBILITAZIONE PROLETARIA CONTRO PADRONI E  I LORO GOVERNI.

Il governo ha approvato il Documento Programmatico di Bilancio, che definisce l’entità della prossima manovra economica prevista per 23 miliardi, che registra un aumento delle spese coperte in parte dal previsto incremento del PIL.

Ma dove andranno questi soldi per il governo?

Il testo inviato a Bruxells, presentato in questa forma secondo le scadenze europee, è definito incompleto e sono previste modifiche.

Ma al netto dei prossimi aggiustamenti resta una manovra in linea con le richiese e gli interessi di padroni grandi e piccoli, una manovra che non sostiene i bisogni dei lavoratori e delle masse popolari. Che allunga le mani persino sui risultati futuri della ripresa produttiva, vincolandoli a nuovi sgravi alle imprese.

Una manovra in linea con le richieste di Confindustria dunque, che quando parla di lavoro lo fa a difesa dei profitti e a garanzia dello sfruttamento.

Come pochi giorni fa, in occasione dell’inaugurazione del nuovo palazzo dell’Unione Industriali a Bergamo (formale, in realtà la sede è operativa da quasi due anni) con il suo presidente Bonomi che ha scaldato una platea di oltre mille padroni con Bergamo che traina l’economia nazionale con il 15% dell’intera bilancia commerciale del paese e quest’anno prevede di raggiungere i 17 mld valore più alto di sempre. Ha ridotto la questione vaccini a necessaria per garantire la produzione, ricordando con un parallelo i protocolli dell’anno scorso, siglati con i sindacati confederali che hanno permesso, di riaprire le fabbriche, nonostante l’emergenza, nonostante le evidenti insufficienze a tutela dei lavoratori. Così anche i morti da covid, anche i lavoratori contagiati nelle fabbriche quando tutto doveva restare aperto ad ogni costo, quando non andavano fatte le zone rosse, vengono oggi usati attraverso un ipocrito cordoglio, per dire ‘abbiamo fatto tutto il necessario andiamo avanti’.

Insomma indicazioni chiare alla 'politica' perchè sul fronte interno ed internazionale affini gli interventi.

Tra i pericoli della ripresa, che poi sono le contraddizioni insanabili del sistema di produzione capitalista, tra carenze di chip e porti chiusi, ha additato ancora i lavoratori ‘noi vogliamo assumere ma non troviamo le competenze’, che hanno distrutto i padroni con la politica spinta della precarietà e oscurando le condizioni di impiego che offrono.

Fuori da giri di parole ha invocato una politica fiscale a favore delle imprese, agitando il solito ricatto, riduzione delle tasse uguale a possibile sviluppo e competitività.

I morti sul lavoro sono rientrati in una dichiarazione di facciata, che equivale ad un lasciateci lavorare, noi produciamo per il bene del paese… con un misero tentativo di indirizzare l’attenzione sul lavoro nero come fonte principale dei rischi in azienda.

Intanto i lavoratori, secondo l’aggiornamento OCSE sui salari, restano al palo di stipendi che sono da fame e che in Italia hanno subito negli ultimi 30 anni la crescita più bassa.


La politica dei padroni, attraverso i governi borghesi, è sempre di rapina verso ogni possibile risorsa pubblica, dalle privatizzazioni ai bonus a pioggia, ai reiterati sgravi fiscali per le aziende, praticamente

giovedì 21 ottobre 2021

Processo/Sentenza Ilva - Ancora non c'è la sentenza definitiva

Non è bastata quest'estate la correzione degli errori della sentenza sul processo Ilva uscita il 31 maggio, ancora sono emersi altri errori materiali, addirittura errori su "correzioni". 

Ultima a richiedere "correzioni" è stata nei giorni scorsi la Regione Puglia, che ha chiesto che "vanga riconosciuta come parte oesa anche in quei capi di imputazione relativi agli inortuni mortalei veriicatisi al porto e al Mof a fine 2012. Qui,la decisione è attesa nei prossimi giorni.

Quindi, si allungano ancora i tempi di questo processo inifinito, iniziato nel 2014; si allungano i tempi del risarcimento alle parti civili di lavoratori, cittadini; si allunga soprattutto la certezza delle condanne a padroni e complici.

Acciaierie d'Italia - Tra manutenzioni/"rattoppi", operai messi in cig mentre continuano i licenziamenti... - Non servono incontri di "chiarimento" ma lotta

Da Corriere di Taranto

Acciaierie d’Italia ha comunicato che questa sera è ripartito l’altoforno AFO1, mentre per venerdì è prevista la ripartenza di AFO4.

E’ dato in ripartenza anche l’altoforno 2. Gli altiforni 1 e 2 erano stati fermati temporaneamente nella giornata di ieri per alcuni interventi di ripristino sulle tubazioni del gas. Resta invece ancora fermo il terzo altoforno dello stabilimento, il 4, per il quale sono ancora in corso delle verifiche tecniche.

Ancora ferma, infine, l’acciaieria 1, fermata alle 7 di questa mattina, come diretta conseguenza della inattività degli altiforni. Se questi ultimi non sono tutti in marcia, si ricorda, non lavorano le due acciaierie della fabbrica – che sono a valle degli altiforni per la conversione della ghisa in acciaio – ma solo una,  la 2. I sindacati hanno chiesto ieri mattina ad Acciaierie d’Italia un incontro di chiarimento che non è stato ancora fissato, concludono le stesse fonti.

La lesione del crogiolo che ha interessato Afo 4 circa un anno fa e che ha richiesto interventi mirati, si è ripresentata. Al tempo, ricorda USB Taranto, si avevano sospetti circa la possibilità che i lavori posti in essere fossero unicamente mirati a tamponare, e non a risolvere definitivamente il problema... “Una situazione a dir poco preoccupante se si pensa che Afo 2 è a fine campagna, quindi da fermare e Afo 1 va incontro alla stessa sorte, e che proprio Afo 4, in quanto più giovane, è quello che avrebbe dovuto garantire la continuità dell’attività. Inoltre anche le fermate di Afo 1 e Afo 2, per problemi tecnici sulle tubazioni di gas, sono determinate da mancati investimenti di manutenzione. Da sottolineare che ciò produce rischi rilevanti per la sicurezza dei dipendenti e della città, e genera un aumento dei lavoratori che, durante le fermate degli impianti, vengono messi in cassa integrazione.

Ancora, negli ultimi sette/dieci giorni sono saliti a dieci i licenziamenti di dipendenti sui quali si fa ricadere la responsabilità di danni agli impianti che sono, come dicevamo poc’anzi, conseguenza diretta della manutenzione che non viene fatta”...

Licenziati gli operatori del Servizio 118 - Solidarietà

INVECE DI MIGLIORARE LA SANITA'LA PEGGIORANO

 Manifestazione di protesta il 28 ottobre davanti la sede della ASL Taranto

Corriere di Taranto

pubblicato il 20 Ottobre 2021

“Sono stati licenziati gli Operatori del Servizio 118 della Asl di Taranto!”: è quanto denunciano, in una lettera inviata al Prefetto e ai vari organi istituzionali e datoriali di settore, FP Cgil, Cisl FP e Uil FPL

Scrivono i sindacati: dal 31 ottobre 2021 andranno in cassa integrazione a zero ore i dipendenti che garantiscono il servizio 118 nel territorio di Taranto. Pur nella considerazione dell’irrituale procedura, il provvedimento formalizzato si apprende, lascerà la comunità ionica priva di un servizio sanitario essenziale ed esporrà, per l’ennesima volta, le famiglie degli operatori (dipendenti e volontari) che da anni attendono condizioni di lavoro normali, alle incertezze sul loro futuro”.

“Tutto accade alla vigilia, lunga e tormentata, dell’internalizzazione del servizio 118 con affidamento alla Sanità Service che dovrebbe dare finalmente stabilità a 384 operatori, restituendo loro la dignità negata negli anni da un sistema irrazionale, fatto di precarietà e sotto finanziato”, aggiungono le sigle...

(che) proclamano, contestualmente, lo stato di agitazione di tutti gli operatori del servizio e comunicano che giorno 28 ottobre 2021 dalle ore 9 alle 12 organizzeranno un sit in di protesta davanti alla sede della Asl in Viale Virgilio a Taranto”.

martedì 19 ottobre 2021

Su Vaccini - green pass - lotta e critica proletaria... PARLIAMONE

Invito ad intervenire

a chi non si vuole vaccinare, a chi ha dubbi e timori
a chi si è vaccinato perchè contribuisca a questa battaglia politica, ideologica, che è parte della nostra lottadi classe

VENERDI' 22 OTTOBRE ORE 17 

Assemblea nazionale telematica

Interventi da 10 citta' posti di lavoro

Vaccini - green pass - lotta e critica proletaria e scientifica 
a novax e posizioni ambigue e sbagliate nel nostro campo

Con la presenza del ricercatore Fabrizio Chiodo (CNR, Istituto dei Vaccini Finlay Cuba, Università de L'Avana, Università di Leiden)


PER PARTECIPARE

Slai Cobas sc

lunedì 18 ottobre 2021

Solidarietà agli operai in lotta della Ditta Lacaita, dell'appalto Acciaierie d'Italia

110 operai sono in sciopero perchè sono 3 mesi che non hanno la retribuzione. Acciaieria d'Italia non paga alla Ditta e questa a sua volta scarica sugli operai. La Morselli - denunciavano alcuni operai - per impedire una protesta di tanti operai di varie ditte dell'appalto, per dividere, quindi, i lavoratori, usa la "tattica" di pagare alcune Ditte creditrici e non altre.

Tra gli operai c'è discussione per come proseguire la lotta: fare sciopero ma farsi sentire, entrare in fabbrica ma non lavorare; dove fare un presidio che possa dare problemi alla Ditta, ad Acciaierie d'Italia...

Comunque così, con uno sciopero che non pesa, mentre danneggia solo gli operai, non va. 

Lo Slai cobas è pronto a dare il suo contributo per una lotta che possa pesare e strappare il risultato.


Stamattina ancora lunga fila all'appalto ex Ilva per il green pass

La stragrande maggioranza degli operai ha il greenpass, lo ha consegnato alla propria ditta, ma secondo buona parte degli operai, benchè la Ditta avrebbe fornito l'elenco alla vigilanza perchè lo inviasse ad Acciaierie d'Italia, quest'ultimo passaggio probabilmente non è avvenuto e la situazione per molti operai è ancora bloccata; e anche stamattina, pur se meno di venerdì scorso, centinaia di operai devono fare la fila, mostrare alla vigilanza green pass e tesserino perchè possano passare dai tornelli. 

Per fortuna, pare che pur se per questo tanti entrano al lavoro in ritardo, non ci sarà alcuna conseguenza sul salario.

Ma questa situazione deve finire. Se c'è una responsabilità della vigilanza, i sindacati interni devono attivarsi perchè si risolva subito. 

Detto questo, anche stamattina lo Slai cobas, parlando con tanti operai, ha detto chiaro la sua posizione:

CI VUOLE LA VACCINAZIONE OBBLIGATORIA, che eliminerebbe questo strumento vessatorio del green pass che scarica la responsabilità sugli operai individualmente.

CI VUOLE UN PRESIDIO SANITARIO NELLA ZONA INDUSTRIALE, perchè operai che finora non l'hanno fatto, possano vaccinarsi facilmente, o fare il tempone.

Questa situazione si deve rapidamente chiudere senza che gli operai, che hanno tanti problemi di lavoro, di sicurezza sul lavoro, debbano anche subire questo.

E che i problemi sono tanti, lo abbiamo visto anche questa mattina con lo sciopero degli operai della Ditta Lacaita che non paga da tre mesi le retribuzioni (su questo vedi altro post).

TORNANDO ALLA QUESTIONE DELLA VACCINAZIONE, PER AFFRONTARE DUBBI, CONFUSIONI

INFORMIAMO CHE VENERDI' 22 OTTOBRE ALLE ORE 17 - VI SARA' UN'ASSEMBLEA TELEMATICA SU VACCINI-GREEN PASS-STATO PANDEMIA, CON LA PARTECIPAZIONE DEL RICERCATORE FABRIZIO CHIODO.

PER COLLEGARSI QUESTO E' IL LINK: https://meet.google.com/uuh-xbph-mwm 

COMUNICATO CONCLUSIVO DELL'ASSEMBLEA NAZIONALE DONNE/LAVORATRICI del 14 ottobre

L’assemblea donne/lavoratrici nazionale telematica del 14 ottobre ha visto nuovamente insieme lavoratrici, operaie immigrate, precarie, madri in lotta, compagne, la maggioranza delle quali era scesa in sciopero e nelle piazze 3 giorni prima (nello sciopero generale dell’11 ottobre), che si sono riprese nuovamente la parola per avanzare, come si è detto, nel percorso tracciato nei mesi precedenti; percorso che si deve rafforzare, deve collegare le lotte che si fanno, deve estendersi ad altre realtà di lavoratrici/donne.

L’assemblea si è aperta col ricordo delle operaie assassinate dal profitto dei padroni, da Luana a Laila a Tiziana; come delle tante donne morte in questi mesi nei femminicidi seriali dagli uomini che odiano le donne. Questi omicidi gridano vendetta e richiedono una lotta delle donne senza quartiere.

Si sono poi salutate le lotte che le donne fanno nel mondo, dalle grandi manifestazioni negli Usa in difesa del diritto di aborto contro il moderno medioevo imperialista, alle eroiche proteste delle donne in Afghanistan contro il barbaro oscurantista regime dei talebani e contro l’imperialismo; come si sono salutate, contro la repressione, le resistenze delle donne, compagne nelle carceri, portando con forza la denuncia della condizione delle prigioniere politiche – come Nadia Lioce da 15 anni in 41bis mentre i mafiosi vengono liberati - qui vi è stato il ricordo/saluto a Paola Staccioli, morta recentemente, una delle pochissime scrittrici militanti che ha dedicato parte della sua vita a raccontare la vita, le ragioni, la lotta di queste compagne rivoluzionarie.

Questa assemblea si è fatta in un giorno particolare, il 14 ottobre, in cui al mattino è iniziato un processo finalmente diverso, perchè ad essere sotto processo sono i padroni, della fabbrica Montello di Bergamo, che nel 2018 cercarono di intimidire e soffocare la ribellione giusta delle operaie immigrate ricattandole per far accettare un accordo, chiedendo loro anche se appartenevano o meno al Mfpr, che ha sempre sostenuto attivamente le lotte delle operaie, segnalando questa presunta appartenenza anche alle forze dell'ordine - come se stare nel Mfpr fosse un "reato"! L'Mfpr, a suo tempo, fece anche una denuncia alla Procura e oggi i padroni sono a processo e la prossima importante udienza, in cui saranno sentite anche delle operaie, sarà il 2 dicembre.

Diversi sono stati gli interventi di lavoratrici/donne che riprendendo il filo/collegamento con le